martedì 23 aprile 2013

USURAI O BANCHIERI?

Di Paolo Pellicciari
E' POSSIBILE CHE PAGANO SEMPRE GLI ONESTI PER IL DISONESTI?
Quando si da credito alle persone sbagliate.
Non c'è dubbio che abbiamo a che fare con una classe politica poco attenta alle problematiche dei cittadini. Gli italiani stanno attraversando un brutto periodo dovuta a tutta una serie di provvedimenti economici che hanno caratterizzato gli ultimi quaranta anni. Come si usa dire stiamo alla frutta, per me stiamo all'ammazza caffè. Stiamo nel centro di una crisi di cambio di sistema politico che coinvolge di riflesso l'economia, non solo italiana, ma anche in europea.
Gli eventi, si susseguono così veloci che è difficile stargli dietro.
Molte reti televisive, ci danno l'opportunità di assistere a dibattiti con tematiche politico economiche, ove i protagonisti, si azzuffano verbalmente su argomentazioni trite e ritrite che non ci danno la possibilità di seguire, con la complicità dei moderatori, che sovente, si fann le domande e si danno le risposte. Una sorta di concerto no stop per “trombe e tromboni”.
Certo la nostra classe politica non brilla per creatività politica, ho la sensazione, di ascoltare “marionette” che parlano per voce di un “ventriloquo”.
Ci sono molti politici, che vantano credenziali che non hanno, come una moltitudine di dottori “raccomandati” o ancor peggio, hanno fatto domanda per il titolo accademico, su carta filigranata colorata. Come ci sono “incompetenti” con riconoscimenti prestigiosi e una certa quantità di economisti che non possiedono qualifiche formali. In conclusione, producono solo ARIA FRITTA.
Se poi, in un dibattito, qualcuno dimostra di conoscere la materia e argomenta in modo compiuto, gli “imbecilli” gli si coalizzano contro. In una società dove ancora regna la “presunzione” evidenziata con la frase “LEI, NON SA CHI SONO IO” è tutto dire.
Dum Romae Consulitur, Saguntum expugnatur
Certo, quanto detto, favorisce la speculazione, orfana di un potere esecutivo e di controllo condizionante la vita economica e i suoi risvolti sociali. Ci sono circa 20 Banche che potrebbero diventare “padrone” del nostro futuro, con la possibile connivenza della politica.
Prendiamo il caso della banca giapponese di Nomura, su di loro pende i sospetto di aver ristrutturato Monte Paschi Siena con i derivati “Alexandria” che avrebbe permesso alla banca senese di occultare perdite per circa 220 milioni di euro. Stesso sospetto su Deutsche Bank che con l'operazione “Santorini” avrebbe aiutato M.P.S. Ad alleggerire una perdita di 367 milioni di euro.
Non ci è dato di sapere, come stanno esattamente le cose, ma se dovessero emergere reati perseguibili penalmente, le eventuali condanne non andrebbero scontate carcere, ma dovrebbero essere commutata alla “pena” della “gogna” da allestita a Piazza del Campo per riscattare l'umiliazione subita dai Senesi. Quando succedono certe cose, chi le fa, dovrebbe pensare che si perde autorità morale, ferisce l'orgoglio dei dipendenti in prima linea nelle agenzie, si tradisce la fiducia dei risparmiatori e il credito internazionale nei confronti di una banca storica come Monte Paschi. Cui prodest?
Certo, non si può fare a meno di constatare, come lo Stato Italiano, sotto la mole del debito pubblico, finisca di essere facilmente ricattato dai maggiori centri del potere finanziario del mondo.
Qualcuno, comincia a scrivere, riferito al sistema bancario, “Associazione a delinquere di stampo bancario”. La Commissione Europea, apre un'inchiesta sul tasso Euribor: sospetti di manipolazione da parte di una dozzina di banche coinvolte: Barclays, Deutsche Bank, Crédit Agricol, Sociètè Gènarale e HSBC. Si profila il bis del Libor-Gate? La manipolazione dei tassi costò a Barclays una multa di 453 Milioni di dollari. Tenedo conto che il tasso interbancario è fissato da 50 istituti di credito.
Si può parlare di “Usura”?
Veniamo alla Grecia, per pagare il suo debito ha dovuto vendere 70.000 Asset Pubblici. La Grecia sta atuando un programma di dismissioni immobiliari, e non solo. Il governo greco prevede la cessione di 70mila asset real estate di proprietà pubblica per un valore complessivo che si aggira intorno ai 25 miliardi di €. Tra gli asset immobiliari ci sono diverse tipologie di proprietà in città e fuori sopra i mille metri quadri. Un area turistica da sviluppare a Corfù, inoltre un programma per far ripartire il paese, di 28 progetti di dismissioni nei diversi settori dell'economia. I progetti riguardano aree di sviluppo immobiliare, società partecipate dallo Stato, tra cui Poste e Lotteria, infrastrutture, come porti, aeroporti e marine. Manca solo il Partenone.
Ricordo, a tal proposito, un episodio accaduto ad una giornalista Greca. Nell'agosto del 2010, la giornalista, Gabi Thsing, del quotidiano economico BLOOMBERG, chiese alla Banca Centrale Europea, l'accesso a due documenti relativi ad operazioni condotte fuori borsa sui titoli del debito pubblico Greco. La richiesta fu respinta dalla Banca Centrale, costringendo la tenace giornalista a fare ricorso alla Corte Europea di Giustizia per vedere accolta la sua richiesta. Nulla di fatto, la Corte (Sentenza nella causa T-590/10, Gabi Thesing e Bloomberg Finance LP / BCE) respinge il ricorso. Di seguito l'estratto del comunicato stampa della Corte. Il Tribunale ritiene che la BCE non abbia commesso un errore manifesto di valutazione considerando che la divulgazione del documento avrebbe arrecato un pregiudizio effettivo e concreto nell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell'Unione e della Grecia”.
Non voglio annoiarvi, disquisendo sul diritto europeo, ma credo che la sentenza sia “restrittiva” nei confronti della Decisione 2004/258/CE della Banca Centrale Europea, del 4 marzo, relativo all'accesso al pubblico ai documenti della BCE (GUL 80, pag 42)Questo a dire, che i cittadini Greci si trovano a vivere una catastrofe economica, con la complicità del silenzio mediatico, senza sapere il perché”.
Se la Grecia piange, Cipro non ride

Se Cipro è un modello per tutti, prepariamoci al peggio: possibile una patrimoniale choc.

Per salvarsi dalla bancarotta, Cipro tassa tutti i conti correnti del paese. Un prelievo forzoso, una tassa «una tantum» sui depositi del 6,75% per somme fino a 100.000 euro, e del 9,9% oltre questa cifra. Il paese è in bancarotta, le casse dello Stato sono ormai vuote ed è questo il prezzo che l'Unione Europa ha chiesto, in cambio di un “po'” di ossigeno, un prestito da 10 miliardi di euro.

La banca di Cyprus ha fissato al 37,5% il prelievo forzoso sui conti oltre i 100 mila euro presso il proprio istituto. Lo ha annunciato la tv statale cipriota, poche ore dopo la revoca, da parte della Banca centrale di Cipro, delle restrizioni sui pagamenti domestici con carte di credito.
Saltano anche gli interessi - La misura, che sarà annunciata ufficialmente sabato, secondo alcune fonti dovrebbe prevedere una 'tassa' del 37,5% sui maxi conti, ma il valore sarà convertito in azioni della banca. La stangata tuttavia sarebbe ancor più indigesta perché anche sul restante 62,5% potrebbe scattare il rischio di 'non fruttare': la misura comporterebbe infatti il non pagamento degli interessi su una quota del 22,5% del conto e la regolare corresponsione della rendita sul restante 40%, ma solo in caso di buon andamento dei conti della Banca.
Il caso del povero John Demetriou,
Come va John? Molto Male, Molto, Molto Male.
Che ti è successo? Sono andato a letto benestante e mi sono risvegliato povero.
Ho 65 anni, dice, John Demetriou, asciugandosi le lacrime, Mi hanno prelevato tutti i miei soldi.
John è un cipriota emigrato in Australia, tornato a Cipro, per trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Un lavoratore instancabile, lavorava tutta la settimana risparmiando su tutto, pur di farsi un gruzzoletto per la vecchiaia. Era tornato 5 anni fa a Cipro con un gruzzolo di circa in milione di dollari che gli rendevano tanto da fare una vita decorosa. Era quello che aveva sempre sognato. Ma la decisione di prelevare forzatamente i soldi dai conti in banca erano rimasti solo 100.000 €.
Tanto fu il suo scrupolo, che si era recato a parlare con il direttore della banca per chiedere se i suoi soldi stessero al sicuro. Il Direttore lo rassicurò, stai tranquillo, non ci sono problemi. (per lui, ma non per il povero John). Che si è visto assottigliare i suoi risparmi in modo traumatico.
John si è domandato:
E' POSSIBILE CHE PAGA SEMPRE L'ONESTO PER IL DISONESTO?
MA E' ONESTO, CON LA SCUSA DEL DEBITO PUBBLICO SIA LECITO SCAMBIARE “CARTA” IN CAMBIO DI ASSET?

venerdì 5 aprile 2013

FRANCESCO, UN PAPA POST CAPITALISTA

Di Paolo Pellicciari
Papa Francesco, nei suoi interventi, ha delineato il futuro dei cattolici percorrendo la strada tracciata dal Concilio Vaticano II. Povertà, Povertà, Povertà
Evito di ripetere gli esiti del Concilio che, ancora oggi sono motivo di discussione, ma di certo sta conducendo le “greggi” verso pascoli aridi. Vorrei citare una frase attribuita a Paolo VI, che da la misura del suo giudizio sulle conclusioni del Concilio. “ Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E' venuta invece una giornata di nuvole e di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza”.
A partire dalla “Rerum Novarum” si sono succedute altre encicliche, quali, Pacem in Terris, di Papa Giovanni XXIII, La Populorum Progressio di Paolo VI, del 1967 Enciclica Post Conciliare la prima con finalità extraeuropea del magistero sociale del papato, mettendo al centro il principio dell'universalità.
L'Enciclica Caritas in Veritates, di Benedetto XVI, apre una finestra sul mondo, sull'unità del genere umano, e sull'ecumenismo inter-religioso, in un mondo in via di globalizzazione ormai irreversibile. L'Enciclica, esorta il cristianesimo ad affrontare le sfide planetarie del Terzo Millennio, con le migrazioni, le comunicazioni, l'economia globale, la difesa dei popoli dal capitalismo predatorio, centralista e monopolista. Non si capisce perchè abbiamo a che fare con un “capitalismo sempre più centralista e predatorio”.
In questa prospettiva, l'enciclica si propone di offrire una nuova sintesi umanistica e gli elementi etici e culturali per una nuova capacità progettuale, di cui i cristiani dovrebbero farsi carico se non vogliono farsi tagliare dalla storia e ridursi a setta.
Vale la pena però, di osservare subito che l'enciclica si fa determinare allo stesso tempo, da un dato invasivo e imprescindibile di questa mappa storica contemporanea e cioè, dalla crisi finanziaria che va sconvolgendo gli equilibri del pianeta.
A quanto è dato di sapere dalle fonti ufficiali, il principale consulente di di Benedetto XVI, per l'enciclica sociale è stata precisamente la crisi economica finanziaria che ha funestato il sistema capitalistico globale a partire dal 1998. Secondo informazioni di fonte interna alla commissione, furono in particolare le catastrofi finanziarie in particolare quella della Lehman Brothers nel settembre del 2008 a cancellare le ultime proposte di compromesso e a sgombrare il campo a cambiamenti di prospettiva.
C'è da domandarsi, a distanza di quattro anni dall'inizio della crisi finanziaria, che non sia stata una strategia per concentrare le ricchezze del mondo in pochi gruppi economici o statalismi capitalistici?
Ai giorni di papa Montini, il processo di socializzazione era poco più che agli inizi, mentre oggi, dopo il crollo dei sistemi economici e politici dei paesi comunisti dell'est e dopo la fine dei blocchi contrapposti, il fenomeno della globalizzazione ha subito una forte accelerazione e impone una riprogettazione totale sul cammino di sviluppo mondiale. Ma quale sviluppo? Sento parlare sempre più insistentemente di Decrescita Felice, di Povertà, di Disoccupazione, di Fallimenti, di Miseria, di “Oppressione” Fiscale, di Suicidi e così via. Mi viene il sospetto che il debito pubblico sia un “alibi” per aumentare la pressione fiscale nei confronti dei cittadini, fino all'insolvenza. Mi domando come si fa a pagare un debbito pubblico così elevato, quando si fa di tutto per fermare l'economia della nazione? Quello che si avverte in modo palese, è il clima di terrore che vivono i cittadini italiani, alle prese con una economia che li potrebbe ridurre a livello di “barboni”. Anni di sacrifici di risparmi stanno andando in fumo a causa di un'incapace classe politica, condizionata da una condizionata da pochi potentati economici che attuando la filosofia della “deprivatizzazione” si stanno accaparrando le risorse economiche dei cittadini su base planetaria.
Ricordo, a tal proposito, un episodio accaduto ad una giornalista Greca. Nell'agosto del 2010, la giornalista, Gabi Thsing, del quotidiano economico BLOOMBERG, chiese alla Banca Centrale Europea, l'accesso a due documenti relativi ad operazioni condotte fuori borsa sui titoli del debito pubblico Greco. La richiesta fu respinta dalla Banca Centrale, costringendo la tenace giornalista a fare ricorso alla Corte Europea di Giustizia per vedere accolta la sua richiesta. Nulla di fatto, la Corte (Sentenza nella causa T-590/10, Gabi Thesing e Bloomberg Finance LP / BCE) respinge il ricorso. Di seguito l'estratto del comunicato stampa della Corte. Il Tribunale ritiene che la BCE non abbia commesso un errore manifesto di valutazione considerando che la divulgazione del documento avrebbe arrecato un pregiudizio effettivo e concreto nell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell'Unione e della Grecia”.
Non voglio annoiarvi, disquisendo sul diritto europeo, ma credo che la sentenza sia “restrittiva” nei confronti della Decisione 2004/258/CE della Banca Centrale Europea, del 4 marzo, relativo all'accesso al pubblico ai documenti della BCE (GUL 80, pag 42)Questo a dire, che i cittadini Greci si trovano a vivere una catastrofe economica, con la complicità del silenzio mediatico, senza sapere il perché”.
Ma che cosa è deprivatizzazione ? La deprivatizzazione – è un ritorno delle proprietà dei cittadini allo stato o a centri di potere designati. Nella fattispecie, si “perde” proprietà di un appartamento, di una azienda, di un podere, ecc. ecc. così, si perde la capacità di vendere, scambiare donare o lasciarlo in eredità. In sintesi si va verso un regime “Comunionista” il “passo successivo” al “Compromesso Storico”.
Negli ultimi anni, si è assistito ad una crescente “deprivatizzazione” della religione, che ha portato diverse tradizioni religiose in tutto il mondo ad acquisire spazio fuori della sfera privata e di quella pubblica. Quattro percorsi in apparenza indipendenti, quasi contemporanei, che hanno proiettato le religioni nell'area pubblica: la rivoluzione islamica in Iran, il movimento Solidarnosc in Polonia, il coinvolgimento del cattolicesimo nella rivoluzione sandinista, e in altri conflitti politici latinoamericani e il prepotente risveglio del fondamentalismo protestante negli Stati Uniti. Il terzo millennio, vede protagoniste le istituzioni religiose confrontarsi sempre più spesso in modo conflittuale con le forze politiche, sociali e culturali dominanti, incrinando la pretesa neutralità dello Stato sul piano dei valori e nella distinzione tra etica pubblica, ed etica privata. Stiamo forse andando verso una nuova epoca, in cui le religioni sfideranno le legittimità e l'autonomia di sfere secolari primarie, come l'Autonomia dello Stato e la Libera Economia? In sintesi quale futuro?