martedì 20 dicembre 2011

ANCORA UNA FABBRICA DI NABABBI E DI DISOCCUPATI

Prima Pagina
Data di inserimento: lunedì 19 dicembre 2011
"COMUNIONISMO": ANCORA UNA FABBRICA DI NABABBI E DI DISOCCUPATI

(www.enopress.it). Il "laicismo" politico, abdica al clericalismo e collettivismo "Comunionista" - Il solito "lacrime e sangue", ma non ci si rende conto che le lacrime sono finite e che viviamo con l'anemia cronica

Ho ascoltato il discorso d'insediamento del Presidente del Consiglio Mario Monti. Un discorso degno del miglior Padre Arrupe. Un intervento brillantemente, articolato nella struttura, di tanto in tanto, qualche velata minaccia da "inquisitore" ai parlamentari attoniti nell'ascoltare l'annuncio della messa in atto dell'oppressione fiscale controllata dalla "laica inquisizione fiscale". Il contenuto sempre lo stesso, il solito, "lacrime e sangue" dai primi anni 70 che la politica ci propina per alimentare la fabbrica dei nababbi e dei disoccupati. Non ci si rende conto che le lacrime sono finite e viviamo con l'anemia cronica.

Non c'è dubbio, che nel Governo c'è una buona dose di "clericalismo" vista le presenza dei potentati cattolici tra i suoi componenti. Diciamo, un governo "cattolico" "Post Conciliare", che a mio avviso non rispecchia le logiche naturali del convivere. Certo in ballo c'è la vendita del Patrimonio pubblico valutato qualche miliardo di Euro che sicuramente è da tenere d'occhio. Personalmente, non mai condiviso le conclusioni del Concilio Vaticano II, ritenendo che l'enciclica Rerum Novarum emanata da Papa Leone XIII, insediato Papa, nel 1878. sia ancora attualissima, ed adeguata ai tempi moderni. Non a caso Leone XIII è da considerarsi uno dei più grandi Papi dell'ottocento

Nei 50 anni trascorsi dal Concilio Vaticano II, si sono manifestate forme di ingiustizia sociale, confusione e scompiglio in tutti gli strati della società ormai caratterizzata da etnie diverse che risiedono in Italia. Il degrado, in tutti i sensi, regna sovrano. Le tensioni sociali sempre più violente e cruente. Il riferimento alla "Comunione", ha scaturito in tutti, una sorta di sottomissione dei cittadini ad una "schiavitù" economica che sta concentrando le ricchezze del mondo a "organizzazioni" poco tangibili. Il Concilio ha di fatto abrogato la "Parabola dei Talenti" dettato della meritocrazia, da più parti ancora auspicata.

La pianificazione in "basso" dell'economia individuale, ha aperto, alle recriminazioni, alle discordie e alle diffidenze accentuate da spot televisivi degni di paesi del V° mondo. Il clima impedisce alle fonti oneste della ricchezza, di svilupparsi inaridendo le iniziative imprenditoriali, per mancanza di stimolo all'ingegno e all'industria individuale. La auspicata "equità", non sarebbe altro che una condizione universale di degradazione morale e di miseria. Tutte queste ragioni danno diritto a concludere che la comunanza dei beni proposta dal "Comunionismo" va del tutto rigettata, essa nuoce a quelle fasce di cittadini bisognosi di soccorso. "Offende" i diritti naturali di ciascuno, altera gli uffici dello Stato e turba la pace comune. L'obbiettivo dei Governi risiede nell'opera di migliorare lo stato dei cittadini e porsi come fondamento inamovibile del diritto di "proprietà" dei cittadini e del singolo cittadino. Altrimenti non parleremo più della fame nel mondo ma della fame del mondo

Dalla Rerum Novarum

La proprietà dei cittadini sancita dalle leggi umane e divine
Così evidenti sono tali ragioni, che non si sa capire come abbiano potuto trovar contraddizioni presso alcuni, i quali, rinfrescando vecchie utopie, concedono bensì all'uomo l'uso del suolo e dei vari frutti dei campi, ma del suolo ove egli ha fabbricato e del campo che ha coltivato gli negano la proprietà. Non si accorgono costoro che in questa maniera vengono a defraudare l'uomo degli effetti del suo lavoro. Giacché il campo dissodato dalla mano e dall'arte del coltivato, non è più quello di prima, da sodivo è divenuto fruttifero, da sterile a fecondo. Questi miglioramenti prendono talmente corpo in quel terreno, che la maggior parte di essi ne sono inseparabili. Ora, che giustizia sarebbe questa, che un altro il quale non ha lavorato subentrasse a goderne i frutti? Così il frutto del lavoro deve appartenere a chi lavora. A ragione pertanto il genere umano, senza affatto curarsi dei pochi contraddittori e con l'occhio fisso alla legge di natura, trova in questa legge medesima il fondamento della divisione dei beni; e riconoscendo che la proprietà del singolo cittadino, è sommamente consona alla natura dell'uomo e alla pacifica convivenza sociale. Solennemente sancita mediante la pratica in tutti i secoli.

Lo Stato e la famiglia.
È dunque un errore grande e dannoso, volere che lo Stato possa intervenire a suo modo nel "santuario" della famiglia. Certo, se qualche famiglia si trova per avventura in si gravi strettezze che da sé stessa non le è affatto possibile uscirne, è giusto in tali frangenti l'intervento dei pubblici poteri, giacché ciascuna famiglia è parte del corpo sociale. Similmente in caso di gravi discordie nelle relazioni scambievoli tra i membri di una famiglia intervenga lo Stato e renda a ciascuno il suo, poiché questo non è usurpare i diritti dei cittadini, ma assicurarli e tutelarli secondo la retta giustizia. Qui però, deve arrestarsi lo Stato; la natura non gli consente di andare oltre. La patria potestà non può lo Stato né annientarla né assorbirla, poiché nasce dalla sorgente stessa della vita umana. I figli sono qualche cosa del padre e della madre, una espansione, per così dire, della sua personalità famigliare e, a parlare propriamente, essi entrano a far parte del civile consorzio non da sé medesimi, bensì mediante la famiglia in cui sono nati. È appunto per questa ragione che, essendo i figli naturalmente qualcosa del padre e della madre prima dell'uso della ragione, stanno sotto la cura dei genitori.

Il Concilio Vaticano II, mettendo al centro "Dio la "Comunione, e L'Universalità" ha di fatto "espropriato" l'essere "persona" di ognuno di noi, in un processo di "appiattimento" della personalità individuale e della libertà nel senso più ampio della parola.

Chi è Mario Monti, se non un moderno Ezio Vanoni? Dunque dovremmo subire la politica economica dettata dal Concilio Vaticano II. L'utilizzo " esasperato della leva fiscale, di fatto, tende ad "espropriare" parte dei magri redditi delle famiglie, colpisce il ceto medio e si scaglia contro il principio della proprietà nel senso lato e più ampio del termine. Il fine limitare i consumi. ( contro il consumismo ) Limitando i consumi si creano disoccupati ( l'essere umano non può avere più del necessario ) Molti cittadini non potendo pagare il mutuo di casa verranno espropriati del bene primario. (I beni allontanano Dio).

Vorrei ricordare ai lettori più giovani, che dopo il 68 (post conciliare ) si è innescato un processo di cambiamento della società. Le contestazioni, gli scioperi condannati da Papa Leone XIII diventano la routine, tanto, che gradatamente si sono persi gli effetti dell'ormai dimenticato boom economico. Già agli inizi degli anni 70 si da inizio a un fisco "oppressivo" fondato su "lacrime e sangue" per le esigenze di cassa dei Governi che si sono succeduti, centralizzando l'economia in pochi gruppi economici trasformatisi in "spietati dittatori". In previsione della prevista povertà a venire nel 71 viene fondata la Caritas per sostenere le prevedibili difficoltà economiche dei cittadini. Cominciano le liberalizzazioni, si abroga di fatto la legge 426, per la regolamentazione della piccola distribuzione. Fiore all'occhiello dell'on. Aliverti, (relatore) sostenuta dal sottoscritto. Inizia l'era del centralismo economico e il connubio affari e politica, con l'insediamento dei Centri Commerciali che hanno creato una sorta di monopolio distributivo, così suddiviso. Supermercato, Centro Commerciale, Discaunt e Outlet che rappresentano l'80 % del Commercio in Italia. Le fusioni bancarie. Inizia il processo della globalizzazione, decadono i dazi, inizia la delocalizzazione industriale e di pari passo è aumentata la cassa integrazione e il conseguente impoverimento della popolazione. Nel tempo si è alimentato un "famelico mostro capitalistico" che può decidere chi "sbranare" la "preda" economica più debole.

La politica economica del Presidente Monti "sbrana" drammaticamente la famiglia, ossia la società domestica, vera, e anteriore a ogni organizzazione civile; perciò con diritti e obbligazioni indipendenti dallo Stato. Ora, quello che ho detto, in ordine al diritto di proprietà inerente alla famiglia: anzi tale diritto è tanto più forte quanto più estesa e completa in tutti i suoi aspetti.
Monti mette al centro della manovra il centralismo economico con la scusa delle liberalizzazioni, vuole gradatamente eliminare le sacche di "individualismo" economico che ancora permangono dopo le precedenti "privatizzazioni" per centralizzare la totalità dell'economia. Che a questo punto si potrebbe chiamare anche "econoloro" Con la "laica inquisizione fiscale" ci toglierà libertà della gestione economica famigliare, costringendo la totalità delle famiglie e dei pensionati ad aprire un conto corrente. Trovare le risorse per finanziare le banche ed incrementare il trasferimento di esercizi specializzati nei centri commerciali. Questo significa "traslare il sabato del villaggio" in una realtà sociale asettica, vuota e priva di rapporti umani. Ma l'aspetto allarmate e sentire che abbiamo uno stato "indebitato con i cittadini "ricchi" non vorrei che dopo il patrimonio immobiliare dello Stato toccasse a quello dei cittadini.

Per raggiungere "l'equità" serviva un'organizzazione che procedesse agli "epropri" dei morosi fiscali. Per questo è stata costituita "Equità lia" il "braccio" fiscale del "comunionismo"
Diceva Enaudi " da oltre quarant'anni ( la data precisa pare sia il 23 giugno 1912 ) testuale "Ho dichiarato le mie preferenze per le imposte che colpiscono il reddito consumato invece del reddito guadagnato, la spesa invece che il reddito; e perciò non ho obbiezioni di principio alle imposte sul petrolio e sulla benzina. Novembre del 56 la benzina in Italia era la più cara del mondo. Ezio Vanoni ministro delle Finanze da 1948 al 1954 nel 56 Ministro del Bilancio non gradì la riflessione di Enaudi. Vanoni sosteneva che tassando il reddito aveva le risorse per i servizi. Oggi il sistema fiscale colpisce non solo il reddito delle persone fisiche ma anche dei consumi.

Lo sviluppo può attendere.

Paolo Pellicciari

sabato 17 dicembre 2011

L'urbe potrebbe diventare campo di battaglia.

ADESSO HO CAPITO PERCHE' A FRASCATI LA POLIZIA URBANA INDOSSA LA DIVISA PARAMILITARE.

Rapporto Urban Operetions in the Year 2020.

Il Redatto dalla RTO (Studies Analysis and Simulation Panel Group, SAS-030).

La RTO l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO e' il centro di convergenza delle attività di ricerche/tecnologiche (R&T) per la difesa in seno della NATO.

L’Operazione Terrestre o Operazione Urbana (UO-2020) all’orizzonte dell’anno 2020 e' uno studio che esamina la natura probabile dei campi di battaglia, i tipi di forze terrestri le loro caratteristiche e capacita'. Lo studio ipotizza l’andamento della popolazione mondiale entro l’anno 2020 dove la previsione demografica prevede una popolazione di circa 7,5 miliardi di abitanti concentrati soprattutto all'interno di grandi città.

Ci sarà una società multi etnica e multi religiosa complessa nella struttura con possibili tensioni sociali, perché no anche religiose, per le esigue risorse economiche ed alimentari disponibili.

“Operazioni Urbane” prevede la presenza militare o paramilitare massiccia, per il controllo delle città per tranquillizzare la cittadinanza. Già da adesso vediamo la polizia urbana con divise da “combattimento” per abituare la cittadinanza a questo tipo di controllo.

Per arginare eventuali sommosse, il tipo di operazioni richiederanno interventi rapidi chirurgici per evitare al perdita del controllo delle città.

Ciò non esclude, che le prossime guerre si potranno sviluppare all'interno delle città con conseguenze imprevedibili.

“Il soldato” Vigile Urbano.

L'Alleanza militare occidentale, non pensa ad oscuri disegni di militarizzazione delle nostre Città, ma più ad una strategia della prevenzione. Alcuni progetti, condotti sotto la guida del Pentagono riguardanti l'uso degli eserciti nelle megalopoli del futuro. Dopo gli scontri di Seattle mobilitarono l' esercito, per proteggere politici e super manager, che da soli «valgono» due terzi della ricchezza mondiale. Da qui la decisione di uno studio di esperti NATO da nome UO 2020 “Urban Operation in the year 2020”, al quale partecipano dal 1998 esperti di sette Nazioni della NATO ( Italia, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti d'America ) e che ha gettato le basi per l'evoluzione dell'impiego dello strumento militare nello scenario più probabile del prossimo futuro.

Lo studio NATO U.O. (Urban Operations) 2020

Lo studio, ultimato negli ultimi mesi del 2002, reso pubblico nei primi mesi del 2003, rende esplicito, come in maniera omogenea il nocciolo duro del militarismo mondiale ritiene più che probabile le città del futuro come campo della Battaglia Finale, quella per la sopravvivenza del sistema capitalista e che il ruolo dello strumento militare avrà un carattere dominante anche in quelle che sembrerebbero essere normali operazioni di polizia urbana.

E' l'ambiente urbanizzato, che si qualifica come il contesto nel quale l'Umanità del ventunesimo secolo condurrà una vita difficile: le sterminate megalopoli abitate da decine, se non centinaia, di milioni di esseri umani concentreranno nel loro interno tutte le contraddizioni di una società social- capitalista allo stadio supremo.

Differenze di classe e azzeramento dei servizi sociali capaci di attutire il senso diffuso di ingiustizia, degradamento delle complesse regole di interazione tra diversi strati della popolazione, scarsità di cibo e di lavoro genereranno forti conflitti tra diversi strati sociali e perché no religiosi.

Flussi migratori senza controllo

Co l'apertura delle frontiere, in concomitanza della crisi economica globale non è escluso che sacche demografiche che vivono in povertà, si potrebbero ribellare con forma di terrorismo globale.

Non è escluso che potremmo, nel prossimo futuro, assistere a fenomeni di tsunami demografici dovuti ai flussi migratori senza controllo. Mi sembra evidente che bisogna rivedere i trattati di Schengen per il ripristino delle frontiere dando modo agli stati di rallentare l'invasione demografica frapponendo delle “chiuse” per regolamentare i flussi migratori.

Lo Scenario URBAN WARFARE coniugato alla lotta al terrorismo globale, ovvero a tutto cio' che potrebbe essere pericoloso all'eventuale possibile “Impero Globale” che si comincia a “connotare”. Un ipotetico “Impero Globale” creerà di sicuro forme di contestazione anche violente come quelle che già si cominciano manifestare. Le forme di contestazione "estreme" , quale anche quella del passaggio dalla opposizione politica a quella armata.

A causa di problemi di bilancio, solo poche risorse finanziarie sono state potute esser destinate a questi avveniristici progetti, ma ora, che con il plauso del parlamento e dell'opinione pubblica spaventata da clandestini e microcriminalità, non è escluso che nel prossimo futuro potremmo vedere mezzi dell'esercito aggirarsi per i nostri quartieri.

In alcune città degli Stati Uniti d'America sembra che siano già in azione reparti militari speciali con armi sofisticate antisommossa. Notizie di cronaca ci fanno sapere che in alcuni paesi occidentali modificano leggi secondo i dettami di grandi banche in modo che i governi possano modificare e far emanare normative speciali senza l'approvazione del parlamento. Già sentiamo la BCE che ci dice dovete “fare”. L'FMI ci “consiglia” di fare. Questo significa anche la riduzione dell'azione democratica sancita dal popolo sovrano. Insomma andiamo incontro a tempi diversi da quelli di oggi. La globalizzazione creerà di fatto un vertice di governo di forma dittatoriale, oggi di ordine economico e domani anche di ordine politico, è credibile che i cittadini del mondo possano esercitare il diritto di voto?

18/12/2011

Paolo Pellicciari

venerdì 2 dicembre 2011

L'ESPRESSO

Pensioni gratis agli stranieri, è boom

Pier Luigi Salinaro

Senza aver mai versato contributi incassano 7.156 euro l'anno

Gli extracomunitari con carta di soggiorno fanno arrivare in città i genitori over 65 che all'INPS chiedono il vitalizio.

Tredici mensilità da 550,5 euro, mentre un modenese non ne incassa più di 500 pur avendo versato contributi per anni

Ci sarebbe una certa preoccupazione anche a Modena per il dilagare di richieste d' assegni sociali da parte di immigrati che, a quanto sembra, stanno mettendo in seria difficoltà l'Inps. Non esistono cifre precise del fenomeno a livello modenese (il fenomeno è nazionale), anche perché i funzionari dell'ente di viale Reiter - contatti anche ieri - spiegano che dati e informazioni possono essere forniti solo dalla Direzione Generale di Roma. Dalla capitale ci spiegano che i dati, per singole province, possono rilasciarli solo dopo una richiesta scritta all'Inps di Modena, incaricata poi di inoltrarla alla stessa Direzione Generale. Insomma, forse fra qualche mese si potrà sapere qual'è la situazione modenese sul fronte assegni sociali agli immigrati.

Ma in che cosa consiste questa richiesta da parte degli immigrati degli assegni sociali.
Le cose stanno così: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava "pensione sociale".
Quando gli extracomunitari regolari residenti in città o in provincia con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, si sono accorti delle normativa di legge - tutto deriva dalla legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001 dell'allora governo Amato) che ha riconosciuto l'assegno sociale anche ai cittadini stranieri - non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare a Modena genitori o parenti anziani. Tra gli immigrati extracomunitari, pare che gli albanesi siano stati gli antesignani e maestri in materia.

Come funzione questa legge varata dal parlamento italiano.

L'extracomunitario regolare, dopo aver fatto venire a Modena i congiunti, manda i familiari o il familiare ultra- 65enne all'Inps. Qui l'interessato autocertifica l'assenza di reddito oppure dichiara la pensione minima nello Stato di provenienza - che deve essere certificata - e il gioco è fatto. L'Inps a quel punto eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo. In totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l'anno, esentasse. In sostanza genitori, nonni e parenti tutti over 65 di lavoratori extracomunitari, percepiscono i 7.156 euro all'anno, senza aver mai versato alcun contributo all'Inps.

Tutto questo mentre una buona fetta di pensionati modenesi, percepisce pensioni di 500 euro al mese, meno dell'assegno agli anziani stranieri e tutto questo dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita.

C'è poi un altro particolare che sa tanto di "beffa": se il genitore, il nonno, il parente straniero a Modena non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l'assegno continua a decorrere. E nei paesi nordafricani con queste cifre si vive da "nababbi". Ultimamente comunque sono state adottate restrizioni e gli stranieri che beneficiano dell'assegno sociale non devono lasciare il nostro paese. Le domande degli stranieri per l'assegno sociale sarebbero in costante aumento e vengono quasi sempre accolte dall'Inps, visto che la legge non prevede ne, un minimo di versamenti e nemmeno un certo tempo di residenza.


mercoledì 16 novembre 2011

"COMUNIONISMO", CENTRI ECONOMICI E LO SPEZZATINO DELLA DEMOCRAZIA

Data di inserimento: martedì 15 novembre 2011

(www.enopress.). I "mercati se ne fregano di super Mario" si legge oggi sulla carta stampata, mentre imperversa lo "spread", i costi del debito italiano si impennano, grandi banche hanno difficoltà nell'adeguamento del loro capitale, e i partiti politici si barricano - Commenta Il Foglio "Subito al voto" - Tre 'bodygard" per il prof. Monti: Casini, Bersani e Alfano...- "Con la nomina di Mario Monti si aggiunge un altro "tassello" bancario al potere in uno stato Europeo" commenta Paolo Pellicciari e volentieri pubblichiamo il suo ampio intervento che, senza peccare di complottismo - sottolinea alcune significative appartenenze del presidente designato a club molto esclusivi - Altri ipotizzano scenari inquietanti e scrivono di "golpe post-moderno" e "democrazia sospesa"

La storia recente e la politica con la P maiuscola
"N
egli anni 70 - ricorda Pellicciari - l'Italia attraversò un grave periodo di crisi che riguardò tutti gli italiani, tanto, che la diplomazia dei leaders politici tentarono di placare gli animi del dissenso cercando una soluzione comune. La proposta fu del neo-segretario del PCI Enrico Berlinguer che la sottopose ai vertici della Democrazia Cristiana. La proposta quella di cercare una proficua collaborazione con il Partito Cominista Italiano per interrompere così, la cosiddetta convetio ad excludendum del secondo partito italiano dal governo. In tal modo, si voleva anche mettere al riparo la Democrazia Italiana da pericoli di involuzione autoritaria e dalla strategia della tensione che insanguinava il paese dal 1969. Berlinguer sempre più deciso a sottolineare l'indipendenza dei Comunisti Italiani dall'Unione Sovietica e di rendere quindi il suo partito una forza, anche di governo, della politica occidentale.

"Il compromesso, "storico" venne lanciato da Berlinguer, con quattro articoli su Rinascita a commento del golpe cileno, che aveva portato le forze reazionarie, in collaborazione con gli USA, a rovesciare il governo del socialista Salvator Allende (11 settembre 1973). La scelta di Berlinguer, fondamentalmente legata alla politica dell'eurocomunismo, era un esempio di politica reale, che non riscontrò i favori dell'area di sinistra del suo partito. Il "compromesso" trovò una sponda nell'area di sinistra della DC che aveva come riferimento il presidente del partito Aldo Moro e il segretario Benigno Zaccagnini, ma non ebbe mai l'avallo degli USA, né dell'ala destra della DC, rappresentata da Giulio Andreotti, Lo stesso Andreotti in un'intervista dichiarò: "secondo me, il "Compromesso Storico" è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all’atto pratico, risultato della somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista." Un compromesso minimo si raggiunse mediante l'appoggio esterno assicurato dal PCI al governo monocolore di Solidarietà Nazionale, presieduto da Giulio Andreotti.

Poltica senza ideali e progetti
"All'epoca, la Politica con la P maiuscola, non si fondava sulle persone ma sulle idee. Oggi la politica si fonda sulle persone. Quando leggiamo sui manifesti elettorali Berlusconi, Bersani, DI Pietro, Vendola, Fini, Casini e così via. Vuol dire, aver perso la base ideologica fondamentale di ogni ideologia, Politico – Filosofico. Ciò crea scontri non sull'ideologia ma sulle persone. Con un sistema globalizzato, si tende a fare perdere l'identità nazionale di appartenenza, questo genera confusione istituzionale non solo si perde anche potere democratico ed economico nazionale. Esempio: I cittadini italiani hanno votato un referendum sull'acqua e i servizi pubblici, esprimendosi contro ogni forma di "privatizzazione". I "Centri Economici" hanno detto "NO". I servizi pubblici vanno comunque privatizzati in "barba" alle scelte dei cittadini. Ecco la politica latitante , se non "connivente", davanti ad una "aggressione" alla democrazia e alla volontà popolare. C'è da domandarsi perché.

Un incarico e la perdita di democrazia
"Il conferimento dell'incarico a presidente del Consiglio di Mario Monti, equivale ad una perdita di Democrazia da parte dei cittadini Italiani. Quello che mi pare strano, è la fretta con cui si è proceduto al Conferimento dell'incarico. Una sorta di Incarico "Presidenziale". La fretta è sempre una cattiva consigliera, tanto da varare un Governo al "buio" formato sulla pelle dei cittadini. Cittadini ormai esclusi dalle scelte importanti. Il sistema economico "globale" tende a concentrare le ricchezze sotto il controllo di poche persone per giunta "anonime". Dopo le decisioni sul panfilo del Britannia nel 92, mi suona strano che il Presidente della Repubblica abbia dato l'incarico al Dott. Mario Monti. Perché proprio lui? E' sicuro che non ci sia incompatibilità tra incarico e professione?

Banchieri ed esperti finanziari commissariano la politica
"Che ci fosse un disegno "perverso" del "Centralismo Economico Mondiale" per concentrare le risorse dei cittadini? Anche In Grecia è stato eletto Luca Papademus, come Mario Monti, un "tecnocrate" espressione "indiretta" della Bce. Con la nomina di Mario Monti si aggiunge un altro "tassello" bancario al potere in uno stato Europeo.

Chi è Mario Monti in economia?
"Il Mario Monti che sostiene il mercato, le liberalizzazioni e il rigore dei conti pubblici. Uno dei risultati più importanti della sua attività di ricerca in campo economico, è il modello Klein-Monti che descrive il comportamento di una banca in regime di monopolio È stato il primo presidente del "Brughel", un think-tank fondato a Bruxelles nel 2005, composto e finanziato da 16 Stati membri dell'UE e 28 multinazionali.

"È inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg. Nel 2010, su incarico del Presidente della Commissione Europea, Barroso , ha redatto un libro bianco sul completamento del mercato unico europeo. Mario Monti è dal 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen È advisor della Coca Cola Company.

Chi è La Goldman Sachs
"Probabilmente la più grandi e affermata delle Banche D'affari del mondo. La sua sede legale è a Jersey City nella, Goldman Sachs Tower ed ha filiali, tra le altre, anche a Londra, Francoforte, Tokyo, e Hong Kong, La Banca è quotata al New York Exchange (NYSE) con la sigla GS. Negli anni si è resa protagonista ed è stata apprezzata per consulenze, gestione di ristrutturazioni, fusioni ed acquisizioni aziendali, investimenti su materie prime, derivati e azioni a rischio, amministrazioni di fondi d'investimento e previdenziali. Secondo la classifica stilata annualmente dalla Vault, Goldman Sachs risulta essere la banca più prestigiosa del mondo

Tutto questo sarebbe monco se no fotografiamo chi eventi che hanno caratterizzato le privatizzazioni
"
Nel giro di pochi anni gli interessi della grande finanza sono riusciti a mettere tutte le cose in ordine, grazie ad una seri di circostanze accaduto in quel periodo. grazie a: di appresso vediamo ora il secondo step di questo processo e cioè le privatizzazioni vere e proprie. Nel corso del 1993 ritorna in auge un personaggio che abbiamo già incontrato nella nostra storia: Romano Prodi. Ritornato alla presidenza dell’IRI, dopo esser stato consulente per la Goldman Sachs, Prodi procedette alla svendita del gruppo Cirio-Bertolli-De Rica (comparto SME), alla società Fisvi, la quale non aveva i requisiti necessari per l’acquisto. Ed ecco perché questo giochetto: la Fisvi acquista a due soldi il gruppo, e a sua volta cederà il controllo della Bertolli all’UNILEVER (multinazionale alimentare anglo-olandese).

"Chi era"l’advisory director" (direttore per le consulenze) dell’UNILEVER?? Romano Prodi. Risale al 1993 anche la prima privatizzazione di una delle grandi banche pubbliche, il "Credito Italiano". La "Merril Lynch" (banca d’affari americana), incaricata come consulente dall’IRI, valuterà il prezzo di vendita del Credito Italiano in 8/9.000 miliardi, ma alla fine verrà svenduto per 2.700 miliardi, e cioè il prezzo stabilito dalla "Goldman Sachs". Sempre quell’anno verranno cedute anche le quote della COMIT, che assieme al CREDITO ITALIANO e alla BNL detenevano il 95% delle azioni della Banca d’Italia. Come consulenti per la cessione delle banche furono chiamati uomini come Mario Monti, Letta, Tononi e Draghi, tutti gravitanti nell’orbita "Goldman Sachs". Nel 1994, dopo le prime elezioni post Tangentopoli, al governo andrà il centrodestra guidato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sul quale peserà il sospetto di eccessiva accondiscendenza ad Alleanza Nazionale, che aveva in Antonio Parlato, sottosegretario al Bilancio, e nel vicepremier Giuseppe Tatarella due posizioni fortemente contrarie alle privatizzazioni. Il Governo Berlusconi ha una durata di pochi mesi. Successe Lamberto Dini, che nel 1995, cominciò la prima fase di privatizzazione dell’ENI, dove fu dismesso circa il 15% dell’intero pacchetto azionario. Nel 1996, a vincere le elezioni è il centrosinistra guidato da Romano Prodi, che cede un altro 16% delle quote ENI ed inoltre privatizzò la Dalmine e la Italimpianti appartenenti al gruppo IRI. E’ nel 1997 Romano Prodi riapre le trattative col suo vecchio "amico" l’Ingegner Carlo De Benedetti. Sugli "affari" fatti dai due, l’ex segretario del Partito Liberale ed ex ministro dell’Industria Renato Altissimo sentenziò: "Infostrada — cioè la rete telefonica delle Ferrovie dello Stato – fu ceduta all’Ingegnere per 750 miliardi di lire da pagare in comode rate. Subito dopo De Benedetti vendette tutto per 14mila - ripeto - 14mila miliardi di lire ai tedeschi di Mannesman". Un vero e proprio regalo si direbbe! Sempre quell’anno Prodi mise sul mercato "Telecom", con le azioni che furono vendute ad un prezzo irrisorio, infatti, appena un anno dopo le stesse azioni varranno sul mercato 5 volte di più (+ 514%).

"Dopo la caduta del governo Prodi nell’Ottobre 1998, a prendere il suo posto Massimo D’Alema, uno dei tanti post-comunisti convertitisi alla causa liberista. Nel Novembre dello stesso anno privatizzerà la BNL, con la consulenza della JP Morgan (altra banca d’affari americana). Nel 1999, dopo il "Decreto Bersani" che liberalizzava il settore dell’energia, venne privatizzata l’ENEL e sempre quell’anno venne ceduta la società Autostrade alla famiglia Benetton (quella delle magliette). L’ultima fase di privatizzazione riguarda quel poco che era rimasto all’ENI, infatti, l’onnipresente Goldman Sachs acquisterà l’appetibile patrimonio immobiliare dell’ente per il valore di 3000 miliardi di lire. La cara Goldman farà incetta anche di altri immobili, come quelli della Fondazione Cariplo, mentre la Morgan Stanley (ennesima banca d’affari americana) si catapulterà all’acquisto dei patrimoni di Unim, Ras e Toro. Secondo studi eseguiti dal "Sole 24 ore", i gruppi esteri oramai posseggono più patrimoni ex-pubblici di quanti ne posseggano gruppi italiani. Si chiude così la fase delle privatizzazioni nel 2002, con la dismissione e la liquidazione dell’IRI.

"Così, in meno di 10 anni, un intero sistema economico viene svenduto e tutto quello che ha reso l’Italia da uno dei più grandi paesi a livello internazionale, ridotto a poco più che uno spezzatino. Grazie allo "scempio" di queste svendite l’Italia si è giocata il 36% del suo PIL, cioè della sua ricchezza. I maggiori artefici di questo processo "predatorio" dello Stato italiano sono gli stessi uomini che ci hanno consegnato nelle mani dell’Europa e nella morsa della moneta unica. Sono gli stessi che oggi vengono pontificati come profeti della buona politica,"grandi statisti". Il problema? Che Bersani non è Berlinguer e Berlusconi non è Andreotti.

"Che farà Mario Monti? Speriamo - conclude Paolo Pellicciari - che non sia il risultato della somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo "comunionista"

venerdì 11 novembre 2011

Intervista A JOSEPH STIGLITZ premio Nobel per l'Economia

Da la STAMPA del 05/02/2010

I Joseph Stiglitz premio Nobel per l'Economia: paradosso assurdo,
colpa degli speculatori che prendono di mira i governi più deboli

STEFANO LEPRI

ROMA
«E' un paradosso assurdo, da voi in Europa - si infervora Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia 2001 - una ironia della storia. Non lo vede? I governi hanno contratto molti debiti per salvare il sistema finanziario, le banche centrali tengono i tassi bassi per aiutarlo a riprendersi oltre che per favorire la ripresa. E la grande finanza che cosa fa? Usa i bassi tassi di interesse per speculare contro i governi indebitati. Riescono a far denaro sul disastro che loro stessi hanno creato».
Che può succedere ora?

«Aspetti. Non è finita qui. I governi varano misure di austerità per ridurre l’indebitamento. I mercati decidono che non sono sufficienti e speculano al ribasso sui loro titoli. Così i governi sono costretti a misure di austerità aggiuntive. La gente comune perde ancora di più, la grande finanza guadagna ancora di più. La morale della favola è: colpevoli premiati, innocenti puniti».
Come si può rimediare?

«Tre punti. Primo: niente denaro alla speculazione. Negli Stati Uniti come in Europa, bisogna fare nuove regole per le banche. Devono finanziare le imprese produttive, non gli hedge funds. Bisogna impedirgli di speculare».

Una parola. Se è il governo a dirigere il credito, il rischio è di distribuirlo ancora peggio.
«Non credo. Secondo me si può e si deve intervenire. Punto secondo: bisogna imporre tasse molto alte sui guadagni di capitale. Oggi è più vantaggioso speculare che lavorare per vivere. Deve tornare ad essere il contrario».

E poi?

«Punto terzo: in Europa dovete appoggiare i governi in difficoltà».

Si rischia di premiare i politici che governano male.

«No. La prova la dà la Spagna. Oggi è in difficoltà senza aver fatto errori. Il governo aveva un bilancio in attivo fino all’altr’anno; la Banca centrale ha sorvegliato le banche molto bene, tanto che viene citata ad esempio nel mondo. Che colpa hanno? Certo, anche loro hanno visto crescere la bolla, nel mercato immobiliare, e non l’hanno fermata. Ma è l’errore che hanno fatto tutti. Era nello spirito dei tempi. Lo ispirava l’ideologia neo-liberista che ha dominato per molti anni».
In Grecia però hanno sbagliato. Hanno anche truccato i conti.

«Non l’attuale governo, il precedente. Sono stati colpiti dalla crisi della navigazione commerciale, settore importante per loro, e dal calo del turismo. Insomma, perché dobbiamo costringere la gente a fare ancora più sacrifici, se non ha colpa?».

Il debito c’è. Prima o poi gli Stati dovranno ripagarlo.

«Ma perché mai dobbiamo dare retta ai mercati? I mercati non si comportano in maniera razionale, lo abbiamo visto nel modo in cui si è prodotta la crisi. Allora perché mai dovrebbero avere ragione, nel chiedere ancora più sacrifici ai cittadini di quei paesi? In più, anche se la avessero, si comportano in maniera troppo erratica. E per finire, qui è in corso un attacco speculativo: non è che se uno fa bene non lo colpiscono, è che se ti possono far fuori ti fanno fuori».
Come possiamo fare, in Europa?

«Dovete costruire dei meccanismi di solidarietà fra Stati. L’Unione deva avere più risorse a disposizione. Si spendono un sacco di soldi per la politica agricola comune, che è uno spreco, mentre...»
Si potrebbero emettere dei titoli europei, gli Eurobonds.

«Certo. E poi occorre tassare le attività nocive. Soprattutto due: la finanza e le emissioni di anidride carbonica. Anche negli Stati Uniti».

Obama riuscirà a imporsi alle banche?

«Sarà una lunga battaglia. Ma la rabbia della gente è forte, e il presidente lo sa. I banchieri hanno contro tutto il resto della popolazione».

Il Congresso è riluttante.

«Spero che non si debba arrivare ad un’altra crisi, prima di riuscire a mettere la finanza sotto controllo. Sarebbe davvero triste. Pensi a quanto danno hanno causato. Lo sa che secondo le rpevisioni del Cbo, l’Ufficio bilancio del Congresso, la disoccupazione comincerà a diminuire sono a metà del decennio? Queste sono cose che restano a lungo nella memoria della gente».


lunedì 7 novembre 2011

STORIE DI SPECULATORI FINANZIARI, FED E BCE




(www.enopress.it). Da Singapore riceviamo l'analisi redatta da un competente esperto e commentatore finanziario che da quella piazza segue a 360 gradi l’evoluzione della crisi – Questa è guerra, commenta e segnala a un' attenta lettura importanti riferimenti, frammenti e documenti che aprono illuminanti scenari e mettono a nudo i principali attori che hanno approntato e stanno servendo al mondo intero questo grande pasticcio - La situazione e' cosi' pesante e confusa che ormai non ci si ricorda piu' di cosa abbia causato questo tzunami finanziario ( l'attacco di Soros e compagni alla Grecia) - L'Autore, che si firma PT , alza il sipario sui molti lati oscuri di questo macabro teatro altrimenti ignorato - Enopress, nel recente articolo "La crisi riguarda tutto il sistema", ha ricordato la necessità di una grande riforma di sistema, di una nuova Bretton Woods. Riforma rimasta sulla carta, anzi non se ne parla - Della crisi finanziaria si è occupata Susan George che su Il manifesto del 27 ottobre ha scritto, a proposito della voracità della finanza: "Un recente rapporto stilato dalla Federai Reserve (Fed) americana stima in sedici trilioni di dollari (16.000.000.000.000) la somma di soldi spesi dalla Fed per salvare le banche. Una cifra che non tiene conto di quel che gli inglesi, i tedeschi, i francesi e via dicendo hanno speso per le loro banche. Una cifra di cui non conosco l'esatto ammontare. Immaginiamo comunque che ogni dollaro speso dalla Fed per salvare le banche corrisponda a un secondo sul nostro orologio. Sedici trilioni di dollari, tradotto in secondi, corrisponde a cinquecentomila (500.000) anni." - Per quanto riguarda la crisi in Italia e in Europa, diventa urgente la realizzazione politica dell'Europa. Non basta la moneta unica - "Il nostro debito pubblico di 1.900 miliardi di euro pari al 120% del Pil è un macigno che ci trascina a fondo, pubblicava ItaliaOggi del 6 agosto con un articolo di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi** (*Sottosegretario all'Economia del governo Prodi **: "Soltanto l'aumento del famoso spread Btp-Bund tedeschi di 400 punti inciderà in tempi brevi per più di 10 miliardi di euro sullo stock di interessi. Si consideri che da oggi alla fine del 2012 i titoli del Tesoro in scadenza ammontano a ben oltre 300 miliardi di euro. Il necessario new deal globale di stampo rooseveltiano, secondo noi, esige una visibilità delle autorità degli Stati e della politica mondiale" - Oggi le diverse rassegne stampa sottolineano titoli impressionanti come "macelleria sociale", "guerra finanziaria" e denunciano il potere di banche e finanza globale rispetto ai parlamenti democraticamente eletti

La BCE non avra' altra alternativa che intervenire pesantemente per acquistare bonds italiani e spagnoli . La differenza con la Fed e' che la Fed ha 3 tril di assets che includono molto probabilmente tanti mutui e altra robaccia. La BCE deterra' solo debito sovrano che dovrebbe essere ripagato ( con l'eccezione della Grecia che e' al momento in una situazione di assoluta disgregazione ).

L'azione della "speculazione" sul sistema bancario europeo per farlo "saltare" e' ignominosa. Questa e' guerra , ormai e' chiaro a tutti. La crisi bancaria in Europa e' precipitata dalla crisi di Wholesale funding . Vedi Moyra Longo, Sole24ore , la Fed alle banche ( e non solo) USA: meno prestiti all'area euro.

Gli effetti di questa crisi si sentono in tutto il mondo .Anche in Asia mancano dollari. Perche' ? Leggi FT 25.10.11 : Oliver Sarkozy, head of financial services at Carlyle Group. With $55 trillion in assets the Europe's banking sector is more than four times the size of its US counterpart. Europe's banks are primarily funded by the wholesale markets and at $ 30 tr is roughly 10 times that of the US. Perche' questo attacco alla funzione mondiale di intermediazione che l'Europa ha da sempre ? Gli americani vogliono che la BCE crei liquidita' e sostenga il sistema bancario europeo . Non $ 500 bn ma nell'ordine di 2 tr e piu'.

Ma la BCE ha il solo mandato di contenere l'inflazione. Quindi opera senza mandato. Il richiamo di dollari in patria sta creando difficolta' al finanziamento delle operazioni commerciali, logico quando il $ conta per 2/3 delle transazioni commerciali nel mondo . Vedremo come andra' a finire questo insano braccio di ferro. JP Morgan in Asia non concede piu' finanziamenti in $ da agosto ( a parte quanto gia' committed) .

Cosa vogliono gli americani ( JP Morgan, Carlyle, Soros , la destra repubblicana etc ) non sembra chiaro: appare tuttavia come un piano per la distruzione dell'Europa e la fine dell'Euro.

La guerra al debito sovrano e' cosi' distruttiva
In India le banche devono mantenere in debito sovrano indiano il 24% delle loro assets, naturalmente con un peso di rischio zero. La filiale di HK del Credito aveva una posizione in titoli di Stato richiesta dalle Autorita' locali come " immediatly liquefaiable assets" con rischio zero. E cosi' credo sia stato in Europa , fino a quando questa gentaglia che ha teorizzato la filosofia del debito e del rischio, non ha deciso di smontare la cosa. Dare differente peso di rischio al tipo di impiego che la banca ha in portafoglio, in relazione al suo capitale e riserve , consente alle banche nel mondo di fare "leverage". L'hanno inventato gli americani, questi figli di ...

Dimenticavo, qual'e' lo scopo di richiamare i dollari ?
Il doppio mandato della Fed e' stabilita' dei prezzi e occupazione. Con la Fed che manterra' i tassi vicino allo zero per il tempo necessario a creare occupazione - diversi anni - il sistema finanziario americano ( banche, fondi pensione, money market funds etc) deve aumentare la sua redditivita'. Deve cioe' piazzare i suoi dollari ad un costo maggiore per i prenditori.

Quindi, creare una crisi europea che riduca il flusso di dollari che esce facendo crescere il costo del denaro $ per le banche europee ( considerati i volumi dell'industria europea),. riducendo la concorrenza non solo nei prestiti ma anche nel comparto derivati e trading di commodities. Creando un clima di sfiducia nel mondo, i paesi con surplus di dollari non sapranno piu' dove metterli al sicuro.... e le societa' ed i governi che venivano finanziati nel mondo dal sistema finanziario europeo dovranno rivolgersi al "bond market" che gli americani controllano. Chiuso il cerchio ??? Does it make sense ???

Non ultimo la crisi del finanziamento in $ del commercio mondiale, con la conseguenza di pagare di piu' i $
Stanno tentando di fare quello che sono riusciti con enorme successo a fare con il petrolio con le due quotazioni - quello per il mercato domestico americano e quello per tutti gli altri ( il Brent). In questo clima quindi non avrebbero interesse a far saltare nessuno ma ... come la mettiamo con MF Global ?

Penso che "nopn abbiano capito il gioco" e le affermazioni di Corzine ( tra dieci anni voglio essere piu' forte di Goldman ) ha attirato su di se'.... l'ira dei soliti ignoti. Con il sitema America che ha enormi quantita' di $ a zero ( si parla di 2 trilioni) cosa volevi che fosse prestare ancora qualche Bn ? Tra l'altro MF era uno dei commodities broker piu' importanti al mondo erespnsabile per l'80% delle transazioni future sulla lana australiana. FT riporta che gli australiani hanno dovuto chiudere le contrattazioni !!!!! e staranno chiusi fino a quando non avranno "sort out" le cose.

Quindi nessuno fallira' nei prossimi mesi se... si mettera' a vento.... FT di oggi pag 2 Eccellente spiegazione del gesto di Papandreu e del fatto che il referendum ha tutte le possibilkita' di essere .. respinto !!!! Il gatto e la volpe ? Merkel e Sark hanno approvato la mossa prima ? Non lo sapremo mai

Non ci dobbiamo dimenticare come questa crisi e' nata .
Soros e amici
si trovano ad Atene a genn 2010 e decidono di "tirare" sulla Grecia. Essendo i bonds greci non troppo liquidi, e' molto meno costoso invece di shortarli, di andare sul mercato dei CDS ( credo per lo piu' trattati a Londra, un mercato che vale 1 tr di$) controllato per 4/5 dalle prime cinque banche americane.

La numero uno, :l 31.3.2011 JPMorgan pero' dichiarava alle Autorita' Americane una posizione ( netta ?) di 75 trilioni (!!!!) Con il passaggio in primavera 2010 dell' Health etc Obama viene accusato di socialismo e i modelli europei (sanita' pensioni etc) attaccati .

Inizia il vero attacco ai governi socialisti europei : Grecia, Portogallo ( costringe un cambio di Governo , a destra) Spagna... L'Italia non viene attaccata perche' Berlusconi serve ... dove ? in Libia? ... e quando non serve piu' ...

Una coalizione di intenti dei soliti ignoti con motivazioni diverse:
1) quote di mercato ( gli svizzeri costretti a ridurre l'invest ban e i finanz ai traders di commodities, corporazioni e governi nel mondo che devono rivolgersi al bond market invece del sistema bancario europeo)
2) controllo delle commodities per causare inflazione al mondo ( delinquenziale quella sulle granaglie nel 2010 + petrolio, metalli di base, altre risorse minerarie)
3) deflagrazione dell'Europa ( vedi 52 PM inglesi che votano a fav di ref per l'uscita dall'EU)
4) indebolimento e possibile "demise" dell'Euro ( lezioni alla Cina e ad altri a non seguire l'esempio Euro e a non investire sull'Euro)
5) punire l'Europa per il modello socialista di pensioni e welfare
6) punire i politici europei per i loro sgarri ( coalition dei non willing , app a Palestina etc)

Non tutto è chiaro, almeno per ora. Ho solo questa intuizione che le cose stanno andando in un modo pilotato e che gli Europei possono solo difendersi agendo in maniera anti-convenzionale .

Cosi' il referendum greco .
E la settimana scorsa la decisone di "haircut volontario del 50%che riduca il debito greco al 2020 al 120%, decisione che ha porovocato il panico tra i traders di CDS perche' e' stat studiata in modo da non provocare la chiamata di default ! E' stata minata la fiducia mondiale nei CDS come strumento per assicurarsi !

John Mauldin dice che e' stato un melt-up perche' i traders hanno dovuto tornare sul mercato a comprarsi le cose piu' rischiose che penavano di aver scaricato. Wall Street J ha attaccato la mossa - negoziata dal rappresentante americano Dallara dell IFF, lobby bancaria - dell'haircut del 50%!!! WSJ e' giornale di Murdoch. Chissa' come mai l'attacco a Murdoch e' stato insabbiato!!!!

Quanta carne al fuoco. Tutta insieme . Gli americani hanno inventato e controllano i modelli matematici, di economia etc. e vogliono blindare il loro predominio assoluto. E il sostegno dei piu' deboli ?

venerdì 4 novembre 2011

PREPARIAMOCI A DIVENTARE POVERI

IL DESTINO NEL MARE: DAL BRITANNIA A CANNES

GLI ITALIANI HANNO PAGATO MOLTO CARO IL "BIGLIETTO"
PER UNA ESCLUSIVA CROCIERA SUL BRITANNIA - E IL "SACCHEGGIO" CONTINUA A CANNES

(www.enopress.it). Enopress dedica il suo impegno quotidiano al mondo del vino, ma i fatti e I misfatti finanziari sono tali che anche da parte degli utenti l'attenzione è incentrata sulle preoccupanti vicende che segnano questi giorni - Riceviamo da Paolo Pellicciari e volentieri pubblIchiamo l'antefatto di quello che già nel 1992 caratterizzava il nostro Paese con il "debito italiano", gli attacchi dall'Europa alla lira e l'assalto al patrimonio nazionale, oltre che a quello privato - Gli avvenimenti di questi giorni meritano tutta la nostra attenzione

L'occasione di fare un crociera sul panfilo della Regina Elisabetta, non è cosa di tutti i giorni. Così un giorno il panfilo Britannia getta l'ancora nel porto di Civitavecchia. Alcuni nostri politici non si fecero sfuggire l'occasione per visitarlo. Il tema in discussione era l'insostenibile debito pubblico italiano. L'incontro si tiene il 2 giugno 1992 tra i principali esponenti della City, il mondo finanziario londinese, ed i manager pubblici italiani, rappresentanti del Governo di allora e personaggi che poi sarebbero diventati ministri o direttori generali nei Governi Amato, Dini, Ciampi, Prodi, D’Alema e Mario Draghi, ( 1984-1990 Direttore Esecutivo Della Banca Mondiale. Dal 1991 Direttore Gen. Del Ministero del Tesoro, dal 1993 Presidente del Comitato Privatizzazioni) Da poco nominato Direttore Generale del Ministero del Tesoro. (ndr) Oggetto di discussione: le privatizzazioni. La riunione si tenne a bordo del panfilo della Corona inglese, lontano da "orecchie" indiscrete.

Veniamo ai fatti. Nel 1992 comincia il "saccheggio" del patrimonio industriale pubblico italiano. La motivazione ufficiale che portò a questa fase di stravolgimento degli assetti proprietari dell’impresa pubblica nazionale, (l'alibi) fu quella dell’elevato debito pubblico che andava ridotto a tutti i costi. In quel periodo, l'evoluzione dei "Progressisti" di allora, passa attraversa una fase revisionista, azzerando lo Statalismo e instaurando il Capitalismo. Comincia l'era dell'apertura alla "libertà" del mercato. La nuova stagione economica prese avvio in concomitanza con fatti di rilievo che avevano caratterizzato quel periodo storico con fatti a dir poco clamorosi. L'operazione giudiziaria "Mani pulite", che stravolse completamente il quadro politico italiano, travolgendo i partiti del cosiddetto penta partito. Caratterizzano quel periodo gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino; l’attacco alla lira ed alle altre valute europee da parte di alcuni insider guidati dallo speculatore George Soros, portando ad una forte svalutazione ed alla "distruzione" del Sistema Monetario Europeo (SME). ( secondo i complottisti )

Nel gennaio del 1993 l’Executive Intelligence Review pubblicò un documento intitolato "La strategia anglo-americana dietro le privatizzazioni italiane: il saccheggio di un’economia italiana". Si delineava un quadro preoccupante di attacco all’economia italiana, nel contesto della cosiddetta "globalizzazione dei mercati", cioè la realizzazione di un unico sistema economico mondiale in cui non vi sarebbe stato più alcun controllo sui movimenti e sulla creazione di capitali ovvero una sorta di "dittatura" economica.

Nella riunione si decise di "svendere" il patrimonio industriale – finanziario con il pretesto delle liberalizzazioni-privatizzazioni. Appunto. La privatizzazione del patrimonio pubblico avviene in due fasi. Nella prima fase vennero cedute l'IRI, TELECOM ITALIA, ENI, ENEL, COMIT, IMI, INA, CREDITO ITALIANO, AUTOSTRADE. L'INDUSTRIA SIDERURGICA ED ALIMENTARE PUBBLICA. La fase successiva punta invece al settore della previdenza, della sanità, dei trasporti (ferrovie, trasporto pubblico di linea, trasporto navale, taxi), a quello delle utilities (aziende municipalizzate nei settori acqua, elettricità, gas) e ad altre funzioni di rilievo pubblico. Se al livello dell’economia nazionale l’"Operazione Britannia" mette nelle mani di pochi gruppi finanziari "occulti per identità", ciò che prima era dei cittadini. In questo modo si sono state sottratte notevoli risorse dalle casse dello Stato.

In sintesi è stata ceduta e ancora cederemo, la sovranità industriale ed economica dell'Italia.

La mancanza di risorse ha provocato e provoca la riduzione del Welfare, dei posti di lavoro, del il monte salari, creando così le condizioni per "riformare" in senso peggiorativo e non costituzionale il sistema sociale, frutto di tante "battaglie sindacali". La "pistola" puntata alla tempia del "globalizzatore" ci costringerà a rivedere il nostro sistema dei diritti al cittadino.(sanità, pensioni, giustizia, istruzione, ecc.), ci costringerà ad accelerare la fine dello dello Stato Sociale moderno. Non capisco il silenzio del movimento sindacale su questi avvenimenti di si notevole portata. La finanziarizzazione dell’economia mondiale, con interi settori dell’economia reale, vengono "cooptati" sul grande tavolo da "gioco" della finanza globale. Una grande "catena di Sant’Antonio" a livello globale, dove il gioco finisce quando l’ultimo della catena resta col "cerino" in mano, svelando che si è trattato di un grande bluff, dove i valori finanziari espressi non esprimevano vera ricchezza reale. Mi pongo una domanda: che fine avranno fatto i soldi di dette "dismissioni".

Britannia 2 la "Scarpetta"
Dopo la prima mega alienazione dei beni dello Stato, non c'è stato un cambio di politica economica che mettesse al centro i diritti dei cittadini, è l'economia di stato. E sotto gli occhi di tutti lo sperpero di denaro pubblico a tutti i livelli amministrativi pubblici. Cosi, in circa venti anni, si è creata un'altra "voragine" economica con un debito pubblico insostenibile per i cittadini italiani. Dato l'enorme debito pubblico, si vocifera sempre più insistentemente di alienare il patrimonio immobiliare dello Stato valutato di pari valore e di privatizzare le aziende pubbliche di servizi alla collettività. Non solo ma anche la "cancellazione" degli ordini professionali. Una situazione economica "Ghiotta" per la speculazione in atto sui beni della collettività. Non è escluso anche la vendita degli Ospedali (come ha annunciato il Presidente della Regione Lazio) e chissà quale altra iniziativa lesiva gli interessi dei cittadini, questo stato di cose produrrà. Allo stato attuale sembrerebbe che Tremonti non voglia vendere ed altri si. Il discorso continua. Vedremo come va a finire. Rimane il fatto che i cittadini devono "pagare"

Liberalizzare serve solo a creare monopoli privati e centralisti
Allo stato attuale l'iperburocratizzazione dei rapporti economici, impedisce di fatto lo sviluppo dell’economia,
ma l’eliminazione di ogni regola, la deregulation, fa sì che solo gli operatori più forti possano restare sul mercato. Ecco che ciò di cui vi è bisogno, per far funzionare le cose in funzione del bene comune, è una migliore regolamentazione dei rapporti, di modo che ogni genere di operatore possa avere diritto a restare sul mercato in modo dignitoso. Questo creerebbe sviluppo e occupazione.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, eppure si fa fatica a prenderne coscienza, del sistema politico che stiamo vivendo dovuto alle liberalizzazioni-privatizzazioni. L’incapacità dell’uomo moderno a valutare i fenomeni per quello che sono, è dovuta ad uno snaturamento della persona umana, che da essere cognitivo e creativo è stato "addormentato" e limitato ad essere un soggetto meramente percettivo, senza una propria capacità critica, vittima della "droga televisiva". Esempio: il sistema dell'informazione del "sistema" dice che il mare è "marrone", per quasi la totalità dei cittadini dice che il mare è "marrone".

L’attività demagogica utilizzata per rendere meritoria agli occhi della popolazione la nuova normativa di liberalizzazione, per cui tutti dovevano avere il diritto di trovare sotto casa il negoziante di scarpe piuttosto che di giocattoli. La normativa parlava di "una più capillare distribuzione dei prodotti sul territorio". I prodotti invece hanno finito col concentrarsi in centri commerciali che hanno sostanzialmente preso il monopolio del mercato. Ovviamente la necessità di "una più capillare distribuzione dei prodotti sul territorio" ora non se ne parla più! E’ poi assolutamente falsa l’idea per cui le liberalizzazioni portino ad un abbassamento dei prezzi. Di fatto però, le tariffe sono cresciute più dei prezzi al consumo, i prezzi dei beni e dei servizi liberalizzati sono cresciuti costantemente notevolmente. Tanto che paghiamo quasi tutti i servizi più cari della media europea. ( Ci sarà un motivo)

La normativa di liberalizzazione in materia di commercio stilata durante gli anni ’90 – ha di fatto abrogato la legge 426 che regolamentava il settore. Con l'insediamento dei centri commerciali si sono trovati a dover pagare le licenze di commercio, ed ecco in soccorso le liberalizzazioni che ha consentito l'acceso alle licenze in forma gratuita. Con l’eliminazione dei vincoli di distanza per l’illusione di apertura di un’attività commerciale, ha di fatto rappresentato la porta d’ingresso a poche grandi catene commerciali, che si sono impossessate a oggi di circa l' 80% del mercato. Ciò ha comportato la moria delle piccole attività commerciali, e non solo ma anche di tante aziende produttrici di merci di vario genere non più competitive vista la concorrenza di prodotti esteri a basso costo e di dubbia qualità.

Secondo le previsione degli addetti al settore, Dal 2003 c'è stato un calo fisiologico di vendite per la piccola distribuzione a vantaggio di Supermercati, Centri Commerciali e Outlet. (Un sorta di triangolo selle "Bermude" che inghiotte economia diretta degli italiani) La cronaca ci fa sapere che ogni assunto da un supermercato provoca sette disoccupati, ma al nostro sistema politico la cosa non interessa. In quanto il sistema mette al centro i "denaro" e non il cittadino. Non c'è dubbio che la grande finanza gode di particolari protezioni con dinamiche trasversali di difficile connotazione. Il tutto a scapito della piccola distribuzione residente nei centri storici. Per giunta senza parcheggi e quei pochi a pagamento. Se poi pensiamo ai milioni di euro che si spendono lo stato per la realizzare raccordi stradali per convogliare il traffico. Sarà difficile non pensare al connubio politica affari. La grande distribuzione è l'esempio più macroscopico della globalizzazione. Anche le normative europee sono scarsamente protezionistiche nei confronti dell'industria alimentare e dell'agricoltura europea.

La selezione 'darwiniana' innescata dai processi di globalizzazione dei mercati, sta facendo "morire" le piccole imprese disperdendo un patrimonio di competenze pressoché unico, frutto di anni di esperienza e di dedizione. Di riflesso è la disoccupazione e l'impoverimento delle realtà economico – locali a scapito dell'economia diretta.

La liberalizzazione non poteva escludere le locazioni abitative.
Negli anni 90 viene cambiata cambia la normativa con particolare riferimento alla l. 431/98 – ha fatto sì che i canoni d’affitto schizzassero alle stelle. Qui l’istanza demagogica utilizzata fu quella per cui non era giusto che il piccolo risparmiatore che per una vita aveva messo del denaro da parte per comperarsi una seconda casa, non potesse utilizzarla per la figlia appena coniugatasi, per causa di un’esosa normativa a tutela degli affittuari a cui erano concessi troppi anni di godimento dell’immobile prima dell’esecutività dello sfratto, e per di più pagando canoni troppo bassi. A causa di ciò, si diceva, la gente preferiva tenere sfitto l’immobile. Si fece allora passare l’idea che liberalizzando la normativa, gli immobili da affittare presenti sul mercato sarebbero aumentati, ciò comportando la riduzione dei canoni. E’ ovviamente successo l’esatto contrario. L'assurdo gli sfratti di poveri cristi che affittuari di immobili di proprietà di enti pubblici alienati e acquistati da "privati" che si vedono sfrattati in modo "brutale" e costretti a trovare alloggi di fortuna a volte in macchina per chi la possiede. Ho ancor peggio nell'ultimo anno di mutuo non si paga qualche rata per un sopravvenuto licenziamento gli pignorano la casa e lo mettono per strada. Certo.......

Per qualche "Euro" in più. Attirati dai facili guadagni, molte industrie hanno trasferito le loro produzioni in paesi emersi, ex emergenti, con l'opportunità di avere mano d'opera a basso costo. In queste circostanze anche il prodotto finito è a basso costo. Il prodotto importato in Italia o in Europa monta un valore aggiunto di una notevole entità che si traduce in lauto guadagno per l'operatore economico. Il risvolto della medaglia che molti imprenditori producono utili mentre altri non reggono la concorrenza. La ricchezza di "Pirro".Tanto che la metà delle aziende chiude entro il sesto anno di attività. Il denaro è uguale a "valore", il mondo occidentale, con la scusa dei lauti guadagni, ha trasferito "valore" nei paesi orientali. Oggi i paesi orientali stanno riesportando "valore" nel mondo occidentale. Il "valore" riesportato nel mondo occidentale non è destinato a investimenti produttivi ma per "comprarci".

Prepariamoci a diventare poveri.

Paolo Pellicciari

lunedì 3 ottobre 2011

RICONOSCIMENTI AI VINI DEL LAZIO DALLE PIU' IMPORTANTI GUIDE NAZIONALI

RICONOSCIMENTI AI VINI DEL LAZIO DALLE PIU' IMPORTANTI GUIDE NAZIONALI

(www.enopress.it). Tempo di vendemmia e tempo di nuove Guide di settore. La qualità del vigneto Lazio risulta sempre più in ascesa. Le più importanti guide di settore italiane, infatti, premiano 16 etichette laziali con i massimi riconoscimenti.

In ascesa la qualità del vigneto Lazio. Lo testimoniano gli importanti riconoscimenti che sono stati assegnati ai vini laziali dalle più importanti guide di settore italiane, come i premi ricevuti dai vini del Lazio dalla Guida dei Vini d'Italia 2012 del Gambero Rosso e dalla Guida DUEMILAVINI dell'Associazione Italiana Sommelier (AIS).
Il Gambero Rosso assegna gli ambiti 'Tre Bicchieri' a 4 etichette regionali, una in più rispetto l'anno scorso. L'AIS premia con i '5 Grappoli' 12 vini, ben 5 in più rispetto la stagione passata.

L'assessore Birindelli ha voluto sottolineare "la crescita omogenea di tutto il vigneto Lazio. 8 dei 16 premi complessivi sono stati assegnati a vini dei Castelli Romani, 5 a vini viterbesi, 2 a vini del frusinate e 1 è andato in provincia di Latina. Inoltre, un altro aspetto da evidenziare è che 8 di questi vini sono bianchi e 7 rossi (il Montiano 2009 di Falesco ha ricevuto entrambi i premi). In una regione tradizionalmente nota per i vini bianchi, dove il 70% dei vigneti è coltivato a uve a bacca bianca, la presenza di importanti vini rossi conferma la diversificazione e l'evoluzione in senso qualitativo della offerta enologica regionale, avvalorata dalla presenza tra i premiati di ben 3 vini da meditazione o fine pasto (2 bianchi e 1 rosso). Un passaggio fondamentale per essere realmente competitivi sui mercati. Un elogio sincero va ai nostri produttori per l'impegno con cui anno dopo anno lavorano per migliorare la qualità dei vini del Lazio attraverso scelte aziendali coraggiose. Un impegno che la Regione vuole ripagare mettendo in campo tutte le risorse disponibili per sostenere le aziende che puntano alla qualità e accompagnare i nostri vini sui mercati".

I Tre Bicchieri del Lazio
Le etichette regionali che si sono aggiudicate i 'Tre bicchieri':
Frascati Superiore Epos 2010 di Poggio Le Volpi;
Clemens 2009 di Casale Marchese;
Montiano 2009 di Falesco;
Grechetto Poggio della Costa 2010 di Sergio Mottura, che è anche premiato, insieme ad un siciliano, come 'Viticoltore dell'anno'.

I 5 Grappoli del Lazio
Le etichette che hanno ottenuto i '5 Grappoli':
Calanchi di Vaiano 2010 di Paolo e Noemia d'Amico;
Cesanese del Piglio Superiore Romanico 2009 di Coletti Conti;
Cesanese del Piglio Superiore Torre del Piano Riserva 2009 di Casale della Ioria;
Donna Adriana 2010 di Castel De Paolis;
Frascati Superiore Luna Mater 2010 di Fontana Candida;
Idea 2010 di Trappolini;
Il Vassallo 2009 di Colle Picchioni;
Mater Matuta 2008 di Casale del Giglio;
Montiano 2009 di Falesco;
Morrone 2007 di Tenuta Santa Lucia;
Muffa Nobile 2010 di Castel de Paolis;
Muffo 2009 di Sergio Mottura.




sabato 10 settembre 2011

Data di inserimento:   giovedì 8 settembre 2011
IL COLPO BASSO DELL'IVA SUL VINO

MASTROBERARDINO (UNIONE ITALIANA VINI): IL GOVERNO DOVREBBE NON SOLO RIPENSARCI, MA ABBASSARLA DEFINITIVAMENTE AL 10%, COME PER TUTTI I PRODOTTI AGRICOLI
(www.enopress.it). Ancora un duro colpo dal governo italiano per il settore vinicolo: l’ultima versione della nuova manovra finanziaria varata per fronteggiare la crisi che sta colpendo l’Italia prevede l’innalzamento di un punto dell’Iva dal 20% al 21% anche per il vino.
Lucio Mastroberardino, presidente di Unione Italiana Vini, la più antica e rappresentativa organizzazione del settore vitivinicolo con più di 500 imprese associate, in grado di rappresentare oltre il 50% del fatturato del comparto vino e il 90% del fatturato estero del settore, lancia l’allarme:
"L’aumento dell’Iva rappresenta un ulteriore colpo per il nostro settore già duramente compromesso dalla crisi dei consumi interni e dagli aumenti generalizzati delle materie prime, in particolar modo quelle legate all’andamento dei corsi del petrolio ed energetici (vetro, carta, trasporti)."
"Avere un’Iva al 21%, come fosse un genere voluttuario, mortifica un prodotto di consumo quotidiano, che da secoli è parte della nostra tradizione e che oltretutto è inserito a pieno titolo nella Dieta mediterranea, riconosciuta patrimonio mondiale dell’Umanità, i cui prodotti tra l’altro scontano tutti un’Iva ridotta del 10% quando non del 4%, come pasta e olio. Se il consumo moderato e ai pasti di vino è considerato salutare dalla letteratura scientifica più autorevole, qual è il senso di scoraggiarlo in questo modo? Siamo l’unico Paese produttore di vino che fa di tutto per non supportare la sua eccellenza".
"Per questo, - conclude Mastroberardino - Unione Italiana Vini chiede al Governo non solo di far rientrare il provvedimento, ma di pensare seriamente a ridurre definitivamente l’Iva sul vino quanto meno al 10%: un’aliquota non di privilegio, ma assolutamente equa, e che si rifletterebbe positivamente sul carrello della spesa degli italiani, oltre a dare un tangibile segno di attenzione nei confronti di un settore che con i suoi 4 miliardi di euro di fatturato export è uno di pochi in attivo della bilancia agroalimentare, oltre a dare lavoro a oltre 1,2 milioni di persone che ogni giorno, con il loro lavoro, preservano e tutelano il paesaggio italiano dall’abbandono e dal degrado".

giovedì 8 settembre 2011

CI MANCAVA LA DOC ROMA

Data di inserimento: giovedì 8 settembre 2011
VITICOLTORIIIIIIIIIIIIIIIIII PRRRRRRRRRRRR

DOPO AVER OSPITATO IL COMUNICATO UFFICIALE DEL CONSORZIO DI TUTELA DEL FRASCATI ABBIAMO RICEVUTO UNA NOTA DI UNO DEI VITICOLTORI FRASCATANI PRESENTI ALL’ASSEMBLEA CHE PUBBLICHIAMO PER DARE VOCE ANCHE A CHI, CON IL PROPRIO LAVORO NEI VIGNETI RENDE POSSIBILE IL MANTENIMENTO DELLA TRADIZIONE DEL FRASCATI DOCG. IL VINO DI ROMA.




(
www.enopress.it). Ancora un duro colpo per i produttori di uve afferenti al Consorzio di Tutela del Frascati. Dall’Assemblea dei viticoltori frascatani non è emersa alcuna soluzione o proposta risolutiva per rimediare alla condizione in cui versano da anni i viticoltori dell’area del Frascati. Un Assemblea di viticoltori con pochi viticoltori e tanti ospiti. Ospitiamo il resoconto dell’assemblea di Paolo Pellicciari, un viticoltore frascatano sempre in trincea.



Dopo tremila anni di storia vitivinicola il Frascati si avvia verso un'inarrestabile declino a causa di "scellerate" politiche commerciali.

Ce
mancava, pure a DOC Roma.

Ieri, nella sede comunale di Frascati si è svolta l'assemblea "aperta" dei viticoltori frascatani per discutere delle problematiche che attanagliano il settore vitivinicolo. Così mi credevo.

L'assemblea "Aperta" convocata daL presidente dell'Associazione Produttori Uve tanto era "aperta" che come al solito, sono stati invitati tanti ospiti per fare da contorno ad una "scenografia" ormai monotona e inconcludente, coadiuvata da discorsive diapositive nutrite di dati statistici di difficile comprensione.

Naturalmente le autorità presenti, hanno la cortesia d'intervento e cosi si sono alternati argomentando in modo improvvisato e di circostanza su tematiche
sconosciute ai più. Comunque tutte incentrate sul prodotto imbott
igliato escludendo le problematiche della viticoltura. Tra gli ospiti anche il
Presidente del Consorzio De Angelis
che ha argomentato in riferimento al ruolo che ricopre in qualità di rappresentante degli industriali. Alcuni componenti dei viticoltori facenti parte del Consiglio d'Amministrazione del Consorzio di Tutela del Frascati, si sono cimentati con interventi azzardati senza
capo ne coda a contorno di "un'esibizione" dialettica generale, inutile e inconcludente.

Interventi tanto inconcludenti che alla fine interrogando quei pochi viticoltori presenti all'assemblea, hanno manifestato rabbia per non aver toccato uno, dico uno, dei problemi che attanagliano la categoria ormai da anni. Un Assemblea di viticoltori con pochi viticoltori e tanti ospiti. Si è parlato anche della "distillazione".

"Abbiamo svuotato le cantine è vero! Dice il presidente dell'Associazione. Ma qualcuno ha riempito il "portafoglio" 11000 HL pari a circa 450.000 € scusate se è poco. E i viticoltori stanno a "vangare". E' già qualche tempo che il Consigliere Comunale Adotti, ha presentato un'interrogazione per sapere quali imbottigliatori avevano chiesto la distillazione. Purtroppo il Sindaco ancora non ha avuto il tempo per rispondere. Se rispondesse, non farebbe un soldo di danno. E proprio mentre mi apprestavo a fare la domanda al Sindaco il "democratico" presidente dell'Associazione mi ha "strappato" di mano il microfono per impedirmi di continuare (è andata bene che non mi ha cacciato via).

La distillazione comporta anche la riduzione di produzione del 20% a carico dei viticoltori. Così come si dice "cornuti e mazziati". Rimane il fatto, che dei problemi dei viticoltori non se ne parla, oppure non si deve parlare. Tra i presenti è risultato che alcuni dovevano ancora incassare i soldi di due vendemmie, più di qualcuno ha deciso di estirpare i vigneti. In sintesi l'economia della viticoltura frascatana sfiora la tragedia economica ma non frega niente a nessuno. Naturalmente non si è parlato della DOC Roma come non si è parlato del progetto in fieri del Consorzio dei Castelli Romani. E' evidente che problematiche così complesse non possono essere discusse da un ristretto numero di persone magari anche senza le opportune competenze necessarie.

Ho chiesto al "democratico" presidente di organizzare una riunione di soli viticoltori per discutere senza "inquinamenti" dei nostri problemi. Udite, udite, la riunione la possiamo organizzare senza coinvolgere l'Associazione. Mi domando a chi serve l'Associazione che non riunisce i suoi associati per discutere dei problemi del settore? E se dietro la crisi dei vigneti frascatani ci fosse un disegno legato alla collocazione dei servizi, all'enorme cementificazione prevista a ridosso della nostra città? Non si è accorto il Presidente che stiamo estirpando i vigneti? Che i viticoltori non sono pagati da troppo tempo? Non si è accorto che la viticoltura sta rischiando il fallimento? E sulla distillazione? E ancora si parla di mercato. Che considerazione può avere un Vino, come il Frascati, che è ridotto alla distillazione, alla vendemmia verde, equiparando il prodotto di scarsa qualità, tanto d'avere giacenze d'invenduto.

E' evidente che i viticoltori si debbono costituire in Associazione Tecnica per cercare di affrontare i problemi esasperanti che affliggono il settore vitivinicolo frascatano.


A conclusione mi pare opportuno chiudere ricordando la scena del film i "Vitelloni" dove Alberto Sordi gridava Lavoratori!! Come dire "Viticoltoriiiiii Prrrrrrrr."




Paolo Pellicciari

sabato 25 giugno 2011

IL RITORNO DELLA VITE SULL'ALBERO

Data di inserimento: venerdì 24 giugno 2011


(www.enopress.it). Il 28 febbraio 2011 Enopress ha dato ampio spazio all'esperimento condotto da Cantine Novelli in Umbria - Con il titolo TRAIBO: IL VINO CHE VIENE DAGLI ALBERI ha dato notizia della della riscoperta di parte dell’enologia umbra, presentando l’evoluzione nel pensiero del Trebbiano Spoletino e la nuova sfida: in epoca di globalizzazione, ricreare la forma storica maritata ad acero, antieconomica perché implica la gestione di ogni vite come un vero e proprio albero, dove ogni operazione viene svolta manualmente.

1900: Il Trebbiano Spoletino cresce sugli alberi.
2000: il Trebbiano Spoletino rischia l’estinzione perché, ormai, ritenuto vitigno poco produttivo nella sua forma tradizionale, maritata ad acero.
2003: Cantina Novelli, grazie alla lungimiranza di Stefano Novelli, inizia il lavoro di recupero, compiuto con lo staff del Prof. Attilio Scienza.
2011: Il Trebbiano Spoletino diventa Doc e rinasce il suo successo.

Cantina Novelli illustrerà in cosa consiste il progetto, che riporterà in produzione questa antica forma, straordinaria per il valore storico e paesaggistico. Se il progetto vigneto è ancora all’inizio, nel calice il 16 marzo sarà presentato Traibo, prodotto con le uve provenienti dal più bel vigneto maritato all’acero dell’intera valle spoletana, composto da piante prefillossere, tra gli 80 e i 100 anni, che hanno "vissuto" le due Guerre Mondiali. L’uva prodotta da queste piante straordinarie, veri e propri alberi, ha caratteristiche speciali. Anzitutto perché, per selezione naturale, sono sopravvissuti solo i ceppi migliori, che oggi possiedono apparati radicali profondi, che rendono la pianta meno soggetta alle oscillazioni climatiche. Inoltre, a 3 metri di altezza dal suolo, le uve si trovano in condizioni ottimali, ben esposte ai raggi solari e protette dall’umidità del terreno. Questo permette di condurre le uve a perfetta maturazione, vendemmiando alla fine di novembre, ai primi segni di appassimento, ancora in perfetto stato di sanità.

Traibo
Con Traibo Cantina Novelli completa la gamma del Trebbiano Spoletino, che annovera la versione tradizionale e lo spumante metodo classico. Tutte e tre le versioni saranno presentate in degustazione.
Alla vendemmia delle uve, a fine novembre segue, in cantina, la pressatura e poi la fermentazione, che avviene in legno, in botti di acacia della capacità di 500 l. In botti di rovere avviene l’ elevagé a contatto con le fecce fini.
L’evento del 16 marzo sarà anche l’occasione per presentare la mostra fotografica dedicata agli antichi volti del Trebbiano Spoletino, quelli dei contadini che hanno permesso di conservare questo vitigno. In epoca di globalizzazione, quindi, Cantina Novelli lancia una nuova sfida: tornare alle origini e recuperare un legame con il territorio più vero.

Sull'argomento della 'vite maritata' all'albero abbiamo ricevuto da Paolo Pellicciari un' interessante rassegna storica - iconigrafica che volentieri ptoponiamo qui di seguito, sotto il titolo la vite resa 'vedova' dell'albero, l'olmo - tra i più utilizzati - a seguito delle innovazioni colturali

La vite "vedova" dell'Olmo
Spesso nelle citta o nei paesi la toponomastica ci ricorda l'O
lmo. Molti giovani e non più giovanissimi si domanderanno perchè una strada è dedicata ad un albero.
L'Olmo è un albero che ha una lunga storia legata alla viticoltura. Già gli antichi avevano consacrato l’Olmo a Morfeo, uno dei mille figli del Sonno. La sua funzione, come spiega il nome, che deriva da morfé = «forma, figura», era quella di assumere l’aspetto di esseri umani "addormentati".

L'Olmo è un albero che può raggiungere i 20-30 metri di altezza, con un chioma densa e irregolare, tronco diritto, molto ramificato, soprattutto in alto. Il tronco, che supera facilmente il metro di diametro, ha raggiunto in esemplari secolari, come quello vissuto in Francia dal 1200 fino al secolo scorso, i 9 metri. Alla base del tronco spesso ci sono dei polloni. La corteccia, di colore grigio-bruno, è molto suberificata e screpolata verticalmente. I rami giovani sono coperti da peli che perdono già nel secondo anno di vita diventando suberosi. E' un albero molto longevo, infatti può superare i 600 anni di vita.

"La Parabola della vite e dell'Olmo".
Un agricoltore aveva molti alberi nei suoi campi e viti che davano molto frutto, fra le quali una di qualità pregiata di cui era molto orgoglioso. Un anno questa vite fece molte fronde e pochi grappoli. Un amico disse all'agricoltore: interpellò diversi agricoltori ma ognuno gli proponeva una soluzione più o meno praticabile. Un giorno un ignoto viandante entrò nel campo e si accostò alla vite. Toccò le foglie, prese in mano una zolla di terra, l'annusò, la sbriciolò fra le dita, alzò lo sguardo al tronco di un albero che sorreggeva la vite. Il viandante gli disse che l'albero era cresciuto troppo e le radici soffocavano quelle della vite. "Ma tu chi sei? Dimmelo perchè io possa avere fede". "Io sono il Sapiente. Chi crede in Me sarà sicuro" e se ne andò. Così l'agricoltore mise a nudo le radici dell'Olmo tagliò quelle a ridosso delle radici della vite, così l'anno successivo la vite riglogliosa aveva ripreso vita con bellissimi grappoli di uva ripagandolo delle fatiche.

La vite è femmina
La vite è prolifica e vigorosa ma è femmina, ha bisogno di avvinghiarsi per salire ha bisogno "dell’omo" come dicono in Toscana, dell’omo mica dell’uomo. La vite va maritata e l’immagine è letteraria e poetica la vite si avvinghia e cresce per dare il suo frutto, non è parassita e asfisiante come la vitalba e l’edera, la vite si sposa all’acero in collina, e all’olmo, in pianura.
In Italia la coltivazione della vite ebbe inizio nel I millennio a.C. Con Enea esule troiano che portò varietà domestiche di Vitis vinifera originarie del Vicino Oriente e grazie ai Tuscolani che selezionarono e la diffusero. La vite maritata è un sistema di coltura dei vigneti già in uso dai tempi antichi ed è rimasto il modo di coltivazione in molto luoghi fino a almeno cinquantanni fa; un modo di coltivare che richiede particolare sapienza nella potatura: la vite viene potata e con lei l’albero a cui è avvinghiata.

Il matrimonio tra la vite e l'olmo
L'Olmo è un albero che ha caratteristiche particolari sviluppa in altezzza e il suo fogliame consente di distribuire il sole tra il mattino e il pomerigio e nelle ore più assolate di mezzo giorno d'estate l'ombra protegge i grappoli dalla calura estiva.
La coltivazione della vite, prevede la presenza di un tutore; nell'antichità i contadini usavano come tutore un albero vivo. I tiscolani svilupparono questa tecnica di coltivazione con due varianti: l' alberata, ove la vite è tenuta legata ad un singolo albero, e la piantata, ove le viti, legate ad alberi disposti in filari, sviluppano i loro rami lungo funi legate tra i vari alberi. Interessanti esempi di alberate sono oggi ancora presenti in alcuni coltivi del centro sud d'Italia. Mentre i Greci, le cui tecniche di coltivazione si erano già affinate nella Madre Patria, in Italia utilizzarono sostegni morti, nel Latium coltivarono le loro viti legandole ad alberi vivi (Viti maritate).

L’insieme vite-albero tutore, era definita dagli antichi Romani arbustum gallicum perché comune nella Gallia Cisalpina ove i Galli continuavano la tecnica di coltivazione della vite maritata messa a punto precedentemente dagli Etruschi. Va ricordato che lo stesso Plinio distingue questo sistema dall’ arbustum italicum, precisando che con quest’ultima tecnica i tralci delle viti passavano anche da albero ad albero dando vita a dei veri e propri filari (SERENI, 1972; 2003). L’antica tecnica di maritare le viti agli alberi si è mantenuta col passare dei secoli. Questo sistema di coltivazione è raffigurato in numerosi dipinti Nel XVII secolo l’agronomo TANARA (1644) distingue due sistemi di coltivazione della vite maritata.

Il divorzio tra la Vite e l'Olmo
Un tempo si poteva leggere che "la vite si maritava con l’olmo". Un tempo andato perché oggi i sostegni ai moderni filari di viti sono fatti con pali di legno appositamente tagliati e impregnati per meglio poter durare nel tempo, se non si tratta di sostegni artificiali.
Le prime testimonianze scritte in proposito sono quelle di Columella e di Catullo che chiamava "vedova" la vite disgiunta dall’olmo.

Catullo non è rimasto il solo fra i poeti latini ad usare l’unione fra l’olmo e la vite come metafora di "unione necessaria" all’amore: Marziale, poeta diseguale per l’intonazione varia dei suoi versi, dal salace al nostalgico, dal lascivo al didascalico, descriveva così l’affetto degli sposi. Una corona di vite, un ramo d’olmo ed un alcione poggiato sul braccio sono gli ornamenti con cui il mito classico ha rappresentato in forma di figura l’unione matrimoniale ed un amore indivisibile.
Purtroppo l'amore tra la vite e l'olmo è finito da tempo, oggi dell'Olmo ci sono rimaste le vie e le piazze e le viti sole e inconsolabili allineate in filari nei nostri vigneti.

Paolo Pellicciari