martedì 18 marzo 2014

TRA QUALCHE ANNO NON VORREMMO CELEBRARE LA RICORRENZA DEI MORTI SUICIDI PER CAUSE FISCALI

Di Paolo Pellicciari
Caro Renzi,
nel Tuo discorso alla Camera dei Deputati, mi sarei aspettato una menzione sul suicidio di Eduardo De Falco, un pizzaiolo che si è uccide per una multa comminata dal fisco. Motivo? Non aveva “assunto” regolarmente la moglie.
Eduardo De Falco, aveva 43 anni e tre figli: due gemellini di cinque e una ragazzina di quattordici anni. De falco era un pizzaiolo/panettiere che si è ucciso per una multa di 2000€ comminatagli dal fisco per aver consentito alla moglie di aiutarlo nel suo lavoro, senza che sia stata regolarmente assunta.
Eduardo de Falco, non era uno “sfaccendato”, una vita spesa a svegliarsi all’alba e tornare a casa alle dieci di sera. La sua «Speedy Pizza » aveva anche conosciuto anni di buoni affari dopo l’apertura, nel ‘94. Fu il primo forno elettrico del paese, un successo. Dal successo al declino non è rimasto che un vago ricordo, ormai da molto tempo arrancava per arrivare alla fine del mese. Tanto che tre anni fa Eduardo e la moglie Lucia erano stati sul punto di chiudere: troppe spese, troppe tasse e guadagni troppo bassi. Lucia durante il giorno dava una mano. Ed è proprio per la sua presenza senza un contratto che gli ispettori hanno firmato il verbale dell’altro ieri senza tener conto che dalle parti del malcapitato si paga anche una “tassa” occulta chiamata “I.V.A.M.”. Uno choc per Eduardo che aveva appena finito di pagare una cartella esattoriale di Equitalia e che ne aveva ricevuta un’altra da poco. Adesso c’era da aggiungere la nuova multa e in più lo spettro della chiusura e di un procedimento penale.
Ed ecco il motivo del gesto: La moglie Lucia, dice, che era così sconvolto da sembrare distante, assente: «Non era tanto per quei duemila euro quanto per essersi sentito colpito nella sua dignità di uomo e di padre di famiglia». Mercoledì sera, dopo aver trovato con l’aiuto di amici e parenti i soldi da pagare, ha deciso di alzare “bandiera bianca”. Una vita così deve essergli sembrata impossibile tanto da non poter sostenere il peso di una famiglia. Il fatto sollecita la tenerezza dei suoi colleghi, il ricordo di domenica scorsa dove andò a fuoco la pasticceria vicino alla sua “Speedy Pizza” tanto da organizzare una colletta per aiutare il proprietario amico. A Casalnuovo, il giorno del funerale sono state abbassate le serrande in un omaggio alla memoria di un uomo perbene che ha deciso di arrendersi impotente difronte ad un fisco impassibile e disumano.
Un ennesimo suicidio tra i piccoli imprenditori, che mi fanno vergognare di uno Stato in cui un piccolo imprenditore si uccide per poche migliaia di euro che siano 2.000€ o 10.000€ cambia poco.
Il fatto non è un caso di cronaca, ma un caso politico. Caro Renzi mi domando come è possibile essere insensibili davanti allo scorrere di un elenco interminabile di suicidi a causa di un fisco disumano. Così disumano da pretendere l'assunzione di una moglie? Ma una moglie, per aiutare il marito deve essere assunta?
Tra marito e moglie non c'è rapporto di parentela, ma di coniugio” (dal latino coniungere, "congiungere"), in quanto non esiste tra di loro un legame di sangue. Contraendo un matrimonio e come stipulare un contratto, non solo economico, ma sociale, che determina anche il rapporto di affinità. Il rapporto tra marito e moglie, è sancito dalla Costituzione all'art. 29 e dalla legge 151/75 che afferma il principio l'uguaglianza giuridica dei coniugi. L'art. 143 c.c. Individua i doveri inderogabili che sono connessi al rapporto matrimoniale. L'obbligo di fedeltà, di assistenza, di collaborazione, di coabitazione, e dei bisogni dalla famiglia. L'art, 144 c.c. Invece pone in base al principio costituzionale di uguaglianza, il principio dell'accordo: infatti, i coniugi concordano tra loro l'indirizzo della vita familiare è fissato la residenza dalla famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti, della famiglia stessa. A ciascuno dei coniugi spetta il potere di attuare l'indirizzo concordato.
Nella fattispecie Lucia, nel dare una “mano” al marito, ha adempiuto ai suoi compiti previsti “nell'indirizzo concordato” nel caso “economico”. La “Speedy Pizza” è un'azienda dove Eduardo traeva sostentamento per la famiglia composta da moglie e tre figli. La moglie è andando in “soccorso” del marito, nell'espletamento della sua attività, in un momento di necessità per contribuire al sostentamento della famiglia ha rispettato il contratto matrimoniale.
I chiarimenti dell'INPS
Supponiamo che un imprenditore sia titolare di un’impresa individuale e che voglia assumere, con un regolare contratto di lavoro subordinato, un proprio familiare, ad esempio un genitore o un figlio o il coniuge. E’ possibile tutto ciò?
Secondo l’INPS non sussiste alcun particolare problema purché il rapporto non presenti la caratteristica della subordinazione, così come prevede la legge per i contratti di lavoro dipendente (circolare 179/1989).
In caso contrario si presuppone che la prestazione lavorativa resa dal familiare nell’ambito dell’impresa sia effettuata a titolo gratuito.
Ricordiamo che, fiscalmente, non sono deducibili i compensi corrisposti al coniuge, ai figli, agli affidati o affiliati minori di età o permanentemente inabili al lavoro per le prestazioni effettuate all’interno dell’impresa (art. 60 TUIR).
Se un ispettorato non sa distinguere tra un lavoro in nero, e una moglie che aiuta il marito, lo trovo assurdo e inconcepibile.
Quando in piena crisi, con mille difficoltà di chi lavora in proprio, una persona è portata al suicidio perché l'ispettorato del lavoro ignorando tutte le leggi che regolano il “coniugio”, gli rifila una multa per la moglie "beccata" a lavorare senza essere in regola. Una assurdità.
A nulla è valsa la Supplica, “Eduardo si è inginocchiato davanti agli ispettori: vi prego, non fatemi la multa - ha raccontato il fratello - E loro hanno risposto: Ma come, un commerciante non ha duemila euro da dare entro 24 ore? Non gli è stato nemmeno concesso il tempo per interpellare il “Commercialista”I soldi dovevano essere consegnati entro le 12 del giorno dopo. Nemmeno la Camorra sarebbe stata così inflessibile. Altri duemila poi rateizzati. Eduardo non avrebbe avuto problemi ad avere quei soldi, se avesse chiesto in famiglia – ricorda il fratello – ma era orgoglioso, non accettava l’aiuto di nessuno, lavorava 15 ore al giorno.
Per orgoglio Eduardo per non piegarsi davanti a nulla” ha scelto la soluzione peggiore, quella di togliersi la vita. La morte di Eddy suscita rabbia e dolore, l'ennesima morte di “burocrazia”
Caro Renzi, la prima cosa che avrei voluto sentire nel tuo discorso d'insediamento, un grido: “BASTA CON I SUICIDI” riconduciamo il fisco e le modalità di riscossione nei canoni costituzionali “invertendo” l'ordine dalla prova a carico dell'ente fiscale a tutela dei diritti dei cittadini vittime di politiche economiche sbagliate e inopportune.