CONTENUTI
E LIMITI FUNZIONALI DELL'AUTONOMIA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA NEI
RAPPORTI CON GLI STATI MEMBRI
IL “TEMPIO DEL DIO DENARO”
RAPPRESENTATO DA UN “GRATTACELONE BIFORCUTO” INAUGURATO NEI
GIORNI SCORSI NON SENZA POLEMICHE
Di
Paolo Pellicciari
Tra
gli accordi di Maastricht c'è anche la privatizzazione delle Banche
Centrali oggi “euro zona” ha istituito la “zecca europea” che
stampa “moneta debito” Il Trattato di Maastricht e la sua
rilevanza nell'ordinamento legislativo degli Stati Membri, necessita
di alcune precisazioni sulla distinzione tra valore creditizio e
valore monetario scaturito dal trattato. La necessità di tale
premessa emerge dalle gravi incertezze teoriche sulla definizione
della moneta che hanno scandalosamente indotto le autorità monetarie
a concepirla, ad un tempo come "credito" da "oggetto
di credito". Sicché, quando il portatore della moneta si trova.
ad es., di fronte alla formula " Lire .... pagabili a vista al
portatore" avverte che è una "Falsa cambiale" pur se
"vera moneta".
La
convenzione monetaria travalica qui tutti i parametri
dell'interpretazione per attribuire alla forma un significato
addirittura incompatibile con quello letterale. E' gran tempo ormai
che si esca definitivamente dall'equivoco di spacciare sotto la
parvenza di valore creditizio il valore monetario.
Il
credito si estingue con il pagamento, la moneta continua a circolare
dopo ogni transazione perché, come ogni unità di misura, anche la
"misura del valore" è un bene ad utilità ripetuta.
Nel
credito la previsione normativa preesiste alla sua manifestazione
formale. Così, ad es., il debitore prima vuole l'obbligazione e poi
la manifesta sottoscrivendo la cambiale sicché il valore del credito
nasce contestualmente alla sua manifestazione. Nella moneta invece,
il valore causato dalla convenzione è successivo alla manifestazione
formale che è predisposta con anticipo. Infatti i simboli monetari,
stampati ed assunti in custodia dall'organo di emissione acquistano
valore nelle mani del primo prenditore a causa della contestuale
accettazione sia del simbolo, che della convenzione monetaria. Ognuno
è infatti disposto ad accettare moneta come misura del valore e
valore della misura in previsione di poterla dare a sua volta come
tale. Questa convenzione consentiva lo storico passaggio del mercato
dalla regola del baratto a quella della compravendita perché,
l'acquirente utilizzava la moneta non solo come misura del valore del
bene compravenduto, ma anche come corrispettivo del diritto romano
negoziale, in quanto il simbolo incorporava necessariamente il valore
della misura che è il potere d'acquisto: valore indotto e non
creditizio. Da ciò emerge chiaramente che la moneta è bene reale
oggetto di proprietà ed eventualmente di credito e di debito.
Quando
le scuole monetarie hanno preteso di definire la moneta come credito
si sono trovate poi nella necessità di giustificarla, ricorrendo
alla paradossale definizione di credito inesigibile (cfr.
sull'argomento la relazione al disegno di legge del Consiglio dei
Ministri del Governo Ciampi del 10-02-1993).
Da
tale premessa deriva che mentre il valore del credito è causato
dalla prestazione oggetto del credito, il valore monetario è un puro
valore giuridico indotto nel simbolo. Esso nasce senza altro costo
che quello del simbolo che acquista valore monetario per il semplice
fatto che ci si mette d'accordo che lo abbia.
Per
questi motivi, la moneta, all'atto dell'emissione, va attribuita
GRATUITAMENTE in PROPRIETA' alla collettività nazionale perché,
essa, accettandola, la crea SENZA COSTO. Quando la moneta era d'oro
era impossibile attribuire gratuitamente la moneta all'atto
dell'emissione per l'alto costo dell'oro. Con la scoperta del VALORE
INDOTTO, il simbolo qualunque ne sia il costo è l'elemento
formale di una fattispecie giuridica la cui funzione è solo quella
di manifestare alla generalità la convenzione monetaria e la
titolarità del potere d'acquisto attribuito al portatore del
simbolo, secondo il principio del possesso di buona fede dei beni
mobili. La moneta pertanto deve essere attribuita gratuitamente
dall'emittente all'accettante.
Quando
le Banche Centrali spacciano sotto la parvenza di valore creditizio
il valore indotto, inducono le collettività nel falso convincimento
che il valore esista già nelle mani dell'emittente prima
dell'accettazione. Così le banche centrali hanno inculcato nelle
collettività nazionali il falso convincimento di dover accettare la
loro moneta, all'atto dell'emissione, col corrispettivo del debito:
cioè in prestito.
Su
tali premesse si avverte l'imponente innovazione storica realizzata
dal Paterson nel 1694, all'atto della costituzione della Banca
d'Inghilterra fondata sullo scopo di prestare al posto dell'oro, le
cambiali della banca (notes of bank o banconote). Per rendersi conto
della portata di questa innovazione basti considerare un banale
esempio: chi trovava una pepita d'oro la intascava senza indebitarsi
verso la miniera. Oggi al posto della miniera c'è la banca centrale,
al posto della pepita un pezzo di carta.
Poiché
la banca emette moneta solo prestandola, chi l'accetta viene
espropriato ed indebitato del valore monetario. Ciò spiega perché
la sostituzione della moneta d'oro con la moneta nominale non è
stata la semplice modifica della struttura merceologica del simbolo,
ma un fondamentale mutamento giuridico, perché i popoli sono stati
trasformati da proprietari in debitori con un costo del denaro del
200% imposto surrettiziamente dalle banche centrali all'atto
dell'emissione. Facendo leva infatti, sul riflesso condizionato
causato dall'abitudine secolare di dare sempre un corrispettivo per
avere denaro, le banche centrali hanno indotto i popoli ad accettare
la loro moneta, all'atto dell'emissione col corrispettivo del debito.
E poiché prestare denaro è prerogativa del proprietario, la banca
centrale espropria la collettività del 100% e l'indebita
contestualmente di altrettanto perché emette prestando.
Solo
su queste premesse si comprendono le vicende storiche successive alla
costituzione della Banca d'Inghilterra. Le monarchie cattoliche della
vecchia Europa sono crollate essenzialmente perché si indebitavano
verso i banchieri per quella moneta nominale che i banchieri
stampavano a costo nullo e che gli stessi Re avrebbero potuto creare
per proprio conto, gratuitamente, solo se avessero compreso che la
moneta ha valore indotto e non creditizio. Oggi, dopo la fine degli
accordi di Bretton Woods, ossia dal 15 agosto 1971, con l'abolizione
della riserva, il dollaro avrebbe dovuto perdere totalmente il suo
valore. Mentre, non solo non ha perso valore, ma si è sostituito
all'oro come moneta base del sistema monetario mondiale. Al "gold
exchange standard" si è sostituito il "dollar-standard".
Dunque abbiamo avuto oltre alla prova scientifica anche la conferma
storica della inutilità della riserva.
Oggi
le grandi regole del gioco non sono cambiate.
Se
non si acquista la consapevolezza del principio che la moneta ha
valore indotto e non creditizio, con la costituzione della BANCA
CENTRALE EUROPEA (BCE) e l'accettazione dell'EURO, gli Stati Membri
rischiano di avere la medesima sorte delle Monarchie Cattoliche della
Vecchia Europa: potrebbero finire per dissoluzione. Se si considera
infatti che la somma dei simboli monetari incorpora un valore indotto
pari a quello di tutti i beni misurati o misurabili nel valore e che
la totalità di questo valore è gravato di debito verso la banca
centrale, ci si accorge della validità dell'intuizione della
Enciclica Quadragesimo Anno (106) : "Questo
potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno
il denaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i
distributori del sangue stesso di cui vive l'organismo economico ed
hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno
contro la loro volontà potrebbe nemmeno respirare".
In
questo sistema pretendere di pagare con denaro un debito di denaro è
come pretendere di pagare un debito con un altro debito: è
impossibile. A lungo andare i debiti si pagano con il prodotto del
proprio lavoro e con la proprietà del capitale.
Con
la distinzione tra moneta debito e moneta proprietà si è avuta
anche una netta differenziazione tra due sistemi fiscali. Quando il
cittadino era proprietario della moneta il prelievo fiscale era un
atto di scambio tra il contribuente e lo stato. Si realizzava un
equilibrio sinallagmatico tra il tributo ed il costo delle funzioni e
dei servizi pubblici. L'entità del tributo era commisurata e
limitata ai costi necessari all'espletamento delle attività dello
Stato. Con l'avvento della moneta nominale, in cui tutta la moneta è
gravata di debito perché erogata in prestito dalla banca centrale
sin dall'emissione, il prelievo fiscale diventa il pagamento di un
debito non dovuto.
Il
fisco diventa così uno strumento al servizio della grande usura con
cui la banca centrale riscuote il pagamento di un debito non dovuto
che precipita la collettività nell'angoscia dell'insolvenza
ineluttabile.
Su
tali premesse ci si rende conto della deformazione globale dei
giudizi di valore che impediscono di fare anche delle constatazioni
banali ed ovvie. Oggi, ad esempio, il problema della disoccupazione è
un falso problema. Il vero problema è " la voglia di lavorare
che non c'è più". Una volta l'uomo lavorava per un profitto;
con l'avvento della moneta nominale chi più lavora più s'indebita
perché tutto il denaro in circolazione è gravato di debito al 100%
verso il sistema bancario. Giustamente Caffè diceva che il nostro è
tempo di "economia triste". Oggi la gente lavora non per il
giusto profitto, ma per pagare debiti. Bene va se ci riesce.
Per
interpretare i contenuti ed i limiti dell'autonomia della BCE occorre
definire correttamente cosa debba intendersi per funzione. E' ovvio
infatti che la determinazione della funzione è condizionata dallo
scopo. La BCE è pertanto posta di fronte all'alternativa di
"servirsi" o di "servire".
Nel
primo caso dovrà emettere "prestando", nel secondo dovrà
emettere "accreditando". Fazio, Governatore della Banca
d'Italia, ha erroneamente definito la prima ipotesi, che è quella
storicamente operante per mera prassi bancaria, come "purgatorio".
La definizione è clamorosamente errata perché, ove si consideri che
gli Stati membri restituiranno, con esasperati prelievi fiscali ed
interessi arbitrariamente decisi dalla BCE, quantitativi di denaro
fino al 100% della moneta in circolazione - perché, tutta la moneta
è gravata di debito in quanto emessa solo prestandola - è chiaro
che di tutto si può trattare tranne che dell'anticamera del paradiso
(quale è il purgatorio). E' ovvio quindi che il Governatore Fazio ha
usato il termine purgatorio per ragioni di pudore. La previsione è
l'inferno: il medesimo inferno che si manifestava con l'avvento della
grande usura nella Vandea in Francia. Fenomeno che, non a caso, ha
inciso sui mutamenti della storia dopo che la moneta debito ha
sostituito la moneta proprietà. La caduta degli Zar e l'avvento del
comunismo in Russia, il Fascismo in Italia, il Nazismo in Germania,
la Falange in Spagna, il Peronismo in Argentina, le esperienze di
Salazar in Portogallo e di Codreano in Romania hanno vissuto tutti il
travaglio delle crisi monetarie dominate dalla strumentalizzazione
della moneta debito.
Quando
il banchiere ricordato da Ezra Pound diceva: "Abbiamo impiegato
20 anni per battere Napoleone, ci basteranno 5 anni per battere il
Fascismo" dimostrava la sua superiorità culturale. La storia
gli ha dato ragione. E va ricordato in proposito il pensiero di
Edmund Rotschild (nella lettera alla Ditta Kleimer, Morton e
Vandergould di New York in data 26 Giugno 1863, ricordata da Pound):
"Pochi comprenderanno questo sistema, coloro che lo
comprenderanno saranno occupati nello sfruttarlo, il pubblico forse
non capirà mai che il sistema è contrario ai suoi interessi".
Del
resto anche Marx (Il Capitale lib. I cap. 24 par. 6, Editori Riuniti,
Roma 1974, pp. 817-818) ricorda testualmente: "La banca
d'Inghilterra cominciò col prestare al governo all' 8 %;
contemporaneamente era autorizzata dal Parlamento a battere moneta
con lo stesso capitale, tornando a prestarlo un'altra volta al
pubblico in forma di banconote.
Non
ci volle molto tempo perché questa moneta di credito fabbricata
dalla stessa Banca d'Inghilterra diventasse la moneta con cui la
banca faceva prestiti allo Stato e pagava, per conto dello Stato,
interessi sul debito pubblico.
Non
bastava però che la banca desse con una mano per avere restituito di
più con l'altra, ma proprio mentre riceveva rimaneva creditrice
perpetua della nazione fino all'ultimo centesimo che aveva emesso”.
Il
Fascismo - come tutte le rivoluzioni di taglio vandeano - è stato un
movimento romantico in cui è mancata una scuola di pensiero
all'altezza dei problemi della generazione. L'equivoco del monismo
hegeliano dilagante aveva offuscato anche le menti migliori. La
confusione tra momento strumentale oggettivo e momento edonistico
soggettivo era la proiezione, nel mito dello stato, dell'immanenza
hegeliana. La sovranità monetaria era del tutto ignorata ed ancora
oggi lo è sia nel mondo scientifico sia in quello politico.
Dal
contesto generale emerge che l'autonomia della BCE deve essere
funzionalmente limitata al solo momento dell'emissione, mentre la
proprietà della moneta e quindi le libertà giuridiche essenziali
alla sua utilizzazione devono essere riconosciute come prerogativa
esclusiva degli Stati Membri. Il rapporto organico, per essere
razionale, deve distinguere il momento strumentale o funzionale
-prerogativa dell'organo- dal momento edonistico -prerogativa della
collettività -.
Il
momento edonistico è strettamente individuale e per sua natura non
delegabile. Non si può godere dei beni per rappresentanza organica.
Questo concetto era chiaramente espresso nell'apologo di Menenio
Agrippa in cui si distingueva la funzione dello stomaco da quella
delle membra secondo la logica della piramide dritta. Con l'avvento
della moneta nominale la piramide è stata rovesciata. Chi crea il
valore monetario non è la banca ma la collettività; I'organo se ne
appropria perché emette la moneta prestandola e prestare denaro è
prerogativa del proprietario. Poiché la proprietà è godimento dei
beni giuridicamente protetto, oggi il rapporto che lega la
collettività al sistema bancario basa sul principio secondo cui
mentre il popolo assume la funzione di avere fame l'organo assume
quella di mangiare in sua rappresentanza.
In
breve, posto che per democrazia deve intendersi l'attribuzione al
popolo della sovranità politica, ogni popolo deve avere anche la
sovranità monetaria che di quella politica è parte integrante ed
essenziale e quindi irrinunciabile. Ecco perché, ogni popolo va
riconosciuto proprietario della sua moneta all'atto dell'emissione,
in un regime di “DEMOCRAZIA”. Altrimenti si definisce democrazia
l'inferno della grande usura.
Se
non si sostituisce alla moneta debito la moneta proprietà, le nuove
generazioni non avranno altra scelta che quella tra il suicidio e la
disperazione.
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