Di Paolo Pellicciari
L'articolo 42 della
Costituzione recita: “la proprietà privata può essere,
espropriata nei casi previsti dalla legge, salvo indennizzo, per
motivi di interesse generale”. In un sistema fondato sulla
“solidarietà economica e sociale” e all'uguaglianza sostanziale
di tutti i cittadini. La garanzia costituzionale, quindi,
strettamente legata alla funzione sociale della proprietà, di cui il
legislatore può limitare, conformare ed incidere sul destino o l'uso
del bene. La funzione sociale, nel dettato costituzionale, deve
trovare fondamento nella legge, che si delinea, con riferimento alla
proprietà quale principio di ordine generale. Giunti a questo punto,
con riferimento alla proprietà, la tutela del cittadino è
subordinata all'interesse pubblico, il legislatore può confermare o
revocare tale diritto. Una sorta di Stato “padrone”.
Di conseguenza, deve
essere la legge a determinare i modi di acquisto di un bene, come il
godimento e la revoca. La proprietà privata può essere, nei casi
previsti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi di
interesse generale.
Tuttavia, il concetto di
proprietà è stato disatteso, sia dalla dottrina, che da coloro che
hanno condiviso la formula pluralistico - sociale della proprietà.
La casa è un diritto!
Noi italiani, preferiamo avere una casa di proprietà, tenendo
presente che pagare un mutuo o un affitto è la stessa cosa, partendo
dal presupposto che tra trent'anni si diventerà proprietari, e
lasciarla in “eredità” ad un figlio.
Secondo le statistiche
ABI, il 62% delle aperture di credito, vengono richieste per un
prestito ipotecario, finalizzato all'acquisto di un'abitazione. Molti
cittadini, nonostante la crisi, cercano stabilità e certezza nella
proprio nella “propria” abitazione.
Il giorno che si va dal
Notaio e firmare l'atto di proprietà, ci si illude di essere
diventati proprietari di “casa”, dal momento che ritiriamo le
chiavi. Non è così. Proprietari di che? L'istituto di credito
diventa di fatto del “debito”. Quando le persone accendono un
mutuo per l'acquisto di una casa, non si rendono conto che
“riconsegnano” le chiavi alla banca. Contratto un mutuo,
l'acquirente firma una serie di clausole che creano di solito lo
sbilanciamento netto a favore della banca e a proprio danno.
In tempo di crisi, come
quello attuale, è facile correre il rischio di trovarsi
nell'impossibilità di pagare le rate di un mutuo, del “doman non
c'è certezza” . Tutti i contratti che leggiamo riportano tra le
“postille” scritte in piccolo un articolo che recita: “.. il
verificarsi di una delle ipotesi di cui all'articolo 1186 del Codice
Civile, ivi compreso il prodursi di eventi tali da incidere
negativamente sulla situazione patrimoniale, finanziaria od economica
della parte mutuataria, costituisce decadenza del beneficio del
termine”. Il significato è molto semplice, al verificarsi di
dette condizioni, la banca può chiedere al cliente di rientrare
subito del del debito residuo, più gli interessi delle rate non
pagate. Quanti mutuatari si trovano in dette condizioni? Le cronache
giornalmente ci informano sul grado della disoccupazione ormai giunto
a livelli insopportabili, inoltre, “l'oppressione fiscale”
comprime la possibilità di risparmio. E quindi? Gli pseudo
“proprietari” di casa, non si stanno rendendo conto che possono
perdere la loro abitazione?
E' mia convinzione, che
la crisi è stata “progettata” per “espropriare” i cittadini
dei propri beni, e delle risorse di cui dispongono, vedi oro,
risparmi e così via. Un governo che ignora le condizioni di vita dei
suoi governati o è incapace o è in malafede. Aumentare le rendite
catastali, e introdurre “l'IMU” è significato far pagare ai
“mutuatari” due volte il “canone” di locazione, uno per la
banca e l'altro per il fisco. Due istituti, uno più “feroce”
dell'altro, nei confronti dei morosi vittime di politiche economiche
scellerate che da qualche tempo si stanno attuando. L'IMU, a mio
avviso, è una tassa contro la proprietà di qualunque tipologia essa
sia, compresi i beni strumentali ad uso artigianale, agricolo e
industriale. Ecco perché la proprietà privata, degli “Italiani”
è diventata un'illusione. Leggiamo tutti i giorni sui giornali,
dell'accanimento fiscale, che subiscono i cittadini da parte degli
istituti esattoriali, qualora, si incappi nei loro “ingranaggi”..
Spesso si rischia di veder sfumati anni di sacrifici a causa delle
politiche economiche politico-ideologiche. La “crisi” economica
sta generando una pletora di disoccupati che oltre perdere il lavoro,
rischiano di perdere la famiglia, la dignità e in alcuni casi
ridotti allo stato di “barboni”. Mi domando, ma dove sta la
“solidarietà”, “l'equità”, i Partiti e i Sindacati, che
hanno per finalità la tutela dei lavoratori? Anche la sinistra
“estrema” perla di “Decrescita Felice” di Green Econimy ( le
“verdi tasche” dei cittadini ). E' evidente che la
politica di “sinistra” è di difficile “comprensione” e di
interpretazione. Allora? Ho la sensazione che ci sia un disegno
perverso ordito dai “seguaci” del “Dio Denaro” per
“appropiarsi” dei beni dei cittadini.
Il paradosso, che il
fisco “espropria” anche aziende creditrici dello Stato, rese
inadempienti sul piano fiscale, per colpa di un Governo “moroso”.
Evito di parlare dell'aumento del numero dei suicidi, dei fallimenti,
che hanno raggiunto una cifra piuttosto sensibile nell'indifferenza
della classe politica che, specie in questa campagna elettorale, si è
trasformata in “ortolani urlatori” che richiamano i clienti in un
mercato rionale.
Non c'è dubbio, che la
politica economica, che dagli anni 70, si sta attuando in Italia, non
solo sta generando una “catastrofe” economica, ma stiamo al
contempo perdendo le Competenze Industriali frutto di anni di
lavoro e di ricerca, complice, anche la speculazione dovuta alla
delocalizzazione industriale. Per dirla alla Lubrano, “la domanda
sorge spontanea”; Possibile che non si rendono conto, che le
politica economica “comunionista” porta alla fame i popoli?
“Hanno salvato l'Italia”, da che? Ma non si rendono conto che gli
“stanno morendo gli italiani”? Già Carlo Magno diede la
risposta ad una crisi finanziaria dell'epoca “aprendo i grani”.
Per chiarirci, cito una
recente sentenza Della Corte di Giustizia Europea. Nell'agosto del
2010, la giornalista, Gabi Thsing, del quotidiano economico
BLOOMBERG, chiese alla Banca Centrale Europea, l'accesso a due
documenti relativi ad operazioni condotte fuori borsa sui titoli del
debito pubblico Greco. La richiesta fu respinta dalla Banca Centrale,
costringendo la tenace giornalista a fare ricorso alla Corte Europea
di Giustizia per vedere accolta la sua richiesta. Nulla di fatto, la
Corte (Sentenza
nella causa T-590/10, Gabi
Thesing e Bloomberg Finance LP / BCE)
respinge il
ricorso. Di seguito l'estratto del comunicato stampa della Corte.
“
Il Tribunale ritiene che la BCE non abbia commesso un errore
manifesto di valutazione considerando che la divulgazione del
documento avrebbe arrecato un pregiudizio effettivo e concreto
nell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica
dell'Unione e della Grecia”.
Non
voglio annoiarvi, disquisendo sul diritto europeo, ma credo che la
sentenza sia “restrittiva” nei confronti della “Decisione
2004/258/CE della Banca Centrale Europea, del 4 marzo, relativo
all'accesso al pubblico ai documenti della BCE (GUL 80, pag 42)
“Questo a dire, che i cittadini Greci si trovano a vivere una
catastrofe economica, con la complicità del silenzio mediatico,
senza sapere il perché”. Certo, si vive di sogni e di illusioni,
purtroppo anche in Italia è cominciata la nuova tipologia
urbanistica “Favelas”.
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