domenica 12 gennaio 2014

“U.S.C.E.” (UNIONE STATI COMUNIONISTI EUROPEI)

L'EUROPA UNITA “POTREBBE” SOSTITUIRE IL SUO LOGO CON,
U.S.C.E.” (UNIONE STATI COMUNIONISTI EUROPEI)
DI PAOLO PELLICCIARI


CON I TRATTATI DI MAASTRCHT, LISBONA E BASILEA, STANNO LENTAMENTE CAMBIANDO L'ORDINAMENTO GIURIDICO EUROPEO. IN PUNTA DI PIEDI E SENZA CLAMORE STANNO CAMBIANDO LA POLITICA ECONOMICA DELL'EUROPEA.

Con i trattati di Maastricht, Lisbona e Basilea, hanno “cambiato le carte in tavola”. Il 13 dicembre de 2007 i leaders dell'Unione Europa, firmano il Trattato di Lisbona, mettendo fine a una lunga contrattazione sulla riforma costituzionale. All'insaputa di tutti, il trattato sarà sicuramente la nuova Costituzione Europea con l'obbiettivo di annullare le Costituzioni dei singoli paesi europei. Tutto è passato sotto silenzio come se fosse routine. I politici hanno taciuto, i giornali hanno taciuto, c'è da domandarsi perché?
Che a Bruxelles, i burocrati avessero paura che i popoli siano informati? O ancor peggio chiedano a una consultazione referendaria? Meglio che gli europei non sappiano, meglio tenerli allo scuro. Il popolo europeo “chiuso” nella cortina del silenzio per paura che si pronuncino per il proprio futuro.
Il Trattato di Lisbona, impone una dittatura oligarchica annullando le Costituzioni nazionali e il potere legislativo dei Parlamenti, soprattutto in politica economica. Il Trattato è stato redatto ad hoc per renderlo efficace a pochi ed incomprensibile ai politici dei vari Stati Europei che ignorandone la vera scrittura hanno dato vita a questa macchina “antidemocratica ed incostituzionale” che , col suo linguaggio volutamente incomprensibile e centinaia di clausole scritte in piccolo, vanifica le Costituzioni nazionali, mettendo fine alle sovranità in politica economica dei vari stati.
Anche la Germania sta ora capendone la gravità e sta verificando l'iniziativa di porvi rimedio ispirandosi all'Art. 20 della Grundgesetz, la Costituzione tedesca, che afferma che deve essere il popolo tedesco, e non il Consiglio Europeo, a decidere di cambiare la Costituzione. In Austria fa appello alla clausola di neutralità dell'Austria e denuncia il cavillo sulla pena di morte in tempo di guerra. L'impostazione del trattato riecheggia inoltre le proposte europeiste avanzate nel 1962 a Venezia da Sir Oswald Mosley, il leader del British Union of Fascists incarcerato durante la II Guerra Mondiale per il suo sostegno ad Hitler, che già nel 62 chiese che la politica economica venisse decisa da un governo europeo, e che salari e pensioni venissero unificati al minimo comune denominatore.
E' quanto accadrà se la politica economica, fiscale, monetaria e commerciale sarà decisa dall'UE invece che dai governi e dai Parlamenti, affossando non solo le Costituzioni ma anche il potere legislativo dei Parlamenti. (Vedi Italia/Grecia)
A pagare il conto, così, alla fine saranno sempre i piccoli risparmiatori italiani.
PremessaNel corso di questi anni ho scritto diversi articoli sottolineando alcune sentenze o leggi che, a mio parere, presentavano diverse anomalie: violazioni costituzionali nell'esercizio della politica monetaria e fiscale. Con la modifica del titolo V° si è costituzionalizzato il principio “autoritario” delle amministrazioni periferiche abolendo gli organi di controllo nei confronti di Comuni, Province e Regioni.
Il lodo Alfano? Un falso bersaglio, gli Italiani hanno perso la tutela costituzionale dei loro diritti.
Non riuscivo a spiegarmi, allora, perché questi fatti non venissero segnalati, commentati e, soprattutto, perché i media tacessero la “pericolosità” di quanto stava e sta accadendo.
Oggi, probabilmente, ho capito il perché di quell’assordante silenzio.
Quella che vi sto per raccontare è la storia di un grande inganno, un inganno che parte da lontano, sin dalla fine della seconda guerra mondiale.
E’ la storia di un progetto (eversivo???) che vuole l’Europa governata da una oligarchia.
Poiché il progetto subisce, nel 1992, un’importante accelerazione,  è da tale anno che inizio a raccontare questa storia.
Maastricht
Il 29 gennaio 1992 viene emanata la legge numero 35/1992 (Legge Carli - Amato) per la privatizzazione di istituti di credito ed enti pubblici.
Passano pochi giorni ed ecco un’altra data cruciale, il 7 febbraio 1992. In questa data avvengono due fatti estremamente importanti  per la realizzazione del progetto: viene varata la legge 82 con cui il ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), attribuisce alla Banca d’Italia la “facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro”. Ovvero dal 1992 la Banca d’Italia decide autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro; Giulio Andreotti come presidente del Consiglio assieme al ministro degli Esteri Gianni de Michelis e al ministro del Tesoro Guido Carli, firmano il Trattato di Maastrich, con il quale vengono istituiti il Sistema europeo di Banche Centrali (SEBC) e la Banca Centrale Europea (BCE). Il SEBC è un’organizzazione, formata dalla BCE e dalle Banche Centrali nazionali dei Paesi dell’Unione Europea, che ha il compito di emettere la moneta unica (euro) e di gestire la politica monetaria comune con l’obiettivo fondamentale di mantenere la stabilità dei prezzi.
I cittadini italiani non si rendono conto della gravità delle conseguenze che questi atti hanno, ed avranno, sulle loro vite. Ne subiscono le conseguenze e quando si domandano “perchè”, ogni volta viene loro proposto un capro espiatorio diverso. L’importante è che i cittadini non riescano a capire quanto sta avvenendo.
I potenti, nel frattempo, continuano a lavorare al loro progetto e, il 13 ottobre 1995, il governo italiano, con il Decreto Ministeriale numero 561, pone il segreto su: “articolo 2) atti, studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la posizione italiana nellambito di accordi internazionali sulla politica monetaria…; d) atti preparatori del Consiglio della Comunità europea; e) atti preparatori dei negoziati della Comunità europeaArticolo 3. a ) atti relativi a studi, indagini, analisi, relazioni, proposte, programmi, elaborazioni e comunicazionisulla struttura e sullandamento dei mercati finanziari e valutari…; ecc. …)”.
Insomma, quanto il Governo sta facendo per realizzare il progetto europeo non si deve sapere, men che meno in ambito di politica monetaria.
Il 1 gennaio 2002 l’Italia ed altri Paesi europei (non tutti) adottano come moneta l’uro. I prezzi raddoppiano, gli stipendi no. La crisi economica si acuisce. Anche in questo caso viene offerto ai cittadini qualche capro espiatorio per giustificare una crisi che, invece, secondo alcuni analisti, è stata pianificata da tempo.
Il 4 gennaio 2004 Famiglia Cristiana rende note le quote di partecipazione alla Banca d’Italia. Si scopre così, per la prima volta (le quote di partecipazione di Banca d’Italia erano riservate) che l’istituto di emissione e di vigilanza, in palese violazione dellarticolo 3 del suo statuto (“In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici) è, per il 95% in mano a banche private e società di assicurazione (Intesa, San Paolo, Unicredito, Generali, ecc..). Solo il 5% è dell’INPS.
Da quando la Banca d’Italia è in mano ai privati? Come è potuto succedere tutto ciò? La risposta è semplice: con la privatizzazione degli istituti di credito voluta con la legge numero 35/1992 Amato- Carli, cui, l’ex governatore della Banca d’Italia, ha fatto subito seguire la legge 82/1992, che dava facoltà alla Banca d’Italia di decidere autonomamente il costo del denaro.
eIn altri termini con queste due leggi la Banca d’Italia è divenuta proprietà di banche private che si decidevano da sole il costo del denaro sancendo così, definitivamente, il dominio della finanza privata sullo Stato. A questo stato di cose seguono i noti scandali bancari (Bond argentini, Cirio, Parmalat, scalata Unipol con il rinvio a giudizio del governatore di Banca d’Italia Fazio, ecc..) con grande danno per migliaia di risparmiatori.
Non è possibile che il ministro Carli, ex governatore della Banca d’Italia, non si sia accorto di tutto ciò. Ed ancora: è possibile che i politici, ministri del Tesoro, governatori non si siano accorti, per ben 12 anni, di questa anomalia? Comunque se ne accorgono alcuni cittadini, che citano immediatamente in giudizio la Banca d’Italia.
Il 26 settembre 2005 un giudice di Lecce, con la sentenza 2978/05, condanna la Banca d’Italia a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito monetario.
Nella sentenza viene sottolineato, inoltre, come la Banca d’Italia, solo nel periodo 1996-2003, si sia appropriata indebitamente di una somma pari a 5 miliardi di euro a danno dei cittadini. Ma ancora non basta, perché la perizia del CTU nominato dal giudice mette in evidenza: Per quanto concerne la Banca d’Italia: come questa sia, in realtà, un ente privato, strutturato come società per azioni, a cui è affidata, in regime di monopolio, la funzione statale di emissione di carta moneta, senza controlli da parte dello Stato; come, pur avendo il compito di vigilare sulle altre banche, Banca d’Italia sia in realtà di proprietà e controllata dagli stessi istituti che dovrebbe controllare; come, dal 1992, un gruppo di banche private decida autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro. Per quanto concerne la BCE: come questa sia un soggetto privato con sede a Francoforte; come, ex articolo 107 del Trattato di Maastricht, sia esplicitamente sottratta ad ogni controllo e governo democratico da parte degli organi dell’Unione Europea.
Come la succitata previsione faccia si che la BCE sia un soggetto sovranazionale ed extraterritoriale, come, tra i sottoscrittori della BCE, vi siano tre Stati (Svezia, Danimarca ed Inghilterra) che non hanno adottato come moneta leuro, ma che, in virtù delle loro quote, possono influire sulla politica monetaria dei Paesi delleuro.
In altri termini la sentenza mette in evidenza come lo Stato, delegato dal popolo ad esercitare la funzione sovrana di politica monetaria, dal 1992 l’abbia ceduta a soggetto diverso dallo Stato: prima alla Banca d’Italia (di proprietà al 95% di privati), quindi alla BCE (soggetto privato, soprannazionale ed extraterritoriale).
Così facendo lo Stato ha violato due articoli fondamentali della Costituzione:L’articolo 1 che recita: “... La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Infatti il popolo aveva delegato i suoi rappresentanti ad esercitare la funzione sovrana di politica monetaria, non a cederla a soggetti privati;
L’articolo 11 della Costituzione che recita: “LItaliaconsente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
L’articolo 11 della Costituzione consente limitazioni (non cessioni) della sovranità nazionale.
Inoltre, la sovranità monetaria non è stata ceduta a condizioni di parità (le quote di partecipazione alla BCE non sono paritarie), vi fa parte anche la Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’euro e partecipa alle decisioni di politica monetaria del nostro Stato, senza che lo Stato italiano possa in alcun modo interferire nella politica monetaria interna.
Ed ancora. Tale limitazione (non cessione) può essere fatta ai soli fini di assicurare “la pace e la giustizia tra le Nazioni”. I fini della BCE non sono quelli di assicurare pace e giustizia fra le nazioni, ma quello di stabilire una politica monetaria. La sentenza è, quindi, estremamente importante e, per taluni, anche estremamente pericolosa, visto che ai politici che illegittimamente hanno concesso la sovranità monetaria prima alla Banca d’Italia e poi alla BCE potrebbero essere contestati i reati di cui agli articoli:
241 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare lindipendenza dello Stato, è punito con lergastolo”.
283 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo con mezzi non consentiti dallordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni”.
I politici, infatti, hanno ceduto un potere indipendente e sovrano ad un organismo privato e, per quanto riguarda la BCE , anche esterno allo Stato. Il pericolo c’è, ma la paura di un possibile rinvio a giudizio per questi gravi reati dura poco. Per una strana coincidenza, a soli 5 mesi dalla sentenza che condanna la Banca d’Italia, nell’ultima riunione utile prima dello scioglimento delle camere in vista delle elezioni, con la legge 24 febbraio 2006 numero 85 dal titolo “Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione” vengono modificati proprio gli articoli 241 (attentati contro lindipendenza, lintegrità e lunità dello Stato); 283 (attentato contro la Costituzione dello Stato); 289 (attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali), ovvero le figure di attentato alle istituzioni democratiche del Paese, che, diciamolo, con i reati di opinione hanno ben poco a che vedere.
Cosa cambia con questa modifica? Nella sostanza le figure di attentato diventano punibili solo se si compiono atti violenti. Se invece si attenta alla Costituzione semplicemente abusando di un potere pubblico non si commette più reato. I politici, dunque, non solo sono salvi per quanto concerne il passato, ma, da ora in poi, potranno abusare del loro potere pubblico violando la Costituzione senza più rischiare assolutamente nulla. Certo, questa modifica priva la nostra repubblica di qualsiasi difesa, ma di questo pare nessuno se ne accorga.
Pochi mesi dopo questa modifica arriva la sentenza 16.751/2006 della Cassazione a Sezioni Unite,  che accoglie il ricorso di Banca d’Italia (soggetto privato) avverso la succitata sentenza del giudice di Lecce. Nelle motivazioni si legge: “... al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di partecipazione ad organismi sovranazionali: funzioni in rapporto alle quali non è dato configurare una situazione di interesse protetto a che gli atti in cui esse si manifestano assumano o non assumano un determinato contenuto”.
In altri termini il giudice non può sindacare come lo Stato esercita le sue funzioni sovrane, neanche quando queste arrechino un danno al cittadino.
Ma, come abbiamo appena visto, il cittadino è rimasto privo di difese anche nel caso in cui, abusando di poteri pubblici, la sua sovranità venga svenduta a soggetti privati. E allora che fare? Al cittadino resta un’ultima flebile speranza? Può aggrapparsi alla violazione dell’articolo 3 dello Statuto della Banca d’Italia? Assolutamente no, anche l’articolo 3 dello Statuto, ovviamente, è stato modificato a dicembre del 2006. Ora non è più necessaria nessuna partecipazione pubblica in Banca d’Italia. Tutto in mano ai privati per Statuto.
La sovranità monetaria è persa. Ma l’inganno è solo all’inizio, anche se è stato portato a termine un tassello importante del progetto, in fondo si sa, è il denaro che governa il mondo.
Lisbona
I potenti, sicuri della loro totale impunità, proseguono nel grande inganno e, visto che nel 2005 la Costituzione Europea (che presentava palesi violazioni con le maggiori costituzioni europee e pareva scritta per favorire le grandi lobby affaristiche in danno dei cittadini) era stata bocciata da francesi ed olandesi al referendum, decidono che, per far passare il testo, si deve agire in due modi: evitare di far votare la popolazione; rendere il testo illeggibile.
Il loro progetto prevede di lasciare la Costituzione Europea immutata e, per evitare il referendum, di chiamarla Trattato. Poi, per non far capire al cittadino che nulla è cambiato, rendono il testo illeggibile inserendo migliaia di rinvii ad altre leggi e note a piè pagina, come hanno confessato: l’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”; il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”; il nostro Giuliano Amato:(ndr) “Fu deciso che il documento fosse illeggibile... Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum”.
Nel 2007 tutto è pronto e il 13 dicembre i capi di governo si riuniscono a Lisbona per firmare il Trattato, ovvero la Costituzione Europea bocciata nel 2005 e resa illeggibile. Ora manca solo la ratifica dei vari Stati.
Il parlamento italiano ratifica il trattato di Lisbona l’8 agosto del 2008, approfittando della distrazione dei cittadini dovuta al periodo feriale. Nessuno spiega ai cittadini cosa comporti la ratifica del Trattato, ed i media, ancora una volta, tacciono.
In realtà con quella ratifica abbiamo ceduto la nostra sovranità in materia legislativa, economica, monetaria, salute e difesa ad organi ( Commissione e Consiglio dei Ministri) che non verranno eletti dai cittadini. Il solo organo eletto dai cittadini, il Parlamento Europeo, non avrà, nei fatti, alcun potere.
Ancora una volta i nostri politici, abusando del loro potere pubblico, hanno violato l’articolo 1 e 11 della nostra Costituzione.
L’articolo 1 perchè, come detto, lo Stato ha la delega ad esercitare la funzione sovrana in nome e per conto dei cittadini, non a cederla. E’ come se una persona avesse il compito di amministrare un immobile e lo vendesse all’insaputa del proprietario, abusando del potere che gli è stato conferito.
Inoltre ha violato l’articolo 11 perché, come abbiano visto: “LItaliaconsente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità”.
Lo Stato, invece, ancora una volta ha ceduto la sovranità e l’ha ceduta non in condizioni di parità. Infatti l’Inghilterra, che già non ha aderito all’euro, in sede di negoziato ha ottenuto diverse e importanti esenzioni per aderire al Trattato di Lisbona, eppure pare che il primo presidente europeo sarà proprio l’ex primo ministro inglese Tony Blair. La nomina a presidente europeo di Blair deve far riflettere, sopratutto in ordine alla cosiddetta Clausola di Solidarietà presente nel Trattato di Lisbona. Detta Clausola prevede che ogni nazione europea sia tenuta a partecipare ad azioni militari quando si tratti di lottare contro “azioni terroristiche” in qualunque altra nazione. Il problema e che nessuno ha definito cosa si intenda per “azioni terroristiche”. Chi deciderà chi è un terrorista e perché? Persone come Tony Blair, in passato coinvolto nello scandalo sulle inesistenti armi di distruzione di massa in mano a Saddam con cui è stata giustificata la guerra all’Iraq? A quante guerre ci sarà chiesto di partecipare solo perché qualche politico non democraticamente eletto avrà deciso di usare la parola “terrorista” o “azione terroristica”?
Si consideri che già, oggi, basta definire un cittadino “presunto terrorista” per poterlo privare dei diritti umani e permettere che i servizi segreti possano sequestrarlo a fini di tortura, attività criminale che potrà poi essere coperta con il segreto di Stato, come ha recentemente confermato con la sentenza 106/2009 anche la nostra Corte Costituzionale.
Ma il dato più allarmante è che con il Trattato di Lisbona viene reintrodotta la pena di morte. Ovviamente tale dicitura non è chiaramente presente nel testo, ma in una noticina a piè pagina (si continua nell’inganno).
Leggendo attentamente questa noticina, e seguendo tutti i rimandi, si arriva alla conclusione che con il Trattato di Lisbona accettiamo anche la Carta dell’Unione Europea, la quale dice “La morte non si considera cagionata in violazione del presente articolo se è il risultato di un ricorso alla forza resosi assolutamente necessario: Per eseguire un arresto regolare o per impedire levasione di una persona regolarmente detenuta; per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o uninsurrezione” (articolo 2, paragrafo 2 della CEDU).
La cosa è di estrema gravità. Infatti, anche in questo caso, chi deciderà che una protesta è sfociata in disordini tali da rendere lecito un omicidio? (l’Italia, poi, ha un triste primato in fatto di “agenti provocatori” pagati per trasformare una manifestazione in guerriglia). In quali casi si potrà sparare sulla folla disarmata? Chi deciderà quando potranno essere sospesi i diritti umani? Perché di questo si tratta.
Ecco la storia di un grande inganno, un inganno che inizia con il cedere illecitamente, proteggendosi con il segreto, la funzione sovrana dell’esercizio della politica monetaria a privati:
- nello sfuggire alle responsabilità del proprio operato depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione;
- nell’approfittare delle ferie estive per ratificare un Trattato con cui vengono cedute le nostre restanti sovranità (legislativa, economica, monetaria, salute, difesa, ecc.) ad una oligarchia non eletta e che nessuno conosce; ed, in ultimo, nel dare il potere a qualche politico di poter privare i cittadini dei loro diritti umani semplicemente con una parola.
Così, quando i cittadini si renderanno conto che hanno perso tutto, che la loro vita viene decisa da una oligarchia di potenti non eletti democraticamente, quando si renderanno conto del grande inganno in cui sono caduti non sarà loro concesso neanche reagire o protestare, perché basterà una sola parola per trasformare la reazione in “azione terroristica” o la protesta in “insurrezione”, legittimando così la sospensione dei diritti umani e l’applicazione della pena di morte. Il tutto, poi, verrà coperto con il segreto di Stato.

Basilea 3
Con l'inizio dell’anno è entrata in funzione una normativa per il sistema bancario, denominata “Basilea3”. Trattasi di un insieme di provvedimenti articolati che il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha predisposto al fine di rafforzare la regolamentazione, la vigilanza e la gestione del rischio del settore bancario.
Al di là di frasi burocratiche che riguardano gli addetti ai lavori, cerchiamo di definire quali saranno le conseguenze di queste riforme non solo per le banche quanto anche per le aziende, con particolare riguardo alle Piccole e Medie Imprese che, in Italia, costituiscono la base produttiva. Sullo eccesso di regolamentazione bancaria e sulle procedure adottate per concedere prestiti alle PMI sono più volte criticamente intervenuto.
Valutare attraverso punteggi (ratings) la impresa caratteristica del mondo italiano, si fa solo danno. La scomparsa della autonomia del direttore di territorio, ha annullato ogni relazione personale rendendo tutto anonimo. Da più parti è stata sottolineata la scarsa capitalizzazione delle PMI e l'invito a queste ultime ad incrementare il patrimonio. Tornando a Basilea3 la normativa ha come obiettivo di evitare le crisi sistemiche devastanti per il sistema internazionale (es. sub-prime e fallimento Lehmann), oltre alla maggiore attenzione alla vigilanza prudenziale interna.
Le banche italiane, si stima, dovrebbero capitalizzarsi per una cifra globale che va dai 9 ai 36 miliardi di euro, al momento alla portata del mercato. Ma le regole di Basilea3 potrebbero provocare effetti di restringimento del credito, considerando anche che nei due anni precedenti i prestiti si sono ridotti di circa 75 miliardi di euro. Se arriva la ripresa aumenterà la domanda di accesso al credito e se questo fosse insufficiente le conseguenze sono intuibili. Si dovranno studiare strumenti che sostengano le aziende dinamiche che sono molto di più di quanto si creda. Ci pensino autorità e politici se non si vuole che persista una depressione economica che non si guarisce con le chiacchiere ma con la riduzione di spese faraonicamente improduttive, a favore di flussi finanziari che, se liberati, confluirebbero verso le attività produttive.
Dopo lunghi mesi di trattative è stato finalmente raggiunto l’accordo tra i Ministri delle Finanze dell’Unione Europea sulla vigilanza unica, prima fase del più ampio progetto di Unione bancaria europea.
L’attività di supervisione della Banca Centrale Europea inizierà nel Marzo 2014. Riguarderà' oltre cento banche dell’eurozona e di Paesi fuori dall’area della moneta unica in possesso di asset superiori a 30 miliardi di euro o che rappresentino il 20% del Pil dell’economia nazionale. Con il potere centralizzato della BCE si mira ad una maggiore uniformità di gestione del sistema bancario europeo: stabilire requisiti patrimoniali e di solidità delle banche, regole sulla loro organizzazione e sulle modalità di erogazione del credito ma anche concedere e ritirare licenze bancarie, indagare su istituzioni e imporre sanzioni finanziarie.
L'accordo ha inoltre definito il complesso sistema di voto all'interno dell'EBA, European Bancking Authority. l'Autorità bancaria europea con funzioni di regolamentazione del sistema bancario. Al fine di evitare che i dieci Paesi non appartenenti all’area della moneta unica siano messi sistematicamente in minoranza dai diciassette Stati membri della zona euro, si è decisa una doppia maggioranza per approvare i regolamenti.
E' stata prevista la creazione di un organo di mediazione composto da un membro di ogni autorità nazionale con rilevanti poteri decisionali qualora il Consiglio dei governatori della Bce dovesse opporsi alle scelte del Consiglio dei supervisori, il nuovo organismo della Bce incaricato della sorveglianza.
Secondo il Commissario Europeo al Mercato Interno e ai Servizi, Michel Barnier, l'accordo sulla supervisione bancaria unica rappresenta il primo fondamentale passo verso l'unione bancaria. Obiettivo primario e' restaurare la fiducia nel sistema e interrompere il circolo vizioso tra banche e crisi dei debiti. “Eliminando” così la concorrenza bancaria.