lunedì 30 dicembre 2013









TANTI
           CARI
                    AUGURI
                                   DI
                                      BUON 2014

sabato 30 novembre 2013

E' STATO PRESENTATO A FRASCATI, STORIA DI UNA CRISI

E' STATO PRESENTATO A FRASCATI, ANTICIPATORE DI UNA SETTIMANA CONVULSA


PAOLO PELLICCIARI è un personaggio scomodo. Scomodo come le sedie della Sala degli Specchi del Comune di Frascati, dove è avvenuta la presentazione di quest' ultima sua opera. Ma, mi si dice, quelle le ha disegnate un architetto. Paolo, invece, l'ha disegnato un genius della frascatanità ormai sempre più difficile a trovarsi; Paolo è una persona nel pieno di quella maturità che ti porta a dire pane al pane e vino al vino.  Quando parli con Paolo le discussioni sono sempre animate, sempre condite da quel dialetto che è ormai retaggio di pochi, purtroppo; sempre condite da riferimenti e detti di una civiltà vitivinicola in via d'estinzione.
Paolo puoi amarlo oppure odiarlo, lo puoi condividere oppure contestare; ecco perchè dico che è " scomodo " . Ma l'uomo è così ! Scrivo questo perchè quest'ultima opera non l'ho ancora letta e non la leggerò prima dell'estate; non posso quindi esprimermi sui contenuti. Contrariamente a " FRASCATI AI TEMPI DI NANNI' ", un libro che si faceva " bere " in un sorso, STORIA DI UNA CRISI è un pasto pesante che necessita della dovuta tranquillità, della lontananza dal quotidiano che soltanto la pace delle cure dei fanghi può assicurare. E' un libro che si presenta tosto, con quei caratteri minuti che, ad una certa età, sono un problema. Secondo quanto detto dall'autore, può essere come un dizionario; qualcosa che puoi consultare a capitoli, a epoche, in più momenti.
Ma non avendolo letto non posso pronunciarmi.
Rimando quindi alle parole di presentazione di Paolo. Filmati che, oltre a rendere l'idea dei contenuti, restano a mio avviso documenti da cineteca per i motivi di frascatanità precedentemente enunciati.

lunedì 25 novembre 2013

IL LIBRO
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“STORIA DI UNA CRISI dalla "Povertà al Comunionismo".
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Se, la politica è l'arte della prospettiva, per capire il presente e necessario un "viaggio" a ritroso nel tempo. Il libro era già scritto da Febbraio 2013. Non sono uno scrittore di professione, ma conosco la politica per aver frequentato molti Statisti della “prima” Repubblica.
Per mettere insieme la cronologia degli eventi ci sono voluti tre anni di lavoro. Consapevole di non essere uno scrittore di professione, cercavo un professionista che mi aiutasse a mentre in ordine gli eventi che si sono succeduti dal 1944 ad oggi. Un amico mi ha presentato certo Federico Giannaccari, giornalista parlamentare. Così già da febbraio è iniziata la collaborazione spiegando il taglio del libro e il contenuto dello stesso secondo il mio indirizzo. Diversi incontri si sono tenuti all'interno del Senato, credendo nella sua fedele collaborazione per realizzare il mio progetto letterario che mi ero prefissato. Impegnato a soddisfare le richieste di adeguamento per meglio integrare il contenuto del libro affinché si realizzasse il "progetto" per il mio libro. Fino ad Agosto quando ho chiesto la bozza del libro per discuterne con gli amici del mare persone titolate, dunque, in grado di consigliarmi sulle impostazioni e il contenuto del libro. Il Dott. Giannaccari, non avendomi presentato nemmeno la bozza del libro mi sono allarmato e ho proceduto alla stampa del libro per far si di non venire accusato di un eventuale “plagio”. Così sarebbe stato, dato che nell'ordine, tre dei maggiori scrittori italiani si sono cimentati nello scrivere i loro libri ricalcando il mio progetto letterale. Il Dott. Giannaccari, per il lavoro “commissionato”, avrebbe percepito 6000 € di cui 2000€ a titolo d'acconto. Di fatto il Dott. Giannaccari si è tenuto i 2000€ e sicuramente dovrebbe aver ceduto, o in compartecipazione il progetto del libro a titolo molto più oneroso della prezzo pattuito, dal momento che ha rinunciato a 4000 € residue. Chiunque fosse interessato al libro, può fare richiesta all'indirizzo mail “tertullodoc@gmail.com”.
Paolo Pellicciari


sabato 13 luglio 2013

“CINAFRICA” E “EURABIA” I NUOVI CONTINENTI DEL MONDO.


Di Paolo Pellicciari
Ero ragazzino e a scuola ci chiedevano di contribuire per la fame in Africa. Sono diventato grande e ancora chiedono di contribuire per la fame in Africa. Per la stampa di tutti i giorni si ha la sensazione che l'Africa è un continente inesistente, o ancor peggio pensiamo che i gli africani ancora vestono con un “gonnellino” di paglia lo scudo e la lancia.
La televisione ci raffigura un popolo affamato, malato, per dirlo con una parola disperato.
Dopo la visita di Papa Francesco a Lampedusa, ho voluto di capire, da chi e da che, fuggono gli africani, tanto da affrontare un viaggio con i rischio della vita.
Cina e Africa, da come si legge qua e la non hanno un rapporto idilliaco. Investimenti in cambio di materia prime. Dal 2009 ad oggi lo scambio commerciale e passato da 10 miliardi di dollari a 200 nel 2012.
Le imprese cinesi sono presenti anche i paesi a “rischio” dell'occidente. La presenza del nuovo presidente Xi Jinping a Durban dei grandi paesi emergenti ( Cina, Brasile, Russia, India e Sudafrica) ha confermato l'interesse di Pechino per l'Africa e il proseguimento della Conferenza “Cino-Africana” del 2006.
Sviluppo infrastrutturale o imperialismo economico?
I cinesi nuovi colonizzatori? I Cinesi dicono di voler adottare una politica di non ingerenza nella cosa pubblica, di collaborazione reciproca e di cooperazione. Tuttavia la presenza massiccia di lavoratori immigrati cinesi, sta alimentando tensioni con le popolazioni indigena. In Mozambico, Namibia, Niger, Angola e così via. Tra gli episodi più gravi, l’uccisione di un dirigente cinese in una miniera di carbone durante uno manifestazione di minatori (Zambia, agosto 2012). Qualche mese prima, durante uno sciopero, funzionari cinesi della stessa compagnia mineraria avevano sparato sui lavoratori ferendone una decina. Già alla fine dello scorso decennio rivolte anti-cinesi erano scoppiate in Lesotho e Zambia.
La critica ai metodi brutali utilizzati dalle compagnie minerarie, i bassi salari, la mancanza di rispetto dei lavoratori. Talvolta anche con la complicità dei governi per i metodi capitalistici di stato cinese.
L’invasione di prodotti a basso costo, dall’abbigliamento all’elettronica, rischia di distruggere produzione e commercio locali e alcuni esponenti politici africani parlano esplicitamente di “neocolonialismo” che ricordano le “passate esperienze economiche dell’Africa con l’Europa” Tuttavia, oltre al dato quantitativo, occorre notare che nelle ultime tre decadi gli investitori, un tempo esclusivamente europei o statunitensi, provengono soprattutto dai paesi asiatici e in particolare dalla Cina, la cui presenza in Africa si colloca nel più ampio contesto della strategia di sicurezza energetica e di approvvigionamento di risorse naturali che Pechino sta attuando a livello globale. In quest’ottica numerosi osservatori accusano la potenza asiatica di promuovere un nuovo modello di imperialismo economico, attraverso il suo ruolo di principale investitore sul territorio africano, utilizzando quindi gli accordi d’investimento come un mero strumento per garantire sicurezza energetica, disponibilità di risorse naturali e un continuo flusso di esportazioni verso i mercati africani. In Cina mancano sbocchi e risorse? Pechino ‘compra’ il Continente Africano.
Per conoscere meglio le prospettive globali di Pechino, dobbiamo spostarci in Africa. È qui che da anni si svolge un match serrato tra Cina e Stati Uniti, impegnate a contendersi lo scettro di maggiore potenza mondiale. A trasformare l’Africa da continente-oggetto in scacchiere geopolitico fondamentale, concorrono tre fattori più uno: il peso esercitato nel protocollo energetico delle due superpotenze; la guerra al terrorismo, in particolare di matrice islamica che trova qui crescente spazio vitale; il progressivo allontanamento dell’Africa dall’inezia post-coloniale, con diversi Paesi intenzionati ad emergere a livello regionale e addirittura globale, come nel caso del Sudafrica. Più di recente, si è aggiunta la necessità per Pechino di accaparrarsi nuovi terreni coltivabili e intensificare l’importazione di prodotti agricoli, necessari per preservare la sicurezza alimentare, mai come ora in pericolo.
Il bisogno di materie prime.
In questo scenario, il Dragone è riuscito a giocare bene le proprie carte, prevalendo in molti casi sul potente rivale occidentale. L’escalation è iniziata nel 1996, quando la Cnpc, gigante pertrolifero cinese, stipulò i primi accordi con il Sudan – che attualmente esporta in Cina il 50% del suo greggio –, sfruttando l’allontanamento dei Paesi occidentali seguito alle sanzioni Usa contro il regime di Khartum. In breve, gli interessi di Pechino si sono estesi a gas, diamanti, oro, platino, rame, ferro, legnami e altre materie prime, necessarie per sostenere il fabbisogno di risorse dell’inarrestabile macchina produttiva cinese. Ancora pochi anni, e la superpotenza asiatica si è trasformata nel più vorace ‘cliente’ di 50 Paesi africani, modificando drasticamente anche le prospettive future di governi e dittature, disposte ad assecondarne la politica.
Milioni di ettari di terra finiti in mano straniera. Così si uccide il futuro del Continente nero. Come fermare l'assalto?
La chiamano il colonialismo del nuovo millennio questa corsa all'accaparramento delle terre di mezzo mondo. Anziché le navi, i nuovi coloni utilizzano gli aerei.
E per aggiudicarsi ettari su ettari di terreno fertile non si affidano al fucile, “ma a valigette piene di soldi” Il territorio di conquista preferito è, ancora una volta, il Continente africano, con i suoi Stati immensi e i governi logorati dalla corruzione. Ma non disdegnano neppure America Latina, Malesia, Indonesia e perfino gli ex Stati comunisti dell'Europa orientale, Ucraina in testa. Pensare che prima del 2008, l'anno della crisi alimentare globale, l'agricoltura non interessava quasi più a nessuno. A occuparsi dell'utilizzo delle terre dei paesi in via di sviluppo erano rimaste le solite ong e poi la Cina, che ben prima degli altri ha fatto dell'Africa il suo forziere di risorse naturali. Ma la vertiginosa ascesa dei prezzi di materie prime, agricole incluse, ha convinto molti Stati e altrettanti investitori ad aggiudicarsi abbondanti quantità di terreno in casa altrui. Secondo le stime dell'Ifad, più di qualche decine di milioni di ettari di terra sono, stati acquistati negli ultimi due anni da entità straniere, per la maggior parte in Africa e Sud America. In totale, un centinaio di milioni di ettari, sono stati vittima dell'"accaparramento terriero". Non ci vuole la palla di cristallo per capire che i nuovi proprietari “Sfrattino” con direzione “Europa”, i residenti che non hanno preso un “dollaro” di quelle “valigette” piene di soldi. Mentre qualche “dittatore corrotto”, se ne sta in qualche spiaggia per miliardari a prendere il sole. Al contempo, il mondo cambia la sua geopolitica complice il denaro.

14/07/2013

martedì 9 luglio 2013

ERA UN PAESAGIO DOLCE E LUSINGHIERO. IL PIAVE MORMORO' "NON PASSA LO STRANIERO!"

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio

dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"
Ma in una notte triste si parlò di tradimento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
per l'onta consumata a Caporetto.
Profughi ovunque dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l'onde.
Come un singhiozzo in quell'autunno nero
il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!"
E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame
voleva sfogar tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
No, disse il Piave, no, dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l'onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: "Indietro va', straniero!"
Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suol vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!
MA 100 ANNI DOPO!!!!!!!!!!!

sabato 22 giugno 2013

“OH ISSA” POTREBBE ESSERE LA PAROLA MAGICA DELLA RIPRESA ECONOMICA EUROPEA.


Di Paolo Pellicciari
L’Italia? Un Paese ad alto rischio, se, gli imprenditori piccoli e grandi non hanno risorse da investire al fine di sviluppare le loro aziende. Si ha la sensazione che sia stato ordito un disegno economico perverso, con il fine di “espropriare” i beni produttivi, che nolente o dolente creano ricchezza per il paese. Gravare i beni strumentali con una tassa come l'IMU, lo trovo fuori di ogni logica fiscale. Sembra una partita truccata, dove il sistema finanziario gioca sul tavolo di “chemin de fer” bancario bruciando risorse economiche tali, da negare i finanziamenti a sostegno delle aziende che intendono svilupparsi. Lo Stato che non paga i suoi crediti ai suoi fornitori, l'aumento previsto dell'IVA, rallenterà ancor di più i consumi. Se poi mettiamo il peso economico della burocrazia, lenta e onerosissima, guidata da una “nomenclatura” e inamovibile e milionaria, sarà difficile uscire dalle sabbie mobili dell'economia .
Manca, il OH ISSA”, un idioma che richiama uno sforzo di unione, per sollevare un peso oltre misura. In un film di Walt Disney, in una scena si rappresentavano tre “vecchi” caratteristici banchieri che discutevano sulle iniziative da prendere per arginare una crisi finanziaria che aveva coinvolto il sistema produttivo. Come dire, apriamo i forzieri per creare sviluppo. Nulla di nuovo , già lo fece Carlo Magno, aprendo i granai.
Nel mondo occidentale, non è più così. Nell'economia finanziarizzata, il sistema bancario ha perso la sua funzione originaria, non solo non presta più soldi all'economia reale, al contrario preleva soldi da essa, dai governi e dalle banche centrali per “giocare” Chemin de Fer in borsa, in speculazioni sui titoli pubblici, per salvare banche dissestate visto gli interessi che rendono dal 5% al 7%. Una sorta di padre di famiglia, senza scrupoli, che la sera svuota le tasche ai figli per andare a giocare d'azzardo. E guai, se si nascondono qualche Euro nell'orlo dei pantaloni, se scoperto, verrà frustato con sanzioni fiscali, senza appello, lasciando ferite lacero contuse che nascondono addirittura la “confisca” dei beni, frutto di faticosi risparmi, di notte si maschereranno da “Diabolik” e ci andranno a prelevare parte dei risparmi di una vita, se non addirittura, nei casi peggiori “condannati a morte” a mezzo “suicidio”. Quanti casi si annoverano in Italia?
Nel lessico abitudinario si è perso il significato originario del capitale. Sotto la spinta demagogica di ideologia Marxista si è classificato in due aspetti la proprietà della ricchezza. La ricchezza dei cittadini (capitalismo) e quella dello stato (statalismo) va chiarito che il capitalismo ha diverse sfaccettature, quello prodotto dal risparmio e dal lavoro è quello da speculazioni borsistiche finanziarie che è tutt'altra cosa. Lo statalismo concentra nelle mani dello Stato, tutta la ricchezza della nazione. Raffigurato, abbiamo visto, nei regimi Comunisti o ex comunisti, una cospicua parte di ricchezza destinata alla “nomenclatura” mentre al popolo un cucchiaio di minestra per la sopravvivenza. Vedi Caritas. La crisi è la conseguenza del passaggio dalla democrazia al “Banchismo” che è il nuovo movimento politico – dittatoriale di cui non si connota il “dittatore”. Non voglio parlare di incompatibilità ma come è possibile che alti esponenti della Banca D'Italia (non eletti) possano controllare il Fisco, l'Economia, la RAI e l'Informazione?
Ai tempi delle grandi dittature del Novecento, in Europa si moriva per la libertà, i diritti umani, la giustizia e la democrazia. Oggi si muore per i “debiti” prodotti da una classe dirigente incapace e presuntuosa implicata spesso in casi di corruzione e di malaffare. Non è una crisi passeggera, è una crisi dovuta alla scarsa lungimiranza della classe politica che ha alienato un patrimonio industriale di immenso valore senza pensare alle conseguenze sul futuro. E' finita anche l'era conflittuale tra capitalismo e statalismo. Il capitalismo come lo conosciamo che non funziona più. L’euro, la moneta unica creata troppo in fretta e gestita con scellerata leggerezza, ha favorito le economie floride del Nord Europa a scapito di quelle periferiche. E ha innescato una spirale distruttiva che sta travolgendo le democrazie del Sud, dove ormai decisioni come le tasse, le pensioni, gli investimenti in istruzione sono guidate da Bruxelles, non dai singoli governi. Peccato che le misure che vengono imposte, sempre le stesse – tagli, austerità, sacrifici – si stanno rivelando pesantemente recessive per i per l'economia in generale e per cittadini. E se si continua a scivolare nella povertà, presto l’Italia, diventerà una colonia di qualche nazione emergente che ci sottometterà. Per cui sarà difficile esportare le nostre merci, tanto, da ridurre i cittadini onesti agli “arresti di quartiere” nutriti a pane e bagarozzi.
Era prevedibile tutto ciò? La risposta è sì! Dagli inizi degli anni 70 i governi nazionali e le istituzioni internazionali, hanno messo in moto un meccanismo economico basato solo sulla finanza anche “creativa” che sta portando al “fallimento” diverse nazioni con riflessi drammatici nei confronti dei cittadini. Stranamente non si avvertono iniziative finalizzate alla soluzione dei problemi. Di fronte a questo disastro, è improrogabile il momento di decisioni coraggiose, capaci di infrangere tutti i tabù, persino quello dell’uscita dall’euro, e riscoprire l’immenso potenziale delle nostre economie locali, per organizzare forme alternative di finanziamento, al fine di creare una nuova partnership mediterranea. Il futuro, come già profetizzava Keynes, ha bisogno di soluzioni che rendano obsoleto il presente.
Tutto questo potrebbe essere rappresentato dal OH ISSA”, che è la sintesi della libertà di espressione, di azione e di pensiero, sotto una solida Costituzione che ordini il sistema socio - politico – economico – giudiziario. Ne saranno capaci?

mercoledì 12 giugno 2013

CON L'ECONOMIA SOCIALISTA, SI E' CREATO UN CAPITALISMO "FAMELICO"

 Di Paolo Pellicciari

Dietro la crisi dell'economia occidentale, c'è un problema di politica, nei suoi principi generali. C'è da prendere atto che il modello “socialcomunista”, o quello che doveva essere, ha fallito nell'applicare i suoi principi generali. Nel fondamentalismo socialcomunista c'è l'idea che lo Stato possa gestire l'economia meglio dei privati. La politica “socialcomunista” al centro mette la giustizia sociale è l'equità sociale. Si, va bene, ma è giustizia sociale, quando alti burocrati pubblici guadagnano stipendi milionari? Mentre i loro dipendenti con lo stipendio che prendono non arrivano alla seconda settimana? Come mai il silenzio del sindacato, su tutti gli eventi dal 92 ad oggi che si sono succeduti in politica economica che ci hanno impoverito? L'avvitamento dialettico tra capitalismo e statalismo si è concluso con la Deprivatizzazione e la Destatalizzazione dei beni pubblici e privati a favore privatismi controllati da vertici occulti di cui non si conosce la regia. Ovvero il nuovo ordine politico che ha creato il “Banchismo” rappresentato da un anonimo volto d'angelo in un corpo di diavolo. Un “movimento” politico economico che sta accentrando tutte le proprietà immobiliari, le aziende, e la gestione di servizi tipici comunali sai campi sportivi, se non anche cimiteri. Alla fine dei giochi non si esclude la creazione di un grosso colosso finanziario che condizionerà la politica italiana, con la connivenza della classe politica a tutti i livelli comunali, provinciali, regionali e nazionali. Lo vediamo con l'esito del referendum sulla gestione dell'acqua, un referendum ha stabilito a suffragio popolare che deve essere a gestione pubblica. Il vertice del “Banchismo” non ha riconosciuto il suffragio popolare e di fatto ha annullato l'esito del referendum, con la compiacenza della classe politico sindacale da qualunque area sia collocata. Lo trovo di uno sconcerto terrificante la mancata presa di posizione della classe politica italiana che siede nei banchi del Parlamento Europeo. Ciò dovrebbe rappresentare l'azzeramento della democrazia a cui gli stati occidentali si ispirano. Mentre la proprietà privata verrà “espropriata” con la leva fiscale esasperatamente esosa addirittura fuori dai canoni costituzionali. Sembra siano stati pignorati 110.000 appartamenti, senza contare il numero dei capannoni industriali e delle aziende agricole. Tutto questo potrebbe avere finalità perverse, rendendo la democrazia senza poteri decisionali in materia economica in quanto corpo estraneo e autonomo dallo stato. Non a caso i sostenitori del “Banchismo” hanno chiuso i finanziamenti alle imprese per farle deperire e al contempo lo stato non paga i suoi debiti nei confronti dei suoi fornitori. Questo causa una devalorizzazione dei beni per poterli acquisirli a prezzo di “invenduto” Qualunque governo si succederà avrà poteri decisamente ridimensionati e sarà costretto alle suppliche nei confronti del Dio Denaro.

L'alternativa ci sarebbe, il modello imprenditorista di tipo post bellico che creò le condizioni del Boom economico. Ma quale partito o movimento ammetterà di aver fallito la politica economica? C'è l'idea, che la cosa migliore che si possa fare, per l'imprenditoria, è lasciarla operare senza intralci: al resto penserà la "mano invisibile" degli interessi contrapposti di cui parlava Adam Smith. Merita di essere segnalata l'interpretazione del concetto di “mano invisibile” data dal noto giurista italiano Guido Rossi: "Uno dei suoi concetti più equivocati è quello della “mano invisibile”. Nella “vulgata editio” si è imposta l'idea che Adam Smith con la “mano invisibile” abbia inteso dire che il mercato deve essere lasciato a se stesso perché raggiunge automaticamente un equilibrio virtuoso. La “mano invisibile” è diventato l'argomento principe in favore di politiche di “laissez-faire”, fino ai neoliberisti. In realtà Adam Smith prende a prestito l'immagine della “mano invisibile”, con molta ironia, dal terzo atto del Macbeth di Shakespeare. Macbeth parla della notte e della sua mano sanguinolenta e “invisibile” che gli deve togliere il pallore del rimorso prima dell'assassinio. Smith ha preso in giro ferocemente quei capitalisti che credevano di avere il potere di governare i mercati. Tra l'altro Adam Smith (anno 1750) capì allora che la Cina sarebbe diventata una grande potenza dell'economia mondiale, e auspicò al contempo una sorta di Commonwealth universale per governare il nuovo ordine internazionale".

La politica economica dell'Occidente, ha invece visto un lento smantellamento dell'imprenditoria, come era inteso agli inizi della rivoluzione industriale, a favore di una economia di ispirazione socialista Questa versione morbida dello “statalismo marxista” ha influenzato tutte le società sviluppate e l'ha fatto per via democratica, tant'è vero che nei Paesi avanzati i suoi adepti si sono chiamati "socialdemocratici". Ciò non è avvenuto nell'Italia di cultura comunista, dove si mirava alla rivoluzione proletaria e per lunghi decenni "socialdemocratico" è stato sinonimo di "traditore".
Il 68 non è stato solo una forma di contestazione giovanile fine a se stessa, ma una terza guerra mondiale di tipo ideologico. Alla fine ha innescato un processo di evoluzione mentale sul principio di giustizia, equità, nella distribuzione delle risorse nei confronti dei cittadini senza rendersi conto che stavano facendo avanguardismo ideologico non del Marxismo ma del Maoismo.
Alla lunga il sistema sociale ha mostrato la corda. Da un lato, il modello marxista è imploso insieme con l'Unione Sovietica, dall'altro, la penetrazione ideologica si è erosa nella sua espansione. Gli attivisti si sono ridotti progressivamente di numero, ma sono aumentati quelli che vivono a spese dell'erario. Si parlava di "giustizia sociale" e si dimenticava che "ogni volta che qualcuno ottiene privilegi, c'è qualcun altro che riduce il margine di quello che ha prodotto". Il risultato? E che l'Occidente è stato sconfitto dai Paesi emergenti ed è affondato nella crisi attuale. La situazione non sarebbe drammatica, se almeno si identificassero i nostri errori: invece, la tendenza all'ideologia non è venuta meno. È vero che nessuna persona ragionevole parla più del modello marxista (perché tutti ne hanno visto le conseguenze) ma del modello socialdemocratico si è fatto un principio religioso, e si sono “paralizzati” i cervelli. Nessuno intravede un terzo modello economico da attuare, eppure, stiamo alla canna del gas.
Ciò che avviene da noi è il migliore esempio di questa impasse intellettuale. A forza di socialismo compassionevole, l'Italia è arrivata ad una crisi drammatica e il suo governo, anche su suggerimento dei “soloni” di Bruxelles, ha risposto ad essa nel modo più controindicato: non ha diminuito la pressione fiscale sui ceti produttivi, l'ha addirittura incrementata. L'inevitabile risultato è stato una recessione senza ritorno. Si è curata una grave crisi di glicemia con fette di cassata siciliana. O meglio, si è curato un avvelenamento con massicce dosi di arsenico.
Eppure né i governanti italiani, né i dirigenti dell'Unione Europea, sono degli sprovveduti. Il loro comportamento deve dunque spiegarsi con l'incapacità intellettuale di concepire la possibilità che il modello socialista contenga degli errori. Tanto che, nel momento della difficoltà, invece di correggerne i difetti, li hanno accentuati. Se questa conclusione è esatta, l'Europa non ha speranza. O solo quella di un disastro tale, che perfino i medici più ottusi si chiedano se la cura non peggiori la malattia. Fino ad allora, rimarrà una bestemmia l'idea che si debba certamente realizzare qualche "conquista", ma nella direzione opposta a quella socialista.
C'è da domandarsi: come si può riprendere una nazione industriale senza industrie?

martedì 28 maggio 2013

LA WATERLOO ECONOMICA ITALIANA

La Waterloo economica italiana

Di Paolo Pellicciari
Nel corso di una trasmissione televisiva, un operaio con un linguaggio “colorito” gridò: «Noi stiamo perdendo il lavoro, il debito pubblico è alle stelle, la gente si suicida e mentre i nostri politici discutono “dell'immortalità dell'anima de li mortacci loro”
Le parole dell'operaio racchiudono il dramma che vive la maggior parte della cittadinanza italiana evidenziando la distanza abissale tra il “palazzo e paese reale”.
Il tessuto politico da destra a sinistra, non perde occasione di dimostrare la propria incapacità e l'immobilismo nel gestire la crisi economica che da troppo tempo attanaglia l'economia italiana unita a quella del mondo occidentale.
Al di là di queste “quisquilie” politiche, forse buone per fare ascolti o per vendere copie di giornali, esiste poi un Paese, l’Italia, che soffre una crisi non solo congiunturale (ovvero di breve periodo), ma soprattutto strutturale; che perdura da oltre vent’anni e che nessun governo, di alcun colore, è riuscito a risolvere. Magari la spiegazione è proprio il fatto che la nostra classe dirigente (le stessa – casualmente? – da oltre vent’anni) si perde nelle “quisquilie” di cui sopra, perdendo di vista e facendo perdere di vista, anche ai media lo sfascio economico del nostro Paese.
Anche i ministri del welfar ( del benessere) a quanto risulta abbiano fatto nulla di rilevante, se non dichiarazioni paradossali circa il mercato del lavoro in Italia. Non c'è dubbio che il ministero abbia fallito il suo obbiettivo, non mi pare di vedere tanto benessere in giro se non quello riservato all'alta burocrazia e alla politica.
Non c'è dubbio che il prodotto interno lordo italiano, ovvero la misura della ricchezza del Paese sia in calo vertigginoso sia in termini assoluti che in termini relativi. In questa sede voglio soffermarmi sul vicino passato, basandomi su uno studio di BNL su dati ISTAT. Lo studio dimostra bene che l’Italia ha subito una crisi congiunturale (2008-2009) di forza pari rispetto ai Paesi cui ci paragoniamo (Germania, Francia, Spagna, eccetera).
Il declino non si ferma con i proclami Non credo che nel 2015 ci sia la ripresa. Nella classifica dei paesi più ricchi al mondo l'Italia da V° posto si è persa nei meandri della classifica.

La classifica dei paesi più ricchi del mondo

Ecco le prime 10 posizioni (no, non c'è l'Italia)
  1. Quatar con 88.000 dollari pro capite
  2. Lussemburgo con 81.400 dollari pro capite
  3. Singapore con 56.700 dollari pro capite
  4. Norvegia con 52.000 dollari pro capite
  5. Brunei con 48.300 dollari pro capite
  6. Emirati Arabi Uniti con 47.400 dollari pro capite
  7. Stati Uniti con 46.800 dollari pro capite
  8. Hong Kong con 45.900 dollari pro capite
  9. Svizzera con 41.900 dollari pro capite
  10. Olanda con 40.900 dollari pro capite

Come si vede, i paesi fornitori di petrolio sono molto ben rappresentati. L'Italia non c'è nemmeno nei primi 15 posti, mentre c'è l'Irlanda, 13esima.
Gli ottimisti dicono per ritornare ad essere ricchi come nel 2008 di questo passo dovremo aspettare il 2015. “Aspetta e spera”.
La fine delle ideologie, il passaggio dall’homo politicus, all’homo oeconomicus, relega le società contemporanee nell’ambito di modelli esistenziali votati pressocchè alla massimizzazione dei profitti a discapito di chiunque possa in qualche modo opporvisi. Questi modelli comportamentali hanno come fine la dittatura dei capitali, masse enormi di ricchezze, assolutamente libere nel perseguire in tutte le maniere, modi e misure fini che hanno lo scopo principale l’accentramento del potere e quindi anche delle decisioni, in capo a pochi uomini e/o organizzazioni.
Tutto quello che gli stati nazionali, avevano costruito dal dopoguerra ad oggi, la crisi economica, dettata da un sistema finanziario truffaldino, impone un’opera di razionalizzazione dell’apparato produttivo.
In Italia il processo di deindustrializzazione, è ormai in atto da diverso tempo, il via lo diede Romano Prodi con il consenso di tutta la classe politica e sindacale. Lo smembramento dell’IRI; da quel momento in poi la spina dorsale dell’apparato industriale italiano è soggetta a operazioni di dismissioni, acquisizioni, fallimenti.
Aziende dell’importanza non solo economica, ma anche strategica come la Olivetti – elettronica e informatica-, Montedison –chimica-, ILVA di Taranto –acciaio-, Richard Ginori, non esistono più o sono in forte crisi, le acciaierie Lucchini spa sono passate ai russi di Severstal, il colosso italiano dell’energia Edison è passato, grazie a un’OPA, a Transalpina di energia, società controllata pariteticamente dal gruppo francese Edf , altre aziende tipo Galbani, Invernizzi, Parmalat acquisite dalla francese Lactalis, altre tipo Buitoni, Motta, Valle degli orti, Perugina, rilevate dalla Svizzera Nestlè, L’Algida, Bertolli, Santa Rosa acquisite dalla Unilever, Ducati nelle mani della Volkswagen AG, la stessa fine hanno fatto marchi storici tipo , Pucci, Bulgari, Valentino, Ferrè, Gucci, altre aziende tipo FIAT, Candy ed Electrolux, Bialetti, laOmsa, Geox, Benetton, Stefanel, delocalizzano
Ora il mio non è un sussulto di nazionalismo, ma vorrei far presente che in altre nazioni tipo Inghilterra con la Golden share e in Francia con l’Action specific, gli stati nazionali, hanno la possibilità di opporsi all’acquisizione da parte di aziende estere di settori ritenuti di importanza stategica nazionale (?!)
Mi chiedo, come un Paese come l’Italia di trasformazione della materia, possa affrontare le sfide del prossimo millennio senza l’esistenza di settori così importanti, ci vorrebbero relegare al paesello di provincia tutta pizza e mandolini e magari qualche fetta di formaggio, un po' di turismo e il piatto è servito?!
La struttura economica di un Paese è fatta di aziende grandi e una miriade di aziende medio-piccole che coadiuvate da un sistema finanziario sano concorrono al miglioramento della società nella quale sono integrate, venendo a mancare a queste qualsiasi potere decisionale si rischia, vedi il caso Bridgestone di Bari, ma i casi sono tanti altri, che tali aziende chiudono, anche se sono con un bilancio in attivo, efficienti da un punto di vista aziendale, efficaci da un punto di vista produttivo e culturale. Dunque?
Chi quel “chiromante” che con la palla di cristallo tanto da "vedere" la ripresa nel 2015?

martedì 23 aprile 2013

USURAI O BANCHIERI?

Di Paolo Pellicciari
E' POSSIBILE CHE PAGANO SEMPRE GLI ONESTI PER IL DISONESTI?
Quando si da credito alle persone sbagliate.
Non c'è dubbio che abbiamo a che fare con una classe politica poco attenta alle problematiche dei cittadini. Gli italiani stanno attraversando un brutto periodo dovuta a tutta una serie di provvedimenti economici che hanno caratterizzato gli ultimi quaranta anni. Come si usa dire stiamo alla frutta, per me stiamo all'ammazza caffè. Stiamo nel centro di una crisi di cambio di sistema politico che coinvolge di riflesso l'economia, non solo italiana, ma anche in europea.
Gli eventi, si susseguono così veloci che è difficile stargli dietro.
Molte reti televisive, ci danno l'opportunità di assistere a dibattiti con tematiche politico economiche, ove i protagonisti, si azzuffano verbalmente su argomentazioni trite e ritrite che non ci danno la possibilità di seguire, con la complicità dei moderatori, che sovente, si fann le domande e si danno le risposte. Una sorta di concerto no stop per “trombe e tromboni”.
Certo la nostra classe politica non brilla per creatività politica, ho la sensazione, di ascoltare “marionette” che parlano per voce di un “ventriloquo”.
Ci sono molti politici, che vantano credenziali che non hanno, come una moltitudine di dottori “raccomandati” o ancor peggio, hanno fatto domanda per il titolo accademico, su carta filigranata colorata. Come ci sono “incompetenti” con riconoscimenti prestigiosi e una certa quantità di economisti che non possiedono qualifiche formali. In conclusione, producono solo ARIA FRITTA.
Se poi, in un dibattito, qualcuno dimostra di conoscere la materia e argomenta in modo compiuto, gli “imbecilli” gli si coalizzano contro. In una società dove ancora regna la “presunzione” evidenziata con la frase “LEI, NON SA CHI SONO IO” è tutto dire.
Dum Romae Consulitur, Saguntum expugnatur
Certo, quanto detto, favorisce la speculazione, orfana di un potere esecutivo e di controllo condizionante la vita economica e i suoi risvolti sociali. Ci sono circa 20 Banche che potrebbero diventare “padrone” del nostro futuro, con la possibile connivenza della politica.
Prendiamo il caso della banca giapponese di Nomura, su di loro pende i sospetto di aver ristrutturato Monte Paschi Siena con i derivati “Alexandria” che avrebbe permesso alla banca senese di occultare perdite per circa 220 milioni di euro. Stesso sospetto su Deutsche Bank che con l'operazione “Santorini” avrebbe aiutato M.P.S. Ad alleggerire una perdita di 367 milioni di euro.
Non ci è dato di sapere, come stanno esattamente le cose, ma se dovessero emergere reati perseguibili penalmente, le eventuali condanne non andrebbero scontate carcere, ma dovrebbero essere commutata alla “pena” della “gogna” da allestita a Piazza del Campo per riscattare l'umiliazione subita dai Senesi. Quando succedono certe cose, chi le fa, dovrebbe pensare che si perde autorità morale, ferisce l'orgoglio dei dipendenti in prima linea nelle agenzie, si tradisce la fiducia dei risparmiatori e il credito internazionale nei confronti di una banca storica come Monte Paschi. Cui prodest?
Certo, non si può fare a meno di constatare, come lo Stato Italiano, sotto la mole del debito pubblico, finisca di essere facilmente ricattato dai maggiori centri del potere finanziario del mondo.
Qualcuno, comincia a scrivere, riferito al sistema bancario, “Associazione a delinquere di stampo bancario”. La Commissione Europea, apre un'inchiesta sul tasso Euribor: sospetti di manipolazione da parte di una dozzina di banche coinvolte: Barclays, Deutsche Bank, Crédit Agricol, Sociètè Gènarale e HSBC. Si profila il bis del Libor-Gate? La manipolazione dei tassi costò a Barclays una multa di 453 Milioni di dollari. Tenedo conto che il tasso interbancario è fissato da 50 istituti di credito.
Si può parlare di “Usura”?
Veniamo alla Grecia, per pagare il suo debito ha dovuto vendere 70.000 Asset Pubblici. La Grecia sta atuando un programma di dismissioni immobiliari, e non solo. Il governo greco prevede la cessione di 70mila asset real estate di proprietà pubblica per un valore complessivo che si aggira intorno ai 25 miliardi di €. Tra gli asset immobiliari ci sono diverse tipologie di proprietà in città e fuori sopra i mille metri quadri. Un area turistica da sviluppare a Corfù, inoltre un programma per far ripartire il paese, di 28 progetti di dismissioni nei diversi settori dell'economia. I progetti riguardano aree di sviluppo immobiliare, società partecipate dallo Stato, tra cui Poste e Lotteria, infrastrutture, come porti, aeroporti e marine. Manca solo il Partenone.
Ricordo, a tal proposito, un episodio accaduto ad una giornalista Greca. Nell'agosto del 2010, la giornalista, Gabi Thsing, del quotidiano economico BLOOMBERG, chiese alla Banca Centrale Europea, l'accesso a due documenti relativi ad operazioni condotte fuori borsa sui titoli del debito pubblico Greco. La richiesta fu respinta dalla Banca Centrale, costringendo la tenace giornalista a fare ricorso alla Corte Europea di Giustizia per vedere accolta la sua richiesta. Nulla di fatto, la Corte (Sentenza nella causa T-590/10, Gabi Thesing e Bloomberg Finance LP / BCE) respinge il ricorso. Di seguito l'estratto del comunicato stampa della Corte. Il Tribunale ritiene che la BCE non abbia commesso un errore manifesto di valutazione considerando che la divulgazione del documento avrebbe arrecato un pregiudizio effettivo e concreto nell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell'Unione e della Grecia”.
Non voglio annoiarvi, disquisendo sul diritto europeo, ma credo che la sentenza sia “restrittiva” nei confronti della Decisione 2004/258/CE della Banca Centrale Europea, del 4 marzo, relativo all'accesso al pubblico ai documenti della BCE (GUL 80, pag 42)Questo a dire, che i cittadini Greci si trovano a vivere una catastrofe economica, con la complicità del silenzio mediatico, senza sapere il perché”.
Se la Grecia piange, Cipro non ride

Se Cipro è un modello per tutti, prepariamoci al peggio: possibile una patrimoniale choc.

Per salvarsi dalla bancarotta, Cipro tassa tutti i conti correnti del paese. Un prelievo forzoso, una tassa «una tantum» sui depositi del 6,75% per somme fino a 100.000 euro, e del 9,9% oltre questa cifra. Il paese è in bancarotta, le casse dello Stato sono ormai vuote ed è questo il prezzo che l'Unione Europa ha chiesto, in cambio di un “po'” di ossigeno, un prestito da 10 miliardi di euro.

La banca di Cyprus ha fissato al 37,5% il prelievo forzoso sui conti oltre i 100 mila euro presso il proprio istituto. Lo ha annunciato la tv statale cipriota, poche ore dopo la revoca, da parte della Banca centrale di Cipro, delle restrizioni sui pagamenti domestici con carte di credito.
Saltano anche gli interessi - La misura, che sarà annunciata ufficialmente sabato, secondo alcune fonti dovrebbe prevedere una 'tassa' del 37,5% sui maxi conti, ma il valore sarà convertito in azioni della banca. La stangata tuttavia sarebbe ancor più indigesta perché anche sul restante 62,5% potrebbe scattare il rischio di 'non fruttare': la misura comporterebbe infatti il non pagamento degli interessi su una quota del 22,5% del conto e la regolare corresponsione della rendita sul restante 40%, ma solo in caso di buon andamento dei conti della Banca.
Il caso del povero John Demetriou,
Come va John? Molto Male, Molto, Molto Male.
Che ti è successo? Sono andato a letto benestante e mi sono risvegliato povero.
Ho 65 anni, dice, John Demetriou, asciugandosi le lacrime, Mi hanno prelevato tutti i miei soldi.
John è un cipriota emigrato in Australia, tornato a Cipro, per trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Un lavoratore instancabile, lavorava tutta la settimana risparmiando su tutto, pur di farsi un gruzzoletto per la vecchiaia. Era tornato 5 anni fa a Cipro con un gruzzolo di circa in milione di dollari che gli rendevano tanto da fare una vita decorosa. Era quello che aveva sempre sognato. Ma la decisione di prelevare forzatamente i soldi dai conti in banca erano rimasti solo 100.000 €.
Tanto fu il suo scrupolo, che si era recato a parlare con il direttore della banca per chiedere se i suoi soldi stessero al sicuro. Il Direttore lo rassicurò, stai tranquillo, non ci sono problemi. (per lui, ma non per il povero John). Che si è visto assottigliare i suoi risparmi in modo traumatico.
John si è domandato:
E' POSSIBILE CHE PAGA SEMPRE L'ONESTO PER IL DISONESTO?
MA E' ONESTO, CON LA SCUSA DEL DEBITO PUBBLICO SIA LECITO SCAMBIARE “CARTA” IN CAMBIO DI ASSET?

venerdì 5 aprile 2013

FRANCESCO, UN PAPA POST CAPITALISTA

Di Paolo Pellicciari
Papa Francesco, nei suoi interventi, ha delineato il futuro dei cattolici percorrendo la strada tracciata dal Concilio Vaticano II. Povertà, Povertà, Povertà
Evito di ripetere gli esiti del Concilio che, ancora oggi sono motivo di discussione, ma di certo sta conducendo le “greggi” verso pascoli aridi. Vorrei citare una frase attribuita a Paolo VI, che da la misura del suo giudizio sulle conclusioni del Concilio. “ Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E' venuta invece una giornata di nuvole e di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza”.
A partire dalla “Rerum Novarum” si sono succedute altre encicliche, quali, Pacem in Terris, di Papa Giovanni XXIII, La Populorum Progressio di Paolo VI, del 1967 Enciclica Post Conciliare la prima con finalità extraeuropea del magistero sociale del papato, mettendo al centro il principio dell'universalità.
L'Enciclica Caritas in Veritates, di Benedetto XVI, apre una finestra sul mondo, sull'unità del genere umano, e sull'ecumenismo inter-religioso, in un mondo in via di globalizzazione ormai irreversibile. L'Enciclica, esorta il cristianesimo ad affrontare le sfide planetarie del Terzo Millennio, con le migrazioni, le comunicazioni, l'economia globale, la difesa dei popoli dal capitalismo predatorio, centralista e monopolista. Non si capisce perchè abbiamo a che fare con un “capitalismo sempre più centralista e predatorio”.
In questa prospettiva, l'enciclica si propone di offrire una nuova sintesi umanistica e gli elementi etici e culturali per una nuova capacità progettuale, di cui i cristiani dovrebbero farsi carico se non vogliono farsi tagliare dalla storia e ridursi a setta.
Vale la pena però, di osservare subito che l'enciclica si fa determinare allo stesso tempo, da un dato invasivo e imprescindibile di questa mappa storica contemporanea e cioè, dalla crisi finanziaria che va sconvolgendo gli equilibri del pianeta.
A quanto è dato di sapere dalle fonti ufficiali, il principale consulente di di Benedetto XVI, per l'enciclica sociale è stata precisamente la crisi economica finanziaria che ha funestato il sistema capitalistico globale a partire dal 1998. Secondo informazioni di fonte interna alla commissione, furono in particolare le catastrofi finanziarie in particolare quella della Lehman Brothers nel settembre del 2008 a cancellare le ultime proposte di compromesso e a sgombrare il campo a cambiamenti di prospettiva.
C'è da domandarsi, a distanza di quattro anni dall'inizio della crisi finanziaria, che non sia stata una strategia per concentrare le ricchezze del mondo in pochi gruppi economici o statalismi capitalistici?
Ai giorni di papa Montini, il processo di socializzazione era poco più che agli inizi, mentre oggi, dopo il crollo dei sistemi economici e politici dei paesi comunisti dell'est e dopo la fine dei blocchi contrapposti, il fenomeno della globalizzazione ha subito una forte accelerazione e impone una riprogettazione totale sul cammino di sviluppo mondiale. Ma quale sviluppo? Sento parlare sempre più insistentemente di Decrescita Felice, di Povertà, di Disoccupazione, di Fallimenti, di Miseria, di “Oppressione” Fiscale, di Suicidi e così via. Mi viene il sospetto che il debito pubblico sia un “alibi” per aumentare la pressione fiscale nei confronti dei cittadini, fino all'insolvenza. Mi domando come si fa a pagare un debbito pubblico così elevato, quando si fa di tutto per fermare l'economia della nazione? Quello che si avverte in modo palese, è il clima di terrore che vivono i cittadini italiani, alle prese con una economia che li potrebbe ridurre a livello di “barboni”. Anni di sacrifici di risparmi stanno andando in fumo a causa di un'incapace classe politica, condizionata da una condizionata da pochi potentati economici che attuando la filosofia della “deprivatizzazione” si stanno accaparrando le risorse economiche dei cittadini su base planetaria.
Ricordo, a tal proposito, un episodio accaduto ad una giornalista Greca. Nell'agosto del 2010, la giornalista, Gabi Thsing, del quotidiano economico BLOOMBERG, chiese alla Banca Centrale Europea, l'accesso a due documenti relativi ad operazioni condotte fuori borsa sui titoli del debito pubblico Greco. La richiesta fu respinta dalla Banca Centrale, costringendo la tenace giornalista a fare ricorso alla Corte Europea di Giustizia per vedere accolta la sua richiesta. Nulla di fatto, la Corte (Sentenza nella causa T-590/10, Gabi Thesing e Bloomberg Finance LP / BCE) respinge il ricorso. Di seguito l'estratto del comunicato stampa della Corte. Il Tribunale ritiene che la BCE non abbia commesso un errore manifesto di valutazione considerando che la divulgazione del documento avrebbe arrecato un pregiudizio effettivo e concreto nell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell'Unione e della Grecia”.
Non voglio annoiarvi, disquisendo sul diritto europeo, ma credo che la sentenza sia “restrittiva” nei confronti della Decisione 2004/258/CE della Banca Centrale Europea, del 4 marzo, relativo all'accesso al pubblico ai documenti della BCE (GUL 80, pag 42)Questo a dire, che i cittadini Greci si trovano a vivere una catastrofe economica, con la complicità del silenzio mediatico, senza sapere il perché”.
Ma che cosa è deprivatizzazione ? La deprivatizzazione – è un ritorno delle proprietà dei cittadini allo stato o a centri di potere designati. Nella fattispecie, si “perde” proprietà di un appartamento, di una azienda, di un podere, ecc. ecc. così, si perde la capacità di vendere, scambiare donare o lasciarlo in eredità. In sintesi si va verso un regime “Comunionista” il “passo successivo” al “Compromesso Storico”.
Negli ultimi anni, si è assistito ad una crescente “deprivatizzazione” della religione, che ha portato diverse tradizioni religiose in tutto il mondo ad acquisire spazio fuori della sfera privata e di quella pubblica. Quattro percorsi in apparenza indipendenti, quasi contemporanei, che hanno proiettato le religioni nell'area pubblica: la rivoluzione islamica in Iran, il movimento Solidarnosc in Polonia, il coinvolgimento del cattolicesimo nella rivoluzione sandinista, e in altri conflitti politici latinoamericani e il prepotente risveglio del fondamentalismo protestante negli Stati Uniti. Il terzo millennio, vede protagoniste le istituzioni religiose confrontarsi sempre più spesso in modo conflittuale con le forze politiche, sociali e culturali dominanti, incrinando la pretesa neutralità dello Stato sul piano dei valori e nella distinzione tra etica pubblica, ed etica privata. Stiamo forse andando verso una nuova epoca, in cui le religioni sfideranno le legittimità e l'autonomia di sfere secolari primarie, come l'Autonomia dello Stato e la Libera Economia? In sintesi quale futuro?

lunedì 18 febbraio 2013

LA PROPRIETA' PRIVATA? UN'ILLUSIONE!


Di Paolo Pellicciari

L'articolo 42 della Costituzione recita: “la proprietà privata può essere, espropriata nei casi previsti dalla legge, salvo indennizzo, per motivi di interesse generale”. In un sistema fondato sulla “solidarietà economica e sociale” e all'uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini. La garanzia costituzionale, quindi, strettamente legata alla funzione sociale della proprietà, di cui il legislatore può limitare, conformare ed incidere sul destino o l'uso del bene. La funzione sociale, nel dettato costituzionale, deve trovare fondamento nella legge, che si delinea, con riferimento alla proprietà quale principio di ordine generale. Giunti a questo punto, con riferimento alla proprietà, la tutela del cittadino è subordinata all'interesse pubblico, il legislatore può confermare o revocare tale diritto. Una sorta di Stato “padrone”.
Di conseguenza, deve essere la legge a determinare i modi di acquisto di un bene, come il godimento e la revoca. La proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi di interesse generale.
Tuttavia, il concetto di proprietà è stato disatteso, sia dalla dottrina, che da coloro che hanno condiviso la formula pluralistico - sociale della proprietà.
La casa è un diritto! Noi italiani, preferiamo avere una casa di proprietà, tenendo presente che pagare un mutuo o un affitto è la stessa cosa, partendo dal presupposto che tra trent'anni si diventerà proprietari, e lasciarla in “eredità” ad un figlio.
Secondo le statistiche ABI, il 62% delle aperture di credito, vengono richieste per un prestito ipotecario, finalizzato all'acquisto di un'abitazione. Molti cittadini, nonostante la crisi, cercano stabilità e certezza nella proprio nella “propria” abitazione.
Il giorno che si va dal Notaio e firmare l'atto di proprietà, ci si illude di essere diventati proprietari di “casa”, dal momento che ritiriamo le chiavi. Non è così. Proprietari di che? L'istituto di credito diventa di fatto del “debito”. Quando le persone accendono un mutuo per l'acquisto di una casa, non si rendono conto che “riconsegnano” le chiavi alla banca. Contratto un mutuo, l'acquirente firma una serie di clausole che creano di solito lo sbilanciamento netto a favore della banca e a proprio danno.
In tempo di crisi, come quello attuale, è facile correre il rischio di trovarsi nell'impossibilità di pagare le rate di un mutuo, del “doman non c'è certezza” . Tutti i contratti che leggiamo riportano tra le “postille” scritte in piccolo un articolo che recita: “.. il verificarsi di una delle ipotesi di cui all'articolo 1186 del Codice Civile, ivi compreso il prodursi di eventi tali da incidere negativamente sulla situazione patrimoniale, finanziaria od economica della parte mutuataria, costituisce decadenza del beneficio del termine”. Il significato è molto semplice, al verificarsi di dette condizioni, la banca può chiedere al cliente di rientrare subito del del debito residuo, più gli interessi delle rate non pagate. Quanti mutuatari si trovano in dette condizioni? Le cronache giornalmente ci informano sul grado della disoccupazione ormai giunto a livelli insopportabili, inoltre, “l'oppressione fiscale” comprime la possibilità di risparmio. E quindi? Gli pseudo “proprietari” di casa, non si stanno rendendo conto che possono perdere la loro abitazione?
E' mia convinzione, che la crisi è stata “progettata” per “espropriare” i cittadini dei propri beni, e delle risorse di cui dispongono, vedi oro, risparmi e così via. Un governo che ignora le condizioni di vita dei suoi governati o è incapace o è in malafede. Aumentare le rendite catastali, e introdurre “l'IMU” è significato far pagare ai “mutuatari” due volte il “canone” di locazione, uno per la banca e l'altro per il fisco. Due istituti, uno più “feroce” dell'altro, nei confronti dei morosi vittime di politiche economiche scellerate che da qualche tempo si stanno attuando. L'IMU, a mio avviso, è una tassa contro la proprietà di qualunque tipologia essa sia, compresi i beni strumentali ad uso artigianale, agricolo e industriale. Ecco perché la proprietà privata, degli “Italiani” è diventata un'illusione. Leggiamo tutti i giorni sui giornali, dell'accanimento fiscale, che subiscono i cittadini da parte degli istituti esattoriali, qualora, si incappi nei loro “ingranaggi”.. Spesso si rischia di veder sfumati anni di sacrifici a causa delle politiche economiche politico-ideologiche. La “crisi” economica sta generando una pletora di disoccupati che oltre perdere il lavoro, rischiano di perdere la famiglia, la dignità e in alcuni casi ridotti allo stato di “barboni”. Mi domando, ma dove sta la “solidarietà”, “l'equità”, i Partiti e i Sindacati, che hanno per finalità la tutela dei lavoratori? Anche la sinistra “estrema” perla di “Decrescita Felice” di Green Econimy ( le “verdi tasche” dei cittadini ). E' evidente che la politica di “sinistra” è di difficile “comprensione” e di interpretazione. Allora? Ho la sensazione che ci sia un disegno perverso ordito dai “seguaci” del “Dio Denaro” per “appropiarsi” dei beni dei cittadini.
Il paradosso, che il fisco “espropria” anche aziende creditrici dello Stato, rese inadempienti sul piano fiscale, per colpa di un Governo “moroso”. Evito di parlare dell'aumento del numero dei suicidi, dei fallimenti, che hanno raggiunto una cifra piuttosto sensibile nell'indifferenza della classe politica che, specie in questa campagna elettorale, si è trasformata in “ortolani urlatori” che richiamano i clienti in un mercato rionale.
Non c'è dubbio, che la politica economica, che dagli anni 70, si sta attuando in Italia, non solo sta generando una “catastrofe” economica, ma stiamo al contempo perdendo le Competenze Industriali frutto di anni di lavoro e di ricerca, complice, anche la speculazione dovuta alla delocalizzazione industriale. Per dirla alla Lubrano, “la domanda sorge spontanea”; Possibile che non si rendono conto, che le politica economica “comunionista” porta alla fame i popoli? “Hanno salvato l'Italia”, da che? Ma non si rendono conto che gli “stanno morendo gli italiani”? Già Carlo Magno diede la risposta ad una crisi finanziaria dell'epoca “aprendo i grani”.
Per chiarirci, cito una recente sentenza Della Corte di Giustizia Europea. Nell'agosto del 2010, la giornalista, Gabi Thsing, del quotidiano economico BLOOMBERG, chiese alla Banca Centrale Europea, l'accesso a due documenti relativi ad operazioni condotte fuori borsa sui titoli del debito pubblico Greco. La richiesta fu respinta dalla Banca Centrale, costringendo la tenace giornalista a fare ricorso alla Corte Europea di Giustizia per vedere accolta la sua richiesta. Nulla di fatto, la Corte (Sentenza nella causa T-590/10, Gabi Thesing e Bloomberg Finance LP / BCE) respinge il ricorso. Di seguito l'estratto del comunicato stampa della Corte. “ Il Tribunale ritiene che la BCE non abbia commesso un errore manifesto di valutazione considerando che la divulgazione del documento avrebbe arrecato un pregiudizio effettivo e concreto nell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell'Unione e della Grecia”.
Non voglio annoiarvi, disquisendo sul diritto europeo, ma credo che la sentenza sia “restrittiva” nei confronti della “Decisione 2004/258/CE della Banca Centrale Europea, del 4 marzo, relativo all'accesso al pubblico ai documenti della BCE (GUL 80, pag 42) “Questo a dire, che i cittadini Greci si trovano a vivere una catastrofe economica, con la complicità del silenzio mediatico, senza sapere il perché”. Certo, si vive di sogni e di illusioni, purtroppo anche in Italia è cominciata la nuova tipologia urbanistica “Favelas”.

giovedì 31 gennaio 2013

IL MENU' DEL TERZO MILLENNIO? "Pane e Bagarozzi"


di Paolo Pellicciari

In una economia, che inviluppa in senso negativo, dove la disoccupazione cresce, le fabbriche chiudono, l'edilizia si ferma, gli imprenditori si suicidano, tanto che le persone sono costrette a vendere i ricordi di famiglia, per pagare le tasse. L'unica prospettiva, sarà una povertà oltre la miseria. Il nuovo ordine sociale, è quello di relegare i cittadini prigionieri del proprio quartiere nutrito da “pane e bagarozzi”.
In una democrazia, la classe politica dovrebbe fare gli interessi della popolazione che la elegge, prendiamo atto, che quanto dicono o fanno, i nostri politici hanno un comportamento decisionale, che non tiene conto dell'interesse del cittadino e dei cittadini nella loro interezza. Di certo le cronache giudiziarie, da anni ci danno un'immagine poco edificante della classe politica. I sondaggi dicono che nove italiani su dieci, non vuole un altro governo Monti. Si ha tutta la sensazione, che i risultato elettorale, risentirà della “frantumazione” politico ideologica che rimetterà di nuovo Monti al centro del sistema politico italiano. Ciò si evince, dalla platea di intellettuali, politici e giornalisti di “peso” in Europa ed in Italia, tifano per Monti.
Diceva Bukowski: L'unione Europea è come l'Unione Sovietica, il processo d'internazionalizzazione mondiale, sta eliminando gradatamente la “Sovranità” degli Stati nazionali assoggettandoli al trattato di Maastricht. Il trattato prevede il centralismo delle strutture economiche, attraverso i quali si condizionerà il controllo e il comportamento dei cittadini relegandoli in spazi ristretti di pertinenza e mal nutriti. Una sorta di economia medioevale che sorgerà sulle “macerie” dell'occidente, a meno ché una guerra di religione.
Un paese democratico, subisce con malavoglia e con pazienza, le angherie politico-finanziarie, tanto sopportare il declino economico iniziato già dal “68” (post conciliare) con una involuzione lenta ed inesorabile, fino ai giorni nostri. L'istituzione dell'Euro, ha dato un colpo di mannaia alla nostra economia, innescando un inesorabile processo inflazionistico di cui non si vede la fine. Se paragoniamo uno stipendio di 1.500 € mensili, tra bollette, tasse indirette e oneri riflessi con 50€ algiorno a disposizione, non si va da “nessuna parte”, costretti nel perimetro del nostro quartiere come una “prigione allargata”. Ecco un esempio di “costrizione” individuale o famigliare senza il bisogno del “passaporto” interno, come ai tempi di Stalin.
Le opposizioni tradizionali, non esistono più, destra – sinistra, sacro-profano, maschio – femmina, di fatto, si è creato un sistema politico “rissoso” senza identità filosofica, confusionario nella proposta, generando al contempo frantumazione ideologica, spianando la strada alla dialettica delle enunciazioni, o ancor peggio del “dividi et impera”. Sul piano della scelta elettorale che vuol dire “progressisti” “riformisti” “moderati” “centristi” “conservatori” di destra o di sinistra, di centro destra o centro sinistra e così via. Senza tener conto del ruolo dei Sindacati che godono dell'esentasse. La confusione dialettico-propositivo, ha generato una crisi parlamentare tanto da non riuscire più a legiferare con cognizione ma per decreto legge.
Nel concetto “dividi et impera” emerge in modo più evidente, con l'attuazione della “Agenda Monti” che sembra ispirata al libretto rosso di Mao Tse Tung. Solo un concetto “estremista” poteva generare “l'intrusione violenta” del fisco opprimente per la famiglia, con l'adozione del fiscometro. Non c'è dubbio che il “fiscometro” è uno strumento che genera terrore nelle spese famigliari o individuali, che rallenterà in modo drammatico i consumi aggravando ulteriormente la crisi dei consumi a causa anche delle esigue risorse a disposizione residue dopo gli oneri fiscali. Certo il fisco diventa curioso e minaccioso per conoscere le spese del cittadino dopo l'esproprio fiscale di gran parte delle risorse disponiboli. Ed ecco l'utilizzo del microscopio fiscale per controllare le spese famigliari presupponendo che con 1500 € non si possono spendere 150€ di sigarette al mese. Senza ombra di dubbio Monti dovrebbe essere ispirato al “realismo sporco”, un principio minimalista, caratterizzato dalla tendenza alla sobrietà, alla precisione e alla stringatezza estrema nell'uso delle parole per le descrizioni. Le cose, le persone, le situazioni sono tratteggiate nel modo più conciso e superficiale possibile. Monti proviene dalla cultura della Compagnia di Gesù, (Gesuiti) osservante e praticante, dunque di difficile interpretazione. Dei Gesuiti, si dice che siano missionari, letterati, teologi, musicisti, progressisti e ultraconservatori, rivoluzionari e lealisti, abili comunicatori e occultatori della verità. In sintesi “tutto” e il contrario di “tutto”. L'importante per loro essere “Papa”. Non a caso i gesuiti rappresentavano uno dei “tre” Papi, in modo specifico quello Nero. (ndr) No a caso una delle tre curiosità di Dio, chiedeva di sapere cosa “pensavano” i Gesuiti, otre al numero degli Ordini delle Suore, e i “Soldi” in possesso dei Salesiani.
Ormai è evidente che “l'austerità” porterà al collasso economico il nostro paese, confermato anche dal Fondo Monetario Internazionale. L'ente monetario internazionale, ha emanato un documento dal titolo “Moltiplicatori fiscali ed errori nella previsione di crescita”. Cosa dice lo studio che la politica economica dell'austerity è sbagliata nella premessa, dal momento che l'austerity stessa, nuoce gravemente all'economia, invece di resuscitarla. Il documento prova che il moltiplicatore usato nel modello teorico dell'austerity è banalmente sballato. La politica basata su “lacrime e sangue” produce una contrazione dei consumi, dell'occupazione e negli investimenti. Secondo un calcolo il modello teorico dell'austerity una moneta di un euro si ha una contrazione economica di 0,50 mentre la contrazione reale è di 1,50 €. se si continua nella politica lacrime e sangue ci troveremo allo stato di miseria del medio evo. I politici europei consapevoli di un futuro catastrofico sul piano socio-economico che vedrà gli europei nella più completa indigenza, finanzierà gli stati dell'unione con tre milioni a stato la ricerca nutritiva di, locuste, alghe, hamburger artificiali, vermi, grilli, ragni, che di fatto non ci fanno venire l'acquolina in bocca il tutto annaffiato da vino liofilizzato e magari pure “barricato”.
Le istituzioni europee, hanno deciso di investire immense cifre per inserire gli insetti nelle abitudini alimentari degli europei. A conferma che i potenti europei prevedendo che i poveri aumenteranno di gran numero e intendono affidarsi agli “insetti” per sfamare le popolazioni.
Un business, di enormi proporzioni per i paesi asiatici, che potranno esportare i loro alimenti abituali per le nostre tavole a scapito dei “bucatini” e i “tortellini”.
Mi sorprende che in un periodo di “programmata” recessione, non è corretto che l'opinione pubblica ignora che nelle stanze dei bottoni, sostenuta da un'enorme macchina burocratica, chiamata Unione Europea c'è chi pensa di spendere una enorme quantità di denaro dei cittadini, per finanziare la ricerca di stomachevoli menù. Sarà un mondo dominato dall'eugenetica e dall'ingegneria sociale, sempre più simile a quello descritto, da Aldous Huxley nel suo profetico capolavoro “Brave New World”

martedì 8 gennaio 2013

I PREDATORI DELL'ITALIA PERDUTA

Su La Stampa il  Monti dei prossimi mesi è visto, un giorno, 'come Gino di Tacco' nel memento di Scalfari, che scrive: "Mi preoccupi per quello che sei ora e riesci perfino a spaventarmi per quello che potresti fare se, non vincendo il piatto, lo vorrai comunque tutto per te" - Angelo Benessia, dal canto suo, il giorno seguente ricorda a Monti il passato e gli insegnamenti di Cicerone per trarne in tempo ispirazione, perchè operi con attenzione alle istanze sociali insoddisfatte e prudenza nelle alleanze - Il grande errore di Cicerone, riferisce Benessia, fu nel commento dello storico Stockton "vagheggiare posizioni di comando per le quali non aveva gli appoggi e i legami politici e, a essere onesti, neppure un'intelligenza e una statura morale adeguata"

Con Paolo Pellicciari, invece guardiamo al passato recente per capire il futuro

(www.enopress.it). Se la "politica" è l'arte della prospettiva, per capire il presente, dobbiamo fare un "viaggio" retrospettivo, per trovare le risposte a molte delle domande inevase, che attanagliano l'economia dei cittadini italiani e europei e le incertezze del futuro.
Dopo un anno di governo tecnico, "l'ennesimo" in ordine cronologico, possiamo fare un bilancio sull'operato dell'esecutivo Monti. Mi ha sorpreso l'encomio nei confronti di Amato e di Prodi per le tasse deliberate dai loro governi. Particolarmente sorprendente l''affermazione di apprezzamento di due "tecnici" che hanno governato il paese "compartecipi"dell'alienazione delle sue ricchezze.
La Prima Repubblica, aveva di sicuro molti difetti, di certo non gradiva i tecnici, e tanto meno al governo, per un semplice motivo che non devono rendere conto ai cittadini del loro operato, e di solito sono rappresentati come salvatori della "patria".
Il primo governo tecnico, guidato da Giuliano Amato, risale al luglio 1992, dopo il crollo della Democrazia Cristiana e del P.S.I. sotto i colpi delle inchieste giudiziarie, soprattutto nel pieno di una crisi economica, che colpì la lira ferendola gravemente. Il sistema politico di allora, reso impotente, affidò le chiavi di Palazzo Chigi a Giuliano Amato. Il "Dottor Sottile". come veniva chiamato, presentò subito il biglietto da visita agli italiani prelevando il 6 per mille sui conti correnti, seguito da un altro prelievo del 3 per mille sul valore catastale degli immobili e delle aree fabbricabili. Mentre la prima imposta "bancaria" fu una tantum, la seconda è diventata "una Semper" con il passaggio dall'I.S.I. all' I.C.I. Successivamente l'ICI si tramutò in un balzello permanente, che solo i governi di centro destra prima, ridussero e poi abolirono ritenuta una patrimoniale occulta. Ma al ritorno dei tecnici guidati da Mario Monti l'ICI viene riproposta sotto la sigla I.M.U. Una tassa "insostenibile" dalla fascia "povera" dei cittadini italiani. Una sorta di "esproprio – affitto" che se non si riesce a pagare si è soggetti allo "sfratto".
Il governo tecnico Amato, in carica dal luglio 92 fino all'aprile del 93, "sperperò" i soldi degli italiani in modo scellerato. A settembre dello stesso anno, la lira subì una notevole svalutazione, invano contrastata dalla Banca d'Italia ( Governatore Ciampi ) che sacrificò 70 mila miliardi di riserve valutarie. L'inizio di una crisi irreversibile, anche a causa degli attacchi speculativi finalizzati a favorire le "privatizzazioni" e al contempo svalutare i beni oggetto di cessione. Quello che colpisce di più, è il silenzio dei grandi economisti, anche di quelli definiti puristi schivi da incarichi di governo e delle consulenze, dei giornali, i partiti di opposizione di destra e di sinistra unite alle organizzazioni sindacali e dalla realtà associativa laica ed ecclesiale.
Con il crollo dell'Unione Sovietica, cambia lo scenario economico, sulle basi gettate dalla scuola monetarista di Milton Friedman e da tutti gli economisti cresciuti dalle loro banche centrali di emissione, quali, Banca Mondiale, F.M.I e nel GAT. Era inevitabile che la classe politica italiana, cedesse al "domino" bancario per la debolezza delle monete coinvolte nel vortice della speculazione.
Con il 92 comincia l'era del buio economico tra intrecci, coinvolgimenti, coincidenze, resta di difficile comprensione, se non impossibile, connotare tutti gli "attori" tra protagonisti, comprimari e comparse che, tralasciando gli interessi e la fiducia dei cittadini verso le istituzioni, parteciparono al "Sacco Economico d'Italia" e non solo. Una serie di coincidenze caratterizzarono tutti gli anni 90. Mentre era nel vivo lo scandalo detto "Mano Pulite", il popolo italiano distratto dall'evento straordinario, speranzoso di fare piazza pulita di una classe politica, piuttosto chiacchierata, allora al governo. Alla fine si sono rilevate solo "chiacchiere" visto la quantità di politici e tecnici coinvolti, ma solo un'esigua quantità di persone furono condannate a pene insignificanti.
Se leggiamo le cronache di questi ultimi giorni, veniamo a conoscenza di certe affermazioni provenienti dagli ambienti diplomatici americani che hanno coinvolto in particolare l'attività giudiziaria protagonista di "Mani Pulite" inserendola in contesto preordinato. Certo non c'è dubbio che sto scrivendo di coincidenza, mentre si svolgeva l'Uragano "Mani Pulite", si perpetrava il "Sacco D'Italia" "mascherato" sotto il nome di "privatizzazioni". Che da li a qualche anno, destinato alla povertà.
Quel periodo è stato costellato di morti, e arresti "eccellenti". Andreotti a processo a Palermo febbraio del 92, nel maggio del 92 viene ucciso Falcone mentre Borsellino il 19 luglio, il 20 luglio 1993, si suicida Gabriele Cagliari presidente dell'E.N.I. Tre giorni dopo la morte di Cagliari, si suicida Raoul Gardini patron della Ferruzzi – Montedison . Il 30 aprile del 93 lanciatori eccellenti, ora indagati per le loro malversazioni politiche, tirano le monete a Craxi, Il 19 luglio 1993 viene arrestato Salvatore Ligresti. Craxi 12 maggio 1994 parte per Hammamet "latitante"
Il 1992 fu un anno molto particolare: crisi Prima Repubblica, uragano tangentopoli, attacco alla Lira da parte del filantropo George Soros che Carlo Azelio Ciampi non poté arginare. (ndr) In quegli anni Reginald Bartoholomew ( ambasciatore americano a Roma e futuro presidente di Merril Linch Italia, fu artefice delle pressioni sugli interlocutori italiani evidenziando la necessità di essere più spediti a rimuovere qualsiasi ostacolo per gli investimenti esteri. Avete capito? Non è escluso un intervento favorevole anche di Draghi. (ndr)
Si presume che Draghi dovrebbe aver lavorato bene e per questo potrebbe essere stato scelto per la direzione della Banca D'Italia, secondo Romano Prodi " una scelta di alto profilo". Non sfugge che Prodi era consulente della Goldman Sachs, nonché presidente dell'IRI per ben due mandati.
Nel maggio del 1992 Giovanni Falcone venne ucciso come Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992, la mafia avvia la strategia della tensione.
Nei primi anni novanta Cosa Nostra, messa alle strette dalle inchieste del pool antimafia, e dal maxiprocesso, organizzò una serie di attentati volti a mettere in ginocchio la magistratura e le istituzioni dello Stato Italiano. Con l'omicidio di Salvo Lima la mafia volle subito dare il segnale dello scioglimento della tregua fra potere politico e potere mafioso, infatti, Salvo Lima a Palermo rappresentava gli interessi della corrente della DC di Andreotti. Seguirono diverse stragi: la strage di via dei Georgofili a Firenze, la bomba al padiglione di Arte Contemporanea di Milano, i due attentati a Roma San. Giovanni Laterano e a San Giorgio al Velabro. Nello stesso periodo avvennero omicidi celebri come quello di Salvo Lima (1992) e Don Pino Puglisi (1993). Rientra nella stagione degli attentati anche il tentato omicidio del conduttore Maurizio Costanzo il 14 maggio 1993, quando un'autobomba carica di 90 kg di tritolo esplose in via Ruggero Fauro (vicino al teatro Parioli) ma dopo il passaggio delle due autovetture dell'uomo e delle sue guardie nel corpo; l'esplosione non causò vittime, ma pare, essere stata architettata per questo: spaventare Costanzo, che all'epoca del tentato omicidio si occupava di programmi televisivi contro la criminalità organizzata, invitando personaggi di spicco nella lotta alla mafia. Egli difatti non trattò più quegli argomenti dopo il fatto, riprendendo a parlarne solo nel 2005. Il 31 ottobre 1993, in occasione di una gara casalinga della Lazio, lo Stadio Olimpico di Roma venne scelto come obiettivo di un fallito attentato terroristico per mezzo di un'autobomba con lo scopo di far saltare i furgoni dei Carabinieri in servizio. L'attentato fallì per il malfunzionamento del dispositivo elettronico di azionamento. Alcuni pentiti hanno infine parlato del progetto da parte di Totò Riina e Leoluca Bagarella di far esplodere la Torre di Pisa, in seguito ad alcune richieste riguardanti la scarcerazione di affiliati al clan declinate da parte delle forze statali, e per il quale erano già pronti 600 kg di esplosivo. La stagione delle bombe del '92 e '93 doveva avere un ulteriore sviluppo nel '94 (il 14 aprile) con un attentato al pentito Totuccio Contorno di cui solo in seguito si scoprirono tutti i dettagli.
Nel novembre 2012 viene arrestato Cosimo D'Amato con l'accusa di avere fornito il tritolo utilizzato dalla Mafia per le stragi di Palermo, Firenze, Roma e Milano negli anni 1993-1994. D'Amato è cugino di primo grado del boss palermitano Cosimo Lo Nigro, condannato per le stragi mafiose del '92. Formalmente un pescatore, l'uomo avrebbe recuperato l'esplosivo da bombe di profondità inesplose recuperate nel mare della Sicilia.
Il 1992 fu un anno di allarme e di segretezza. L'allora Ministro degli interni Vincenzo Scotti il 16 marzo, lanciò un allarme a tutti i prefetti, temendo una serie di attecchi contro la democrazia italiana, come l'uccisione di politici o il rapimento del presidente della Repubblica. Gli attacchi ci furono e andarono a buon fine, ma non si tratto degli eventi previsti dal Ministro degli Interni. L'attacco alla democrazia fu assai più nascosto e destabilizzante.
Anni dopo l'ex Ministro scotti confesserà a Cirino Pomicino: "Tutto nacque da una comunicazione riservata fattami dal capo della Polizia Parisi che, sulla base di un lavoro di intelligence svolto dal sisde e supportato da informazioni confidenziali, parlavano di riunioni internazionali nelle quali sarebbero state decise azioni destabilizzanti sia con attentati mafiosi sia con indagini giudiziarie nei confronti dei leaders dei partiti e di governo.
Una riunione di cui parlava Scotti si svolse sul panfilo reale Britannia il 2 giugno del 1992 in navigazione lungo le coste italiane. Sul panfilo c'erano alcuni apparteneti all'élite di potere Anglo – Americana come i reali britannici e i grandi banchieri a cui si rivolgeva il governo italiano durante la fase delle privatizzazioni ( Merrill Lynch, Goldman Sachs, e Salomon Broters). Ospiti anche illustri italiani cui il 'destino' ha aperto un futuro europeo.
In quella riunione, i banchieri decisero di acquistare il patrimonio industriale italiano in misura del 48%, tra cui, Buitoni, La Locatelli, La Negrioni, la Ferrarelle, la Perugina e la Galbani e tante altre ancora. Non è dato di sapere il valore complessivo di tutta l'operazione. Ma una cosa è certa Amato appena insediato a Palazzo Chigi. Nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1992, indossata "metaforicamente" una Tuta di Seta nera alla Diabolik, il governo guidato da Giuliano Amato penetrò nei forzieri delle banche italiane prelevando il 6 per mille da ogni deposito. Un decreto legge di emergenza l autorizzava a farlo: in quel provvedimento, varato mentre i mercati si accanivano sulla lira, erano state inzeppate alla rinfusa misure le più svariate. Dall' aumento dell' età pensionabile alla patrimoniale sulle imprese, dalla minimum tax all introduzione dei ticket sanitari, dalla tassa sul medico di famiglia all' imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata. Prelievo sui conti correnti e Isi fruttarono insieme 11.500 miliardi di lire. L imposta straordinaria sugli immobili, nella migliore delle tradizioni italiane, perse subito il prefisso che diventerà una gabella ordinaria: l imposta comunale sugli immobili, ovverosia l' Ici. C'è una domanda i sospeso. quale utilizzo è stato fatto del denaro incassato dalle vendite del settore industriale italiano gestito anche dall'I.R.I? E perché il debito pubblico è continuato a salire fino ai nostri giorni? Se fosse stato un "complotto"? Non sarebbe il caso di riabilitare i politici della prima repubblica?
Oggi intanto suona una prima campana: Bruxelles formula una severa condanna dell'IMU per la mancanza di perequazione e la sua inadeguatezza rispetto ai bassi redditi della maggiornza dei contribuenti.