domenica 22 giugno 2014

POVERI GRECI,
RESPONSABILI DI UN “DEBITO” DI CI NON CONOSCONO LE RAGIONI.
DI Paolo Pellicciari

Poveri greci hanno un mare di debiti senza sapere perchè. “Ricordo una sentenza della Corte di Giustizia Europea. Nell'agosto 2010, la giornalista greca Gabi Thsing del quotidiano BLOOMBERG chiese alla BCE (Banca Centrale Europea) l'accesso a due documenti relativi ad operazioni condotte fuori borsa sui titoli del debito pubblico Greco. La richiesta fu respinta dalla BCE costringendo la tenace giornalista a fare ricorso alla Corte Europea di Giustizia per vedere accolta la sua richiesta. Nulla di fatto, la Corte (sentenza nella causa T-590/10, Gabi Thesing e Bloomberg Finance LP /BCE) respinge il ricorso. Di seguito l'estratto bel comunicato stampa della Corte. “ Il Tribunale ritiene che l BCE non abbia omesso un errore manifesto di valutazione considerando che la divulgazione del documento avrebbe arrecato un pregiudizio effettivo e concreto nell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell'Unione e della Grecia.”
Leggendo le cronache politico-economiche di questi ultimi anni, mi allarmo sempre di più per il futuro della nostra democrazia che si sta dissolvendo come neve al sole.
Scrive M. Santopadre: “Il governo ellenico vuole assolutamente riempire le casse dello Stato. Una recente legge permette di rinchiudere i cittadini che devono al fisco più di 5000 euro, e allo scopo il gocerno pensa a riconvertire le vecchie caserme abbandonate in pseudo prigioni”.
Il dio Denaro, non ammette errori ne evasori, il suo “dominio” si innalza sopra l'Europa rivendicando una autorità che impone sacrifici a causa delle assurde politiche applicate dai vari governi compreso l'Italia. La Grecia, è piena di cittadini insolventi nei confronti dello Stato, a causa della pressione fiscale in continuo aumento, causando povertà sociale e disoccupazione e fame.
Il vecchio Yahvè che malediva e falcidiava con tormente e malattie, il popolo stanco e riottoso alla forzata “adorazione”. La “politica sociale” del Governo Greco,è quella di spremere con tutti i mezzi i cittadini, aziende e famiglie imponendo loro il pagare un debito pubblico dello Stato, a causa di una falsa politica neoliberista, di Bruxelles che, con l'introduzione dell'Euro e del Fiscal Compact è diventata legge.
Il Capo del governo, non sembra interessato a cambiare politica nonostante le sue fallimentari scelte fin qui attuate. L'esecutivo “telecomandato” da Bruxelles e Francoforte, mira più a rimpinguare le casse dello Stato, “estorcendo” i cittadini le tasse e i debiti non pagati, anche a costo di rinchiuderli in una fattispecie di campo di concentramento. Che sarà affollato solo di “poveri”. I grossi imprenditori di solito la fanno franca.
L'assurda proposta, è stata discussa in parlamento giorno fa, da vice ministro della Giustizia. Chi non paga i sui debiti entro quattro mesi dalla scadenza verrà punito e rinchiuso per un anno nelle ex caserme che stanno predisponendo.
Si tratta di uno “scherzo” o di una “provocazione”? Lo vedremo presto. Il vice ministro è intervenuto nuovamente sulla questione, nelle caserme prigione andranno in pochi, molti avranno i braccialetto elettronico e lavorare gratuitamente in una sorta di carceri agricole dove ogni giorno di lavoro equivale ad un giorno di carcere.
Nel frattempo, la Grecia, mette all'asta la spiaggia oasi delle tartarughe. Dune di sabbia, lunghe spiagge bianche con acqua cristallina, foreste di cedri, uno dei paradisi più belli del mediterraneo.
Il fondo per la valorizzazione e privatizzazione delle proprietà pubbliche voluto dalla Trojka (in sigla Hradf) ha inserito i 175 ettari dell'isola, incluse le spiagge di Simos e Sarakiniko considerate tra le 10 più belle del Mediterraneo e forse del mondo, nella lista delle 109 proprietà pubbliche se non in vendita da dare in uso esclusivo per una cinquantina d'anni.
La comunità locale e gli ambientalisti protestano. L'ex sindaco Panagiotis Psaromidis passata la sorpresa - l'amministrazione municipale non è stata neanche avvertita - ha preso carta e penna e ha scritto al presidente del Fondo e al ministero ellenico delle Finanze per chiedere la sospensione dell'operazione di messa all'asta. Ma ha ricevuto solo una striminzita e laconica letterina di risposta dall'Hradf in cui tenta di rassicurare sullo «sviluppo dolce e rispettoso dell'ambiente» e sul mantenimento del libero accesso alle spiagge per non meglio precisati «bagnanti». Il fatto è che l'isola di Elofonisos finora era una riserva naturale, inserita tra l'altro nei programmi Natura 2000 del Fondo europeo per l'ambiente. Una riserva integrale dove, spiegano gli ambientalisti che hanno ora lanciato una petizione internazionale sul sito Avaaz per fermare la vendita, dove oltre ai gigli di mare e ad una specie antica e rara di cedro mediterraneo, vanno a nidificare le tartarughe marine. Adesso, secondo i progetti che si stanno facendo avanti, dovrebbe diventare un parco marino privato, con relativa cementificazione: alberghi, case vacanza a schiera, servizi alla clientela d'élite come noleggio di moto d'acqua e attracchi per nautica da diporto. E le povere tartarughe? “Chi sse ne frega!
E uno sviluppo poco rispettoso dell'ambiente di cui la comunità locale dovrà solo prendere atto, senza alcuna voce in capitolo. Il caso dell'isola di Elofonisos è soltanto la punta di un iceberg, se così si può chiamare la mole delle privatizzazioni che sta attualmente schiacciando la Grecia e che su indicazione della Trojka (Fmi, Bce e Ue) dovrà essere attuato entro il 2020. Principale strumento ne è il Fondo per lo sviluppo degli asset - l'Hradf, appunto, o Hellenic Repubblic Asset Development Fund - che negli obiettivi del governo di centrodestra di Antonis Samaras dovrà reperire 50 miliardi di euro nei prossimi sei anni mettendo in vendita qualcosa come metà delle ricchezze del Paese, isole e spiagge incluse. È sulla base di questo piano che il Fondo Monetario Internazionale ha sbloccato, solo tre giorni fa, 240 miliardi di euro di aiuti internazionali, forniti per la maggior parte dal resto dell'Eurozona. I partner dell'area euro il mese scorso si sono accordati per l'erogazione di un prestito da 8,3 miliardi di euro in tre rate entro agosto. Il programma di salvataggio dovrebbe concludersi alla fine del 2014, ma il Fondo monetario internazionale continuerà a erogare alcuni prestiti fino al 2016. E così lo Stato ellenico ha potuto recentemente reimmettersi nel mercato dei titoli pubblici. L'ondata di privatizzazioni è solo all'inizio. L'area dell'ex aeroporto Hellenikon di Atene è andata per 95 milioni di euro ad una società a maggioranza cinese, la società del gas Desfa è andata alla società azera Socar per 400 milioni, il porto industriale del Pireo diventerà il terminal europeo per il colosso cinese Cosco che ha versato alle casse statali 700 milioni. Ma nella lista dell'Hradf sono finiti anche catene di alberghi, decine di immobili di pregio nel quartiere commerciale della Plaka ad Atene, a Rodi e a Nafplio, più la grande partita in corso della privatizzazione dei tanti porti turistici. Attualmente sono in fase avanzata di vendita quelli del progetto Nereidi che include porti e marine di Hydra, Alimos, Poros e Neo Epidaurus. Sono in corsa per lo più fondi di private equity turchi e greci, ma ci sono anche manifestazione d'interessi di imprenditori italiani come Paolo Vitelli della Azimut Benetti, interessato anche a rilevare il porto di Imperia dalla società fallita che faceva capo a Francesco Bellavista Caltagirone. Nel prossimo lotto messo all'asta ci dovrebbe essere anche il porto dell'isola di Santorini, gioiello delle Cicladi ormai letteralmente preso d'assalto dai nuovi turisti ricchi provenienti dalla Cina e dalla Russia, più le marine di Corfù e di Lefkada. Si tratta di affaroni per lo più. Ma non per il governo di Atene che finora ha incassato poco più di 3 milioni di euro dalle alienazioni dei gioielli del Tesoro. Non dappertutto però le svendite del patrimonio pubblico sono indolori. È il caso dell'isola di Elofonisos di cui dicevamo. Ma ancor di più è quello dell'azienda idrica di Salonicco, seconda città del Paese. Qui la società Eyath, finora partecipata solo al 5 per cento dal colosso francese Suez, è in attivo: genera 20 milioni di euro di profitto l'anno. Suez ora potrebbe aggiudicarsene il 51 per cento con appena 80 milioni da versare. Ma i cittadini di Salonicco stanno opponendo una ferma resistenza all'operazione di vendita. Hanno anche indetto un referendum popolare - appoggiato anche da Syriza - che ha coinciso con il secondo turno delle recenti amministrative, per cui ha votato oltre il 50 per cento degli elettori (213 mila contro la svendita su 218mila). Ma il governo Samaras si è affrettato a far sapere che considera la consultazione totalmente illegale. Alla faccia della democrazia.

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