martedì 22 dicembre 2009

Natale amaro per i viticoltori frascatani

Dopo il manifesto affisso per le strade della città di Frascati,( già pubblicato nel post dal titolo "Il Frascati verrà prodotto ancora con uve locali?") aspettavamo notizie sul prezzo delle uve per la vendemmia 2009. Niente da fare. gli imbottigliatori in modo elegante con piglio inglese, guarda caso, non hanno deciso il compenso con cui retribuire i viticoltori per la vendemmia 2009.
Mi sono recato al Consorzio che non è più, per avere lumi su eventuali decisioni, ma non sapevano niente, sembra però che singolarmente gli imbottigliatori valuteranno il prezzo delle uve di cui nessuno sa quando percepiranno i compensi dovuti.
A queste condizioni si può augurare Buon Natale ai viticoltori del Frascati?
Che fine ha fatto il sedicente Presidente dell'Associazione Produttori Uve del Frascati? Sarà il caso di segnalare il caso a "Chi lo ha visto"
Lasciamo perdere.
Un Natale amaro caratterizzerà le feste natalizie dei viticoltori frascatani.
Paolo Pellicciari

mercoledì 21 ottobre 2009

Il Frascati sarà ancora prodotto con uve frascatane?

Avete mai pensato quanto hanno perso i viticoltori del Frascati in termini economici dalle 130.000 £ al quintale al prezzo di oggi?

Circa 20 milioni di €

Presunti 20 milioni di € che sono rimasti nelle casse degli imbottigliatori che tra una “rimanenza” e l’altra hanno costantemente ribassato il prezzo delle uve agganciato al lento declassamento del Frascati sostenendo loro bilanci aziendali.

Tutti gli errori di strategie commerciali che emergono dalla letteratura giornalistica sono stati fatti pagare solo ed esclusivamente ai viticoltori del Frascati.

CONSORZIO TUTELA DENOMINAZIONE FRASCATI DOC

Dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio riunitosi il 23/09/2009, con senso di responsabilità e compattamente, tutti i componenti della filiera, tenendo fede agli impegni presi in precedenza , hanno confermato che a novembre, e solo in quella data si determinerà un valore delle uve di riferimento.

A tutela del nostro vino si diffida la formazione di ogni contratto di natura speculativa che rischia di compromettere la positiva azione di valorizzazione e rilancio intrapresa dal Consorzio.

Il Consiglio di Amministrazione

Questo è il manifesto è stato affisso per le vie di Frascati, dal Consorzio Tutela Denominazione Frascati Doc.

“Una Doc che fa discutere”. Credo che ci sia poco da discutere con chi redige un manifesto dai contenuti discutibili. Non voglio aggiungere altro perché il manifesto si giudica da solo.

Il sistema industriale vinicolo frascatano tende con questo sistema ad appropriarsi delle uve prodotte dai viticoltori e poi, chi avanza che aspetta pagato sarà.

I redattori del manifesto a mio avviso hanno la visione distorta della realtà. Il manifesto e la prova dei metodi scorretti utilizzati dagli imbottigliatori del Frascati per arricchirsi alla faccia della fatica e del sudore dei viticoltori.

Da quanto mi risulta sembrerebbe che con i compensi che riceveranno i viticoltori si pagheranno si e no i costi della vendemmia.

Determinare il prezzo delle uve dopo vendemmia lo trovo di una scorrettezza unica, credo che solo a Frascati si usano questi metodi.

Tra i redattori del manifesto, c’è anche il Direttore della “prestigiosa” azienda imbottigliatrice. Prestigiosa? Mi domando il Direttore di una azienda come prestigiosa che aderisce a detti metodi, alimenta il prestigio per consolidare la fama internazionale?

Una azienda che acquisisce circa il 50% della produzione viticola del Frascati che è dovrebbe pretendere serietà comportamentale anche da gli altri imbottigliatori si rende complice di questo stato di cose?

Una azienda che produce 6.000.000 di bottiglie, che, se risparmia 0,10 centesimi sul prezzo delle uve per bottiglia significa un utile di 600.000 € di incremento di bilancio.

I viticoltori del Frascati sono più di tredici anni che subiscono ribassi su ribassi fino a portarli al collasso con il disinteresse di tutti.

Dopo il danno anche la beffa.

Da una intervista rilasciata dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Lazio Daniela Valentini è emerso tutto il disagio commerciale del Frascati dichiarando che ci sono invendute circa due milioni di bottiglie e che interverrà finanziariamente per sostenere il “Consorzio” per favorire il “sistema” vinicolo frascatano.

Il giorno 21 ottobre doveva venire la Sig.ra Valentini a Frascati per illustrare il progetto che guarda caso andrà a favorire gli imbottigliatori compresa la “prestigiosa” Azienda che, come gli altri, oltre ad essere “finanziati” anche dai viticoltori potrebbero garantirsi un “vergognoso” contributo pubblico.

Se contributo ci dovesse essere andrebbe distribuito tra i viticoltori ormai esasperati da imbottigliatori senza scrupoli, che stanno dimostrando tutto il lato peggiore riducendoli a non poter lavorare le vigne per mancanza di risorse finanziarie.

Mi auspico l’intervento del Sindaco di Frascati di intervenire presso l’Assessorato all’Agricoltura per dirottare i finanziamenti solo ed esclusivamente ai viticoltori che ormai al collasso finanziario.

Con l’OCM vino si potrebbero imbottigliare vini provenienti da altre zone e chiamarlo Frascati.

Per sgombrare il campo da equivoci ho suggerito al Sindaco una Ordinanza così articolata:

Ordinanza

Il vino Frascati visto l’identificazione con la Città omonima deve essere prodotto solo ed esclusivamente da vitigni elencati nel vecchio disciplinare prodotti nel territorio delle vecchia Doc oggi Dop e imbottigliato in zona. Ne è vietata la miscela di uve di altra provenienza.

Nei locali di proprietà del Comunale, non potranno essere esposti altri vini non dichiarati Frascati.

Paolo Pellicciari

venerdì 25 settembre 2009

Frascati giù il sipario

Data di inserimento: giovedì 24 settembre 2009
FRASCATI, GIU IL "SIPARIO"

(www.enopress.it). Negli ultimi due anni Enopress si è spesso occupata del Frascati e dei suoi annosi problemi. Di recente, anche il Corriere Vinicolo a dedicato alla doc dei Castelli l'ampio 'primo piano' "Frascati: una doc che fa discutere". E alla discussione prende parte, con un intervento dal web, Paolo Pellicciari, viticoltore e frascatano Doc, che spesso da queste colonne ha fatto sentire la sua opinione. Un'opinione graffiante, carica di amarezza e tutta dedicata a un vino e ai suoi vigneti sui quali pare debba proprio calare il sipario.
Volentieri Enopress ospita qui di seguito il suo accorato intervento a difesa dei viticoltori frascatani, dopo tremila anni di storia vinicola, ridotti a mendicare il ritiro delle uve. Chè i suoi molti interrogativi ricevano una risposta.

"Con la scusa delle rimanenze, gli imbottigliatori sottraggono ancora una volta le uve ai viticoltori frascatani, con il tacito consenso della Coldiretti, della Confagricoltura, e ancor più grave quello del sedicente presidente dell’Ass.ne Produttori Uve, oltre alle istituzioni locali.
"Ma questa volta pare che i conti non tornano. Nella riunione tenuta nei giorni scorsi presso le sede del Consorzio dei vini tipici, gli imbottigliatori ci hanno sottolineato che ci sono giacenze per 108.150 hl. di vino invenduto. Anche il direttore della prestigiosa azienda vinicola Fontana Candida, lamentava gli effetti della crisi che rendeva necessario razionalizzare il ritiro delle uve. e non poteva determinare il prezzo.
"Rammento che i dati di Fontana Candida sono piuttosto rosei, produce 6.000.000 di bottiglie. ( Circa il 50% della produzione annua.di uve ) e un fatturato di 15.000.000 di €. In analisi 2,5 € di media per bottiglia, con il contenuto di uve tra 0,20 – 0,25 € ". Anche gli altri imbottigliatori presenti si univano al coro "diretto" magistralmente dal presidente del Consorzio che ripetutamente interrompeva gli interventi di alcuni viticoltori più preparati. Con questo "quadro" nessuno si sarebbe potuto impegnare economicamente. Nel frattempo avrebbero ritirato le uve in misura più ridotta rispetto agli anni precedenti e comunque non l’intera produzione per l’anno corrente.
I viticoltori potevano offrire agli imbottigliatori l’eventuale acquisto delle uve di loro produzione con il rischio evidente di non essere pagati."

"E’ scioccante vedere i viticoltori frascatani dopo tremila anni di storia vinicola ridotti a mendicare il ritiro delle uve perdendo di dignità, con il rischio del mancato pagamento. Domanda: come è possibile una giacenza di 108.000 hl quando la vendemmia 2008 ha prodotto 121.259 hl?
E’ possibile mai che è stato imbottigliato un quantitativo di 13.109 hl di vino pari ad oltre un milione e mezzo di bottiglie?"

"Qualcuno potrebbe obbiettare che le rimanenze sono state accumulate negli anni. Questi ipotetici obbiettori mi dovrebbero spiegare come mai nel 2007 sono state imbottigliati 130.455 hl in bottiglie di Frascati DOC. ( Fonte Ismea su dati CCIAA ) In graduatoria nazionale al 20° posto come vendite. Allora? Rammento che la produzione relativa all’anno di competenza ( vendemmia 2006 ) è stata di 138.565 hl. Con una "rimanenza" di soli 8.110 hl.
"Nel "foglietto" che ci ha rilasciato il Consorzio, e non riconosciuto dal Presidente che non lo ha ufficializzato sottoscrivendolo, le giacenze relative all’anno 2007 sono di 95.742 hl. contro una produzione nell’anno precedente di 138.000 hl circa. E’ evidente che i conti non tornano.

"Un’altra domanda necessità approfondimento: Il vino detto comune venduto setto il marchio Frascati imbottigliato in confezioni da due liti, da quali vigneti proviene? Seneca diceva: non è importante mentire, ma come si può più credere? "ogni riferimento è puramente casuale. "Vorrei prendere in esame la produzione vinicola del Frascati".

Vendemmia 2005 hl 143.297 - 2006 hl 138.565 - 2007 hl 127.918 - 2008 hl 121.000
"
Ciò significa che la produzione è sempre più in calo, assicuro, le vigne trascurate e, di conseguenza, le uve di bassa qualità, se le cose sono come si presentano molti viticoltori non avranno i soldi per coltivare avanti i vigneti. Parecchi li estirperanno e si andrà inesorabilmente verso la fine dell’attività vinicola. La storia si ripete. Nell’anno 1191 i Romani vinsero la battaglia di Prataporci e distrussero Tuscolo addirittura con lo spargimento del sale sui terreni per evitare la rinascita. Oggi noi Frascatani in modo diverso stiamo subendo la stessa sorte. Inesorabilmente avremo il territorio cementificato.

"Qualcuno si domanderà: gli imbottigliatori dove andranno a prendere le uve? I lettori Enopress sanno che a Frascati hanno scoperto un vitigno "sconosciuto". Io gli ho dato il nome più appropriato " Ciò Na Cin" che andrà a sostituire i vitigni tradizionali di Frascati. Chi vuol capire capisce.
Il Cardinale Micara mi ha insegnato che le battaglie si vincono o si perdono. Se si perdono, l’importante essere consapevoli di aver fatto tutto il possibile per vincerle. Non ci sono riuscito. Ho perso le battaglia. Ho fatto tutto quello che ho potuto."

"Un abbraccio al Dott. Panarella e un grazie ad Enopress."

Paolo Pellicciari

martedì 23 giugno 2009

FRASCATI ULTIMO ATTO




(www.enopress.it). "Recupero e caratterizzazioni dei vecchi genotipi presenti in vigneti storici dell’area di produzione del Frascati DOC" è il titolo del recente simposio tenutosi a Frascati nella prestigiosa sede di Villa Aldobrandini - Ha seguito l'evento Paolo Pellicciari che dal web ha inviato a Enopress il commento che segue.

Sono intervenuti relatori di spicco quali la Dr.ssa Marina Montedoro, il Prof. Angelo Costacurta dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, la Dr.ssa Simonetta Moretti, il Dott. Pasquale Diana,che hanno approfondito i temi in discussione, in modo esaustivo e con tanto di diapositive illustrative. Temi di sicuro interesse indirizzati ad agronomi ed enologi, piuttosto che a viticoltori.
Sconcertante eppure corretta la riflessione della Dr.ssa Montedoro sul fatto che quando si acquista un Frascati una volta è buono e una volta è cattivo, rilevando una spiccata mancanza di uniformità qualitativa. Già di questo Enopress ha trattato ampiamente.

La notizia più rilevante è la scoperta di un vitigno "sconosciuto" nell’area storica del Frascati.
Una notizia di grande rilievo e una novità non da poco nel panorama viticolo anche frascatano.Conoscendo il territorio, mi domando dove è stato trovato il vitigno "sconosciuto" in quale vigneto è collocato mi piacerebbe vederlo. Un vitigno di rilevanza notevole, piantato per caso, quasi la stessa storia del panettone.

L’occasione è stata propizia per degustare i vini prodotti dai vitigni recuperati e microvinificati nella cantina sperimentale di Velletri. A mio parere non hanno riscontrato il gradimento di molti dei presenti, un vino "insipido" al limite della dealcolizzazione. Peccato però che la sala dove si è tenuto il convegno era insonorizzata, e il rumore delle betoniere e delle ruspe che cominciano a estirpare vigneti non ha disturbato la riunione.

La domanda: a che serve tutto questo?
Nell’area del Frascati hanno cominciato a presentare domande di estirpazione per circa 100 ha in un totale cira 650 ha di vigneto nella provincia di Roma ne dovranno estirpare circa 2500 ettari stiamo solo all’inizio.

Nonostante tutto non si riesce ad affrontare il problema OCM vino. E’ notizia che l’assemblea del Consorzio Tutela Denominazione del Frascati ha approvato il disciplinare per ottenere il riconoscimento Docg. Riconoscimento a quanto pare difficile da ottenere perché la proposta non ha avuto il consenso unanime dell’assemblea. Non poteva non essere così, dal momento che nessun piano finanziario e stato elaborato per migliorare le condizioni economiche dei viticoltori.

E se approvato il progetto Docg i viticoltori dovranno adeguare i vigneti cambiando gli impianti sarà dura convincerli che dovranno investire per continuare ad arricchire le cantine imbottigliatrici con precedenti poco edificanti di cui le cronache specializzate ne hanno parlato ampiamente. Ricordo una mia riflessione di qualche hanno fa, quando ebbi ascrivere: " I nostalgici guardano al passato, gli inetti al presente, gli statisti al futuro". E mai come in questo caso il concetto è attinente. Dal primo agosto va in vigore l’Organizzazione Comunitaria del Mercato: Vino (O.C.M.) ispirato alla globalizzazione per cui tende ad appiattire e a standardizzare la produzione vinicola mondiale. Per questo abolisce le Doc e le Docg a meno di un intervento risolutivo per stoppare la Commissione UE, come nel caso del "Rosato". Che senso ha parlare di Docg?

E mia convinzione che ci sia molta attenzione da parte delle cantine imbottigliatrici all’ OCM.vino per l’opportunità che offre sul piano degli utili aziendali. E questo è il motivo del silenzio sull’OCM e non è escluso che proporre la Docg. sia un fatto depistante nella vicenda da Far West sul vino di Frascati e su i suoi terreni.

Paolo Pellicciari
tertullodoc@gmail.com

lunedì 18 maggio 2009

FRASCATI: PICCOLE STORIE DI UNA PICCOLA DOC



(www.enopress.it). Ritorno dal web di Paolo Pellicciari, frascatano eretico con altre novità nella storia del martoriato vino di Frascati - 'Martoriato' lo definisce da viticoltore qual'è, preoccupato dal basso prezzo delle uve e dalla minaccia del cemento oramai incombente sulle vigne - Ma per Pellicciare è anche allarme per un nuovo disciplinare che i viticoltori dovranno subire senza appello -

"Ci si domanda sempre, scrive Pellicciari, quando si parla del Frascati, se argomentare su principi, metodi, mercati, qualità, deve essere un tabù. Le domande quando sono poste ad altri spesso c’è il depistaggio o ancor peggio il silenzio. La fuga dal dibattito, certo non pone a favore dell’interlocutore, perché o in malafede o incompetente del suo ruolo o ancor peggio presuntuoso.
"Grazie a Enopress, mi è stata data l’opportunità di risvegliare il dibattito sul Frascati. Articoli intrisi di provocazione, anche pronunciata, al fine di sollecitare reazioni che potessero aprire un dibattito per confrontare varie tesi o proposte atte a rilanciare un vino di tradizione millenaria ridotto a prodotto di consumo di massa, declassificato nel suo prestigio e nella sua fama.

"Gli argomenti da me trattati spaziavano dalla qualità, la storia e soprattutto l’allarme per il processo di cementificazione in atto nell’area del Frascati con l’invadenza di Roma ormai a ridosso dei nostri vigneti. Tutto questo, avrebbe dovuto suscitare un grande dibattito, coinvolgere le istituzioni competenti per territorio, la mobilitazione dei viticoltori, degli imbottigliatori, delle organizzazioni sindacali quali Conf Agricoltura e Col Diretti, brillantemente assenti dalla problematiche poste dal sottoscritto."
A dire il vero, l’On Masini, il più grande produttore di uve del Frascati, prese una iniziativa convocando una riunione di viticoltori per discutere le nostre problematiche. Presenti il presidente del Consorzio per la tutela del Frascati ed altri interlocutori che hanno argomentato in modo vago senza proposte strategiche finalizzate al rilancio del nostro vino. Nell’incontro mi è stato consentito di intervenire dandomi l’occasione di argomentare sulle tematiche all’ordine del giorno. Al centro dell’intervento c’era il risarcimento per i danni subiti dai viticoltori a causa delle continue riduzioni di prezzo o "saccheggio" ormai non più sostenibili favorite dalle frantumazioni proprietarie dei nostri vigneti.

"Il risarcimento, fa notare Pellicciari, consiste nel difendere i nostri terreni organizzando una cortina di "cemento" in misura del 30% del territorio, per proteggerne il 70%, che potrebbe diventare il polo agricolo vinicolo paesagistico di Roma. L’argomento deve scompigliare i piani già predisposti, tanto che il sistema territoriale ha alzato le difese, cercando di arginare o estromettere il sottoscritto dal dibattito, in quanto elemento "scomodo" per antonomasia, o per vocazione.

"L’Amministrazione Comunale di Frascati ha patrocinato, concedendo un contributo e la sala Consigliare ad una Associazione di viticoltori morta e sepolta da tempo, rimessa in vita per cercare di depistare il consenso dei viticoltori frascatani nei miei confronti. Nell’introduzione programmatica, illustrata dal Presidente designato, illustre sconosciuto, con una scenografia coadiuvata da diapositive esplicative, ha snocciolato una serie di argomentazioni trite e ritrite, con il piglio saccente, atto a suggestionare la platea carpendo così la fiducia degli astanti.

"Aperto il dibattito, prendo la parola per argomentare su tematiche pressanti quale l’OCM vino e il nuovo asseto territoriale disposto dalla provincia di Roma, in virtù dell’area metropolitana e quanto altro d’interesse.

Pellicciari l' eretico
"Dette tre parole, dico tre parole, sono stato preso di peso e messo alla porta. Gli astanti presi dallo sbigottimento mi hanno seguito per solidarietà lasciando "solo" il sedicente Presidente e qualche altro, decretando la fine definitiva dell’associazione. L’Assessore Urilli dell’Amministrazione Provinciale di Roma ha definito l'accaduto un atto vergognoso, in tanti anni di politica non mai assistito ad una cosa del genere. A giro di qualche, giorno mi arriva una raccomandata da Fontana Candida che mi comunica che non ritirerà più la uve di mia produzione per la vendemmia 2009 e future. Hai capito! Il sistema vitivinicolo frascatano mi ha messo fuori, al pari di una "scomunica".

Un disciplinare che i viticoltori dovranno subire senza appello.
"Pellicciari, l’eretirco, quello che sta richiamando al pericolo del cemento che minaccia i nostri terreni, quello che grida il pericolo dell’abbandono dei vigneti da parte dei conduttori, quello che segnala gli "errori" commerciali di aziende senza scrupoli, con il complice silenzio di tutte le aziende imbottigliatrici del Frascati. Per questo devo essere espulso dal sistema.
"Sistema che sta mettendo mano al disciplinare per adeguarlo all’OCM Vino che sarà predisposto dai grossi gruppi vinicoli ai quali i componenti dirigenti il Consorzio non potranno che obbedire e farlo proprio. Un disciplinare che i viticoltori dovranno subire senza appello.

Paolo Pellicciari
tertullodoc@gmail.com

sabato 7 marzo 2009

LA TOPONOMASTICA DELLA CITTA DI FRASCATI DIMENTICA I SUOI FIGLI MIGLIORI

Con questo mio contributo, voglio riaprire un pagina di storia ormai dimenticata, cercando di colmare un vuoto toponomastico che rasenta l’ingratitudine.
E’ mia convinzione che i frascatani, appresso elencati, meriterebbero un menzione nella toponomastica della nostra città, per l’impegno profuso alla ricostruione del nostro Paese.
L’On. Pietro Campilli, il Card. Clemente Micara, il Sen Pietro Micara, il Princ.pe Clemente Aldobrandini, l’Ing, Adelfo Zingaretti, Osvaldo Molinari e Capitani.
Senza dimenticare il contributo sociale dato da Padre Bruno Basilisco e Padre Alvarez in occasione del bombardamento dell’8 Settembre, oltre i Fascatani decorati, sia al valor militare che civile, della seconda guerra mondiale
Ricordo l’On. Pietro Campilli, uno dei sette fondatori della Democrazia Cristiana, per sette anni Ministro del Bilancio oltre ad innumerevoli incarichi di prestigio che evito di elencare.
A Campilli si deve la primaria attività di vertice nella struttura politica frascatana, mettendo al centro rappresentativo della politica nazionale, provinciale e locale molti frascatani, consentendo una rapida ricostruzione di Frascati dopo il bombardamento. A lui si deve l’attività finalizzata al riconoscimento del primo D.O.C d’Italia per il vino di Frascati.
A Pietro Cmpilli andrebbe intestata piazza Marconi.
Il Cardinale Clemente Micara, Nunzio in Belgio e Cardinale Vicario per la diocesi di Roma di sua Santità Papa Pio XII. A lui si deve la realizzazione del Villaggio Belga, dirottando su Frascati un atto benefico di un ricco industriale belga, da qui il nome di Villaggio Belga. Per questo andrebbe cambiato il nome di Villaggio Belga Con Villaggio “Clemente Micara”
Il Sen. Pietro Micara, Sindaco di Frascati, Senatore della Repubblica, Sotto Segretario di Stato agli Esteri, buon amico di Kennedi, a Lui è dovuta la ricostruzione materiale di Frascati è cosa più importante l’insediamento del Sincrotrone che ha consentito l’impiego di molti frascatani. Non ultimo la redazione del piano regolatore di Frascati, primo in Italia
A pietro Micara andrebbe intestata la Passeggiata.
Il principe Clemente Aldobrandini, Presidente della Società Romana Elettricita a cui si deve la rapida elettrizzazione di Frascati, Davanti a me sollecitò Stufardi per accelerare la messa in opera delle utenze per dare luce alle case dei frascatani.
C’è da ricordare l’amore di Don Clemente per Tuscolo. Era contrario alla realizzazione della strada per Tuscolo sostenendo che un luogo di tale valore simbolico per noi Frascatani doveva essere preservato e riservato agli appassionati di del luogo. Convinto che anche Grottaferrata e Monteporzio avrebbero voluto la loro strada: e cosi è stato.
Al Principe Clemente Aldobrandini andrebbe intitolata la via Catone.
L’ing Adelfo Zingaretti, all’epoca, Direttore Generale dei LL.PP a Lui si deve l’istruttoria delle pratiche per gli stanziamenti per la realizzazione di opere pubbliche riguardanti la nostra Citta.
Non dimentico Capitani, Capo Gruppo del Partito Comunista, oppositore sincero, idealista, comunque in buona fede, per questo merita un riconoscimento particolare.
Grazie a loro, molti enti di edilizia residenziale tipo INA casa, URRA casa, ed altri. Hanno edificato case per gli innumerevoli senzatetto. Come i finanziamenti per la realizzazione del novo Ospedale e la ripristino della rete idrica da parte della Doganella. Ricordo l’innaugurazione presieduta dall’on. Pietro Canpilli con il palco allestito sotto la fontana della passeggiata a suggellare avvenuta ricostruzione di Frascati.
Non dobbiamo dimenticare , tra gli altri, Osvaldo Molinari più volte Consiglire Provinciale di Roma, a lui va riconosciuto l’insediamento dell’E.N.P.I a Monteporzio ove anche li hanno trovato posto di lavoro diversi frascatani.
I decorati come don Angelo Favale medaglia d'Argento al Valor civile e Francesco Pellicciari medaglia di bronzo al valor civile
In epoca moderna non possiamo dimenticarci di Sandro Bisegni, di Raffaele Marciano e di Guglielmo Boazzalli, Luigino Di Tommaso e Germano Alfonsi che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della nostra citta.
Qualcuno potrebbe obbiettare che hanno fatto degli errori, ma si sa, chi fa sbaglia, le parole non hanno mai costruito niente,
Per concludere ognuno per la loro parte hanno contribuito alla ricostruzione di Frascati, prima di essere, quello che “erano” erano FRASCATANI
Ne processo di "defrascatanizzazione" in atto della nostra città, non c'è posto per la memoria, meglio dimenticare i figli migliori che hanno ricostruito e dato lustro a Frascati.

venerdì 30 gennaio 2009

QUALI PROSPETTIVE PER IL VINO ITALIANO?

(www.enopress.it). Dal progetto Winefood al GIV - Riunite - CIV - Un colosso da 450 milioni di curo di fatturato - Rivoluzione al Gruppo Italiano Vini il controllo passa a "Riunite & Civ" - Dopo la fusione a settembre, le due cooperative emiliane hanno rilevato le quote degli altri soci, divenendo azionista unico. Annunciata l'acquisizione del marchio Bolla dall'americana Brown Forman - "A seguito della fusione, infatti, il Giv scarl, cooperativa che a sua volta deteneva il pacchetto societario di Giv spa, si è trovato per la prima volta nella sua storia con un socio di maggioranza, con il 66,5 % delle azioni. A questo punto, secondo il racconto de Il Corriere Vinicolo a firma di Carlo Flamini , gli emiliani hanno lanciato un'offerta d'acquisto quote ai soci residuali Cevico, Chiantigiane, Soave e Mezzocorona. Una volta acquisita la quasi totalità di Giv scarl, hanno dato il via a un nuovo progetto di fusione completatosi a fine 2008 con Coltiva e Righi e dal 1° gennaio 2009, inglobandovi la stessa Giv scarl, hanno formato un nuovo gruppo, denominato "Riunite & Civ", che con il 99,99% controlla il Giv spa.
La nuova struttura, illustrata alla stampa dal management del gruppo - Emilio Pedron, a.d. del Giv, Vanis Bruni, neopresidente del Giv e vicepresidente di Riunite & Civ, e Corrado Casoli, presidente della Riunite & Civ - avrà un fatturato di oltre 450 milioni di curo: 300 quelli del Giv, stabili rispetto al 2007, e 150 Riunite & Civ, +5%.

Una storia di viticoltori coraggiosi, aziende di prestigio e capitali svizzeri
Dopo la distruzione causata dal II° Conflitto Mondiale, gli Italiani hanno dimostrato grande coraggio ardore creativo e spirito di iniziativa che ha caratterizzato anche la nostra viticoltura, innovando, qualificando prodotti tanto da competere con i vini francesi. Si apre il mercato occidentale ai nostri Vini moigliori fino ad allora confinati per lo più nel territorio italiano. Solo pochi vini sia per ragioni geografiche o per fama erano conosciuti oltre confine al contrario dei vini francesi già conosciuti oltre oceano complice la fama dei loro luoghi turistici.

A fatica, i vini italiani si sono ritagliati una quota di mercato con una qualità di rilievo che in alcuni casi metteva in discussione il prestigio dei vini francesi.
Una rosa di Vini di prestigio, richiamano l'attenzione del Credito Svizzero all'epoca "cassaforte" della Nestlè che tramite la Winefood diretta dal Dott. Alberto De Marchi acquista le aziende di maggior fama, al fine di portare la qualità vinicola italiana alla distribuzione americana.

Alberto De Marchi ha operato mantenendo, se non migliorando la qualità dei vini delle aziende da lui controllate. Ho avuto il piacere di conoscerlo, persona sensibilissima, manager di primo livello, contornato da personalità di rilievo, ne cito un paio su tutte Casarini che diventa presidente del Consorzio Tutela del Frascati, Giacinto Giacomini diventato "pezzo grosso" della CAVIT e tanti altri parimenti meritevoli che non sto ad elencare per ragioni di spazio. Non dimentico le vacanze ad Albarella, dove il primo di agosto si festeggiavano gli Svizzeri con le tavole imbandite con i vini del "gruppo" per valutare e i miglioramenti qualitativi delle varie aziende.
Ad Albarella, si degustavano vini prossimi alla produzione tra gli altri si da il via alla produzione del Turà, un vino frizzante prodotto per il mercato americano abituato alla Coca Cola e poterlo avvicinare al gusto del vino. Un'operazione lungimirante ed intelligente che diede i suoi buoni frutti.

La qualità dei vini consentiva un prezzo di vendita adeguato con la conseguente soddisfazione per i viticoltori conferenti. Ogni medaglia ha il suo rovescio. Il rovescio è rappresentato dal vergognoso aspetto speculativo innescato sull'onda del successo del progetto Winefood. Imprenditori senza scrupoli, hanno operato declassando prodotti di "rango" con vini artefatti a costo "zero" solo a fini speculativi. Quanti scandali abbiamo dovuto subire con danni enormi a tutto il comparto vinicolo italiano che evito dal ricordare per amor patrio.

La Winefood prima "Contea" vinicola italiana
Raggruppando un notevole numero di aziende, tanto da formare un gruppo di rilevanza nazionale, il progetto Winefood non passa inosservato alla grande distribuzione italiana facente capo ad un'area politica ben connotata.
Con la G.I.V. acquista le aziende del gruppo Winefood, uscita malconcia dalla crrisi finanziaria degli anni '70 e inizia una nuova era. L'era dell'espansione della grande distribuzione italiana con conseguente declassificazione dei prodotti, nella fattispecie vinicoli, per far fronte alle quantità necessarie a soddisfare le richieste della clientela. Basta guardare il "rumore" che fece qualche anno fa, una azienda vinicola che osò incartonare il vino per competere con un prodotto a basso costo.
E' stata sempre mia convinzione che la grande distribuzione è come un "tumore" in metastasi, che annulla la cultura collettiva, le tradizioni, qualità alimentare, distrugge, la piccola distribuzione e quello più grave, crea isolazionismo individuale che spersonalizza l'individuo nelle sue espressioni più sociali.
Non faccio peccato a pensare che l'economia in generale, e distributiva in particolare stia condizionata dalla politica. E, in palese "conflitto d'interessi", la politica condiziona i processi produttivi e distributivi.

Gli Eredi: le cooperative all'insegna del brand e del mercato
Il disegno di cui stiamo parlando, fonde una serie di "Contee" dando vita ad un "Gran Ducato" vinicolo con 450.000 milioni di Euro di fatturato. Un progetto para monopolista che condizionerà il mercato vinicolo italiano.
Il "Gran Ducato" rappresentato dalle "Riunite e Civ" che, stando alle dichiarazioni di Emilio Pedron ad G.I.V, non porta nulla di buono, in quanto gli investimenti futuri saranno indirizzati a favore del mercato a scapito dei vigneti e delle cantine, con conseguente rischio occupazionale.

Un impero di marchi
Si ha tutta l'impressione che il "Gran Ducato" non è una fusione di aziende agricole ma più una concentrazione di "Marchi" vinicoli per adeguarsi all'OCMVino . Con l'OCM Vino cambia radicalmente il processo vinicolo italiano, consentendo l'imbottigliamento anche in paesi esteri con marchi italiani, ciò a significare che non servono più i vigneti e tanto meno le cantine. Servono "Magazzini" di stoccaggio e di distribuzione. Fanta ipotesi? Forse, speriamo di no.
Dette ipotesi sono già state anticipate da Enopress affrontando il tema OCM Vino con un apposito articolo da titolo "LO TSUNAMI DELLA VITE E DEL VINO" che si possono trovare sulle pagine di Enopress (cliccandio il 'trovatutto'), oppure sul Blog ( paolopellicciari.blogspot.com )

Come è noto, Enpress è un giornale aperto e sarebbe interessante confrontare queste tesi con altre sicuramente molto più interessanti, perché il tema richiede un attento approfondimento.

Paolo Pellicciari

giovedì 8 gennaio 2009

FRASCATI DAL RISORGIMENTO ALLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

(www.enopress.it). Nell'introduzione al volume "Dal Risorgimento dell'Agro Romano alla rivoluzione industriale nel ventunesimo secolo", Lucio De Felici ha scritto sul "Risorgimento dell'Agro Romano". L'originalità del testo, che studia le genesi della piccola proprietà contadina che si sostituisce ai latifondi feudali e baronali, non ha precedenti nella pur nutrita bibliografia sui Castelli Romani. Dunque un testo di alto contenuto sociale che non solo va letto per semplice curiosità ma che potrebbe essere adottato nelle nostre scuole medie per una migliore conoscenza del territorio tuscolano. Ricco e raro è altresì l'apporto fotografico che aiuta la fantasia a catturare i fenomeni storici narrati.

La Frascati ottocentesca
Il presidente del Parco dei Castelli Romaniing. Gianluigi Peduto nella sua introduzione all'opera scrive: "La storia presentata con la forza e il magnetismo di una leggenda: ecco la sintesi del libro di Lucio De Felici. È indagata l'identità dei luoghi, la ricchezza della loro storia e la suggestione dei simboli che la punteggiano. È descritta una terra materica che offre esperienze di una memoria antichissima, depositaria di fasti remoti e ormai estinti. La percezione che ne deriva supera la fisicità delle cose, in un sincretismo tra opposti: la terra agricola e quella che fa da sfondo a ventagli di panorami, paesi che si pavoneggiano tra folti boschi e ferrovie che aprono ai commerci.
È una Frascati ottocentesca pervasa da ancestrali inquietudini, quella che l'autore si sofferma a contemplare. Ma più che giudizi - talora taglienti - su tumulti e rivolte che portarono la terra ai contadini, il testo descrive i meccanismi di un luogo di attraversamento, di scambio, di contaminazioni culturali; un luogo nel quale la stratificazione dei patrimoni di risorse naturali, umane, culturali, enogastronomiche ha formato nel tempo una esperienza collettiva di generosa armonia, che non lascerà mai nessuno indifferente. Una terra prodiga la cui bellezza si è conformata nel paziente rapporto con il tempo, quello delle civiltà dei secoli che ha prodotto il mito e la storia, e quello delle stagioni che muta i colori del paesaggio e dell'uva. Il vino dei castelli: la mitopoietica del bere, da Bacco alle barozze, fino al finocchio per "infinocchiare" l'oste.
Tutto perduto? Forse no! E se da una parte il visibile scappa lontano, vicino a noi il modo migliore per tutelare non può che essere quello di vivere questi luoghi, con un timbro di contemporaneità che ne risulti la natura e l'anima.
De Felici ci offre una consapevolezza identitaria che neanche l'asprezza e l'apparente ineluttabilità del degrado attuale riesce a smorzare. Le sue conclusioni non sono basate su un indistinto sentimento ambientalista, ma su una lucida analisi che indugiando inizialmente su storie di uomini quasi dimenticati, ricostruisce l'orgoglio dell'appartenenza, riscoprendo con grazia fatti che erano diventati misteri."

"Dal Risorgimento dell'Agro Romano alla rivoluzione industriale nel ventunesimo secolo" di Lucio De Felici, Edizioni del Centro Studi e Documentazioni Storiche Frascati, Collanasaggi e documenti, pagg.140

Lucio De Felici
Nato a Frascati (Roma) nel 1930 dove vive e svolge attività professionale. Ha esordito nella narrativa con il romanzo "I desideri maligni" (Rebellato, Padova, prima edizione 1966, seconda 2002), poi il libro di racconti "II chiodo" (Messaggerie del Libro, Roma). Nel 1999 ha pubblicato il romanzo storico "I figli di Marozia" , nel 2002 e nel 2003 i volumi "Istantanee Tuscolane", vol. 1° e voi, 2° . Nel 2003 ha scritto il libro "Storie d'amore e di odio" (MEF, Firenze) contenente racconti di epoca moderna e antica. Nel 2005 ha curato la pubblicazione del libro dell'americana Clara L. Wells "Colli Albani - Frascati" scritto in inglese nel 1878, mai tradotto, contenente 39 fotografie d'epoca della città castellana.
Nel 2006 ha dato alle stampe, dopo un intenso lavoro di ricerca durato oltre dieci anni, il corposo volume "Dizionario Biografico di personaggi nati o vissuti a Frascati", a cui ha collaborato Valentino Marcon, edizione del "Centro Studi e Documentazioni di Frascati". Numerosi articoli e saggi su argomenti storici sono pubblicati sul mensile locale "II Tuscolo".

Lucio de Felici conclude il Suo libro come di seguito:

Sembra che "Attila" diriga con maestria il traffico "cementizio" dei nuovi "feudatari" con il concorso di tanti latifondisti politici di ogni colore,di ogni scuola, di ogni religione. La controrivoluzione del Ventunesimo secolo non è ancora iniziata, non sappiamo neppure chi la guiderà, chi sarà il nuovo camerlengo.

Anno 2008,Ottobre. Ci avviamo, in modo lento ma irrevocabile, ad una integrale urbanizzazione dellAgro Romano con la conseguente sparizione delle vigne e del vino. Va bene così?

Paolo Pellicciari con i suoi scritti pubblicati su Enopress, lancia un grido disperato per questo territorio ormai in agonia perchè vede sfumare 3000 anni di storia vinicola