Di Paolo Pellicciari
Caro Renzi,
nel Tuo discorso alla
Camera dei Deputati, mi sarei aspettato una menzione sul suicidio di
Eduardo De Falco, un pizzaiolo che si è uccide per una multa
comminata dal fisco. Motivo? Non aveva “assunto” regolarmente la
moglie.
Eduardo De Falco, aveva
43 anni e tre figli: due gemellini di cinque e una ragazzina di
quattordici anni. De falco era un pizzaiolo/panettiere che si è
ucciso per una multa di 2000€ comminatagli dal fisco per aver
consentito alla moglie di aiutarlo nel suo lavoro, senza che sia
stata regolarmente assunta.
Eduardo de Falco, non era
uno “sfaccendato”, una vita spesa a svegliarsi all’alba e
tornare a casa alle dieci di sera. La sua «Speedy Pizza » aveva
anche conosciuto anni di buoni affari dopo l’apertura, nel ‘94.
Fu il primo forno elettrico del paese, un successo. Dal
successo al declino non è rimasto che un vago ricordo, ormai da
molto tempo arrancava per arrivare alla fine del mese. Tanto che tre
anni fa Eduardo e la moglie Lucia erano stati sul punto di chiudere:
troppe spese, troppe tasse e guadagni troppo bassi. Lucia
durante il giorno dava una mano. Ed è proprio per la sua presenza
senza un contratto che gli ispettori hanno firmato il verbale
dell’altro ieri senza tener conto che dalle parti del malcapitato
si paga anche una “tassa” occulta chiamata “I.V.A.M.”. Uno
choc per Eduardo che aveva appena finito di pagare una cartella
esattoriale di Equitalia e che ne aveva ricevuta un’altra da poco.
Adesso c’era da aggiungere la nuova multa e in più lo spettro
della chiusura e di un procedimento penale.
Ed ecco il motivo del
gesto: La moglie Lucia, dice, che era così sconvolto da sembrare
distante, assente: «Non era tanto per quei duemila euro
quanto per essersi sentito colpito nella sua dignità di uomo e di
padre di famiglia». Mercoledì sera, dopo aver trovato con
l’aiuto di amici e parenti i soldi da pagare, ha deciso di alzare
“bandiera bianca”. Una vita così deve essergli sembrata
impossibile tanto da non poter sostenere il peso di una famiglia. Il
fatto sollecita la tenerezza dei suoi colleghi, il ricordo di
domenica scorsa dove andò a fuoco la pasticceria vicino alla sua
“Speedy Pizza” tanto da organizzare una colletta per aiutare il
proprietario amico. A Casalnuovo, il giorno del funerale sono state
abbassate le serrande in un omaggio alla memoria di un uomo perbene
che ha deciso di arrendersi impotente difronte ad un fisco
impassibile e disumano.
Un ennesimo suicidio tra
i piccoli imprenditori, che mi fanno vergognare di uno Stato in cui
un piccolo imprenditore si uccide per poche migliaia di euro che
siano 2.000€ o 10.000€ cambia poco.
Il fatto non è un caso
di cronaca, ma un caso politico. Caro Renzi mi domando come è
possibile essere insensibili davanti allo scorrere di un elenco
interminabile di suicidi a causa di un fisco disumano. Così disumano
da pretendere l'assunzione di una moglie? Ma una moglie, per
aiutare il marito deve essere assunta?
Tra
marito e moglie non c'è rapporto di parentela, ma di “coniugio”
(dal latino coniungere, "congiungere"), in quanto
non esiste tra di loro un legame di sangue. Contraendo un matrimonio
e come stipulare un contratto, non solo economico, ma sociale, che
determina anche il rapporto di affinità. Il rapporto tra marito e
moglie, è sancito dalla Costituzione all'art. 29 e dalla legge
151/75 che afferma il principio l'uguaglianza giuridica dei coniugi.
L'art. 143 c.c. Individua i doveri inderogabili che sono connessi al
rapporto matrimoniale. L'obbligo di fedeltà, di assistenza, di
collaborazione, di coabitazione, e dei bisogni dalla famiglia. L'art,
144 c.c. Invece pone in base al principio costituzionale di
uguaglianza, il principio dell'accordo: infatti, i coniugi concordano
tra loro l'indirizzo della vita familiare è fissato la residenza
dalla famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti,
della famiglia stessa. A ciascuno dei coniugi spetta il potere di
attuare l'indirizzo concordato.
Nella
fattispecie Lucia, nel dare una “mano” al marito, ha adempiuto ai
suoi compiti previsti “nell'indirizzo concordato” nel caso
“economico”. La “Speedy Pizza” è un'azienda dove Eduardo
traeva sostentamento per la famiglia composta da moglie e tre figli.
La moglie è andando in “soccorso” del marito, nell'espletamento
della sua attività, in un momento di necessità per contribuire al
sostentamento della famiglia ha rispettato il contratto matrimoniale.
I chiarimenti dell'INPS
Supponiamo che un
imprenditore sia titolare di un’impresa individuale e che
voglia assumere, con un regolare contratto di lavoro
subordinato, un proprio familiare, ad esempio un genitore o un
figlio o il coniuge. E’ possibile tutto ciò?
Secondo l’INPS non
sussiste alcun particolare problema purché il rapporto non presenti
la caratteristica della subordinazione, così come prevede la
legge per i contratti di lavoro dipendente (circolare 179/1989).
In caso contrario si
presuppone che la prestazione lavorativa resa dal familiare
nell’ambito dell’impresa sia effettuata a titolo gratuito.
Ricordiamo che,
fiscalmente, non sono deducibili
i compensi corrisposti al coniuge, ai figli, agli affidati o
affiliati minori di età o permanentemente inabili al lavoro per le
prestazioni effettuate all’interno dell’impresa (art. 60 TUIR).
Se un ispettorato non sa
distinguere tra un lavoro in nero, e una moglie che aiuta il marito,
lo trovo assurdo e inconcepibile.
Quando in piena crisi,
con mille difficoltà di chi lavora in proprio, una persona è
portata al suicidio perché l'ispettorato del lavoro ignorando tutte
le leggi che regolano il “coniugio”, gli rifila una multa per la
moglie "beccata" a lavorare senza essere in regola. Una
assurdità.
A nulla è valsa la
Supplica, “Eduardo si è inginocchiato davanti agli
ispettori: vi prego, non fatemi la multa - ha raccontato il
fratello - E loro hanno risposto: Ma come, un commerciante non ha
duemila euro da dare entro 24 ore?
Non gli è stato nemmeno concesso il tempo per
interpellare il “Commercialista”I soldi dovevano essere
consegnati entro le 12 del giorno dopo. Nemmeno la Camorra sarebbe
stata così inflessibile. Altri duemila poi rateizzati. Eduardo non
avrebbe avuto problemi ad avere quei soldi, se avesse chiesto in
famiglia – ricorda il fratello – ma era orgoglioso, non accettava
l’aiuto di nessuno, lavorava 15 ore al giorno.
Per orgoglio Eduardo
per non piegarsi davanti a nulla” ha scelto la soluzione peggiore,
quella di togliersi la vita. La morte di Eddy suscita
rabbia e dolore, l'ennesima morte di “burocrazia”
Caro Renzi, la prima cosa
che avrei voluto sentire nel tuo discorso d'insediamento, un grido:
“BASTA CON I SUICIDI” riconduciamo il fisco e le
modalità di riscossione nei canoni costituzionali “invertendo”
l'ordine dalla prova a carico dell'ente fiscale a tutela dei diritti
dei cittadini vittime di politiche economiche sbagliate e
inopportune.
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