|
martedì 20 dicembre 2011
ANCORA UNA FABBRICA DI NABABBI E DI DISOCCUPATI
sabato 17 dicembre 2011
L'urbe potrebbe diventare campo di battaglia.
ADESSO HO CAPITO PERCHE' A FRASCATI LA POLIZIA URBANA INDOSSA LA DIVISA PARAMILITARE.
Rapporto Urban Operetions in the Year 2020.
Il Redatto dalla RTO (Studies Analysis and Simulation Panel Group, SAS-030).
La RTO l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO e' il centro di convergenza delle attività di ricerche/tecnologiche (R&T) per la difesa in seno della NATO.
L’Operazione Terrestre o Operazione Urbana (UO-2020) all’orizzonte dell’anno 2020 e' uno studio che esamina la natura probabile dei campi di battaglia, i tipi di forze terrestri le loro caratteristiche e capacita'. Lo studio ipotizza l’andamento della popolazione mondiale entro l’anno 2020 dove la previsione demografica prevede una popolazione di circa 7,5 miliardi di abitanti concentrati soprattutto all'interno di grandi città.
Ci sarà una società multi etnica e multi religiosa complessa nella struttura con possibili tensioni sociali, perché no anche religiose, per le esigue risorse economiche ed alimentari disponibili.
“Operazioni Urbane” prevede la presenza militare o paramilitare massiccia, per il controllo delle città per tranquillizzare la cittadinanza. Già da adesso vediamo la polizia urbana con divise da “combattimento” per abituare la cittadinanza a questo tipo di controllo.
Per arginare eventuali sommosse, il tipo di operazioni richiederanno interventi rapidi chirurgici per evitare al perdita del controllo delle città.
Ciò non esclude, che le prossime guerre si potranno sviluppare all'interno delle città con conseguenze imprevedibili.
“Il soldato” Vigile Urbano.
L'Alleanza militare occidentale, non pensa ad oscuri disegni di militarizzazione delle nostre Città, ma più ad una strategia della prevenzione. Alcuni progetti, condotti sotto la guida del Pentagono riguardanti l'uso degli eserciti nelle megalopoli del futuro. Dopo gli scontri di Seattle mobilitarono l' esercito, per proteggere politici e super manager, che da soli «valgono» due terzi della ricchezza mondiale. Da qui la decisione di uno studio di esperti NATO da nome UO 2020 “Urban Operation in the year 2020”, al quale partecipano dal 1998 esperti di sette Nazioni della NATO ( Italia, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti d'America ) e che ha gettato le basi per l'evoluzione dell'impiego dello strumento militare nello scenario più probabile del prossimo futuro.
Lo studio NATO U.O. (Urban Operations) 2020
Lo studio, ultimato negli ultimi mesi del 2002, reso pubblico nei primi mesi del 2003, rende esplicito, come in maniera omogenea il nocciolo duro del militarismo mondiale ritiene più che probabile le città del futuro come campo della Battaglia Finale, quella per la sopravvivenza del sistema capitalista e che il ruolo dello strumento militare avrà un carattere dominante anche in quelle che sembrerebbero essere normali operazioni di polizia urbana.
E' l'ambiente urbanizzato, che si qualifica come il contesto nel quale l'Umanità del ventunesimo secolo condurrà una vita difficile: le sterminate megalopoli abitate da decine, se non centinaia, di milioni di esseri umani concentreranno nel loro interno tutte le contraddizioni di una società social- capitalista allo stadio supremo.
Differenze di classe e azzeramento dei servizi sociali capaci di attutire il senso diffuso di ingiustizia, degradamento delle complesse regole di interazione tra diversi strati della popolazione, scarsità di cibo e di lavoro genereranno forti conflitti tra diversi strati sociali e perché no religiosi.
Flussi migratori senza controllo
Co l'apertura delle frontiere, in concomitanza della crisi economica globale non è escluso che sacche demografiche che vivono in povertà, si potrebbero ribellare con forma di terrorismo globale.
Non è escluso che potremmo, nel prossimo futuro, assistere a fenomeni di tsunami demografici dovuti ai flussi migratori senza controllo. Mi sembra evidente che bisogna rivedere i trattati di Schengen per il ripristino delle frontiere dando modo agli stati di rallentare l'invasione demografica frapponendo delle “chiuse” per regolamentare i flussi migratori.
Lo Scenario URBAN WARFARE coniugato alla lotta al terrorismo globale, ovvero a tutto cio' che potrebbe essere pericoloso all'eventuale possibile “Impero Globale” che si comincia a “connotare”. Un ipotetico “Impero Globale” creerà di sicuro forme di contestazione anche violente come quelle che già si cominciano manifestare. Le forme di contestazione "estreme" , quale anche quella del passaggio dalla opposizione politica a quella armata.
A causa di problemi di bilancio, solo poche risorse finanziarie sono state potute esser destinate a questi avveniristici progetti, ma ora, che con il plauso del parlamento e dell'opinione pubblica spaventata da clandestini e microcriminalità, non è escluso che nel prossimo futuro potremmo vedere mezzi dell'esercito aggirarsi per i nostri quartieri.
In alcune città degli Stati Uniti d'America sembra che siano già in azione reparti militari speciali con armi sofisticate antisommossa. Notizie di cronaca ci fanno sapere che in alcuni paesi occidentali modificano leggi secondo i dettami di grandi banche in modo che i governi possano modificare e far emanare normative speciali senza l'approvazione del parlamento. Già sentiamo la BCE che ci dice dovete “fare”. L'FMI ci “consiglia” di fare. Questo significa anche la riduzione dell'azione democratica sancita dal popolo sovrano. Insomma andiamo incontro a tempi diversi da quelli di oggi. La globalizzazione creerà di fatto un vertice di governo di forma dittatoriale, oggi di ordine economico e domani anche di ordine politico, è credibile che i cittadini del mondo possano esercitare il diritto di voto?
18/12/2011
Paolo Pellicciari
venerdì 2 dicembre 2011
L'ESPRESSO
Pensioni gratis agli stranieri, è boom
Pier Luigi Salinaro
Senza aver mai versato contributi incassano 7.156 euro l'anno
Gli extracomunitari con carta di soggiorno fanno arrivare in città i genitori over 65 che all'INPS chiedono il vitalizio.
Tredici mensilità da 550,5 euro, mentre un modenese non ne incassa più di 500 pur avendo versato contributi per anni
Ci sarebbe una certa preoccupazione anche a Modena per il dilagare di richieste d' assegni sociali da parte di immigrati che, a quanto sembra, stanno mettendo in seria difficoltà l'Inps. Non esistono cifre precise del fenomeno a livello modenese (il fenomeno è nazionale), anche perché i funzionari dell'ente di viale Reiter - contatti anche ieri - spiegano che dati e informazioni possono essere forniti solo dalla Direzione Generale di Roma. Dalla capitale ci spiegano che i dati, per singole province, possono rilasciarli solo dopo una richiesta scritta all'Inps di Modena, incaricata poi di inoltrarla alla stessa Direzione Generale. Insomma, forse fra qualche mese si potrà sapere qual'è la situazione modenese sul fronte assegni sociali agli immigrati.
Ma in che cosa consiste questa richiesta da parte degli immigrati degli assegni sociali.
Le cose stanno così: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava "pensione sociale".
Quando gli extracomunitari regolari residenti in città o in provincia con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, si sono accorti delle normativa di legge - tutto deriva dalla legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001 dell'allora governo Amato) che ha riconosciuto l'assegno sociale anche ai cittadini stranieri - non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare a Modena genitori o parenti anziani. Tra gli immigrati extracomunitari, pare che gli albanesi siano stati gli antesignani e maestri in materia.
Come funzione questa legge varata dal parlamento italiano.
L'extracomunitario regolare, dopo aver fatto venire a Modena i congiunti, manda i familiari o il familiare ultra- 65enne all'Inps. Qui l'interessato autocertifica l'assenza di reddito oppure dichiara la pensione minima nello Stato di provenienza - che deve essere certificata - e il gioco è fatto. L'Inps a quel punto eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo. In totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l'anno, esentasse. In sostanza genitori, nonni e parenti tutti over 65 di lavoratori extracomunitari, percepiscono i 7.156 euro all'anno, senza aver mai versato alcun contributo all'Inps.
Tutto questo mentre una buona fetta di pensionati modenesi, percepisce pensioni di 500 euro al mese, meno dell'assegno agli anziani stranieri e tutto questo dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita.
C'è poi un altro particolare che sa tanto di "beffa": se il genitore, il nonno, il parente straniero a Modena non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l'assegno continua a decorrere. E nei paesi nordafricani con queste cifre si vive da "nababbi". Ultimamente comunque sono state adottate restrizioni e gli stranieri che beneficiano dell'assegno sociale non devono lasciare il nostro paese. Le domande degli stranieri per l'assegno sociale sarebbero in costante aumento e vengono quasi sempre accolte dall'Inps, visto che la legge non prevede ne, un minimo di versamenti e nemmeno un certo tempo di residenza.
mercoledì 16 novembre 2011
"COMUNIONISMO", CENTRI ECONOMICI E LO SPEZZATINO DELLA DEMOCRAZIA
Data di inserimento: martedì 15 novembre 2011 |
(www.enopress.). I "mercati se ne fregano di super Mario" si legge oggi sulla carta stampata, mentre imperversa lo "spread", i costi del debito italiano si impennano, grandi banche hanno difficoltà nell'adeguamento del loro capitale, e i partiti politici si barricano - Commenta Il Foglio "Subito al voto" - Tre 'bodygard" per il prof. Monti: Casini, Bersani e Alfano...- "Con la nomina di Mario Monti si aggiunge un altro "tassello" bancario al potere in uno stato Europeo" commenta Paolo Pellicciari e volentieri pubblichiamo il suo ampio intervento che, senza peccare di complottismo - sottolinea alcune significative appartenenze del presidente designato a club molto esclusivi - Altri ipotizzano scenari inquietanti e scrivono di "golpe post-moderno" e "democrazia sospesa" La storia recente e la politica con la P maiuscola "Il compromesso, "storico" venne lanciato da Berlinguer, con quattro articoli su Rinascita a commento del golpe cileno, che aveva portato le forze reazionarie, in collaborazione con gli USA, a rovesciare il governo del socialista Salvator Allende (11 settembre 1973). La scelta di Berlinguer, fondamentalmente legata alla politica dell'eurocomunismo, era un esempio di politica reale, che non riscontrò i favori dell'area di sinistra del suo partito. Il "compromesso" trovò una sponda nell'area di sinistra della DC che aveva come riferimento il presidente del partito Aldo Moro e il segretario Benigno Zaccagnini, ma non ebbe mai l'avallo degli USA, né dell'ala destra della DC, rappresentata da Giulio Andreotti, Lo stesso Andreotti in un'intervista dichiarò: "secondo me, il "Compromesso Storico" è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all’atto pratico, risultato della somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista." Un compromesso minimo si raggiunse mediante l'appoggio esterno assicurato dal PCI al governo monocolore di Solidarietà Nazionale, presieduto da Giulio Andreotti. Poltica senza ideali e progetti Un incarico e la perdita di democrazia "È inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg. Nel 2010, su incarico del Presidente della Commissione Europea, Barroso , ha redatto un libro bianco sul completamento del mercato unico europeo. Mario Monti è dal 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen È advisor della Coca Cola Company. Chi è La Goldman Sachs Tutto questo sarebbe monco se no fotografiamo chi eventi che hanno caratterizzato le privatizzazioni "Chi era"l’advisory director" (direttore per le consulenze) dell’UNILEVER?? Romano Prodi. Risale al 1993 anche la prima privatizzazione di una delle grandi banche pubbliche, il "Credito Italiano". La "Merril Lynch" (banca d’affari americana), incaricata come consulente dall’IRI, valuterà il prezzo di vendita del Credito Italiano in 8/9.000 miliardi, ma alla fine verrà svenduto per 2.700 miliardi, e cioè il prezzo stabilito dalla "Goldman Sachs". Sempre quell’anno verranno cedute anche le quote della COMIT, che assieme al CREDITO ITALIANO e alla BNL detenevano il 95% delle azioni della Banca d’Italia. Come consulenti per la cessione delle banche furono chiamati uomini come Mario Monti, Letta, Tononi e Draghi, tutti gravitanti nell’orbita "Goldman Sachs". Nel 1994, dopo le prime elezioni post Tangentopoli, al governo andrà il centrodestra guidato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sul quale peserà il sospetto di eccessiva accondiscendenza ad Alleanza Nazionale, che aveva in Antonio Parlato, sottosegretario al Bilancio, e nel vicepremier Giuseppe Tatarella due posizioni fortemente contrarie alle privatizzazioni. Il Governo Berlusconi ha una durata di pochi mesi. Successe Lamberto Dini, che nel 1995, cominciò la prima fase di privatizzazione dell’ENI, dove fu dismesso circa il 15% dell’intero pacchetto azionario. Nel 1996, a vincere le elezioni è il centrosinistra guidato da Romano Prodi, che cede un altro 16% delle quote ENI ed inoltre privatizzò la Dalmine e la Italimpianti appartenenti al gruppo IRI. E’ nel 1997 Romano Prodi riapre le trattative col suo vecchio "amico" l’Ingegner Carlo De Benedetti. Sugli "affari" fatti dai due, l’ex segretario del Partito Liberale ed ex ministro dell’Industria Renato Altissimo sentenziò: "Infostrada — cioè la rete telefonica delle Ferrovie dello Stato – fu ceduta all’Ingegnere per 750 miliardi di lire da pagare in comode rate. Subito dopo De Benedetti vendette tutto per 14mila - ripeto - 14mila miliardi di lire ai tedeschi di Mannesman". Un vero e proprio regalo si direbbe! Sempre quell’anno Prodi mise sul mercato "Telecom", con le azioni che furono vendute ad un prezzo irrisorio, infatti, appena un anno dopo le stesse azioni varranno sul mercato 5 volte di più (+ 514%). "Dopo la caduta del governo Prodi nell’Ottobre 1998, a prendere il suo posto Massimo D’Alema, uno dei tanti post-comunisti convertitisi alla causa liberista. Nel Novembre dello stesso anno privatizzerà la BNL, con la consulenza della JP Morgan (altra banca d’affari americana). Nel 1999, dopo il "Decreto Bersani" che liberalizzava il settore dell’energia, venne privatizzata l’ENEL e sempre quell’anno venne ceduta la società Autostrade alla famiglia Benetton (quella delle magliette). L’ultima fase di privatizzazione riguarda quel poco che era rimasto all’ENI, infatti, l’onnipresente Goldman Sachs acquisterà l’appetibile patrimonio immobiliare dell’ente per il valore di 3000 miliardi di lire. La cara Goldman farà incetta anche di altri immobili, come quelli della Fondazione Cariplo, mentre la Morgan Stanley (ennesima banca d’affari americana) si catapulterà all’acquisto dei patrimoni di Unim, Ras e Toro. Secondo studi eseguiti dal "Sole 24 ore", i gruppi esteri oramai posseggono più patrimoni ex-pubblici di quanti ne posseggano gruppi italiani. Si chiude così la fase delle privatizzazioni nel 2002, con la dismissione e la liquidazione dell’IRI. "Così, in meno di 10 anni, un intero sistema economico viene svenduto e tutto quello che ha reso l’Italia da uno dei più grandi paesi a livello internazionale, ridotto a poco più che uno spezzatino. Grazie allo "scempio" di queste svendite l’Italia si è giocata il 36% del suo PIL, cioè della sua ricchezza. I maggiori artefici di questo processo "predatorio" dello Stato italiano sono gli stessi uomini che ci hanno consegnato nelle mani dell’Europa e nella morsa della moneta unica. Sono gli stessi che oggi vengono pontificati come profeti della buona politica,"grandi statisti". Il problema? Che Bersani non è Berlinguer e Berlusconi non è Andreotti. "Che farà Mario Monti? Speriamo - conclude Paolo Pellicciari - che non sia il risultato della somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo "comunionista"
|
venerdì 11 novembre 2011
Intervista A JOSEPH STIGLITZ premio Nobel per l'Economia
Da la STAMPA del 05/02/2010
I Joseph Stiglitz premio Nobel per l'Economia: paradosso assurdo,
colpa degli speculatori che prendono di mira i governi più deboli
STEFANO LEPRI
ROMA
«E' un paradosso assurdo, da voi in Europa - si infervora Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia 2001 - una ironia della storia. Non lo vede? I governi hanno contratto molti debiti per salvare il sistema finanziario, le banche centrali tengono i tassi bassi per aiutarlo a riprendersi oltre che per favorire la ripresa. E la grande finanza che cosa fa? Usa i bassi tassi di interesse per speculare contro i governi indebitati. Riescono a far denaro sul disastro che loro stessi hanno creato».
Che può succedere ora?
«Aspetti. Non è finita qui. I governi varano misure di austerità per ridurre l’indebitamento. I mercati decidono che non sono sufficienti e speculano al ribasso sui loro titoli. Così i governi sono costretti a misure di austerità aggiuntive. La gente comune perde ancora di più, la grande finanza guadagna ancora di più. La morale della favola è: colpevoli premiati, innocenti puniti».
Come si può rimediare?
«Tre punti. Primo: niente denaro alla speculazione. Negli Stati Uniti come in Europa, bisogna fare nuove regole per le banche. Devono finanziare le imprese produttive, non gli hedge funds. Bisogna impedirgli di speculare».
Una parola. Se è il governo a dirigere il credito, il rischio è di distribuirlo ancora peggio.
«Non credo. Secondo me si può e si deve intervenire. Punto secondo: bisogna imporre tasse molto alte sui guadagni di capitale. Oggi è più vantaggioso speculare che lavorare per vivere. Deve tornare ad essere il contrario».
E poi?
«Punto terzo: in Europa dovete appoggiare i governi in difficoltà».
Si rischia di premiare i politici che governano male.
«No. La prova la dà la Spagna. Oggi è in difficoltà senza aver fatto errori. Il governo aveva un bilancio in attivo fino all’altr’anno; la Banca centrale ha sorvegliato le banche molto bene, tanto che viene citata ad esempio nel mondo. Che colpa hanno? Certo, anche loro hanno visto crescere la bolla, nel mercato immobiliare, e non l’hanno fermata. Ma è l’errore che hanno fatto tutti. Era nello spirito dei tempi. Lo ispirava l’ideologia neo-liberista che ha dominato per molti anni».
In Grecia però hanno sbagliato. Hanno anche truccato i conti.
«Non l’attuale governo, il precedente. Sono stati colpiti dalla crisi della navigazione commerciale, settore importante per loro, e dal calo del turismo. Insomma, perché dobbiamo costringere la gente a fare ancora più sacrifici, se non ha colpa?».
Il debito c’è. Prima o poi gli Stati dovranno ripagarlo.
«Ma perché mai dobbiamo dare retta ai mercati? I mercati non si comportano in maniera razionale, lo abbiamo visto nel modo in cui si è prodotta la crisi. Allora perché mai dovrebbero avere ragione, nel chiedere ancora più sacrifici ai cittadini di quei paesi? In più, anche se la avessero, si comportano in maniera troppo erratica. E per finire, qui è in corso un attacco speculativo: non è che se uno fa bene non lo colpiscono, è che se ti possono far fuori ti fanno fuori».
Come possiamo fare, in Europa?
«Dovete costruire dei meccanismi di solidarietà fra Stati. L’Unione deva avere più risorse a disposizione. Si spendono un sacco di soldi per la politica agricola comune, che è uno spreco, mentre...»
Si potrebbero emettere dei titoli europei, gli Eurobonds.
«Certo. E poi occorre tassare le attività nocive. Soprattutto due: la finanza e le emissioni di anidride carbonica. Anche negli Stati Uniti».
Obama riuscirà a imporsi alle banche?
«Sarà una lunga battaglia. Ma la rabbia della gente è forte, e il presidente lo sa. I banchieri hanno contro tutto il resto della popolazione».
Il Congresso è riluttante.
«Spero che non si debba arrivare ad un’altra crisi, prima di riuscire a mettere la finanza sotto controllo. Sarebbe davvero triste. Pensi a quanto danno hanno causato. Lo sa che secondo le rpevisioni del Cbo, l’Ufficio bilancio del Congresso, la disoccupazione comincerà a diminuire sono a metà del decennio? Queste sono cose che restano a lungo nella memoria della gente».
lunedì 7 novembre 2011
STORIE DI SPECULATORI FINANZIARI, FED E BCE
(www.enopress.it). Da Singapore riceviamo l'analisi redatta da un competente esperto e commentatore finanziario che da quella piazza segue a 360 gradi l’evoluzione della crisi – Questa è guerra, commenta e segnala a un' attenta lettura importanti riferimenti, frammenti e documenti che aprono illuminanti scenari e mettono a nudo i principali attori che hanno approntato e stanno servendo al mondo intero questo grande pasticcio - La situazione e' cosi' pesante e confusa che ormai non ci si ricorda piu' di cosa abbia causato questo tzunami finanziario ( l'attacco di Soros e compagni alla Grecia) - L'Autore, che si firma PT , alza il sipario sui molti lati oscuri di questo macabro teatro altrimenti ignorato - Enopress, nel recente articolo "La crisi riguarda tutto il sistema", ha ricordato la necessità di una grande riforma di sistema, di una nuova Bretton Woods. Riforma rimasta sulla carta, anzi non se ne parla - Della crisi finanziaria si è occupata Susan George che su Il manifesto del 27 ottobre ha scritto, a proposito della voracità della finanza: "Un recente rapporto stilato dalla Federai Reserve (Fed) americana stima in sedici trilioni di dollari (16.000.000.000.000) la somma di soldi spesi dalla Fed per salvare le banche. Una cifra che non tiene conto di quel che gli inglesi, i tedeschi, i francesi e via dicendo hanno speso per le loro banche. Una cifra di cui non conosco l'esatto ammontare. Immaginiamo comunque che ogni dollaro speso dalla Fed per salvare le banche corrisponda a un secondo sul nostro orologio. Sedici trilioni di dollari, tradotto in secondi, corrisponde a cinquecentomila (500.000) anni." - Per quanto riguarda la crisi in Italia e in Europa, diventa urgente la realizzazione politica dell'Europa. Non basta la moneta unica - "Il nostro debito pubblico di 1.900 miliardi di euro pari al 120% del Pil è un macigno che ci trascina a fondo, pubblicava ItaliaOggi del 6 agosto con un articolo di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi** (*Sottosegretario all'Economia del governo Prodi **: "Soltanto l'aumento del famoso spread Btp-Bund tedeschi di 400 punti inciderà in tempi brevi per più di 10 miliardi di euro sullo stock di interessi. Si consideri che da oggi alla fine del 2012 i titoli del Tesoro in scadenza ammontano a ben oltre 300 miliardi di euro. Il necessario new deal globale di stampo rooseveltiano, secondo noi, esige una visibilità delle autorità degli Stati e della politica mondiale" - Oggi le diverse rassegne stampa sottolineano titoli impressionanti come "macelleria sociale", "guerra finanziaria" e denunciano il potere di banche e finanza globale rispetto ai parlamenti democraticamente eletti La BCE non avra' altra alternativa che intervenire pesantemente per acquistare bonds italiani e spagnoli . La differenza con la Fed e' che la Fed ha 3 tril di assets che includono molto probabilmente tanti mutui e altra robaccia. La BCE deterra' solo debito sovrano che dovrebbe essere ripagato ( con l'eccezione della Grecia che e' al momento in una situazione di assoluta disgregazione ). L'azione della "speculazione" sul sistema bancario europeo per farlo "saltare" e' ignominosa. Questa e' guerra , ormai e' chiaro a tutti. La crisi bancaria in Europa e' precipitata dalla crisi di Wholesale funding . Vedi Moyra Longo, Sole24ore , la Fed alle banche ( e non solo) USA: meno prestiti all'area euro. Gli effetti di questa crisi si sentono in tutto il mondo .Anche in Asia mancano dollari. Perche' ? Leggi FT 25.10.11 : Oliver Sarkozy, head of financial services at Carlyle Group. With $55 trillion in assets the Europe's banking sector is more than four times the size of its US counterpart. Europe's banks are primarily funded by the wholesale markets and at $ 30 tr is roughly 10 times that of the US. Perche' questo attacco alla funzione mondiale di intermediazione che l'Europa ha da sempre ? Gli americani vogliono che la BCE crei liquidita' e sostenga il sistema bancario europeo . Non $ 500 bn ma nell'ordine di 2 tr e piu'. Ma la BCE ha il solo mandato di contenere l'inflazione. Quindi opera senza mandato. Il richiamo di dollari in patria sta creando difficolta' al finanziamento delle operazioni commerciali, logico quando il $ conta per 2/3 delle transazioni commerciali nel mondo . Vedremo come andra' a finire questo insano braccio di ferro. JP Morgan in Asia non concede piu' finanziamenti in $ da agosto ( a parte quanto gia' committed) . Cosa vogliono gli americani ( JP Morgan, Carlyle, Soros , la destra repubblicana etc ) non sembra chiaro: appare tuttavia come un piano per la distruzione dell'Europa e la fine dell'Euro. La guerra al debito sovrano e' cosi' distruttiva Dimenticavo, qual'e' lo scopo di richiamare i dollari ? Quindi, creare una crisi europea che riduca il flusso di dollari che esce facendo crescere il costo del denaro $ per le banche europee ( considerati i volumi dell'industria europea),. riducendo la concorrenza non solo nei prestiti ma anche nel comparto derivati e trading di commodities. Creando un clima di sfiducia nel mondo, i paesi con surplus di dollari non sapranno piu' dove metterli al sicuro.... e le societa' ed i governi che venivano finanziati nel mondo dal sistema finanziario europeo dovranno rivolgersi al "bond market" che gli americani controllano. Chiuso il cerchio ??? Does it make sense ??? Non ultimo la crisi del finanziamento in $ del commercio mondiale, con la conseguenza di pagare di piu' i $ Penso che "nopn abbiano capito il gioco" e le affermazioni di Corzine ( tra dieci anni voglio essere piu' forte di Goldman ) ha attirato su di se'.... l'ira dei soliti ignoti. Con il sitema America che ha enormi quantita' di $ a zero ( si parla di 2 trilioni) cosa volevi che fosse prestare ancora qualche Bn ? Tra l'altro MF era uno dei commodities broker piu' importanti al mondo erespnsabile per l'80% delle transazioni future sulla lana australiana. FT riporta che gli australiani hanno dovuto chiudere le contrattazioni !!!!! e staranno chiusi fino a quando non avranno "sort out" le cose. Quindi nessuno fallira' nei prossimi mesi se... si mettera' a vento.... FT di oggi pag 2 Eccellente spiegazione del gesto di Papandreu e del fatto che il referendum ha tutte le possibilkita' di essere .. respinto !!!! Il gatto e la volpe ? Merkel e Sark hanno approvato la mossa prima ? Non lo sapremo mai Non ci dobbiamo dimenticare come questa crisi e' nata . La numero uno, :l 31.3.2011 JPMorgan pero' dichiarava alle Autorita' Americane una posizione ( netta ?) di 75 trilioni (!!!!) Con il passaggio in primavera 2010 dell' Health etc Obama viene accusato di socialismo e i modelli europei (sanita' pensioni etc) attaccati . Inizia il vero attacco ai governi socialisti europei : Grecia, Portogallo ( costringe un cambio di Governo , a destra) Spagna... L'Italia non viene attaccata perche' Berlusconi serve ... dove ? in Libia? ... e quando non serve piu' ... Una coalizione di intenti dei soliti ignoti con motivazioni diverse: Non tutto è chiaro, almeno per ora. Ho solo questa intuizione che le cose stanno andando in un modo pilotato e che gli Europei possono solo difendersi agendo in maniera anti-convenzionale . Cosi' il referendum greco . John Mauldin dice che e' stato un melt-up perche' i traders hanno dovuto tornare sul mercato a comprarsi le cose piu' rischiose che penavano di aver scaricato. Wall Street J ha attaccato la mossa - negoziata dal rappresentante americano Dallara dell IFF, lobby bancaria - dell'haircut del 50%!!! WSJ e' giornale di Murdoch. Chissa' come mai l'attacco a Murdoch e' stato insabbiato!!!! Quanta carne al fuoco. Tutta insieme . Gli americani hanno inventato e controllano i modelli matematici, di economia etc. e vogliono blindare il loro predominio assoluto. E il sostegno dei piu' deboli ? |
venerdì 4 novembre 2011
PREPARIAMOCI A DIVENTARE POVERI
IL DESTINO NEL MARE: DAL BRITANNIA A CANNES
GLI ITALIANI HANNO PAGATO MOLTO CARO IL "BIGLIETTO"
PER UNA ESCLUSIVA CROCIERA SUL BRITANNIA - E IL "SACCHEGGIO" CONTINUA A CANNES
(www.enopress.it). Enopress dedica il suo impegno quotidiano al mondo del vino, ma i fatti e I misfatti finanziari sono tali che anche da parte degli utenti l'attenzione è incentrata sulle preoccupanti vicende che segnano questi giorni - Riceviamo da Paolo Pellicciari e volentieri pubblIchiamo l'antefatto di quello che già nel 1992 caratterizzava il nostro Paese con il "debito italiano", gli attacchi dall'Europa alla lira e l'assalto al patrimonio nazionale, oltre che a quello privato - Gli avvenimenti di questi giorni meritano tutta la nostra attenzione
L'occasione di fare un crociera sul panfilo della Regina Elisabetta, non è cosa di tutti i giorni. Così un giorno il panfilo Britannia getta l'ancora nel porto di Civitavecchia. Alcuni nostri politici non si fecero sfuggire l'occasione per visitarlo. Il tema in discussione era l'insostenibile debito pubblico italiano. L'incontro si tiene il 2 giugno 1992 tra i principali esponenti della City, il mondo finanziario londinese, ed i manager pubblici italiani, rappresentanti del Governo di allora e personaggi che poi sarebbero diventati ministri o direttori generali nei Governi Amato, Dini, Ciampi, Prodi, D’Alema e Mario Draghi, ( 1984-1990 Direttore Esecutivo Della Banca Mondiale. Dal 1991 Direttore Gen. Del Ministero del Tesoro, dal 1993 Presidente del Comitato Privatizzazioni) Da poco nominato Direttore Generale del Ministero del Tesoro. (ndr) Oggetto di discussione: le privatizzazioni. La riunione si tenne a bordo del panfilo della Corona inglese, lontano da "orecchie" indiscrete.
Veniamo ai fatti. Nel 1992 comincia il "saccheggio" del patrimonio industriale pubblico italiano. La motivazione ufficiale che portò a questa fase di stravolgimento degli assetti proprietari dell’impresa pubblica nazionale, (l'alibi) fu quella dell’elevato debito pubblico che andava ridotto a tutti i costi. In quel periodo, l'evoluzione dei "Progressisti" di allora, passa attraversa una fase revisionista, azzerando lo Statalismo e instaurando il Capitalismo. Comincia l'era dell'apertura alla "libertà" del mercato. La nuova stagione economica prese avvio in concomitanza con fatti di rilievo che avevano caratterizzato quel periodo storico con fatti a dir poco clamorosi. L'operazione giudiziaria "Mani pulite", che stravolse completamente il quadro politico italiano, travolgendo i partiti del cosiddetto penta partito. Caratterizzano quel periodo gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino; l’attacco alla lira ed alle altre valute europee da parte di alcuni insider guidati dallo speculatore George Soros, portando ad una forte svalutazione ed alla "distruzione" del Sistema Monetario Europeo (SME). ( secondo i complottisti )
Nel gennaio del 1993 l’Executive Intelligence Review pubblicò un documento intitolato "La strategia anglo-americana dietro le privatizzazioni italiane: il saccheggio di un’economia italiana". Si delineava un quadro preoccupante di attacco all’economia italiana, nel contesto della cosiddetta "globalizzazione dei mercati", cioè la realizzazione di un unico sistema economico mondiale in cui non vi sarebbe stato più alcun controllo sui movimenti e sulla creazione di capitali ovvero una sorta di "dittatura" economica.
Nella riunione si decise di "svendere" il patrimonio industriale – finanziario con il pretesto delle liberalizzazioni-privatizzazioni. Appunto. La privatizzazione del patrimonio pubblico avviene in due fasi. Nella prima fase vennero cedute l'IRI, TELECOM ITALIA, ENI, ENEL, COMIT, IMI, INA, CREDITO ITALIANO, AUTOSTRADE. L'INDUSTRIA SIDERURGICA ED ALIMENTARE PUBBLICA. La fase successiva punta invece al settore della previdenza, della sanità, dei trasporti (ferrovie, trasporto pubblico di linea, trasporto navale, taxi), a quello delle utilities (aziende municipalizzate nei settori acqua, elettricità, gas) e ad altre funzioni di rilievo pubblico. Se al livello dell’economia nazionale l’"Operazione Britannia" mette nelle mani di pochi gruppi finanziari "occulti per identità", ciò che prima era dei cittadini. In questo modo si sono state sottratte notevoli risorse dalle casse dello Stato.
In sintesi è stata ceduta e ancora cederemo, la sovranità industriale ed economica dell'Italia.
La mancanza di risorse ha provocato e provoca la riduzione del Welfare, dei posti di lavoro, del il monte salari, creando così le condizioni per "riformare" in senso peggiorativo e non costituzionale il sistema sociale, frutto di tante "battaglie sindacali". La "pistola" puntata alla tempia del "globalizzatore" ci costringerà a rivedere il nostro sistema dei diritti al cittadino.(sanità, pensioni, giustizia, istruzione, ecc.), ci costringerà ad accelerare la fine dello dello Stato Sociale moderno. Non capisco il silenzio del movimento sindacale su questi avvenimenti di si notevole portata. La finanziarizzazione dell’economia mondiale, con interi settori dell’economia reale, vengono "cooptati" sul grande tavolo da "gioco" della finanza globale. Una grande "catena di Sant’Antonio" a livello globale, dove il gioco finisce quando l’ultimo della catena resta col "cerino" in mano, svelando che si è trattato di un grande bluff, dove i valori finanziari espressi non esprimevano vera ricchezza reale. Mi pongo una domanda: che fine avranno fatto i soldi di dette "dismissioni".
Britannia 2 la "Scarpetta"
Dopo la prima mega alienazione dei beni dello Stato, non c'è stato un cambio di politica economica che mettesse al centro i diritti dei cittadini, è l'economia di stato. E sotto gli occhi di tutti lo sperpero di denaro pubblico a tutti i livelli amministrativi pubblici. Cosi, in circa venti anni, si è creata un'altra "voragine" economica con un debito pubblico insostenibile per i cittadini italiani. Dato l'enorme debito pubblico, si vocifera sempre più insistentemente di alienare il patrimonio immobiliare dello Stato valutato di pari valore e di privatizzare le aziende pubbliche di servizi alla collettività. Non solo ma anche la "cancellazione" degli ordini professionali. Una situazione economica "Ghiotta" per la speculazione in atto sui beni della collettività. Non è escluso anche la vendita degli Ospedali (come ha annunciato il Presidente della Regione Lazio) e chissà quale altra iniziativa lesiva gli interessi dei cittadini, questo stato di cose produrrà. Allo stato attuale sembrerebbe che Tremonti non voglia vendere ed altri si. Il discorso continua. Vedremo come va a finire. Rimane il fatto che i cittadini devono "pagare"
Liberalizzare serve solo a creare monopoli privati e centralisti
Allo stato attuale l'iperburocratizzazione dei rapporti economici, impedisce di fatto lo sviluppo dell’economia, ma l’eliminazione di ogni regola, la deregulation, fa sì che solo gli operatori più forti possano restare sul mercato. Ecco che ciò di cui vi è bisogno, per far funzionare le cose in funzione del bene comune, è una migliore regolamentazione dei rapporti, di modo che ogni genere di operatore possa avere diritto a restare sul mercato in modo dignitoso. Questo creerebbe sviluppo e occupazione.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, eppure si fa fatica a prenderne coscienza, del sistema politico che stiamo vivendo dovuto alle liberalizzazioni-privatizzazioni. L’incapacità dell’uomo moderno a valutare i fenomeni per quello che sono, è dovuta ad uno snaturamento della persona umana, che da essere cognitivo e creativo è stato "addormentato" e limitato ad essere un soggetto meramente percettivo, senza una propria capacità critica, vittima della "droga televisiva". Esempio: il sistema dell'informazione del "sistema" dice che il mare è "marrone", per quasi la totalità dei cittadini dice che il mare è "marrone".
L’attività demagogica utilizzata per rendere meritoria agli occhi della popolazione la nuova normativa di liberalizzazione, per cui tutti dovevano avere il diritto di trovare sotto casa il negoziante di scarpe piuttosto che di giocattoli. La normativa parlava di "una più capillare distribuzione dei prodotti sul territorio". I prodotti invece hanno finito col concentrarsi in centri commerciali che hanno sostanzialmente preso il monopolio del mercato. Ovviamente la necessità di "una più capillare distribuzione dei prodotti sul territorio" ora non se ne parla più! E’ poi assolutamente falsa l’idea per cui le liberalizzazioni portino ad un abbassamento dei prezzi. Di fatto però, le tariffe sono cresciute più dei prezzi al consumo, i prezzi dei beni e dei servizi liberalizzati sono cresciuti costantemente notevolmente. Tanto che paghiamo quasi tutti i servizi più cari della media europea. ( Ci sarà un motivo)
La normativa di liberalizzazione in materia di commercio stilata durante gli anni ’90 – ha di fatto abrogato la legge 426 che regolamentava il settore. Con l'insediamento dei centri commerciali si sono trovati a dover pagare le licenze di commercio, ed ecco in soccorso le liberalizzazioni che ha consentito l'acceso alle licenze in forma gratuita. Con l’eliminazione dei vincoli di distanza per l’illusione di apertura di un’attività commerciale, ha di fatto rappresentato la porta d’ingresso a poche grandi catene commerciali, che si sono impossessate a oggi di circa l' 80% del mercato. Ciò ha comportato la moria delle piccole attività commerciali, e non solo ma anche di tante aziende produttrici di merci di vario genere non più competitive vista la concorrenza di prodotti esteri a basso costo e di dubbia qualità.
Secondo le previsione degli addetti al settore, Dal 2003 c'è stato un calo fisiologico di vendite per la piccola distribuzione a vantaggio di Supermercati, Centri Commerciali e Outlet. (Un sorta di triangolo selle "Bermude" che inghiotte economia diretta degli italiani) La cronaca ci fa sapere che ogni assunto da un supermercato provoca sette disoccupati, ma al nostro sistema politico la cosa non interessa. In quanto il sistema mette al centro i "denaro" e non il cittadino. Non c'è dubbio che la grande finanza gode di particolari protezioni con dinamiche trasversali di difficile connotazione. Il tutto a scapito della piccola distribuzione residente nei centri storici. Per giunta senza parcheggi e quei pochi a pagamento. Se poi pensiamo ai milioni di euro che si spendono lo stato per la realizzare raccordi stradali per convogliare il traffico. Sarà difficile non pensare al connubio politica affari. La grande distribuzione è l'esempio più macroscopico della globalizzazione. Anche le normative europee sono scarsamente protezionistiche nei confronti dell'industria alimentare e dell'agricoltura europea.
La selezione 'darwiniana' innescata dai processi di globalizzazione dei mercati, sta facendo "morire" le piccole imprese disperdendo un patrimonio di competenze pressoché unico, frutto di anni di esperienza e di dedizione. Di riflesso è la disoccupazione e l'impoverimento delle realtà economico – locali a scapito dell'economia diretta.
La liberalizzazione non poteva escludere le locazioni abitative.
Negli anni 90 viene cambiata cambia la normativa con particolare riferimento alla l. 431/98 – ha fatto sì che i canoni d’affitto schizzassero alle stelle. Qui l’istanza demagogica utilizzata fu quella per cui non era giusto che il piccolo risparmiatore che per una vita aveva messo del denaro da parte per comperarsi una seconda casa, non potesse utilizzarla per la figlia appena coniugatasi, per causa di un’esosa normativa a tutela degli affittuari a cui erano concessi troppi anni di godimento dell’immobile prima dell’esecutività dello sfratto, e per di più pagando canoni troppo bassi. A causa di ciò, si diceva, la gente preferiva tenere sfitto l’immobile. Si fece allora passare l’idea che liberalizzando la normativa, gli immobili da affittare presenti sul mercato sarebbero aumentati, ciò comportando la riduzione dei canoni. E’ ovviamente successo l’esatto contrario. L'assurdo gli sfratti di poveri cristi che affittuari di immobili di proprietà di enti pubblici alienati e acquistati da "privati" che si vedono sfrattati in modo "brutale" e costretti a trovare alloggi di fortuna a volte in macchina per chi la possiede. Ho ancor peggio nell'ultimo anno di mutuo non si paga qualche rata per un sopravvenuto licenziamento gli pignorano la casa e lo mettono per strada. Certo.......
Per qualche "Euro" in più. Attirati dai facili guadagni, molte industrie hanno trasferito le loro produzioni in paesi emersi, ex emergenti, con l'opportunità di avere mano d'opera a basso costo. In queste circostanze anche il prodotto finito è a basso costo. Il prodotto importato in Italia o in Europa monta un valore aggiunto di una notevole entità che si traduce in lauto guadagno per l'operatore economico. Il risvolto della medaglia che molti imprenditori producono utili mentre altri non reggono la concorrenza. La ricchezza di "Pirro".Tanto che la metà delle aziende chiude entro il sesto anno di attività. Il denaro è uguale a "valore", il mondo occidentale, con la scusa dei lauti guadagni, ha trasferito "valore" nei paesi orientali. Oggi i paesi orientali stanno riesportando "valore" nel mondo occidentale. Il "valore" riesportato nel mondo occidentale non è destinato a investimenti produttivi ma per "comprarci".
Prepariamoci a diventare poveri.
Paolo Pellicciari
lunedì 3 ottobre 2011
RICONOSCIMENTI AI VINI DEL LAZIO DALLE PIU' IMPORTANTI GUIDE NAZIONALI
RICONOSCIMENTI AI VINI DEL LAZIO DALLE PIU' IMPORTANTI GUIDE NAZIONALI |
(www.enopress.it). Tempo di vendemmia e tempo di nuove Guide di settore. La qualità del vigneto Lazio risulta sempre più in ascesa. Le più importanti guide di settore italiane, infatti, premiano 16 etichette laziali con i massimi riconoscimenti.
In ascesa la qualità del vigneto Lazio. Lo testimoniano gli importanti riconoscimenti che sono stati assegnati ai vini laziali dalle più importanti guide di settore italiane, come i premi ricevuti dai vini del Lazio dalla Guida dei Vini d'Italia 2012 del Gambero Rosso e dalla Guida DUEMILAVINI dell'Associazione Italiana Sommelier (AIS). L'assessore Birindelli ha voluto sottolineare "la crescita omogenea di tutto il vigneto Lazio. 8 dei 16 premi complessivi sono stati assegnati a vini dei Castelli Romani, 5 a vini viterbesi, 2 a vini del frusinate e 1 è andato in provincia di Latina. Inoltre, un altro aspetto da evidenziare è che 8 di questi vini sono bianchi e 7 rossi (il Montiano 2009 di Falesco ha ricevuto entrambi i premi). In una regione tradizionalmente nota per i vini bianchi, dove il 70% dei vigneti è coltivato a uve a bacca bianca, la presenza di importanti vini rossi conferma la diversificazione e l'evoluzione in senso qualitativo della offerta enologica regionale, avvalorata dalla presenza tra i premiati di ben 3 vini da meditazione o fine pasto (2 bianchi e 1 rosso). Un passaggio fondamentale per essere realmente competitivi sui mercati. Un elogio sincero va ai nostri produttori per l'impegno con cui anno dopo anno lavorano per migliorare la qualità dei vini del Lazio attraverso scelte aziendali coraggiose. Un impegno che la Regione vuole ripagare mettendo in campo tutte le risorse disponibili per sostenere le aziende che puntano alla qualità e accompagnare i nostri vini sui mercati".
I Tre Bicchieri del Lazio
I 5 Grappoli del Lazio |
sabato 10 settembre 2011
Data di inserimento: giovedì 8 settembre 2011 |
IL COLPO BASSO DELL'IVA SUL VINO |
MASTROBERARDINO
(UNIONE ITALIANA VINI): IL GOVERNO DOVREBBE NON SOLO RIPENSARCI, MA
ABBASSARLA DEFINITIVAMENTE AL 10%, COME PER TUTTI I PRODOTTI AGRICOLI
(www.enopress.it).
Ancora un duro colpo dal governo italiano per il settore vinicolo:
l’ultima versione della nuova manovra finanziaria varata per
fronteggiare la crisi che sta colpendo l’Italia prevede l’innalzamento
di un punto dell’Iva dal 20% al 21% anche per il vino.
Lucio Mastroberardino, presidente di Unione Italiana Vini,
la più antica e rappresentativa organizzazione del settore vitivinicolo
con più di 500 imprese associate, in grado di rappresentare oltre il
50% del fatturato del comparto vino e il 90% del fatturato estero del
settore, lancia l’allarme:
"L’aumento
dell’Iva rappresenta un ulteriore colpo per il nostro settore già
duramente compromesso dalla crisi dei consumi interni e dagli aumenti
generalizzati delle materie prime, in particolar modo quelle legate
all’andamento dei corsi del petrolio ed energetici (vetro, carta,
trasporti)."
"Avere
un’Iva al 21%, come fosse un genere voluttuario, mortifica un prodotto
di consumo quotidiano, che da secoli è parte della nostra tradizione e
che oltretutto è inserito a pieno titolo nella Dieta mediterranea,
riconosciuta patrimonio mondiale dell’Umanità, i cui prodotti tra
l’altro scontano tutti un’Iva ridotta del 10% quando non del 4%, come
pasta e olio. Se il consumo moderato e ai pasti di vino è considerato
salutare dalla letteratura scientifica più autorevole, qual è il senso
di scoraggiarlo in questo modo? Siamo l’unico Paese produttore di vino
che fa di tutto per non supportare la sua eccellenza".
"Per
questo, - conclude Mastroberardino - Unione Italiana Vini chiede al
Governo non solo di far rientrare il provvedimento, ma di pensare
seriamente a ridurre definitivamente l’Iva sul vino quanto meno al 10%:
un’aliquota non di privilegio, ma assolutamente equa, e che si
rifletterebbe positivamente sul carrello della spesa degli italiani,
oltre a dare un tangibile segno di attenzione nei confronti di un
settore che con i suoi 4 miliardi di euro di fatturato export è uno di
pochi in attivo della bilancia agroalimentare, oltre a dare lavoro a
oltre 1,2 milioni di persone che ogni giorno, con il loro lavoro,
preservano e tutelano il paesaggio italiano dall’abbandono e dal
degrado". |
giovedì 8 settembre 2011
CI MANCAVA LA DOC ROMA
Data di inserimento: giovedì 8 settembre 2011 |
VITICOLTORIIIIIIIIIIIIIIIIII PRRRRRRRRRRRR |
DOPO AVER OSPITATO IL COMUNICATO UFFICIALE DEL CONSORZIO DI TUTELA DEL FRASCATI ABBIAMO RICEVUTO UNA NOTA DI UNO DEI VITICOLTORI FRASCATANI PRESENTI ALL’ASSEMBLEA CHE PUBBLICHIAMO PER DARE VOCE ANCHE A CHI, CON IL PROPRIO LAVORO NEI VIGNETI RENDE POSSIBILE IL MANTENIMENTO DELLA TRADIZIONE DEL FRASCATI DOCG. IL VINO DI ROMA.
Ieri, nella sede comunale di Frascati si è svolta l'assemblea "aperta" dei viticoltori frascatani per discutere delle problematiche che attanagliano il settore vitivinicolo. Così mi credevo. L'assemblea "Aperta" convocata daL presidente dell'Associazione Produttori Uve tanto era "aperta" che come al solito, sono stati invitati tanti ospiti per fare da contorno ad una "scenografia" ormai monotona e inconcludente, coadiuvata da discorsive diapositive nutrite di dati statistici di difficile comprensione. Naturalmente le autorità presenti, hanno la cortesia d'intervento e cosi si sono alternati argomentando in modo improvvisato e di circostanza su tematiche Interventi tanto inconcludenti che alla fine interrogando quei pochi viticoltori presenti all'assemblea, hanno manifestato rabbia per non aver toccato uno, dico uno, dei problemi che attanagliano la categoria ormai da anni. Un Assemblea di viticoltori con pochi viticoltori e tanti ospiti. Si è parlato anche della "distillazione". "Abbiamo svuotato le cantine è vero! Dice il presidente dell'Associazione. Ma qualcuno ha riempito il "portafoglio" 11000 HL pari a circa 450.000 € scusate se è poco. E i viticoltori stanno a "vangare". E' già qualche tempo che il Consigliere Comunale Adotti, ha presentato un'interrogazione per sapere quali imbottigliatori avevano chiesto la distillazione. Purtroppo il Sindaco ancora non ha avuto il tempo per rispondere. Se rispondesse, non farebbe un soldo di danno. E proprio mentre mi apprestavo a fare la domanda al Sindaco il "democratico" presidente dell'Associazione mi ha "strappato" di mano il microfono per impedirmi di continuare (è andata bene che non mi ha cacciato via). La distillazione comporta anche la riduzione di produzione del 20% a carico dei viticoltori. Così come si dice "cornuti e mazziati". Rimane il fatto, che dei problemi dei viticoltori non se ne parla, oppure non si deve parlare. Tra i presenti è risultato che alcuni dovevano ancora incassare i soldi di due vendemmie, più di qualcuno ha deciso di estirpare i vigneti. In sintesi l'economia della viticoltura frascatana sfiora la tragedia economica ma non frega niente a nessuno. Naturalmente non si è parlato della DOC Roma come non si è parlato del progetto in fieri del Consorzio dei Castelli Romani. E' evidente che problematiche così complesse non possono essere discusse da un ristretto numero di persone magari anche senza le opportune competenze necessarie. Ho chiesto al "democratico" presidente di organizzare una riunione di soli viticoltori per discutere senza "inquinamenti" dei nostri problemi. Udite, udite, la riunione la possiamo organizzare senza coinvolgere l'Associazione. Mi domando a chi serve l'Associazione che non riunisce i suoi associati per discutere dei problemi del settore? E se dietro la crisi dei vigneti frascatani ci fosse un disegno legato alla collocazione dei servizi, all'enorme cementificazione prevista a ridosso della nostra città? Non si è accorto il Presidente che stiamo estirpando i vigneti? Che i viticoltori non sono pagati da troppo tempo? Non si è accorto che la viticoltura sta rischiando il fallimento? E sulla distillazione? E ancora si parla di mercato. Che considerazione può avere un Vino, come il Frascati, che è ridotto alla distillazione, alla vendemmia verde, equiparando il prodotto di scarsa qualità, tanto d'avere giacenze d'invenduto. E' evidente che i viticoltori si debbono costituire in Associazione Tecnica per cercare di affrontare i problemi esasperanti che affliggono il settore vitivinicolo frascatano.
|
sabato 25 giugno 2011
IL RITORNO DELLA VITE SULL'ALBERO
Data di inserimento: venerdì 24 giugno 2011 |
(www.enopress.it). Il 28 febbraio 2011 Enopress ha dato ampio spazio all'esperimento condotto da Cantine Novelli in Umbria - Con il titolo TRAIBO: IL VINO CHE VIENE DAGLI ALBERI ha dato notizia della della riscoperta di parte dell’enologia umbra, presentando l’evoluzione nel pensiero del Trebbiano Spoletino e la nuova sfida: in epoca di globalizzazione, ricreare la forma storica maritata ad acero, antieconomica perché implica la gestione di ogni vite come un vero e proprio albero, dove ogni operazione viene svolta manualmente. 1900: Il Trebbiano Spoletino cresce sugli alberi. Cantina Novelli illustrerà in cosa consiste il progetto, che riporterà in produzione questa antica forma, straordinaria per il valore storico e paesaggistico. Se il progetto vigneto è ancora all’inizio, nel calice il 16 marzo sarà presentato Traibo, prodotto con le uve provenienti dal più bel vigneto maritato all’acero dell’intera valle spoletana, composto da piante prefillossere, tra gli 80 e i 100 anni, che hanno "vissuto" le due Guerre Mondiali. L’uva prodotta da queste piante straordinarie, veri e propri alberi, ha caratteristiche speciali. Anzitutto perché, per selezione naturale, sono sopravvissuti solo i ceppi migliori, che oggi possiedono apparati radicali profondi, che rendono la pianta meno soggetta alle oscillazioni climatiche. Inoltre, a 3 metri di altezza dal suolo, le uve si trovano in condizioni ottimali, ben esposte ai raggi solari e protette dall’umidità del terreno. Questo permette di condurre le uve a perfetta maturazione, vendemmiando alla fine di novembre, ai primi segni di appassimento, ancora in perfetto stato di sanità. Traibo Sull'argomento della 'vite maritata' all'albero abbiamo ricevuto da Paolo Pellicciari un' interessante rassegna storica - iconigrafica che volentieri ptoponiamo qui di seguito, sotto il titolo la vite resa 'vedova' dell'albero, l'olmo - tra i più utilizzati - a seguito delle innovazioni colturali La vite "vedova" dell'Olmo L'Olmo è un albero che può raggiungere i 20-30 metri di altezza, con un chioma densa e irregolare, tronco diritto, molto ramificato, soprattutto in alto. Il tronco, che supera facilmente il metro di diametro, ha raggiunto in esemplari secolari, come quello vissuto in Francia dal 1200 fino al secolo scorso, i 9 metri. Alla base del tronco spesso ci sono dei polloni. La corteccia, di colore grigio-bruno, è molto suberificata e screpolata verticalmente. I rami giovani sono coperti da peli che perdono già nel secondo anno di vita diventando suberosi. E' un albero molto longevo, infatti può superare i 600 anni di vita. "La Parabola della vite e dell'Olmo". La vite è femmina Il matrimonio tra la vite e l'olmo L’insieme vite-albero tutore, era definita dagli antichi Romani arbustum gallicum perché comune nella Gallia Cisalpina ove i Galli continuavano la tecnica di coltivazione della vite maritata messa a punto precedentemente dagli Etruschi. Va ricordato che lo stesso Plinio distingue questo sistema dall’ arbustum italicum, precisando che con quest’ultima tecnica i tralci delle viti passavano anche da albero ad albero dando vita a dei veri e propri filari (SERENI, 1972; 2003). L’antica tecnica di maritare le viti agli alberi si è mantenuta col passare dei secoli. Questo sistema di coltivazione è raffigurato in numerosi dipinti Nel XVII secolo l’agronomo TANARA (1644) distingue due sistemi di coltivazione della vite maritata. Il divorzio tra la Vite e l'Olmo Catullo non è rimasto il solo fra i poeti latini ad usare l’unione fra l’olmo e la vite come metafora di "unione necessaria" all’amore: Marziale, poeta diseguale per l’intonazione varia dei suoi versi, dal salace al nostalgico, dal lascivo al didascalico, descriveva così l’affetto degli sposi. Una corona di vite, un ramo d’olmo ed un alcione poggiato sul braccio sono gli ornamenti con cui il mito classico ha rappresentato in forma di figura l’unione matrimoniale ed un amore indivisibile. Paolo Pellicciari |