martedì 9 dicembre 2014

DAL CAOS FILOSOFICO ALL'INGOVERNABILITA'

DAL CAOS FILOSOFICO, ALL'INGOVERNABILITA', DALL'INGOVERNABILITA' ALLA “CORRUZIONE”

Di Paolo Pellicciari

Martedì 9 dicembre 2014

NelL'Anno Santo del 1950, il 9 maggio, con la dichiarazione di Schuman, Ministro degli Esteri Francese, si da l'avvio al processo di integrazione Europea. La dichiarazione, prospettò il superamento delle rivalità tra Francia e Germania legate dalla produzione del carbone e dell'acciaio grazie alla creazione di un'Alta Autorità per la messa in comune delle riserve europee di tali materie prime. Con la dichiarazione del “9 maggio” Schuman, pose le basi per la futura Comunità Economica Europea.
La fine della seconda guerra mondiale si instaura la democrazia. La contrapposizione politica tra il vecchio P.C.I e la D.C si concluse con la vittoria della D.C. di De Gasperi. De Gasperi ispirato dalla Rerum Novarum, enciclica emanata nel 1891 da Leone XIII, analizzando le precarie condizioni degli operai nella società di allora fornendo le possibili soluzioni, per una giusta mediazione tra le parti, garantendo i diritti e i doveri sia alla classe operaia che imprenditoriale, evitando forma improprie di difesa attraverso le idee rivoluzionarie, di invidia ed odio tra le classi sociali. De Gasperi impostò la politica economica basata sul “Laissez Faire”, dando avvio alla libertà di espressione che portò gli italiani al Boom Economico. Gli italiani dimostrarono di essere un grande popolo, in “pochi” anni furono in grado di far risorgere l'Italia dalle macerie della seconda guerra mondiale. Il sistema politico meritocratico di certo “antistatalista” fondato sulla libertà, (“Libertà” un vocabolo senza aggettivi) ispirata dalla Rerum Novarum, l'Enciclica per chi scrive, ancora attualissima, diede il “la” alla politica economica che cambiò la vita degli italiani, che cambiarono il tenore di vita passando dal “somaro” alla “600”. ( anche Monti ebbe la presunzione di cambiare la vita degli italiani, ma, voleva la “rottamazione” della “600” e sostituirla con il “Somaro”)
Tanto che nel 1960, la Lira viene premiata dal Financial Times con l'Oscar per le stabilità grazie al governatorato della Banca D'Italia di Donato Menichella.
Nel 1959 Nasce la “Nuova Sinistra” in Italia e in altri Paesi occidentali, per indicare l’insieme dei movimenti e dei gruppi politici di sviluppatisi fra gli anni 1960 e 1970, al di fuori e spesso in contrapposizione alle organizzazioni tradizionali della sinistra.
Mi ricordo, gli echi dell'iniziativa in preparazione del Concilio del Card Tardini che scrisse ai Vescovi per “sondare” preventivamente l'orientamento che i padri Conciliari avrebbero dovuto seguire nel dibattito Conciliare.
Il 25 gennaio del 1959 Papa Giovanni XXIII annuncia il Concilio Vaticano II conclusosi nel 1965, il 24 novembre, viene emanata la Costituzione Dogmatica della Chiesa. Di cui riporto il primo punto.
Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura, illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la propria natura e la propria missione universale. Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo”.
Dopo la chiusura del Concilio non si “masticava” bene tra i prelati della curia degli conciliari.
Qualcuno mormorava “pascoleremo” il gregge in pascoli aridi. Qualche altro criticava la posizione del sacerdote sull'altare. In sintesi, i risultati del Concilio non son stati accolti tanto bene dagli addetti ai lavori. Gli esiti del “Concilio Vaticano II” furono piuttosto controversi, molti non gradirono lo spostamento a “sinistra” della Chiesa, credo, anche sotto gli echi dei scalmanati movimenti giovanili piuttosto agitati che imperversavano nelle università e nelle piazze con slogan che incitavano alla protesta.
Nacquero in tutta Europa i movimenti rivoluzionari del “sessantotto”, neanche lo Stato Pontificio non fu immune dalla contestazione sessantottina.
Il Sessantotto, è stato un movimento sociale e politico ancora oggi controverso: molti sostengono che sia stato il movimento che ci ha portato ad un mondo “utopicamente” migliore e molti altri sostengono invece il contrario, ovvero che sia stato un movimento che ha spaccato e distrutto la moralità e la stabilità politica mondiale fondata su valori “di libertà”.
La contestazione giovanile ha avuto il suo culmine nel Maggio Parigino del '68 designando in maniera globale l'insieme dei movimenti di rivolta verificatisi in Francia nel maggio-giugno 1968. Detti movimenti, hanno costituito un periodo ed una cesura significativi nella storia contemporanea francese, ed europea, caratterizzato da una vasta rivolta spontanea, di insieme sociale, politico e anche filosofico, indirizzato contro la società tradizionale, il capitalista di impronta americana e potere Gollista. I giovani cominciarono a gridare Scatenati guillotine, guillotine, guillotine, la CGIL francese preoccupata della degenerazione della protesta, fece scendere in sciopero gli operai francesi che placarono gli animi fino a far scemare le contestazioni giovanili. Gli eventi del “68” restano il più importante movimento sociale della storia Francese ed Europea del XX secolo.
Negli anni immediatamente successivi al Concilio, Papa Paolo VI e i suoi successori dovettero infatti fare i conti con una profonda emorragia di sacerdoti e religiosi che interpretarono l'attenzione al mondo in maniera diversa dall'effettiva dottrina della Chiesa. Prese forza il movimento dei “preti operai”, già attivo dal secondo dopoguerra in Francia, ma che dopo il Concilio trovò nuovo vigore, grazie anche all'approvazione da parte dello stesso Paolo VI di tale pratica, precedentemente ritenuta illegittima da Pio XII e Giovanni XXIII. Nacquero le “ Comunità Cristiane Di Base” le quali, soprattutto in Sud America, testimoniarono la vitalità delle Chiese locali che assunsero una dimensione assai rilevante che dura ancora oggi. Sempre in America Latina, molti teologi seguaci della teologia della liberazione, abbracciarono la lotta marxista. Da parte opposta, Monsignor Lefevre rifiutò invece la riforma della liturgia ed altri pronunciamenti di "apertura" del Concilio, tra cui quelli sull'ecumenismo, ponendosi di fatto in una situazione di rottura con la Chiesa di Roma.
Si da avvio, all'era “Comunionista” meglio conosciuta come “Compromesso Storico”, basato economicamente sull'Economia Sociale di Mercato in sostituzione dell'economia tradizionale basata sul lavoro anche individuale e imprenditoriale.
Al contempo si frantumano le formazioni politiche in diversi partiti e partitini creando “confusione filosofica” che genera le più disparate maggioranze politiche.
A partire dal 1970, si mettono le basi di una lenta e progressiva “rivoluzione” economica e sociale caratterizzata dalla crisi petrolifera, l'applicazione di una nova tassa sui consumi “l'IVA” una “mina” vacante che destabilizza i valori tradizionale delle merci, non solo, inizia l'espansione delle catene di supermercati, che iniziano radicarsi sul territorio fino all'abrogazione della legge 426 del 11 giugno 71 Relatore on Aliverti con la consulenza del sottoscritto. La legge venne abrogata i primi anni 90 con l'entrata in vigore del trattato di Maastricht. Il Trattato di Maastricht prescrive espressamente che la politica economica degli Stati membri sia conforme ai principi di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza. La potente lobby della G.D.O. per non pagare le licenze, “ottiene” liberalizzazione del commercio, decretando una lenta e inarrestabile agonia e della piccola distribuzione residente nei centri storici. A seguire, una nuova ondata di liberalizzazione del commercio mondiale, anche attraverso accordi e istituzioni internazionali appositamente concepite a partire dal GATT finalizzate all'abolizione progressiva delle barriere al commercio internazionale, e all'istituzione di un “capitalismo selvaggio” senza confini dove è in discussione il “Made In....”
IL GATT è il “Sigla (dall'inglese General Agreement on Tarifs and Trade) con la quale è noto l'accordo generale sulle tariffe e sul commercio, concluso a Ginevra nell'ottobre del 1947. Con il GATT si da inizio ad una serie di accorsi internazionali di seguito WTO, GATS, ITO, ICE, UMCIAD, DSU, BW, AMF, OCM, TISA, TTIP, ( Transatlantic Trade and Investment Partnership ) tradotto “Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti” Quest'ultimo trattato molto controverso. Se il progetto avrà successo, sarà la più grande area di libero scambio esistente, poiché UE e USA rappresentano circa la metà del PIL mondiale e un terzo del commercio mondiale. L'accordo potrebbe essere esteso ad altri paesi con cui le due controparti hanno già in vigore accordi di libero scambio, in particolare i paesi membri della Nort American Free Trade Agreemente (NAFTA) e dell'Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA). Organizzazioni para bancarie create per l'acquisizione dei beni e servizi delle nazioni aderenti al sistema globalizzato.
Quanto ai rapporti tra GATT e Comunità Europea prima, ed Unione Europea poi, sono regolati, nel diritto comunitario, dall'articolo 113 del Trattato di Roma (come successivamente modificato dal Trattato di Maastricht il quale attribuisce all'Unione Europea una competenza esclusiva in materia di politica commerciale comune, fondata su principi uniformi, specialmente per quanto concerne le modificazioni tariffarie, e la conclusione di accordi tariffari e commerciali, l'uniformazione delle misure di liberalizzazione, la politica di esportazione, nonché le misure di difesa commerciale, tra cui quelle da adottarsi in casi di “dumping” e di sovvenzioni. Con “dumping” si indica, nell'ambito del diritto, una procedura di vendita di un bene o di un servizio su di un mercato estero ad un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita del medesimo prodotto nel mercato di origine. L'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), conosciuta anche con il nome inglese di World Trade Organization (WTO), è un'organizzazione internazionale creata allo scopo di supervisionare numerosi accordi commerciali tra gli stati membri. Vi aderirono, a luglio del 2008, 153 Paesi a cui si aggiungono 30 Paesi osservatori, che rappresentano circa il 97% del commercio mondiale di beni e servizi. La “globalizzazione” Le vendite in “dumpingsono state disciplinate dalle norme internazionali antidumping (che sono state incluse progressivamente nell'ambito del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT 1947) e che pertanto, oggi sono previste dall'Organizzazione Mondiale del Commercio, ma sono altresì contemplate dal Diritto Comunitario a tutela della libera concorrenza in quanto capaci di determinare gravi distorsioni sul mercato di importazione e di attribuire un vantaggio di base all'impresa importatrice nei confronti degli altri soggetti (produttori o esportatori) che operano nel mercato di importazione per lo stesso bene o servizio.
Nel settembre del 1978 Papa Luciani in una delle poche udienze pubbliche si dichiarò contrario alla proprietà privata schierandosi all'estrema sinistra dello schieramento politico tradizionale ecclesiastico. Dando all'ermeneutica del Concilio una posizione penalizzante nei confronti della cultura, delle arti dei mestieri esercitati dai Credenti.
Nella “palude” di degli accordi internazionali si nasconde una “feroce” forma di capitalismo d'assalto senza controllo che porterà alla “schiavizzazione” delle nuove generazioni. Un capitalismo che specula su tutto, anche su gli alimenti per la sopravvivenza alimentare dell'umanità per me non è capitalismo. E' “sciacallaggio” economico. Un capitalismo che sta centralizzando tutta l'economia creerà schiavismo “selvaggio” tanto selvaggio da appropiarsi anche della micro economia frutto di risparmio e di lavoro per garantire un futuro ai figli e per le emergenze della vita. Ho la sensazione che tutto questo faccia parte di una strategia preordinata che con la scusa del debito stanno centralizzando le proprietà dello stato e successivamente quelli dei cittadini. Da qui forse l'invito alla “povertà” predicata da Papa Francesco A meta degli anni 80 comincia una graduale impennata del debito pubblico italiano che dando inizio alle privatizzazioni. Tanto che già nel 1992 comincia il processo di “privatizzazione” del patrimonio pubblico italiano concordato complice una crociera panfilo Britannia. I “croceristi del Britannia” oggi presidiano le cariche più importanti dello Stato italiano e della UE. Mancano solo o Prodi o Amato alla carica di Presidente della Repubblica chiudendo il “cerchio” per un possibile progetto “dittatoriale” economico politico a dimensione internazionale. Non si riesce a capire, come mai, nonostante tutto il patrimonio alienato, e la estrema pressione fiscale, continui a crescere il debito pubblico. Non credo di scrivere eresie, se penso che c'è tutto un disegno preciso per accaparrarsi il patrimonio pubblico degli stati occidentali da parte di un organismo “Ombra” di cui non si conoscono i connotati. Inoltre la “speculazione” sta acquistando intere Regioni in paesi sottosviluppati per acquisire le ricchezze di superficie e sotterranee, ribaltando il principio della “concessione” a favore della proprietà. Il rovescio della medaglia è rappresentato dai flussi migratori causati dai nuovi “padroni” che non gradiscono “estranei” nelle loro proprietà acquisite con il “vile” denaro. Questo tipo di speculazione, sta livellando l'economia dei cittadini ridotti in povertà con il contraltare di una “nomenclatura” sempre più ampia e ad alto reddito sovente di natura “discutibile”. E' di questi giorni la scoperta della vergognosa speculazione sulla pelle degli immigrati perpetrate delle cooperative addette alla cura degli immigrati. Non escludo che nel prossimo futuro un nuovo “ordine mondiale” possa stravolgere l'organizzazione governativa operante all'interno dei confini nazionali che conosciamo. Cambierà il sistema di vita, dei popoli. Il mondo non sarà governato dalle leggi dettate a Mosè dal Dio creatore del cielo e della terra, ma dal “Dio Denaro” senz'anima “affamato” di una vorace e insaziabile ricchezza. Ho il grande sospetto che la battaglia finale sarà a favore del Dio Denaro Un ordine mondiale, dove il mondo occidentale dovrà pagare un prezzo più alto, a causa del vortice del “presunto” indebitamento, complice una classe politica “inetta” e “asservita” e perché no, anche “corrotta”. Il nuovo sistema economico gestito da “poteri occulti” tutti da identificare, hanno prodotto accordi internazionali, proposti e gestiti da politici o sedicenti tali, che ci hanno portato al tracollo finanziario soprattutto del mondo occidentale. Prendiamo il caso della Grecia, una popolazione di circa 11.milioni di abitanti, pari al 2,2% della popolazione europea che è di circa 730 milioni di abitanti? Credo di no. Allora? Quel giorno ( il 9 maggio del 50) al Quai d'Orsay di Parigi nel Salon de L'Horologe, Schuman propose il progetto di unità delle nazioni: Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemdurgo, e Paesi Bassi. Da qui nacque G7. Ovvero sette nazioni avevano il sistema industriale più potente del mondo. Oggi l'economia è distribuita nel G 20 causando pianificazione in basso dei renditi individuali vittime anche dell'”oppressione fiscale”. In sintesi i paesi emergenti applicando senza volerlo la politica economica dettata dalla “Rerum Novarum” stanno crescendo economicamente. Mentre il mondo occidentale post Conciliare “affonda” drammaticamente in una “crisi” senza fine. Cito una frase attribuita a Papa Paolo VI, da Alessandro Gnocchi e Mario Palamaro nel loro libro “La Bella Addormentata” Si credeva che dopo il Concilio, sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E' venuta invece, una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza” Posso azzardarmi a scrivere che ha avuto una lungimirante previsione.
Dagli anni 60 in poi, nella chiesa, chiunque si è alzato a contestare l'autorità e la gerarchia è stato accolto come “profeta”da un popolo di Dio entusiasticamente inclinato al “tumulto”. (ndr)
Un fenomeno inedito per proporzioni diffusione e virulenza che ha portato Paolo VI a parlare di “Fumo di Satana entrato nel tempio di Dio”. Giovanni Paolo II di “apostasia silenziosa”, e Benedetto XVI di “sporcizia nella Chiesa”
Anche Marcello Pera e l'allora Cardinale Joseph Ratzingher, poi Papa Benedetto XVI, scrissero un libro “Senza Radici” (Europa, Relativismo, Cristianesimo, Islam) abili “fotografi” della realtà attuale in tutto il suo complesso. Come se l'umanità dovesse essere “sradicata” dalle proprie abitudini e “trapiantarla” in un altro habitat di cui non si conosce il grado di fertilità. Attecchirà?
Papa Francesco “integralista” post “conciliare” vuole una Chiesa Povera per i Poveri. Con l'impoverimento del ceto medio si è ampliato il tessuto sociale nella povertà, che vive nell'umiliazione e negli stenti dormendo nei ricoveri più disparati comprese le stazioni e auroporti. Di contro, una classe dirigente pubblica opulenta frutto spesso d'illecito comportamento, irrispettoso del “lavoro” e dei “contribuenti”. A conclusione mi domando chi guiderà la politica economica in Italia? Papa Francesco vuole la Chiesa Povera per i Poveri e Matteo Renzi enuncia Crescita e Sviluppo Chi vincerà la sfida? Non c'è sfida! Perderà il Popolo; che dal 2008 l'immobilismo della politica economica sia dell'Italia che dell'Europa porterà i popoli inesorabilmente verso la povertà e la disperazione.


venerdì 10 ottobre 2014

L'EUROPA UNITA? L'INCOMPIUTA DISORIENTATA NEI MEANDRI DELLA GLOBALIZZAZIONE


Di Paolo Pellicciari

Già Luigi Enaudi nel 1897 ebbe a scrivere un articolo sul giornale “La Stampa” dal titolo “ Stati Uniti d'Europa” scrisse:La federazioe europea nascerà dalla diffidenza e dalla insicurezza reciproca e non dall’amor fraterno e dagli ideali umanitari, ma non sarà tuttavia meno gloriosa”.
I fatti di questo ultimo secolo, hanno dimostrato la visione precorritrice, della notevole analisi di un intellettuale che diventerà, alcuni anni dopo, il primo e il più idoneo Presidente della Repubblica.
Nel marzo del 1957 si firmarono a Roma gli accordi per la costituzione della UE. La lenta costruzione europea che conosciamo oggi, nasce da una frammentazione d'accordi che hanno creato un imponente architettura ancora incompleta con molte sfaccettature incomprensibili e deludenti.
Dall'articolo di Luigi Enaudi sono scoppiate due guerre mondiali con la loro genesi di nazionalismi europei frutto di una incontrollata esibizione di potenza, di odi manifesti che da Napoleone con la sconfitta di Waterloo mancò la “costituzione” dell'Europa. La battaglia di Waterloo Fu l'ultima battaglia di Napoleone che segnò la sua definitiva sconfitta è stata una delle più combattute e sanguinose delle guerre napoleoniche. Napoleone, Giulio Cesare, Alessandro Magno, Carlo Magno... tutti uomini che "hanno fatto la Storia", ma le hanno davvero impresso un corso diverso? O si sono semplicemente messi grazie alle loro abilità alla testa di forze storiche indipendenti da loro? Senza la loro esistenza, il mondo sarebbe stato radicalmente diverso o per concetti generali sarebbe stato lo stesso? Riprendendo la metafora di non so quale utente del forum, la Storia è come un'enorme nave in movimento. Nessuna forza umana può cambiare drasticamente la direzione di una nave, la si può influenzare lentamente, ma il 'timone della Storia' rimane nella stessa mano troppo poco tempo per darle un corso veramente diverso. E inoltre la direzione di massima della nave la decidono i venti e le correnti, al di fuori dell'arbitrio umano. Insomma ritengo che senza Cesare ed Augusto la Repubblica Romana si sarebbe comunque trasformata in Principato; senza Carlo Magno l'ex impero d'Occidente avrebbe comunque trovato una sua unità. Senza Napoleone l'Europa sarebbe comunque diventata liberal-borghese; Le due guerre mondiali del Novecento hanno la loro genesi nei nazionalismi europei, che sono a loro volta il prodotto di una incontrollata volontà di potenza e di accesi odi atavici che, dalle guerre napoleoniche si trascinano fino alle macerie dell’aprile 1945. Dopo a drammatica esperienza, le classi dirigenti dell’Europa occidentale, hanno compreso che occorreva creare una istituzione per una cooperazione stabile, per evitare nuovi conflitti e divisioni. L’Europa che nasce nel secondo dopoguerra ha una matrice continentale saldata sull’asse Parigi – Bonn. Senza la condivisione d'intenti tra la Francia e la Germania la Comunità Europea non sarebbe esistita. I francesi Robert Schuman e Jean Monnet capiscono che la Francia e la Germania dovessero creare un armistizio permanente per mettere solide basi della nuova Europa, ma Unita. Nasce la prima Europa dei 6 (Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo). Jean Monnet nel febbraio 1955 già vagheggiava di dare vita agli Stati Uniti d'Europa. Il trattato di Roma del 1957 stabilisce le modalità di un’unione doganale, con comuni politiche agricole e commerciali come la libera circolazione delle merci e delle persone. I rappresentanti politici europei, perdono la grande occasione di creare gli Stati Uniti d'Europa. Uno Stato Federale coordinatore delle politiche sociali ed economiche punto di riferimento per gli stati membri sotto una unica politica monetaria, economica, industriale, estera, della difesa,dell'energia e sociale. L'Europa che delle sette nazioni più industriali al mondo ne aveva cinque, una grande potenza economica.
Persa l'occasione di fondare gli Stati Uniti d'Europa, si è creato una aggregazione di Stati con diverse identità politiche, economiche, culturali ed etniche alla ricerca di una identità, mentre l'imperversare di scorribande di diverse etnie economiche, che la stanno predando i “gioielli di famiglia” europei con la complicità dell'immobilismo della classe politica delle nazioni che costituiscono la Comunità Europea.
Il successo di questa iniziativa è denotato dalla richiesta di ingresso di Gran Bretagna (De Gaulle ne aveva impedito l’ingresso negli anni Sessanta), Irlanda e Danimarca che entrano nel 1973, non certo per convinta vocazione europeista, ma per convenienza, specialmente la Gran Bretagna anche se rimarrà sempre ritrosa (come oggi Cameron) a cedere pezzi della sua sovranità all’Europa.
Tutti i successivi allargamenti della Comunità – che dal primo novembre 1993 diventa Unione europea – non nascono da ragioni ideali, ma i nuovi Stati entranti valutano con interesse l’area europea perché garantisce una più rapida crescita e una maggiore stabilità economica. Oggi gli Stati membri sono 27, 17 paesi hanno l’euro come moneta e la Lettonia, in rapida espansione economica, ha chiesto di adottarlo.
Il passo successivo – che ha portato alla creazione dell’Unione Europea – poggia su tre pilastri: una politica estera e una sicurezza comuni, una giustizia comune, un’economia monetaria. Sul secondo e terzo punto sono stati fatti importanti passi avanti, ma su politica estera e difesa comune l’Unione europea ha subito clamorose sconfitte che ne hanno svilito il peso internazionale: in tutte le fasi delle guerre di decomposizione della ex Jugoslavia negli anni Novanta, l’Europa non è riuscita ad avere una linea comune privandosi della forza diplomatica necessaria a costruire un processo di pace. In Serbia e in Kosovo, nel cuore del continente europeo, sono dovuti intervenire la Nato e gli Stati Uniti; dopo l’invasione Usa dell’Iraq nel marzo 2003, l’Unione europea si è presentata un’altra volta in ordine sparso con differenti posizioni: Gran Bretagna e Polonia hanno inviato delle truppe, l’Italia ha fornito l’appoggio diplomatico, la Francia e la Germania si sono opposte al conflitto.
Sul piano economico l’attuale Patto di Stabilità e Crescita è distante dalle esigenze di rilancio. Possibile che in un’Europa dove la somma del prodotto interno lordo dei singoli Paesi sarebbe da prima potenza mondiale, non si riesca a concepire che modeste politiche all’insegna dell’austerità, a loro volta fautrici di ulteriore recessione?
Altro punto dolente: l’Unione europea è un presidio di democrazia? Teoricamente sì, ma il governo dell’ungherese Viktor Orban sta infrangendo il diritto comunitario con una serie di provvedimenti liberticidi come la riduzione dell’autonomia del potere giudiziario e la limitazione della libertà di stampa. Le istituzioni europee hanno espresso le loro critiche, ma oltre a questo non si è andati, con la conclusione che nell’Ue può starci anche un Paese a democrazia limitata come l’Ungheria.
Molte cose mancano ancora all’Europa: una costituzione (abbandonata nel 2009 dopo le bocciature referendarie in Francia e Olanda), un governo e un presidente eletti dai cittadini.
L’integrazione europea è giunta a un punto che richiede passi successivi. Se questa Europa rimane incompiuta rischia di sgretolarsi al persistere delle crisi, all’affiorare di populismi e localismi. Più che idealismo (nessun dubbio che l’europeismo sia una nobile aspirazione) serve – sempre e soltanto – un’istituzione che si accrediti per la sua capacità di arginare la crisi andando oltre ciò che i singoli Stati non riescono a fare. E’ giusto che i cittadini facciano un passo verso l’Europa, ma è indispensabile che l’Europa agisca in forma trasparente nell’interesse dei suoi cittadini, a cominciare da quelli in difficoltà economica e in cerca di lavoro. Se vogliamo morire europei – dopo essere nati francesi, tedeschi o italiani – non c’è altra strada.
Non ci vuole la palla di cristallo per capire la necessità di avviare al più presto il progetto Stati Uniti d'Europa, considerando che le nostre nazioni stanno diventando troppo piccole in prospettiva di un mondo globalizzato, dove le nuove potenze economiche emergenti entreranno in competizione con l'Europa che resterà debole se non deprivatizza il sistema delle banche centrali e con esse la BCE e ricondurre i processi economici sotto il controllo del parlamento europeo e dei parlamenti nazionali.
A seguire necessità legiferare sulle valutazioni delle società di rating che, quali soggetti privati, possono o potrebbero manipolare il mercato finanziario a favore del sistema bancario speculativo.
I "rating" sono dei voti su una scala predeterminata, generalmente espressa in termini di lettere e/o altri simboli. Esistono molte agenzie di rating, ma le più conosciute e influenti sono la Standard & Poor's, Moody's Investor Service e Fich Ratings. Queste società fondate per aiutare ad affrontare i problemi di asimmetria informativa presenti sul mercato al fine di aumentarne l'efficienza a livello globale fornendo informazioni utili d'investimento.
Gli investitori presenti sui mercati si affidano infatti ai giudizi emessi dalle agenzie di rating per decidere quali titoli comprare e in che misura, a seconda della predisposizione al rischio dei soggetti investitori. Non solo, ma possono condizionare le politiche economiche degli stati sempre con l'obbiettivo speculativo.
Il 13 febbraio 2012, l'agenzia di Rating Moody's ha declassato gran parte dei paesi europei, in particolare il debito dell'Italia è stato declassato da A2 ad A3, con outlook negativo, suscitando critiche nell'ambiente economico e dello stesso governo italiano
Lo stesso governatore della BCE, Mario Draghi, ha recentemente affermato come "bisognerebbe imparare a vivere senza le agenzie di rating o quanto meno imparare a fare meno affidamento sui loro giudizi".


mercoledì 25 giugno 2014

La privatizzazione delle “Società partecipate”da 8mila a Mille in tre anni
General Agreement on Trade il Service
(Accordo Generale sul Commercio di Servizi)
Di Paolo Pellicciari,

L'organizzazione inizia la sua attività nel 1995, dopo la conclusione dell'Uruguai Round, sostituendo il “GATT” General Agreement on Tariffs and Trade. Un foro mondiale per la liberalizzazione degli scambi. Concetti e termini presenti nel “GATS” mutati dal più recente “GATT” con importantissime differenze. L'influenza del “GATT” è molto maggiore. La definizione di commercio di servizi tra le righe del “GATT” si amplia ben oltre la tradizionale di scambio transfrontaliero, con l'inclusione del movimento dei consumatori e delle realtà produttive (capitali e lavoro) fino ad arrivare alla codificazione dei fornitori di servizi quali commercianti, produttori, distributori e così via.
Di fatto si sta riducendo l'influenza del GATS a favore del GATS di cui la previsione che gode di un ampio spazio d'influenza per la libertà comportamentale frutto di negoziazioni e sottoscrizioni d'impegni da parte dei singoli paesi membri. Va chiarito, che nonostante il risultato dell' “Uruguay Round”, l'accordo GATS nel 1995 non ha portato ad una definitiva liberalizzazione dei servizi su scala mondiale, quanto alla definizione di regole vincolanti e di meccanismi per avanzare in modo graduale il processo di liberalizzazione e di globalizzazione nella gestione dei servizi.
Occorre ricordare inoltre che l'assenza di una specifica definizione di “beni” nel GATT non ha apparentemente provocato nessun disagio. Gli ex membri del GATT optarono per una classificazione dei settori di servizi; Servizi Commerciali; Servizi di Comunicazione; Edilizia e servizi di Ingegneria e Connessi; Servizi di Distribuzione; Servizi D'insegnamento; Servizi Ambientali; Servizi Finanziari; Servizi sanitari e sociali; Servizi Turistici e Connessi; Servizi Ricreativi, Culturali e Sportivi; Servizi di Trasporto; Servizi D'igiene Ambientale e Altri servizi.
Trattare questi argomenti non è facile. La ricostruzione del calendario degli accordi internazionali è difficile e complicato, si ha la sensazione di entrare in un negozio di scarpe, dove ogni scatola contiene un paio di scarpe di diverso colore e foggia, con una apparente diversità, ma costruite con lo stesso materiale. “Cuoio e Pelle”. In politica economica internazionale abbiamo a che fare con una moltitudine di organizzazioni dove ci vuole un satellitare per orizzontarsi.
I Cinesi hanno fatto le “scatole” e il mondo occidentale le ha riempite
GATT, GATS, WTO, ITO, ICE, UNICIAD, PSU, BW, AMF, OMC, TISA, e tante altre organizzazioni con presidenti, consigli d'amministrazione, con una complessa macchina operativa burocratica, che cambierà il sistema “economico-politico” continentale, nazionale, e regionale, al fine di concentrare le ricchezze del mondo, a scapito del “benessere” dei cittadini delle attuali e prossime generazioni.
Con gli accordi del GATS, tra pochi anni saranno privatizzati tutti i servizi considerati pubblici per antonomasia. E' iniziato da tempo l'adeguamento al Assisteremo, tra qualche anno, al processo di privatizzazione dei servizi come sopra elencati oggi gestiti dalle società “partecipate” costituite alla bisogna per “appropriarsi” dei sevizi pubblici e frne soggetti privati che erogano a pagamento. Il rovescio della medaglia verrà ribaltato il processo democratico con una dittatura di tipo economico. Ho già ho scritto un articolo dal titolo “il Banchismo” la Dittatura del Terzo Millennio.
L'accordo GATS, si compone di una serie di principi di applicazione nei vari settori d'intervento. I principi del GATS regolano il processo di liberalizzazione progressiva, che ha luogo con l'assunzione da parte degli stati Membri di impegni specifici, che scaturiranno da negoziati ciclici, previsti dal capitolo IV. C'è da ricordare la clusola della nazione più favorita (NPF) all'articolo II. Sono parte integrante del GATS anche alcuni allegati, che definiscono regole specifiche ad alcuni settori quali i trasporti aerei, le telecomunicazioni, i servizi finanziari e le persone fisiche.
Non si può non citare l'accordo TISA (Trade in Services Agreement) un trattato internazionale di Lobby e governi per liberalizzare e “appropriarsi” dei Servizi, dei dati personali e della sanità.
No dimentichiamo che gli ospedali del Lazio, sono passati all “Sanit. Imm” (Sanità Immobiliare) che dovrebbe far capo a 4 banche di quelle che stanno acquisendo il patrimonio del demanio dello stato. L'accordo Tisa, riguarderà, anche sanitari dove i cittadini potranno usufruirne solo con la carta di credito.
E' un trattato TISA, che non riguarda le merci, ma i servizi, ovvero il cuore dell'economia dei paesi sviluppati come l'Italia, che è uno dei paesi che lo sta negoziando attraverso la Commissione Europea. Gli interessi in gioco sono enormi; Il settore servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e produce il 70% del prodotto interno lordo globale.
La Lobby Americana più aggressiva è la “Coalition of Services Industries” che porta vanti un'agenda di privatizzazioni dei servizi, dove Stati e Governi sono semplicemente visti come un intralcio al Business. << Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e secondo fattori basati sul mercato, e non sui governi >> Il documento è ancora Top Sicret l'artico svela solo i fondamentali dell'accordo, ma fa una fotografia la politica economica del prossimo futuro. Non ci vuole la palla di cristallo per capire cosa succederà alle società di servizio a capitale pubblico saranno cedute a aziende che per la loro spregiudicatezza guarderanno solo al profitto, con tutti i risvolti del caso. Se i Sindaci si preoccupano degli interessi dei cittadini devono svuotare le società partecipate di beni di servizio, immobiliari, mezzi tecnici e tornare a gestire in proprio le risorse patrimoniali ed economiche. In sintesi difendere la “cassa forte” dei Comuni e dei cittadini.


domenica 22 giugno 2014

POVERI GRECI,
RESPONSABILI DI UN “DEBITO” DI CI NON CONOSCONO LE RAGIONI.
DI Paolo Pellicciari

Poveri greci hanno un mare di debiti senza sapere perchè. “Ricordo una sentenza della Corte di Giustizia Europea. Nell'agosto 2010, la giornalista greca Gabi Thsing del quotidiano BLOOMBERG chiese alla BCE (Banca Centrale Europea) l'accesso a due documenti relativi ad operazioni condotte fuori borsa sui titoli del debito pubblico Greco. La richiesta fu respinta dalla BCE costringendo la tenace giornalista a fare ricorso alla Corte Europea di Giustizia per vedere accolta la sua richiesta. Nulla di fatto, la Corte (sentenza nella causa T-590/10, Gabi Thesing e Bloomberg Finance LP /BCE) respinge il ricorso. Di seguito l'estratto bel comunicato stampa della Corte. “ Il Tribunale ritiene che l BCE non abbia omesso un errore manifesto di valutazione considerando che la divulgazione del documento avrebbe arrecato un pregiudizio effettivo e concreto nell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell'Unione e della Grecia.”
Leggendo le cronache politico-economiche di questi ultimi anni, mi allarmo sempre di più per il futuro della nostra democrazia che si sta dissolvendo come neve al sole.
Scrive M. Santopadre: “Il governo ellenico vuole assolutamente riempire le casse dello Stato. Una recente legge permette di rinchiudere i cittadini che devono al fisco più di 5000 euro, e allo scopo il gocerno pensa a riconvertire le vecchie caserme abbandonate in pseudo prigioni”.
Il dio Denaro, non ammette errori ne evasori, il suo “dominio” si innalza sopra l'Europa rivendicando una autorità che impone sacrifici a causa delle assurde politiche applicate dai vari governi compreso l'Italia. La Grecia, è piena di cittadini insolventi nei confronti dello Stato, a causa della pressione fiscale in continuo aumento, causando povertà sociale e disoccupazione e fame.
Il vecchio Yahvè che malediva e falcidiava con tormente e malattie, il popolo stanco e riottoso alla forzata “adorazione”. La “politica sociale” del Governo Greco,è quella di spremere con tutti i mezzi i cittadini, aziende e famiglie imponendo loro il pagare un debito pubblico dello Stato, a causa di una falsa politica neoliberista, di Bruxelles che, con l'introduzione dell'Euro e del Fiscal Compact è diventata legge.
Il Capo del governo, non sembra interessato a cambiare politica nonostante le sue fallimentari scelte fin qui attuate. L'esecutivo “telecomandato” da Bruxelles e Francoforte, mira più a rimpinguare le casse dello Stato, “estorcendo” i cittadini le tasse e i debiti non pagati, anche a costo di rinchiuderli in una fattispecie di campo di concentramento. Che sarà affollato solo di “poveri”. I grossi imprenditori di solito la fanno franca.
L'assurda proposta, è stata discussa in parlamento giorno fa, da vice ministro della Giustizia. Chi non paga i sui debiti entro quattro mesi dalla scadenza verrà punito e rinchiuso per un anno nelle ex caserme che stanno predisponendo.
Si tratta di uno “scherzo” o di una “provocazione”? Lo vedremo presto. Il vice ministro è intervenuto nuovamente sulla questione, nelle caserme prigione andranno in pochi, molti avranno i braccialetto elettronico e lavorare gratuitamente in una sorta di carceri agricole dove ogni giorno di lavoro equivale ad un giorno di carcere.
Nel frattempo, la Grecia, mette all'asta la spiaggia oasi delle tartarughe. Dune di sabbia, lunghe spiagge bianche con acqua cristallina, foreste di cedri, uno dei paradisi più belli del mediterraneo.
Il fondo per la valorizzazione e privatizzazione delle proprietà pubbliche voluto dalla Trojka (in sigla Hradf) ha inserito i 175 ettari dell'isola, incluse le spiagge di Simos e Sarakiniko considerate tra le 10 più belle del Mediterraneo e forse del mondo, nella lista delle 109 proprietà pubbliche se non in vendita da dare in uso esclusivo per una cinquantina d'anni.
La comunità locale e gli ambientalisti protestano. L'ex sindaco Panagiotis Psaromidis passata la sorpresa - l'amministrazione municipale non è stata neanche avvertita - ha preso carta e penna e ha scritto al presidente del Fondo e al ministero ellenico delle Finanze per chiedere la sospensione dell'operazione di messa all'asta. Ma ha ricevuto solo una striminzita e laconica letterina di risposta dall'Hradf in cui tenta di rassicurare sullo «sviluppo dolce e rispettoso dell'ambiente» e sul mantenimento del libero accesso alle spiagge per non meglio precisati «bagnanti». Il fatto è che l'isola di Elofonisos finora era una riserva naturale, inserita tra l'altro nei programmi Natura 2000 del Fondo europeo per l'ambiente. Una riserva integrale dove, spiegano gli ambientalisti che hanno ora lanciato una petizione internazionale sul sito Avaaz per fermare la vendita, dove oltre ai gigli di mare e ad una specie antica e rara di cedro mediterraneo, vanno a nidificare le tartarughe marine. Adesso, secondo i progetti che si stanno facendo avanti, dovrebbe diventare un parco marino privato, con relativa cementificazione: alberghi, case vacanza a schiera, servizi alla clientela d'élite come noleggio di moto d'acqua e attracchi per nautica da diporto. E le povere tartarughe? “Chi sse ne frega!
E uno sviluppo poco rispettoso dell'ambiente di cui la comunità locale dovrà solo prendere atto, senza alcuna voce in capitolo. Il caso dell'isola di Elofonisos è soltanto la punta di un iceberg, se così si può chiamare la mole delle privatizzazioni che sta attualmente schiacciando la Grecia e che su indicazione della Trojka (Fmi, Bce e Ue) dovrà essere attuato entro il 2020. Principale strumento ne è il Fondo per lo sviluppo degli asset - l'Hradf, appunto, o Hellenic Repubblic Asset Development Fund - che negli obiettivi del governo di centrodestra di Antonis Samaras dovrà reperire 50 miliardi di euro nei prossimi sei anni mettendo in vendita qualcosa come metà delle ricchezze del Paese, isole e spiagge incluse. È sulla base di questo piano che il Fondo Monetario Internazionale ha sbloccato, solo tre giorni fa, 240 miliardi di euro di aiuti internazionali, forniti per la maggior parte dal resto dell'Eurozona. I partner dell'area euro il mese scorso si sono accordati per l'erogazione di un prestito da 8,3 miliardi di euro in tre rate entro agosto. Il programma di salvataggio dovrebbe concludersi alla fine del 2014, ma il Fondo monetario internazionale continuerà a erogare alcuni prestiti fino al 2016. E così lo Stato ellenico ha potuto recentemente reimmettersi nel mercato dei titoli pubblici. L'ondata di privatizzazioni è solo all'inizio. L'area dell'ex aeroporto Hellenikon di Atene è andata per 95 milioni di euro ad una società a maggioranza cinese, la società del gas Desfa è andata alla società azera Socar per 400 milioni, il porto industriale del Pireo diventerà il terminal europeo per il colosso cinese Cosco che ha versato alle casse statali 700 milioni. Ma nella lista dell'Hradf sono finiti anche catene di alberghi, decine di immobili di pregio nel quartiere commerciale della Plaka ad Atene, a Rodi e a Nafplio, più la grande partita in corso della privatizzazione dei tanti porti turistici. Attualmente sono in fase avanzata di vendita quelli del progetto Nereidi che include porti e marine di Hydra, Alimos, Poros e Neo Epidaurus. Sono in corsa per lo più fondi di private equity turchi e greci, ma ci sono anche manifestazione d'interessi di imprenditori italiani come Paolo Vitelli della Azimut Benetti, interessato anche a rilevare il porto di Imperia dalla società fallita che faceva capo a Francesco Bellavista Caltagirone. Nel prossimo lotto messo all'asta ci dovrebbe essere anche il porto dell'isola di Santorini, gioiello delle Cicladi ormai letteralmente preso d'assalto dai nuovi turisti ricchi provenienti dalla Cina e dalla Russia, più le marine di Corfù e di Lefkada. Si tratta di affaroni per lo più. Ma non per il governo di Atene che finora ha incassato poco più di 3 milioni di euro dalle alienazioni dei gioielli del Tesoro. Non dappertutto però le svendite del patrimonio pubblico sono indolori. È il caso dell'isola di Elofonisos di cui dicevamo. Ma ancor di più è quello dell'azienda idrica di Salonicco, seconda città del Paese. Qui la società Eyath, finora partecipata solo al 5 per cento dal colosso francese Suez, è in attivo: genera 20 milioni di euro di profitto l'anno. Suez ora potrebbe aggiudicarsene il 51 per cento con appena 80 milioni da versare. Ma i cittadini di Salonicco stanno opponendo una ferma resistenza all'operazione di vendita. Hanno anche indetto un referendum popolare - appoggiato anche da Syriza - che ha coinciso con il secondo turno delle recenti amministrative, per cui ha votato oltre il 50 per cento degli elettori (213 mila contro la svendita su 218mila). Ma il governo Samaras si è affrettato a far sapere che considera la consultazione totalmente illegale. Alla faccia della democrazia.

lunedì 16 giugno 2014

MONEY ORGANIZATION SERVICES ECONOMICS
MO.S.E DI VENEZIA
“MODULO SPERIMENTALE ELETTROMECCANCO”

di Paolo Pellicciari

Il Mose di Venezia è balzato alle cronache per gli scandali che sono emersi dalle indagini della magistratura che ha portato all'arresto di 35 tra politici, amministratori oltre a 100 persone indagate.
Il MO.S.E ha una storia lunga alle spalle fa parte di quel giro di opere pubbliche iniziato già negli anni 50 e 60 come l'aeroporto di Fiumicino. Dunque un classico scandalo all'italiana ripreso dal film The Italian Job. Per realizzare una opera, i governi inviano miliardi a pioggia da gestiti da ignoti prestanome che organizzano società occulte per “disperdere” il flusso di denaro nelle varie “Scatole Cinesi” spesso in mano a politici di destra e di sinistra. In barba agli italiani. Un passaggio interessante dovrebbe essere ricordato. Nel gennaio del 1961, Giulio Andreotti, dallo scranno del governo del Senato disse: “io rispetto di più le persone della Camorra perché Pupetta Maggio che uccise l'assassino di suo marito a revolverate andrà in galera. Noi abbiamo nella Camorra politica di certi ambienti cose di meno nobili, perché si lanciano pietre e colpi di coltello senza rischiare niente senza mostrare il loro volto. In aula quel giorno si discuteva dell'Aeroporto di Fiumicino.
Lo scandalo dell'aeroporto di Fiumicino comincia già dalla posa della prima pietra avvenuta il 10 settembre del 1950. Costo previsto 29 miliardi di lire spesa complessiva finale 130 miliardi di lire.
La scio al lettore ogni commento.
Perché si è deciso di realizzare il Mose? Nel 1966, una mareggiata di quasi due metri, allagò la città di Venezia procurando danni enormi alle abitazioni e ai monumenti storici. Nel 1975, il Ministero dei Lavori Pubblici emana la legge speciale per Venezia, un appalto concorso internazionale per la progettazione e l'esecuzione degli interventi intesi alla conservazione dell'equilibrio idrogeologico della laguna.
Nel 1978, il ministro dei lavori pubblici chiude il concorso per l'assegnazione dei lavori. Nessun progetto fu considerato idoneo, per risolvere il problema dell'acqua alta. Però il ministero acquisisce tutti i progetti per poterli elaborare. Solo 4 anni più tardi ne 1982 parte il primo progetto elaborato da esperti e da docenti universitari e approvato dal consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Nello stesso anno viene fondato il Consorzio “Venezia Nuova” per la realizzazione degli interventi a salvaguardia di Venezia.
Ne 2002 cominciano ad arrivare i finanziamenti. I Comitato interministeriale finanzia il progetto del Mo.s.e co 450 milioni di Euro. Il 14 maggio del 2003 iniziano i lavori e nel 2006 il Consiglio dei ministri decide di procedere al suo completamento. Il costo complessivo è aumentato fino a raggiungere 5.493 miliardi di €uro. A oggi sono già stati finanziati 5.267 miliardi di cui 101 milioni di €uro assegnati con la legge di stabilità.
Oltre 50 anni per aver un'opera incompiuta costata fin ad oggi molti miliardi di €uro. C'è un ma! Non vorrei che si ripetesse quello che è successo nel lontano 2002 quando mani pulite distrassero l'opinione pubblica dalla cessione del sistema industriale dell'IRI, Con la scusa del debito pubblico italiano stanno vendendo diverse aziende pubbliche di notevole interesse industriale. Che lo scandalo Mose e Expo sia creato ad arte per “coprire” una di crociera sul “nuovo” Britannia il panfilo della Reggina Elisabetta rinnovato di recente? Ci può stare? Poesse!
Certo davanti a questi scandali, come non si può pensare a quel povero Pizzaiolo di Napoli che si è suicidato perché non ha potuto pagare una ingiunzione di 2000 € pagabile in 24 ore di tempo. Come non si può non pensare alle centinaia di “assassinati” dall'oppressione fiscale?
Le tangenti sul Mose, Expo come su tanti lavori pubblici, non dicono nulla di nuovo. Come cittadini siamo inermi, durante le elezioni ascoltiamo “sirene” che ci parlano di onestà, moralità, di trasparenza. Ma alla fine, in politica, tra il dire e il fare, c'è di mezzo l'oceano


15/06/2014

giovedì 22 maggio 2014

SIAMO TUTTI ITALIANI? NO SIAMO DIVISI IN DUE CATEGORIE PUBBLICI E PRIVATI

Siamo tutti italiani?
Si, sulla carta d'identità, ma nella realtà, apparteniamo a due categorie distinte, cittadini “dipendenti pubblici” e cittadini privati. Non a caso l'Italia patria dei dipendenti pubblici. Cinquantotto impiegati ogni mille abitanti.
I cittadini dipendenti pubblici, “godono” di benefit, il lavoro tranquillo senza affanni o patemi d'animo. Dirigenti con stipendi favolosi elevati allo stato di nababbi, che al massimo della carriere rientrano nella categoria di “alti burocrati” rientrando così nella categoria di aspiranti governativi per ambire ai massimi livelli dello stato. Ministri, Presidenti di Aziende di Stato, di Banche e quant'altro con appannaggi di di diversi “mila Euro” con l'aggiunta di liquidazioni stratosferiche.
Poi ci sono i Cittadini “Privati”. “Privati” viene dal “verbo privare”
L'Italia è l'unico grande Paese della Vecchia Europa con l'13% della popolazione è soggetta a “Gravi Privazioni Materiali” come il riscaldamento o l'impossibilità di mangiare carne, di vestirsi decentemente, mandare i figli a scuola, Pagare il ticket per i medicinali o l'impossibilità di mangiare carne, molti ricoveri ospedalieri avvengono per denutrizione. Fonte; Commissione Europea dedicata alle disuguaglianze in materia di salute tra gli stati membri.
I Cittadini “Privati”, italiani in UE subiscono secondo Tonio Borg Commissario Europeo alla Salute, presentando un report sull'aspettativa di vita nell'U.E. L'Italia è l'unico paese dei della U.E. Con una percentuale di popolazione soggetta a privazioni così elevate quasi doppie di Germania, Francia, e Inghilterra.
La povertà assoluta, aumenta non solo tra le famiglie di operai ma anche tra gli impiegati e i dirigenti e tra le famiglie dove i redditi da lavoro si associano ai redditi da pensione.
Un dato drammatico sono i minori in assoluta povertà, al sud sono un milione e 58 mila, e la povertà è più diffusa in Sicilia, Puglia e Calabria.
Una economia concorrenziale lascia poco spazio alla “crescita”, come dimostrato dal rapporto pubblicato dall'organizzazione per la Cooperazione Economica. I fattori di una povertà così diffusa sono più che altro ad una crisi economica che giorno per giorno a partire dal 2007 – 2008 sata azzerando lo stato sociale del nostro paese. Il tasso di disoccupazione elevatissimo, il livello di istruzione sta calando sempre di più ci colloca come fanalino di coda delle grandi potenze europee.
L'Italia arranca dietro alcuni paesi europei dove le economie mostrano un miglioramento nel corso del 1013. Aumentano le famiglie povere e cala il valore degli immobili. La recessione colpisce duro, gli italiani sono sempre più poveri. Tradotto in soldi, significa che sono stati bruciati 800 miliardi di Euro. Famiglie nel baratro della povertà un pensionato su due fatica ad arrivare alla fine del mese trovandosi così costretto a rimandare i pagamenti, intaccare i propri risparmi , a chiedere prestiti e aiuti a terzi. Purtroppo c'è da segnalare che il 37% della popolazione è arrivata a ridurre anche i consumi alimentari pur di andare avanti. “costretti” alla morte per mal nutrizione.
Le privazioni PRIVATI DELLA LIBERTA', PRIVATI DELLA DIGNITA', PRIVATI DEL NOSTRO BENESSERE, PRIVATI DEL BUON CIBO, PRIVATI DEL NOSTRO FUTURO, PRIVATI DEL NOSTRO LAVORO, PRIVATI DELLA SALUTE, PRIVATI DELLA PERSONALITA', PRIVATI DEI NOSTRI RICORDI, PRIVATI DELLA NOSTRA CULTURA, PRIVATI DELLA NOSTRA IDENTITA', PRIVATI DELLA NOSTRA CASA, PRIVATI DELLE NOSTRE AMBIZIONI, PRIVATI DEI NOSTRI GUADAGNI, PRIVATI DEI NOSTRI SOGNI, PRIVATI DEI NOSTRI DENARI, PRIVATI, PRIVATI DELLE NOSTRE BELLEZZE, PRIVATI DELLA NOSTRA AGRICOLTURA, PRIVATI DELLA NOSTRA GENIALITA', PRIVATI DELLE NOSTRE AMICIZIE, IN SOMMA SIAMO CITTADINI “PRIVATI” ESSERI “SCHIAVIZZATI” DAL “DIO” DENARO

mercoledì 2 aprile 2014

L'ECONOMIA EUROPEA IN UN LABIRINTO SENZA USCITA

Di Paolo Pellicciari

L'Europa? Ma quale Europa!
Questo articolo è stato ispirato dalla trasmissione di Lucia Annunziata in “Mezzora” ospite l'on. Franco Bassanini. Nell'intervista, Bassanini ha dichiarato che l'Italia ha versato “decine e decine di miliardi di Euro per sostenere le disastrate casse di Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. La questione mi ha fatto saltare dalla sedia, domandandomi, ho capito bene? Nel dubbio ho riascoltato l'intervista e sono caduti tutti i mie dubbi. Avevo capito bene.
La notizia meritava di certo un approfondimento per la sua incredulità. Possibile? Ma come! Ci dicono che stiamo nel bel mezzo di una crisi, dove noi cittadini siamo costretti ad una “oppressione” fiscale senza eguali, I piccoli imprenditori si suicidano, i “morosi” vengono espropriati dei loro beni, in sintesi stiamo nel pieno di una “catastrofe economica”, nonostante ciò, si esborsano “decine e decine” di miliardi di Euro per sostenere le economie del “PIGS”? (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna).
Nell'occasione sono stati sottoscritti Contratti milionari, in alcuni casi segreti e senza concorso, con l'avallo dalla Troika per i Paesi Piigs? E’ quanto sostiene il nuovo rapporto Observator Ue, secondo cui tra la Troika e società privata per le consulenze dei memorandum di Grecia, Cipro, Spagna Irlanda e Portogallo. Sarebbero intercorsi rapporti professionali per 80 milioni di euro. (ndr) Le società finanziarie in questione, hanno fornito consulenza per salvare i Paesi che in passato hanno seguito programmi di memorandum fiscali con procedure non trasparenti e senza alcuna garanzia onorate con cifre enormi.
Si legge nel rapporto che le aziende di consulenza finanziaria, hanno svolto un ruolo centrale nei salvataggi della zona euro e “sono a carico dei contribuenti di Cipro, Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna per più di 80 milioni”. Molto spesso la Troika consigliava agli Stati queste società al fine di stabilire quanto denaro era necessario per i paesi o ad appannaggio delle banche per evitare il fallimento. Citate la BlackRock, la Alvarez & Marsal, la Pimco e Oliver Wyman. Le “Scatole Cinesi” dell'Economia Europea. La loro esperienza “indipendente” è stata quindi utilizzata dalla Troika (Fmi, Bce e Ue) senza una gara pubblica e con il dubbio di potenziali conflitti di interesse, derivanti da collegamenti a fondi di investimento e altri fornitori di servizi finanziari. Oltre, a noti studi legali, figurano anche società contabili come Deloitte, Ernst & Young, KPMG e Pricewaterhouse Coopers (PwC).
Il sistema bancario ha affibbiato ai cittadini europei uno “sganassone” da oltre 500 miliardi di € per sanare le dissennate perdite economiche degli stati indebitati. Non solo, ma anche con lo spettro del prelievo forzoso dai risparmi dei cittadini. Poi ci si lamentano degli “euroscettici” o antieuropeisti.
Approfondendo l'argomento rimango con un interrogativo senza risposta chi sono i soggetti indebitati gli Stati o Banche?
Le nazioni dell' Eurotower , (la sede della BCE) stanno pagando a caro prezzo il salvataggio dei paesi al limite della “banca rotta”. E' costato caro ai membri della U.E. il salvataggio dei paesi dell'area “Pigs” (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) all'Italia spetterà una quota di circa 50 miliardi di Euro tramite EFSF. (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) creato dagli Stati membri dell'area dell'euro in seguito alle decisioni prese il 9 maggio 2010 nell'ambito del quadro del Consiglio Ecofin . Il mandato del EFSF è quello di salvaguardare la stabilità finanziaria in Europa, fornendo assistenza finanziaria a Stati membri dell'area dell'euro , nel quadro di un programma di aggiustamento macroeconomico .
Per compiere la sua missione , EFSF emette obbligazioni o altri strumenti di debito sui mercati dei capitali . I proventi di queste questioni vengono poi dati in prestito a paesi nell'ambito di un programma . L' EFSF può anche intervenire sui mercati obbligazionari primari e secondari , agire sulla base di un programma e di finanza cautelari ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie attraverso prestiti ai governi.
Il governo italiano, (ndr) stima di concedere finanziamenti a favore della Grecia, del Portogallo e dell'Irlanda per circa 29,5 miliardi di Euro erogati dall' EFSF.
L'ultima quota versata risale a maggio, quando Il Sole 24 Ore riportò che l'Italia aveva contribuito all'Esm - European Stability Mechanism, meglio conosciuto come Fondo Salva Stati - con circa 2,8 miliardi di euro. Cifra che si andava ad aggiungere ai 40 miliardi di euro già versati durante il governo Monti, tra il 2011 e il 2012.
A l'Esm, l'Italia ha versato circa 60 miliardi di euro. Una somma che l'Italia ha versato in questo fondo finanziario europeo per garantire la stabilità finanziaria dell'Eurozona. Uno strumento di sostegno ai paesi membri in difficoltà finanziaria che elargisce fino a 500 miliardi di euro. Ovviamente, non a fondo perduto: la restituzione si accompagna ad una serie di manovre, tagli e riforme che vanno sotto il nome di austerity.
Secondo i dati della Banca d'Italia, la quota che l'Italia deve ancora versare prevede probabilmente altri 20 miliardi già versati, più altri 20 nel 2014, stando agli impegni previsti con l'Europa attraverso le modifiche al Trattato di Lisbona. Una liquidità che l'Italia raccoglie principalmente tramite emissione di BTP o altri titoli a medio-lungo termine, vendendo cioè i titoli di Stato a prezzi di mercato.
Un'operazione finanziaria ad altissimo rischio, gli euro versati dall'Italia per intervenire tempestivamente sulla situazione di Grecia, Portogallo e Irlanda, potrebbe risultare un investimento finanziario in perdita in caso di “fallimento” del paese “aiutato”. Quali garanzie ha l'Italia per il buon esito del finanziamento? Come si fa a dare un prestito quando risultano sconosciute le cause del dissesto finanziario, nella fattispecie greco? Richiamo l'attenzione dei lettori ricordando un episodio: una giornalista greca ha chiesto alla BCE di conoscere le ragioni del debito greco. La BCE nega l'informazione. La giornalista fa ricorso alla Corte di Giustizia Europea che respinge il ricorso di fatto il popolo greco, non può conoscere le ragioni del debito. Mi domando come fa uno stato a finanziare un dissesto non conoscendone le ragioni.
Quello che è più scioccante è il silenzio dei Deputati Europei, dei giornalisti Greci, e di tutto il Parlamento Europeo. Mi sarei aspettato il “finimondo” invece tutto tace. “A papà! Quando arriviamo in America? Zitto e Nuota!”
Sono curioso di sapere il quale “tomo” di Economia, c'è scritto che un “soggetto” indebitato fino al collo contrae un altro debito per aiutare un altro soggetto a rischio “fallimento”?
La crisi europea? Un conto alla rovescia sempre più drammatico, data l’insostenibilità del sistema ormai al centro delle attenzioni degli economisti indipendenti di tutto il mondo, ma non c’è pericolo che l'argomento venga affrontato in modo serio dai nostri media. Non ne parla nessuno: né Confindustria, né i Sindacati il silenzio “rumoroso” della politica: Letta, Alfano, Cicchitto Quagliariello, Epifani e Renzi. Nessuno di loro ha mai osato neppure porre ufficialmente il problema, cristallizzato in forma di “feticcio” dal dogma indiscutibile. Si ha la sensazione che la politica stia agli “ordini” di Bruxelles e Francoforte a cui bisogna semplicemente obbedire. In cambio, la “piccola”Casta Italiana” si consola con “contentini” nella misura della sua dimensione evitando di intavolare un vero dibattito su come salvare il l'italia. Nessuno pensa ad una eventuale scialuppa di salvataggio adottando la procedura di
DEBITO DETESTABILE
(n.d.r.)“Il concetto di “Debito Detestabile” costituisce un precedente giuridico importantissimo, in quanto legalmente già usato proprio dagli stessi Stati Uniti nel 1898, al momento del conflitto ispano-cubano che portò alla annessione di Cuba, per rifiutarsi di pagarne il precedente debito pubblico da essa contratto col regime coloniale Spagnolo. “Detestare” il debito e rifiutarsi di sottostare al cappio fraudolento del suo pagamento è quindi cosa fattibile e del tutto lecita, una volta dimostrata la completa illegittimità di un Debito di cui i cittadini non sono responsabili: il Diritto Internazionale offre diversi strumenti a tal fine, uno dei quali è appunto la nozione di debito detestabile. Debito Pubblico che è dunque possibile dichiarare “detestabile” se esistono le condizioni atte a soddisfare i tre requisiti giuridici di seguito esposti:
1) Il governo del Paese deve aver conseguito il prestito senza che i cittadini ne fossero consapevoli e senza il loro consenso.
2) I prestiti devono essere stati utilizzati per attività che non hanno portato benefici alla cittadinanza nel suo complesso.
3) I creditori devono essere al corrente di questa situazione, e disinteressarsene.”
E’ compito di tutti
Nella scala che porta alla risoluzione di un problema il primo gradino è la consapevolezza della sua esistenza.
“Procedura Impossibile”. Con il Governo “dell'incompatibilità” con una considerevole rappresentanza “bancaria”, sarà difficile trovare soluzioni appropriate per risolvere i problemi economici dei cittadini europei. L'Italia, ha bisogno di Statisti che interpretino il volere dei cittadini. Quello di vivere decorosamente e pacificamente.

02/04/2014

martedì 18 marzo 2014

TRA QUALCHE ANNO NON VORREMMO CELEBRARE LA RICORRENZA DEI MORTI SUICIDI PER CAUSE FISCALI

Di Paolo Pellicciari
Caro Renzi,
nel Tuo discorso alla Camera dei Deputati, mi sarei aspettato una menzione sul suicidio di Eduardo De Falco, un pizzaiolo che si è uccide per una multa comminata dal fisco. Motivo? Non aveva “assunto” regolarmente la moglie.
Eduardo De Falco, aveva 43 anni e tre figli: due gemellini di cinque e una ragazzina di quattordici anni. De falco era un pizzaiolo/panettiere che si è ucciso per una multa di 2000€ comminatagli dal fisco per aver consentito alla moglie di aiutarlo nel suo lavoro, senza che sia stata regolarmente assunta.
Eduardo de Falco, non era uno “sfaccendato”, una vita spesa a svegliarsi all’alba e tornare a casa alle dieci di sera. La sua «Speedy Pizza » aveva anche conosciuto anni di buoni affari dopo l’apertura, nel ‘94. Fu il primo forno elettrico del paese, un successo. Dal successo al declino non è rimasto che un vago ricordo, ormai da molto tempo arrancava per arrivare alla fine del mese. Tanto che tre anni fa Eduardo e la moglie Lucia erano stati sul punto di chiudere: troppe spese, troppe tasse e guadagni troppo bassi. Lucia durante il giorno dava una mano. Ed è proprio per la sua presenza senza un contratto che gli ispettori hanno firmato il verbale dell’altro ieri senza tener conto che dalle parti del malcapitato si paga anche una “tassa” occulta chiamata “I.V.A.M.”. Uno choc per Eduardo che aveva appena finito di pagare una cartella esattoriale di Equitalia e che ne aveva ricevuta un’altra da poco. Adesso c’era da aggiungere la nuova multa e in più lo spettro della chiusura e di un procedimento penale.
Ed ecco il motivo del gesto: La moglie Lucia, dice, che era così sconvolto da sembrare distante, assente: «Non era tanto per quei duemila euro quanto per essersi sentito colpito nella sua dignità di uomo e di padre di famiglia». Mercoledì sera, dopo aver trovato con l’aiuto di amici e parenti i soldi da pagare, ha deciso di alzare “bandiera bianca”. Una vita così deve essergli sembrata impossibile tanto da non poter sostenere il peso di una famiglia. Il fatto sollecita la tenerezza dei suoi colleghi, il ricordo di domenica scorsa dove andò a fuoco la pasticceria vicino alla sua “Speedy Pizza” tanto da organizzare una colletta per aiutare il proprietario amico. A Casalnuovo, il giorno del funerale sono state abbassate le serrande in un omaggio alla memoria di un uomo perbene che ha deciso di arrendersi impotente difronte ad un fisco impassibile e disumano.
Un ennesimo suicidio tra i piccoli imprenditori, che mi fanno vergognare di uno Stato in cui un piccolo imprenditore si uccide per poche migliaia di euro che siano 2.000€ o 10.000€ cambia poco.
Il fatto non è un caso di cronaca, ma un caso politico. Caro Renzi mi domando come è possibile essere insensibili davanti allo scorrere di un elenco interminabile di suicidi a causa di un fisco disumano. Così disumano da pretendere l'assunzione di una moglie? Ma una moglie, per aiutare il marito deve essere assunta?
Tra marito e moglie non c'è rapporto di parentela, ma di coniugio” (dal latino coniungere, "congiungere"), in quanto non esiste tra di loro un legame di sangue. Contraendo un matrimonio e come stipulare un contratto, non solo economico, ma sociale, che determina anche il rapporto di affinità. Il rapporto tra marito e moglie, è sancito dalla Costituzione all'art. 29 e dalla legge 151/75 che afferma il principio l'uguaglianza giuridica dei coniugi. L'art. 143 c.c. Individua i doveri inderogabili che sono connessi al rapporto matrimoniale. L'obbligo di fedeltà, di assistenza, di collaborazione, di coabitazione, e dei bisogni dalla famiglia. L'art, 144 c.c. Invece pone in base al principio costituzionale di uguaglianza, il principio dell'accordo: infatti, i coniugi concordano tra loro l'indirizzo della vita familiare è fissato la residenza dalla famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti, della famiglia stessa. A ciascuno dei coniugi spetta il potere di attuare l'indirizzo concordato.
Nella fattispecie Lucia, nel dare una “mano” al marito, ha adempiuto ai suoi compiti previsti “nell'indirizzo concordato” nel caso “economico”. La “Speedy Pizza” è un'azienda dove Eduardo traeva sostentamento per la famiglia composta da moglie e tre figli. La moglie è andando in “soccorso” del marito, nell'espletamento della sua attività, in un momento di necessità per contribuire al sostentamento della famiglia ha rispettato il contratto matrimoniale.
I chiarimenti dell'INPS
Supponiamo che un imprenditore sia titolare di un’impresa individuale e che voglia assumere, con un regolare contratto di lavoro subordinato, un proprio familiare, ad esempio un genitore o un figlio o il coniuge. E’ possibile tutto ciò?
Secondo l’INPS non sussiste alcun particolare problema purché il rapporto non presenti la caratteristica della subordinazione, così come prevede la legge per i contratti di lavoro dipendente (circolare 179/1989).
In caso contrario si presuppone che la prestazione lavorativa resa dal familiare nell’ambito dell’impresa sia effettuata a titolo gratuito.
Ricordiamo che, fiscalmente, non sono deducibili i compensi corrisposti al coniuge, ai figli, agli affidati o affiliati minori di età o permanentemente inabili al lavoro per le prestazioni effettuate all’interno dell’impresa (art. 60 TUIR).
Se un ispettorato non sa distinguere tra un lavoro in nero, e una moglie che aiuta il marito, lo trovo assurdo e inconcepibile.
Quando in piena crisi, con mille difficoltà di chi lavora in proprio, una persona è portata al suicidio perché l'ispettorato del lavoro ignorando tutte le leggi che regolano il “coniugio”, gli rifila una multa per la moglie "beccata" a lavorare senza essere in regola. Una assurdità.
A nulla è valsa la Supplica, “Eduardo si è inginocchiato davanti agli ispettori: vi prego, non fatemi la multa - ha raccontato il fratello - E loro hanno risposto: Ma come, un commerciante non ha duemila euro da dare entro 24 ore? Non gli è stato nemmeno concesso il tempo per interpellare il “Commercialista”I soldi dovevano essere consegnati entro le 12 del giorno dopo. Nemmeno la Camorra sarebbe stata così inflessibile. Altri duemila poi rateizzati. Eduardo non avrebbe avuto problemi ad avere quei soldi, se avesse chiesto in famiglia – ricorda il fratello – ma era orgoglioso, non accettava l’aiuto di nessuno, lavorava 15 ore al giorno.
Per orgoglio Eduardo per non piegarsi davanti a nulla” ha scelto la soluzione peggiore, quella di togliersi la vita. La morte di Eddy suscita rabbia e dolore, l'ennesima morte di “burocrazia”
Caro Renzi, la prima cosa che avrei voluto sentire nel tuo discorso d'insediamento, un grido: “BASTA CON I SUICIDI” riconduciamo il fisco e le modalità di riscossione nei canoni costituzionali “invertendo” l'ordine dalla prova a carico dell'ente fiscale a tutela dei diritti dei cittadini vittime di politiche economiche sbagliate e inopportune.

domenica 12 gennaio 2014

“U.S.C.E.” (UNIONE STATI COMUNIONISTI EUROPEI)

L'EUROPA UNITA “POTREBBE” SOSTITUIRE IL SUO LOGO CON,
U.S.C.E.” (UNIONE STATI COMUNIONISTI EUROPEI)
DI PAOLO PELLICCIARI


CON I TRATTATI DI MAASTRCHT, LISBONA E BASILEA, STANNO LENTAMENTE CAMBIANDO L'ORDINAMENTO GIURIDICO EUROPEO. IN PUNTA DI PIEDI E SENZA CLAMORE STANNO CAMBIANDO LA POLITICA ECONOMICA DELL'EUROPEA.

Con i trattati di Maastricht, Lisbona e Basilea, hanno “cambiato le carte in tavola”. Il 13 dicembre de 2007 i leaders dell'Unione Europa, firmano il Trattato di Lisbona, mettendo fine a una lunga contrattazione sulla riforma costituzionale. All'insaputa di tutti, il trattato sarà sicuramente la nuova Costituzione Europea con l'obbiettivo di annullare le Costituzioni dei singoli paesi europei. Tutto è passato sotto silenzio come se fosse routine. I politici hanno taciuto, i giornali hanno taciuto, c'è da domandarsi perché?
Che a Bruxelles, i burocrati avessero paura che i popoli siano informati? O ancor peggio chiedano a una consultazione referendaria? Meglio che gli europei non sappiano, meglio tenerli allo scuro. Il popolo europeo “chiuso” nella cortina del silenzio per paura che si pronuncino per il proprio futuro.
Il Trattato di Lisbona, impone una dittatura oligarchica annullando le Costituzioni nazionali e il potere legislativo dei Parlamenti, soprattutto in politica economica. Il Trattato è stato redatto ad hoc per renderlo efficace a pochi ed incomprensibile ai politici dei vari Stati Europei che ignorandone la vera scrittura hanno dato vita a questa macchina “antidemocratica ed incostituzionale” che , col suo linguaggio volutamente incomprensibile e centinaia di clausole scritte in piccolo, vanifica le Costituzioni nazionali, mettendo fine alle sovranità in politica economica dei vari stati.
Anche la Germania sta ora capendone la gravità e sta verificando l'iniziativa di porvi rimedio ispirandosi all'Art. 20 della Grundgesetz, la Costituzione tedesca, che afferma che deve essere il popolo tedesco, e non il Consiglio Europeo, a decidere di cambiare la Costituzione. In Austria fa appello alla clausola di neutralità dell'Austria e denuncia il cavillo sulla pena di morte in tempo di guerra. L'impostazione del trattato riecheggia inoltre le proposte europeiste avanzate nel 1962 a Venezia da Sir Oswald Mosley, il leader del British Union of Fascists incarcerato durante la II Guerra Mondiale per il suo sostegno ad Hitler, che già nel 62 chiese che la politica economica venisse decisa da un governo europeo, e che salari e pensioni venissero unificati al minimo comune denominatore.
E' quanto accadrà se la politica economica, fiscale, monetaria e commerciale sarà decisa dall'UE invece che dai governi e dai Parlamenti, affossando non solo le Costituzioni ma anche il potere legislativo dei Parlamenti. (Vedi Italia/Grecia)
A pagare il conto, così, alla fine saranno sempre i piccoli risparmiatori italiani.
PremessaNel corso di questi anni ho scritto diversi articoli sottolineando alcune sentenze o leggi che, a mio parere, presentavano diverse anomalie: violazioni costituzionali nell'esercizio della politica monetaria e fiscale. Con la modifica del titolo V° si è costituzionalizzato il principio “autoritario” delle amministrazioni periferiche abolendo gli organi di controllo nei confronti di Comuni, Province e Regioni.
Il lodo Alfano? Un falso bersaglio, gli Italiani hanno perso la tutela costituzionale dei loro diritti.
Non riuscivo a spiegarmi, allora, perché questi fatti non venissero segnalati, commentati e, soprattutto, perché i media tacessero la “pericolosità” di quanto stava e sta accadendo.
Oggi, probabilmente, ho capito il perché di quell’assordante silenzio.
Quella che vi sto per raccontare è la storia di un grande inganno, un inganno che parte da lontano, sin dalla fine della seconda guerra mondiale.
E’ la storia di un progetto (eversivo???) che vuole l’Europa governata da una oligarchia.
Poiché il progetto subisce, nel 1992, un’importante accelerazione,  è da tale anno che inizio a raccontare questa storia.
Maastricht
Il 29 gennaio 1992 viene emanata la legge numero 35/1992 (Legge Carli - Amato) per la privatizzazione di istituti di credito ed enti pubblici.
Passano pochi giorni ed ecco un’altra data cruciale, il 7 febbraio 1992. In questa data avvengono due fatti estremamente importanti  per la realizzazione del progetto: viene varata la legge 82 con cui il ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), attribuisce alla Banca d’Italia la “facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro”. Ovvero dal 1992 la Banca d’Italia decide autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro; Giulio Andreotti come presidente del Consiglio assieme al ministro degli Esteri Gianni de Michelis e al ministro del Tesoro Guido Carli, firmano il Trattato di Maastrich, con il quale vengono istituiti il Sistema europeo di Banche Centrali (SEBC) e la Banca Centrale Europea (BCE). Il SEBC è un’organizzazione, formata dalla BCE e dalle Banche Centrali nazionali dei Paesi dell’Unione Europea, che ha il compito di emettere la moneta unica (euro) e di gestire la politica monetaria comune con l’obiettivo fondamentale di mantenere la stabilità dei prezzi.
I cittadini italiani non si rendono conto della gravità delle conseguenze che questi atti hanno, ed avranno, sulle loro vite. Ne subiscono le conseguenze e quando si domandano “perchè”, ogni volta viene loro proposto un capro espiatorio diverso. L’importante è che i cittadini non riescano a capire quanto sta avvenendo.
I potenti, nel frattempo, continuano a lavorare al loro progetto e, il 13 ottobre 1995, il governo italiano, con il Decreto Ministeriale numero 561, pone il segreto su: “articolo 2) atti, studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la posizione italiana nellambito di accordi internazionali sulla politica monetaria…; d) atti preparatori del Consiglio della Comunità europea; e) atti preparatori dei negoziati della Comunità europeaArticolo 3. a ) atti relativi a studi, indagini, analisi, relazioni, proposte, programmi, elaborazioni e comunicazionisulla struttura e sullandamento dei mercati finanziari e valutari…; ecc. …)”.
Insomma, quanto il Governo sta facendo per realizzare il progetto europeo non si deve sapere, men che meno in ambito di politica monetaria.
Il 1 gennaio 2002 l’Italia ed altri Paesi europei (non tutti) adottano come moneta l’uro. I prezzi raddoppiano, gli stipendi no. La crisi economica si acuisce. Anche in questo caso viene offerto ai cittadini qualche capro espiatorio per giustificare una crisi che, invece, secondo alcuni analisti, è stata pianificata da tempo.
Il 4 gennaio 2004 Famiglia Cristiana rende note le quote di partecipazione alla Banca d’Italia. Si scopre così, per la prima volta (le quote di partecipazione di Banca d’Italia erano riservate) che l’istituto di emissione e di vigilanza, in palese violazione dellarticolo 3 del suo statuto (“In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici) è, per il 95% in mano a banche private e società di assicurazione (Intesa, San Paolo, Unicredito, Generali, ecc..). Solo il 5% è dell’INPS.
Da quando la Banca d’Italia è in mano ai privati? Come è potuto succedere tutto ciò? La risposta è semplice: con la privatizzazione degli istituti di credito voluta con la legge numero 35/1992 Amato- Carli, cui, l’ex governatore della Banca d’Italia, ha fatto subito seguire la legge 82/1992, che dava facoltà alla Banca d’Italia di decidere autonomamente il costo del denaro.
eIn altri termini con queste due leggi la Banca d’Italia è divenuta proprietà di banche private che si decidevano da sole il costo del denaro sancendo così, definitivamente, il dominio della finanza privata sullo Stato. A questo stato di cose seguono i noti scandali bancari (Bond argentini, Cirio, Parmalat, scalata Unipol con il rinvio a giudizio del governatore di Banca d’Italia Fazio, ecc..) con grande danno per migliaia di risparmiatori.
Non è possibile che il ministro Carli, ex governatore della Banca d’Italia, non si sia accorto di tutto ciò. Ed ancora: è possibile che i politici, ministri del Tesoro, governatori non si siano accorti, per ben 12 anni, di questa anomalia? Comunque se ne accorgono alcuni cittadini, che citano immediatamente in giudizio la Banca d’Italia.
Il 26 settembre 2005 un giudice di Lecce, con la sentenza 2978/05, condanna la Banca d’Italia a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito monetario.
Nella sentenza viene sottolineato, inoltre, come la Banca d’Italia, solo nel periodo 1996-2003, si sia appropriata indebitamente di una somma pari a 5 miliardi di euro a danno dei cittadini. Ma ancora non basta, perché la perizia del CTU nominato dal giudice mette in evidenza: Per quanto concerne la Banca d’Italia: come questa sia, in realtà, un ente privato, strutturato come società per azioni, a cui è affidata, in regime di monopolio, la funzione statale di emissione di carta moneta, senza controlli da parte dello Stato; come, pur avendo il compito di vigilare sulle altre banche, Banca d’Italia sia in realtà di proprietà e controllata dagli stessi istituti che dovrebbe controllare; come, dal 1992, un gruppo di banche private decida autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro. Per quanto concerne la BCE: come questa sia un soggetto privato con sede a Francoforte; come, ex articolo 107 del Trattato di Maastricht, sia esplicitamente sottratta ad ogni controllo e governo democratico da parte degli organi dell’Unione Europea.
Come la succitata previsione faccia si che la BCE sia un soggetto sovranazionale ed extraterritoriale, come, tra i sottoscrittori della BCE, vi siano tre Stati (Svezia, Danimarca ed Inghilterra) che non hanno adottato come moneta leuro, ma che, in virtù delle loro quote, possono influire sulla politica monetaria dei Paesi delleuro.
In altri termini la sentenza mette in evidenza come lo Stato, delegato dal popolo ad esercitare la funzione sovrana di politica monetaria, dal 1992 l’abbia ceduta a soggetto diverso dallo Stato: prima alla Banca d’Italia (di proprietà al 95% di privati), quindi alla BCE (soggetto privato, soprannazionale ed extraterritoriale).
Così facendo lo Stato ha violato due articoli fondamentali della Costituzione:L’articolo 1 che recita: “... La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Infatti il popolo aveva delegato i suoi rappresentanti ad esercitare la funzione sovrana di politica monetaria, non a cederla a soggetti privati;
L’articolo 11 della Costituzione che recita: “LItaliaconsente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
L’articolo 11 della Costituzione consente limitazioni (non cessioni) della sovranità nazionale.
Inoltre, la sovranità monetaria non è stata ceduta a condizioni di parità (le quote di partecipazione alla BCE non sono paritarie), vi fa parte anche la Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’euro e partecipa alle decisioni di politica monetaria del nostro Stato, senza che lo Stato italiano possa in alcun modo interferire nella politica monetaria interna.
Ed ancora. Tale limitazione (non cessione) può essere fatta ai soli fini di assicurare “la pace e la giustizia tra le Nazioni”. I fini della BCE non sono quelli di assicurare pace e giustizia fra le nazioni, ma quello di stabilire una politica monetaria. La sentenza è, quindi, estremamente importante e, per taluni, anche estremamente pericolosa, visto che ai politici che illegittimamente hanno concesso la sovranità monetaria prima alla Banca d’Italia e poi alla BCE potrebbero essere contestati i reati di cui agli articoli:
241 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare lindipendenza dello Stato, è punito con lergastolo”.
283 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo con mezzi non consentiti dallordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni”.
I politici, infatti, hanno ceduto un potere indipendente e sovrano ad un organismo privato e, per quanto riguarda la BCE , anche esterno allo Stato. Il pericolo c’è, ma la paura di un possibile rinvio a giudizio per questi gravi reati dura poco. Per una strana coincidenza, a soli 5 mesi dalla sentenza che condanna la Banca d’Italia, nell’ultima riunione utile prima dello scioglimento delle camere in vista delle elezioni, con la legge 24 febbraio 2006 numero 85 dal titolo “Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione” vengono modificati proprio gli articoli 241 (attentati contro lindipendenza, lintegrità e lunità dello Stato); 283 (attentato contro la Costituzione dello Stato); 289 (attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali), ovvero le figure di attentato alle istituzioni democratiche del Paese, che, diciamolo, con i reati di opinione hanno ben poco a che vedere.
Cosa cambia con questa modifica? Nella sostanza le figure di attentato diventano punibili solo se si compiono atti violenti. Se invece si attenta alla Costituzione semplicemente abusando di un potere pubblico non si commette più reato. I politici, dunque, non solo sono salvi per quanto concerne il passato, ma, da ora in poi, potranno abusare del loro potere pubblico violando la Costituzione senza più rischiare assolutamente nulla. Certo, questa modifica priva la nostra repubblica di qualsiasi difesa, ma di questo pare nessuno se ne accorga.
Pochi mesi dopo questa modifica arriva la sentenza 16.751/2006 della Cassazione a Sezioni Unite,  che accoglie il ricorso di Banca d’Italia (soggetto privato) avverso la succitata sentenza del giudice di Lecce. Nelle motivazioni si legge: “... al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di partecipazione ad organismi sovranazionali: funzioni in rapporto alle quali non è dato configurare una situazione di interesse protetto a che gli atti in cui esse si manifestano assumano o non assumano un determinato contenuto”.
In altri termini il giudice non può sindacare come lo Stato esercita le sue funzioni sovrane, neanche quando queste arrechino un danno al cittadino.
Ma, come abbiamo appena visto, il cittadino è rimasto privo di difese anche nel caso in cui, abusando di poteri pubblici, la sua sovranità venga svenduta a soggetti privati. E allora che fare? Al cittadino resta un’ultima flebile speranza? Può aggrapparsi alla violazione dell’articolo 3 dello Statuto della Banca d’Italia? Assolutamente no, anche l’articolo 3 dello Statuto, ovviamente, è stato modificato a dicembre del 2006. Ora non è più necessaria nessuna partecipazione pubblica in Banca d’Italia. Tutto in mano ai privati per Statuto.
La sovranità monetaria è persa. Ma l’inganno è solo all’inizio, anche se è stato portato a termine un tassello importante del progetto, in fondo si sa, è il denaro che governa il mondo.
Lisbona
I potenti, sicuri della loro totale impunità, proseguono nel grande inganno e, visto che nel 2005 la Costituzione Europea (che presentava palesi violazioni con le maggiori costituzioni europee e pareva scritta per favorire le grandi lobby affaristiche in danno dei cittadini) era stata bocciata da francesi ed olandesi al referendum, decidono che, per far passare il testo, si deve agire in due modi: evitare di far votare la popolazione; rendere il testo illeggibile.
Il loro progetto prevede di lasciare la Costituzione Europea immutata e, per evitare il referendum, di chiamarla Trattato. Poi, per non far capire al cittadino che nulla è cambiato, rendono il testo illeggibile inserendo migliaia di rinvii ad altre leggi e note a piè pagina, come hanno confessato: l’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”; il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”; il nostro Giuliano Amato:(ndr) “Fu deciso che il documento fosse illeggibile... Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum”.
Nel 2007 tutto è pronto e il 13 dicembre i capi di governo si riuniscono a Lisbona per firmare il Trattato, ovvero la Costituzione Europea bocciata nel 2005 e resa illeggibile. Ora manca solo la ratifica dei vari Stati.
Il parlamento italiano ratifica il trattato di Lisbona l’8 agosto del 2008, approfittando della distrazione dei cittadini dovuta al periodo feriale. Nessuno spiega ai cittadini cosa comporti la ratifica del Trattato, ed i media, ancora una volta, tacciono.
In realtà con quella ratifica abbiamo ceduto la nostra sovranità in materia legislativa, economica, monetaria, salute e difesa ad organi ( Commissione e Consiglio dei Ministri) che non verranno eletti dai cittadini. Il solo organo eletto dai cittadini, il Parlamento Europeo, non avrà, nei fatti, alcun potere.
Ancora una volta i nostri politici, abusando del loro potere pubblico, hanno violato l’articolo 1 e 11 della nostra Costituzione.
L’articolo 1 perchè, come detto, lo Stato ha la delega ad esercitare la funzione sovrana in nome e per conto dei cittadini, non a cederla. E’ come se una persona avesse il compito di amministrare un immobile e lo vendesse all’insaputa del proprietario, abusando del potere che gli è stato conferito.
Inoltre ha violato l’articolo 11 perché, come abbiano visto: “LItaliaconsente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità”.
Lo Stato, invece, ancora una volta ha ceduto la sovranità e l’ha ceduta non in condizioni di parità. Infatti l’Inghilterra, che già non ha aderito all’euro, in sede di negoziato ha ottenuto diverse e importanti esenzioni per aderire al Trattato di Lisbona, eppure pare che il primo presidente europeo sarà proprio l’ex primo ministro inglese Tony Blair. La nomina a presidente europeo di Blair deve far riflettere, sopratutto in ordine alla cosiddetta Clausola di Solidarietà presente nel Trattato di Lisbona. Detta Clausola prevede che ogni nazione europea sia tenuta a partecipare ad azioni militari quando si tratti di lottare contro “azioni terroristiche” in qualunque altra nazione. Il problema e che nessuno ha definito cosa si intenda per “azioni terroristiche”. Chi deciderà chi è un terrorista e perché? Persone come Tony Blair, in passato coinvolto nello scandalo sulle inesistenti armi di distruzione di massa in mano a Saddam con cui è stata giustificata la guerra all’Iraq? A quante guerre ci sarà chiesto di partecipare solo perché qualche politico non democraticamente eletto avrà deciso di usare la parola “terrorista” o “azione terroristica”?
Si consideri che già, oggi, basta definire un cittadino “presunto terrorista” per poterlo privare dei diritti umani e permettere che i servizi segreti possano sequestrarlo a fini di tortura, attività criminale che potrà poi essere coperta con il segreto di Stato, come ha recentemente confermato con la sentenza 106/2009 anche la nostra Corte Costituzionale.
Ma il dato più allarmante è che con il Trattato di Lisbona viene reintrodotta la pena di morte. Ovviamente tale dicitura non è chiaramente presente nel testo, ma in una noticina a piè pagina (si continua nell’inganno).
Leggendo attentamente questa noticina, e seguendo tutti i rimandi, si arriva alla conclusione che con il Trattato di Lisbona accettiamo anche la Carta dell’Unione Europea, la quale dice “La morte non si considera cagionata in violazione del presente articolo se è il risultato di un ricorso alla forza resosi assolutamente necessario: Per eseguire un arresto regolare o per impedire levasione di una persona regolarmente detenuta; per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o uninsurrezione” (articolo 2, paragrafo 2 della CEDU).
La cosa è di estrema gravità. Infatti, anche in questo caso, chi deciderà che una protesta è sfociata in disordini tali da rendere lecito un omicidio? (l’Italia, poi, ha un triste primato in fatto di “agenti provocatori” pagati per trasformare una manifestazione in guerriglia). In quali casi si potrà sparare sulla folla disarmata? Chi deciderà quando potranno essere sospesi i diritti umani? Perché di questo si tratta.
Ecco la storia di un grande inganno, un inganno che inizia con il cedere illecitamente, proteggendosi con il segreto, la funzione sovrana dell’esercizio della politica monetaria a privati:
- nello sfuggire alle responsabilità del proprio operato depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione;
- nell’approfittare delle ferie estive per ratificare un Trattato con cui vengono cedute le nostre restanti sovranità (legislativa, economica, monetaria, salute, difesa, ecc.) ad una oligarchia non eletta e che nessuno conosce; ed, in ultimo, nel dare il potere a qualche politico di poter privare i cittadini dei loro diritti umani semplicemente con una parola.
Così, quando i cittadini si renderanno conto che hanno perso tutto, che la loro vita viene decisa da una oligarchia di potenti non eletti democraticamente, quando si renderanno conto del grande inganno in cui sono caduti non sarà loro concesso neanche reagire o protestare, perché basterà una sola parola per trasformare la reazione in “azione terroristica” o la protesta in “insurrezione”, legittimando così la sospensione dei diritti umani e l’applicazione della pena di morte. Il tutto, poi, verrà coperto con il segreto di Stato.

Basilea 3
Con l'inizio dell’anno è entrata in funzione una normativa per il sistema bancario, denominata “Basilea3”. Trattasi di un insieme di provvedimenti articolati che il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha predisposto al fine di rafforzare la regolamentazione, la vigilanza e la gestione del rischio del settore bancario.
Al di là di frasi burocratiche che riguardano gli addetti ai lavori, cerchiamo di definire quali saranno le conseguenze di queste riforme non solo per le banche quanto anche per le aziende, con particolare riguardo alle Piccole e Medie Imprese che, in Italia, costituiscono la base produttiva. Sullo eccesso di regolamentazione bancaria e sulle procedure adottate per concedere prestiti alle PMI sono più volte criticamente intervenuto.
Valutare attraverso punteggi (ratings) la impresa caratteristica del mondo italiano, si fa solo danno. La scomparsa della autonomia del direttore di territorio, ha annullato ogni relazione personale rendendo tutto anonimo. Da più parti è stata sottolineata la scarsa capitalizzazione delle PMI e l'invito a queste ultime ad incrementare il patrimonio. Tornando a Basilea3 la normativa ha come obiettivo di evitare le crisi sistemiche devastanti per il sistema internazionale (es. sub-prime e fallimento Lehmann), oltre alla maggiore attenzione alla vigilanza prudenziale interna.
Le banche italiane, si stima, dovrebbero capitalizzarsi per una cifra globale che va dai 9 ai 36 miliardi di euro, al momento alla portata del mercato. Ma le regole di Basilea3 potrebbero provocare effetti di restringimento del credito, considerando anche che nei due anni precedenti i prestiti si sono ridotti di circa 75 miliardi di euro. Se arriva la ripresa aumenterà la domanda di accesso al credito e se questo fosse insufficiente le conseguenze sono intuibili. Si dovranno studiare strumenti che sostengano le aziende dinamiche che sono molto di più di quanto si creda. Ci pensino autorità e politici se non si vuole che persista una depressione economica che non si guarisce con le chiacchiere ma con la riduzione di spese faraonicamente improduttive, a favore di flussi finanziari che, se liberati, confluirebbero verso le attività produttive.
Dopo lunghi mesi di trattative è stato finalmente raggiunto l’accordo tra i Ministri delle Finanze dell’Unione Europea sulla vigilanza unica, prima fase del più ampio progetto di Unione bancaria europea.
L’attività di supervisione della Banca Centrale Europea inizierà nel Marzo 2014. Riguarderà' oltre cento banche dell’eurozona e di Paesi fuori dall’area della moneta unica in possesso di asset superiori a 30 miliardi di euro o che rappresentino il 20% del Pil dell’economia nazionale. Con il potere centralizzato della BCE si mira ad una maggiore uniformità di gestione del sistema bancario europeo: stabilire requisiti patrimoniali e di solidità delle banche, regole sulla loro organizzazione e sulle modalità di erogazione del credito ma anche concedere e ritirare licenze bancarie, indagare su istituzioni e imporre sanzioni finanziarie.
L'accordo ha inoltre definito il complesso sistema di voto all'interno dell'EBA, European Bancking Authority. l'Autorità bancaria europea con funzioni di regolamentazione del sistema bancario. Al fine di evitare che i dieci Paesi non appartenenti all’area della moneta unica siano messi sistematicamente in minoranza dai diciassette Stati membri della zona euro, si è decisa una doppia maggioranza per approvare i regolamenti.
E' stata prevista la creazione di un organo di mediazione composto da un membro di ogni autorità nazionale con rilevanti poteri decisionali qualora il Consiglio dei governatori della Bce dovesse opporsi alle scelte del Consiglio dei supervisori, il nuovo organismo della Bce incaricato della sorveglianza.
Secondo il Commissario Europeo al Mercato Interno e ai Servizi, Michel Barnier, l'accordo sulla supervisione bancaria unica rappresenta il primo fondamentale passo verso l'unione bancaria. Obiettivo primario e' restaurare la fiducia nel sistema e interrompere il circolo vizioso tra banche e crisi dei debiti. “Eliminando” così la concorrenza bancaria.