POVERI
GRECI,
RESPONSABILI
DI UN “DEBITO” DI CI NON CONOSCONO LE RAGIONI.
DI
Paolo Pellicciari
Poveri
greci hanno un mare di debiti senza sapere perchè. “Ricordo una
sentenza della Corte di Giustizia Europea. Nell'agosto 2010, la
giornalista greca Gabi Thsing del quotidiano BLOOMBERG chiese alla
BCE (Banca Centrale Europea) l'accesso a due documenti relativi ad
operazioni condotte fuori borsa sui titoli del debito pubblico Greco.
La richiesta fu respinta dalla BCE costringendo la tenace giornalista
a fare ricorso alla Corte Europea di Giustizia per vedere accolta la
sua richiesta. Nulla di fatto, la Corte (sentenza nella causa
T-590/10, Gabi Thesing e Bloomberg Finance LP /BCE) respinge il
ricorso. Di seguito l'estratto bel comunicato stampa della Corte. “
Il Tribunale ritiene che l BCE non abbia omesso un errore manifesto
di valutazione considerando che la divulgazione del documento avrebbe
arrecato un pregiudizio effettivo e concreto nell'interesse pubblico
per quanto riguarda la politica economica dell'Unione e della
Grecia.”
Leggendo le cronache
politico-economiche di questi ultimi anni, mi allarmo sempre di più
per il futuro della nostra democrazia che si sta dissolvendo come
neve al sole.
Scrive M. Santopadre: “Il
governo ellenico vuole assolutamente riempire le casse dello Stato.
Una recente legge permette di rinchiudere i cittadini che devono al
fisco più di 5000 euro, e allo scopo il gocerno pensa a
riconvertire le vecchie caserme abbandonate in pseudo prigioni”.
Il dio Denaro, non
ammette errori ne evasori, il suo “dominio” si innalza sopra
l'Europa rivendicando una autorità che impone sacrifici a causa
delle assurde politiche applicate dai vari governi compreso l'Italia.
La Grecia, è piena di cittadini insolventi nei confronti dello
Stato, a causa della pressione fiscale in continuo aumento, causando
povertà sociale e disoccupazione e fame.
Il vecchio Yahvè che
malediva e falcidiava con tormente e malattie, il popolo stanco e
riottoso alla forzata “adorazione”. La “politica sociale” del
Governo Greco,è quella di spremere con tutti i mezzi i cittadini,
aziende e famiglie imponendo loro il pagare un debito pubblico dello
Stato, a causa di una falsa politica neoliberista, di Bruxelles che,
con l'introduzione dell'Euro e del Fiscal Compact è diventata legge.
Il Capo del governo, non
sembra interessato a cambiare politica nonostante le sue fallimentari
scelte fin qui attuate. L'esecutivo “telecomandato” da Bruxelles
e Francoforte, mira più a rimpinguare le casse dello Stato,
“estorcendo” i cittadini le tasse e i debiti non pagati, anche a
costo di rinchiuderli in una fattispecie di campo di concentramento.
Che sarà affollato solo di “poveri”. I grossi imprenditori di
solito la fanno franca.
L'assurda proposta, è
stata discussa in parlamento giorno fa, da vice ministro della
Giustizia. Chi non paga i sui debiti entro quattro mesi dalla
scadenza verrà punito e rinchiuso per un anno nelle ex caserme che
stanno predisponendo.
Si tratta di uno
“scherzo” o di una “provocazione”? Lo vedremo presto. Il vice
ministro è intervenuto nuovamente sulla questione, nelle caserme
prigione andranno in pochi, molti avranno i braccialetto elettronico
e lavorare gratuitamente in una sorta di carceri agricole dove ogni
giorno di lavoro equivale ad un giorno di carcere.
Nel frattempo, la Grecia,
mette all'asta la spiaggia oasi delle tartarughe. Dune di
sabbia, lunghe spiagge bianche con acqua cristallina, foreste di
cedri, uno dei paradisi più belli del mediterraneo.
Il
fondo per la valorizzazione e privatizzazione delle proprietà
pubbliche voluto dalla Trojka (in sigla Hradf) ha inserito i 175
ettari dell'isola, incluse le spiagge di Simos e Sarakiniko
considerate tra le 10 più belle del Mediterraneo e forse del mondo,
nella lista delle 109 proprietà pubbliche se non in vendita da dare
in uso esclusivo per una cinquantina d'anni.
La
comunità locale e gli ambientalisti protestano. L'ex sindaco
Panagiotis Psaromidis passata la sorpresa - l'amministrazione
municipale non è stata neanche avvertita - ha preso carta e penna e
ha scritto al presidente del Fondo e al ministero ellenico delle
Finanze per chiedere la sospensione dell'operazione di messa
all'asta. Ma ha ricevuto solo una striminzita e laconica letterina di
risposta dall'Hradf in cui tenta di rassicurare sullo «sviluppo
dolce e rispettoso dell'ambiente» e sul mantenimento del libero
accesso alle spiagge per non meglio precisati «bagnanti». Il fatto
è che l'isola di Elofonisos finora era una riserva naturale,
inserita tra l'altro nei programmi Natura 2000 del Fondo europeo per
l'ambiente. Una riserva integrale dove, spiegano gli ambientalisti
che hanno ora lanciato una petizione internazionale sul sito Avaaz
per fermare la vendita, dove oltre ai gigli di mare e ad una specie
antica e rara di cedro mediterraneo, vanno a nidificare le tartarughe
marine. Adesso, secondo i progetti che si stanno facendo avanti,
dovrebbe diventare un parco marino privato, con relativa
cementificazione: alberghi, case vacanza a schiera, servizi alla
clientela d'élite come noleggio di moto d'acqua e attracchi per
nautica da diporto. E
le povere tartarughe?
“Chi
sse ne frega!
E
uno sviluppo poco rispettoso dell'ambiente di cui la comunità locale
dovrà solo prendere atto, senza alcuna voce in capitolo. Il caso
dell'isola di Elofonisos è soltanto la punta di un iceberg, se così
si può chiamare la mole delle privatizzazioni che sta attualmente
schiacciando la Grecia e che su indicazione della Trojka (Fmi, Bce e
Ue) dovrà essere attuato entro il 2020. Principale strumento ne è
il Fondo per lo sviluppo degli asset - l'Hradf, appunto, o Hellenic
Repubblic Asset Development Fund - che negli obiettivi del governo di
centrodestra di Antonis Samaras dovrà reperire 50 miliardi di euro
nei prossimi sei anni mettendo in vendita qualcosa come metà delle
ricchezze del Paese, isole e spiagge incluse. È sulla base di questo
piano che il Fondo Monetario Internazionale ha sbloccato, solo tre
giorni fa, 240 miliardi di euro di aiuti internazionali, forniti per
la maggior parte dal resto dell'Eurozona. I partner dell'area euro il
mese scorso si sono accordati per l'erogazione di un prestito da 8,3
miliardi di euro in tre rate entro agosto. Il programma di
salvataggio dovrebbe concludersi alla fine del 2014, ma il Fondo
monetario internazionale continuerà a erogare alcuni prestiti fino
al 2016. E così lo Stato ellenico ha potuto recentemente
reimmettersi nel mercato dei titoli pubblici. L'ondata di
privatizzazioni è solo all'inizio. L'area dell'ex aeroporto
Hellenikon di Atene è andata per 95 milioni di euro ad una società
a maggioranza cinese, la società del gas Desfa è andata alla
società azera Socar per 400 milioni, il porto industriale del Pireo
diventerà il terminal europeo per il colosso cinese Cosco che ha
versato alle casse statali 700 milioni. Ma nella lista dell'Hradf
sono finiti anche catene di alberghi, decine di immobili di pregio
nel quartiere commerciale della Plaka ad Atene, a Rodi e a Nafplio,
più la grande partita in corso della privatizzazione dei tanti porti
turistici. Attualmente sono in fase avanzata di vendita quelli del
progetto Nereidi che include porti e marine di Hydra, Alimos, Poros e
Neo Epidaurus. Sono in corsa per lo più fondi di private equity
turchi e greci, ma ci sono anche manifestazione d'interessi di
imprenditori italiani come Paolo Vitelli della Azimut Benetti,
interessato anche a rilevare il porto di Imperia dalla società
fallita che faceva capo a Francesco Bellavista Caltagirone. Nel
prossimo lotto messo all'asta ci dovrebbe essere anche il porto
dell'isola di Santorini, gioiello delle Cicladi ormai letteralmente
preso d'assalto dai nuovi turisti ricchi provenienti dalla Cina e
dalla Russia, più le marine di Corfù e di Lefkada. Si tratta di
affaroni per lo più. Ma non per il governo di Atene che finora ha
incassato poco più di 3 milioni di euro dalle alienazioni dei
gioielli del Tesoro. Non dappertutto però le svendite del patrimonio
pubblico sono indolori. È il caso dell'isola di Elofonisos di cui
dicevamo. Ma ancor di più è quello dell'azienda idrica di
Salonicco, seconda città del Paese. Qui la società Eyath, finora
partecipata solo al 5 per cento dal colosso francese Suez, è in
attivo: genera 20 milioni di euro di profitto l'anno. Suez ora
potrebbe aggiudicarsene il 51 per cento con appena 80 milioni da
versare. Ma i cittadini di Salonicco stanno opponendo una ferma
resistenza all'operazione di vendita. Hanno anche indetto un
referendum popolare - appoggiato anche da Syriza - che ha coinciso
con il secondo turno delle recenti amministrative, per cui ha votato
oltre il 50 per cento degli elettori (213 mila contro la svendita su
218mila). Ma il governo Samaras si è affrettato a far sapere che
considera la consultazione totalmente illegale. Alla faccia della
democrazia.
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