“PORCA
TROICA”
Di Paolo
Pellicciari
19/07/2015
E pensare,
che l'Italia era la quinta potenza industriale al mondo.
Credo sia
opportuno analizzare la situazione politica attuale, protagonista di
una pesante atmosfera di sfiducia, in Italia e altrove, dove le
politiche economiche attuate dai governi dell'area “globalizzata”.
Tra classe
politica e opinione pubblica, il distacco appare sempre più profondo
e incolmabile. I partiti sono dilaniati da giochi interni di
corrente, spesso incomprensibili agli elettori che si domandano: chi
rappresentano gli esponenti delle varie correnti che determinano il
sorgere e la caduta dei Governi?
Il vero
potere, sta forse nelle mani dei dirigenti dei partiti che non
vengono scelti dall'elettorato, ma da una ristretta cerchia di
“notabili” ( che non si “notano”) ma hanno il potere
assoluto.
C'è da
prendere atto che gli elettori, non partecipano più alla vita
politica e i gruppi, che finora avevano fiancheggiato l'attività dei
partiti specie dei sindacati, proclamano la fine del collateralismo,
rivendicando la piena autonomia della loro azione politica.
La crisi dei
partiti, diviene così Crisi di Governo, che non sarebbero più
emanazione del Parlamento, ma dei partiti stessi frammentati e
inconcludenti.
La vera
ragione della crisi istituzionale dello Stato, va ricercata perciò
nel distacco esistente tra elettori ed eletti da un lato e la
frantumazione partitica dall'altro.
C'è da
domandarsi quali riforme occorre dunque attuare, per agganciare i
partiti all'elettorato? In che modo si possono trasformare i
congressi dei partiti sempre più “stanchi” e inconcludenti, in
convenzioni aperte alle forze reali del paese?
Come è
possibile impostare veramente la riforma della pubblica
amministrazione? Questi gli assillanti interrogativi posti
all'attuale situazione politica, con un rinnovato atto di fiducia,
nelle istituzioni democratiche individuando le premesse per superare
la crisi?
C'è in atto
una “traslazione” di alcune competenze, tipiche dello stato, alle
Società “Strumentali o Speciali” che andranno gestire in piena
autonomia le competenze che per istituto devono essere e rimanere
Pubbliche. Vedi ISTAT, AGENZIA DELLE ENTRATE, EQUITALIA, COME MOLTE
MUNICIPALIZZATE CHE SI STANNO TRASFORMANDO IN AZIENDE SPECIALI O
STRUMENTALI, OSPEDALI E TUTTI I SERVIZI OFFERTI DALLO STATO in
ottemperanza degli accordi internazionale che ha l'obiettivo di
centralizzare i servizi di 140 Nazioni, quasi tutte, espositrici
all'EXPO. Operazioni finanziarie da miliardi di €uro. E NESSUNO NE
PARLA
Si tratta
infatti, di trovare il modo concreto di far partecipare veramente
tutti gli elettori alla vita dei partiti, di strutturare in maniera
diversa l'organizzazione dello stato, adeguandola alla vertiginosa
trasformazione della società che ci stanno “imponendo”.
L'evoluzione
delle istituzioni politiche, hanno subito, nel passaggio dallo stato
espressione della libertà allo stato dei partiti. L'evoluzione
gravitata attorno alla rappresentanza politica che è l'istituto
fondamentale dello Stato democratico nella sua configurazione.
La
rappresentanza politica è espressa, o era espressa, dal regime
parlamentare. E ora ci possiamo domandare: lo stato democratico può
avere l'identico regime politico?
Il sistema è
comprensivo dei fini e delle strutture politiche dello stato, il
regime riguarda le sole strutture. Il sistema quindi, comprende anche
il regime, ma il regime non si identifica con il sistema.
Mi limiterò
per quanto riguarda il problema dei fini dello stato democratico, del
resto già ampiamente trattato nei precedenti articoli.
In realtà,
lo Stato democratico ha compiuto una tale mutazione, senza porsi il
problema sul piano costituzionale. Ha creduto, cioè, di poter
realizzare i fini nuovi con strutture politiche ereditate dallo stato
fascista.
Tra i due si
è però verificata una sorta di conflitto; il regime di fatto o
regime dei partiti acquisisce sempre maggiori poteri, sottraendoli al
regime tradizionale, le cui garanzie e i controlli non si potevano
estendere ai partiti medesimi. E poiché il regime parlamentare è,
soprattutto, un regime che, attraverso il parlamento, controlla
l'esecutivo di sua emanazione, il graduale rafforzamento del nuovo
regime di fatto ha finito col trasformare il parlamento in un organo
di controllo senza potere, perché il vero potere, quello esecutivo,
anziché di emanazione del parlamento, è invece divenuto emanazione
dei partiti.
Posso dire
allora che nello stato democratico il regime parlamentare è
costituito da organi di controllo svuotati dei poteri e di centri di
potere non sottoponibili a controllo.
La realtà,
è che tutto un mondo si sta muovendo. Istituiti che regolano e
incalzano la realtà socio-politica, sono oggi sottoposti a una crisi
in progressivo aumento. Gli istituti, anziché dare alla realtà una
forma razionale, sono in realtà superati o respinti.
Gli studi
non possono limitarsi a constatare le anomalie ma deve chiedersi il
loro perché e la loro ragion d'essere. Dagli effetti alle cause ,
dal “quia al propter quid”. Gli effetti ci forniscono la
sintomologia, a cui non ci si può fermare, ma che deve interpretare
per cogliere i motivi che hanno condotto a queste conseguenze. Una
indagine quindi che sia fondata sulla esperienza che ci consente di
individuare le cause della crisi di rigetto e di stabilire nuove
leggi destinate a regolare, in modo razionale ed organico, la realtà
politica e sociale.
Per
conoscere la natura di una istituzione, devo pertanto analizzare le
esigenze e le finalità per la cui soddisfazione e raggiungimento gli
uomini hanno forgiato l'istituzione in parola.
Per dare una
nuova stabilità alle istituzioni, occorre tutto un lavoro assiduo e
costante, che sarebbe stato possibile evitare, ove tra le istituzioni
e la realtà, si fosse instaurato un processo circolare, attraverso
il quale la seconda confluisse nelle prime e le prime plasmassero la
seconda.
Siamo alla
ricerca di una nuova filosofia politica: ma non è una ricerca che
può essere condotta more geometrico, secondo schemi astratti e
deduttivi. La nuova filosofia per essere veramente sintetica, deve
sgorgare dall'interno dell'uomo, dai suoi problemi di ogni giorno.
dall'atmosfera che respira. erano due poli
su cui è stata costruita la filosofia politica che ha dominato nello
stato liberale: oggi ancora chiediamo Egalité e Liberté, ma le
strutture con le quali questi due concetti erano stati propugnati e
difesi in passato, sono inadeguati a raggiungere gli scopi prefissi,
Si potrebbe forse pensare di rinnovare le strutture mantenendo
inalterata la filosofia politica ad esse attesa, ma così si cadrebbe
in un circolo vizioso, perché le strutture sono sempre prodotto di
una precisa filosofia politica. Pertanto, per costruire in campo
politico dei nuovi strumenti operativi, è necessario prima elaborare
la filosofia politica a cui ispirarsi nella costruzione della nuova
società globalizzata.
La
stessa esperienza marxista, nella sua prima fase, ha dimostrato il
completo fallimento della introduzione sul piano pratico di tale tipo
di uguaglianza. Tutto ciò, significa che l'attributo “uguale”
non va riferito alla attività dell'uomo tout
court che
deve rimanere diverso, per permettere il conseguimento del benessere
della collettività. Tale risultato, come aveva già scritto Platone,
è fondato, infatti, sulla divisione del lavoro conseguenza delle
diverse capacità degli uomini.
L'attributo
di “uguale” va riferito alla uguaglianza nell'ambito della
specifica attività degli individui e alla possibilità concessa a
tutti di fornire alla società e allo Stato l'intero contributo delle
proprie capacità indipendente dal ceto sociale di provenienza.
Mentre, la burocrazia è immune dall'uguaglianza economica a causa
dell'interferenza dei partiti nell'occupazione delle aree di potere
burocratico apparentemente meritocratico.
< égalité
e liberté > non possono più essere concepite come due secoli or
sono. L'uguaglianza conquistata con la rivoluzione francese, si
riferiva al passaggio dell'individuo come suddito, all'individuo come
cittadino. Tale uguaglianza riguardava, essenzialmente, i
rapporti tra lo stato patrimoniale e paternalista e uno stato in cui
gli individui cessano di essere solo destinatari dei comandi e
diventano arbitri di organizzare la propria vita a piacimento, senza
interferenze di sorta.
Da questo
profilo ogni individuo è diverso dall'altro, come diversa e non già
eguale è l'attività di ciascuno.
Esiste
quindi una contraddizione ontologica nella filosofia politica basata
sulla libertà, nel senso che il processo che conduce alle
differenziazioni sociali, legato al valore delle persone, viene, se
non annullato, almeno compromesso profondamente. Da questa
contraddizione nasce il contrasto tra democrazia e “democrazzismo”,
tra la rivendicazione dell'uomo nella ricchezza delle sue rispettive
capacità, e la difesa ad oltranza di un uomo staticizzato al di
fuori del suo concreto contributo alla società in cui vive. Si
potrebbe assistere “all'Oscurantismo del Cittadino”. Stabiliti
questi concetti prendiamo atto del cambiamento nella considerazione
di uomo e di cittadino. Con la rivoluzione francese “l'uomo” per
mantenere la propria dignità, si trasformava da Suddito a Cittadino.
L'Oscurantismo del Cittadino causato da norme giuridico economiche
che lo regolano, non sono più in grado di adeguarsi ai bisogni della
società contemporanea. Alla “Troica” non interessa in tenore di
vita dei cittadini, ma solo il profitto, anche se le politiche
monetarie attuate affamano i popoli.
Oggi si dice
che l'uomo è alienato: il che vuol dire? Che non è più “l'uomo”,
sancendo la fine della società, democratica per iniziarne un'altra
“democrazzista” che lo strumentalizzerà.
Sono
terrorizzato dal contenuto dei trattati internazionali che
accompagneranno il futuro dell'uomo nella Globalizzazione. Nel
prossimo futuro non ci sarà più distinzione, l'uomo, e la donna
non esisteranno più come esseri umani, ma “schiavizzati”
generati dalla nuova GEO-POLITICA globalizzata di ispirazione
“democrazzista” d'ispirazione filosofica COMUNIONISTA. ( Fusione
tra comunismo Marxista e comunione Cattolica)
L'Italia sta
diventando sempre più uno Stato COMUNIONISTA? Certo, se non è, ci
stiamo vicini. Il programma di riforme che Renzi sta attuando, non
sono di certo aperte alla democrazia. Renzi Segretario del P.D. e
Presidente del Consiglio, ciò rasenta l'incompatibilità in quanto
lui decide per il Partito e per il Governo, togliendo al Partito la
serenità propositiva di una dialettica decisionale da trasferire in
parlamento.
I diritti
politici, infatti, sono stati attribuiti a tutti gli individui
proprio in quanto potenziali della proprietà, e lo Stato interviene
nel settore privato per favorire il passaggio di titolarità del
diritto di proprietà dalla fase potenziale e concreta. E' il solo
caso di rilevare , a tale proposito, come i diritti politici sono
invece negati ove manchi il riconoscimento del diritto di proprietà
Le
democrazie hanno il diritto di proteggere i loro patti sociali, e
quando tale diritto entra in conflitto con le esigenze dell'economia
globale, a quest'ultima si deve cedere il passo. Ciò equivale alla
perdita della sovranità dello Stato, avremo un altro Diritto,
un'altra Giurisprudenza e un'altra sovranità nazionale e un altro
legislatore. Ecco perché il futuro mi terrorizza.
Non ci vuole
la palla di cristallo per capire che il disegno della “Troica”,
con la scusa del debito, si vuole “appropriare” del beni dello
Stato (MES) e se insufficienti a quelli dei cittadini. Basta leggere
l'accordo con la Grecia che dovrà cedere anche l'Istituto di
Statistica non escluso l'obbiettivo per “manipolare” i dati
economici da dare in “pasto” agli ignari cittadini.
Non c'è
dubbio che il Parlamento deve appropriarsi della sua funzione
legislativa, propositiva e di controllo dell'attività di governo,
specie in politica economica. Ma senza una filosofia di riferimento
ne di opposizione ne di governo, sarà difficile recuperare la
fiducia dei cittadini e guardare a un futuro migliore. Con
“Brancaleone” non si va da nessuna parte.