mercoledì 12 giugno 2013

CON L'ECONOMIA SOCIALISTA, SI E' CREATO UN CAPITALISMO "FAMELICO"

 Di Paolo Pellicciari

Dietro la crisi dell'economia occidentale, c'è un problema di politica, nei suoi principi generali. C'è da prendere atto che il modello “socialcomunista”, o quello che doveva essere, ha fallito nell'applicare i suoi principi generali. Nel fondamentalismo socialcomunista c'è l'idea che lo Stato possa gestire l'economia meglio dei privati. La politica “socialcomunista” al centro mette la giustizia sociale è l'equità sociale. Si, va bene, ma è giustizia sociale, quando alti burocrati pubblici guadagnano stipendi milionari? Mentre i loro dipendenti con lo stipendio che prendono non arrivano alla seconda settimana? Come mai il silenzio del sindacato, su tutti gli eventi dal 92 ad oggi che si sono succeduti in politica economica che ci hanno impoverito? L'avvitamento dialettico tra capitalismo e statalismo si è concluso con la Deprivatizzazione e la Destatalizzazione dei beni pubblici e privati a favore privatismi controllati da vertici occulti di cui non si conosce la regia. Ovvero il nuovo ordine politico che ha creato il “Banchismo” rappresentato da un anonimo volto d'angelo in un corpo di diavolo. Un “movimento” politico economico che sta accentrando tutte le proprietà immobiliari, le aziende, e la gestione di servizi tipici comunali sai campi sportivi, se non anche cimiteri. Alla fine dei giochi non si esclude la creazione di un grosso colosso finanziario che condizionerà la politica italiana, con la connivenza della classe politica a tutti i livelli comunali, provinciali, regionali e nazionali. Lo vediamo con l'esito del referendum sulla gestione dell'acqua, un referendum ha stabilito a suffragio popolare che deve essere a gestione pubblica. Il vertice del “Banchismo” non ha riconosciuto il suffragio popolare e di fatto ha annullato l'esito del referendum, con la compiacenza della classe politico sindacale da qualunque area sia collocata. Lo trovo di uno sconcerto terrificante la mancata presa di posizione della classe politica italiana che siede nei banchi del Parlamento Europeo. Ciò dovrebbe rappresentare l'azzeramento della democrazia a cui gli stati occidentali si ispirano. Mentre la proprietà privata verrà “espropriata” con la leva fiscale esasperatamente esosa addirittura fuori dai canoni costituzionali. Sembra siano stati pignorati 110.000 appartamenti, senza contare il numero dei capannoni industriali e delle aziende agricole. Tutto questo potrebbe avere finalità perverse, rendendo la democrazia senza poteri decisionali in materia economica in quanto corpo estraneo e autonomo dallo stato. Non a caso i sostenitori del “Banchismo” hanno chiuso i finanziamenti alle imprese per farle deperire e al contempo lo stato non paga i suoi debiti nei confronti dei suoi fornitori. Questo causa una devalorizzazione dei beni per poterli acquisirli a prezzo di “invenduto” Qualunque governo si succederà avrà poteri decisamente ridimensionati e sarà costretto alle suppliche nei confronti del Dio Denaro.

L'alternativa ci sarebbe, il modello imprenditorista di tipo post bellico che creò le condizioni del Boom economico. Ma quale partito o movimento ammetterà di aver fallito la politica economica? C'è l'idea, che la cosa migliore che si possa fare, per l'imprenditoria, è lasciarla operare senza intralci: al resto penserà la "mano invisibile" degli interessi contrapposti di cui parlava Adam Smith. Merita di essere segnalata l'interpretazione del concetto di “mano invisibile” data dal noto giurista italiano Guido Rossi: "Uno dei suoi concetti più equivocati è quello della “mano invisibile”. Nella “vulgata editio” si è imposta l'idea che Adam Smith con la “mano invisibile” abbia inteso dire che il mercato deve essere lasciato a se stesso perché raggiunge automaticamente un equilibrio virtuoso. La “mano invisibile” è diventato l'argomento principe in favore di politiche di “laissez-faire”, fino ai neoliberisti. In realtà Adam Smith prende a prestito l'immagine della “mano invisibile”, con molta ironia, dal terzo atto del Macbeth di Shakespeare. Macbeth parla della notte e della sua mano sanguinolenta e “invisibile” che gli deve togliere il pallore del rimorso prima dell'assassinio. Smith ha preso in giro ferocemente quei capitalisti che credevano di avere il potere di governare i mercati. Tra l'altro Adam Smith (anno 1750) capì allora che la Cina sarebbe diventata una grande potenza dell'economia mondiale, e auspicò al contempo una sorta di Commonwealth universale per governare il nuovo ordine internazionale".

La politica economica dell'Occidente, ha invece visto un lento smantellamento dell'imprenditoria, come era inteso agli inizi della rivoluzione industriale, a favore di una economia di ispirazione socialista Questa versione morbida dello “statalismo marxista” ha influenzato tutte le società sviluppate e l'ha fatto per via democratica, tant'è vero che nei Paesi avanzati i suoi adepti si sono chiamati "socialdemocratici". Ciò non è avvenuto nell'Italia di cultura comunista, dove si mirava alla rivoluzione proletaria e per lunghi decenni "socialdemocratico" è stato sinonimo di "traditore".
Il 68 non è stato solo una forma di contestazione giovanile fine a se stessa, ma una terza guerra mondiale di tipo ideologico. Alla fine ha innescato un processo di evoluzione mentale sul principio di giustizia, equità, nella distribuzione delle risorse nei confronti dei cittadini senza rendersi conto che stavano facendo avanguardismo ideologico non del Marxismo ma del Maoismo.
Alla lunga il sistema sociale ha mostrato la corda. Da un lato, il modello marxista è imploso insieme con l'Unione Sovietica, dall'altro, la penetrazione ideologica si è erosa nella sua espansione. Gli attivisti si sono ridotti progressivamente di numero, ma sono aumentati quelli che vivono a spese dell'erario. Si parlava di "giustizia sociale" e si dimenticava che "ogni volta che qualcuno ottiene privilegi, c'è qualcun altro che riduce il margine di quello che ha prodotto". Il risultato? E che l'Occidente è stato sconfitto dai Paesi emergenti ed è affondato nella crisi attuale. La situazione non sarebbe drammatica, se almeno si identificassero i nostri errori: invece, la tendenza all'ideologia non è venuta meno. È vero che nessuna persona ragionevole parla più del modello marxista (perché tutti ne hanno visto le conseguenze) ma del modello socialdemocratico si è fatto un principio religioso, e si sono “paralizzati” i cervelli. Nessuno intravede un terzo modello economico da attuare, eppure, stiamo alla canna del gas.
Ciò che avviene da noi è il migliore esempio di questa impasse intellettuale. A forza di socialismo compassionevole, l'Italia è arrivata ad una crisi drammatica e il suo governo, anche su suggerimento dei “soloni” di Bruxelles, ha risposto ad essa nel modo più controindicato: non ha diminuito la pressione fiscale sui ceti produttivi, l'ha addirittura incrementata. L'inevitabile risultato è stato una recessione senza ritorno. Si è curata una grave crisi di glicemia con fette di cassata siciliana. O meglio, si è curato un avvelenamento con massicce dosi di arsenico.
Eppure né i governanti italiani, né i dirigenti dell'Unione Europea, sono degli sprovveduti. Il loro comportamento deve dunque spiegarsi con l'incapacità intellettuale di concepire la possibilità che il modello socialista contenga degli errori. Tanto che, nel momento della difficoltà, invece di correggerne i difetti, li hanno accentuati. Se questa conclusione è esatta, l'Europa non ha speranza. O solo quella di un disastro tale, che perfino i medici più ottusi si chiedano se la cura non peggiori la malattia. Fino ad allora, rimarrà una bestemmia l'idea che si debba certamente realizzare qualche "conquista", ma nella direzione opposta a quella socialista.
C'è da domandarsi: come si può riprendere una nazione industriale senza industrie?

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