venerdì 4 novembre 2011

PREPARIAMOCI A DIVENTARE POVERI

IL DESTINO NEL MARE: DAL BRITANNIA A CANNES

GLI ITALIANI HANNO PAGATO MOLTO CARO IL "BIGLIETTO"
PER UNA ESCLUSIVA CROCIERA SUL BRITANNIA - E IL "SACCHEGGIO" CONTINUA A CANNES

(www.enopress.it). Enopress dedica il suo impegno quotidiano al mondo del vino, ma i fatti e I misfatti finanziari sono tali che anche da parte degli utenti l'attenzione è incentrata sulle preoccupanti vicende che segnano questi giorni - Riceviamo da Paolo Pellicciari e volentieri pubblIchiamo l'antefatto di quello che già nel 1992 caratterizzava il nostro Paese con il "debito italiano", gli attacchi dall'Europa alla lira e l'assalto al patrimonio nazionale, oltre che a quello privato - Gli avvenimenti di questi giorni meritano tutta la nostra attenzione

L'occasione di fare un crociera sul panfilo della Regina Elisabetta, non è cosa di tutti i giorni. Così un giorno il panfilo Britannia getta l'ancora nel porto di Civitavecchia. Alcuni nostri politici non si fecero sfuggire l'occasione per visitarlo. Il tema in discussione era l'insostenibile debito pubblico italiano. L'incontro si tiene il 2 giugno 1992 tra i principali esponenti della City, il mondo finanziario londinese, ed i manager pubblici italiani, rappresentanti del Governo di allora e personaggi che poi sarebbero diventati ministri o direttori generali nei Governi Amato, Dini, Ciampi, Prodi, D’Alema e Mario Draghi, ( 1984-1990 Direttore Esecutivo Della Banca Mondiale. Dal 1991 Direttore Gen. Del Ministero del Tesoro, dal 1993 Presidente del Comitato Privatizzazioni) Da poco nominato Direttore Generale del Ministero del Tesoro. (ndr) Oggetto di discussione: le privatizzazioni. La riunione si tenne a bordo del panfilo della Corona inglese, lontano da "orecchie" indiscrete.

Veniamo ai fatti. Nel 1992 comincia il "saccheggio" del patrimonio industriale pubblico italiano. La motivazione ufficiale che portò a questa fase di stravolgimento degli assetti proprietari dell’impresa pubblica nazionale, (l'alibi) fu quella dell’elevato debito pubblico che andava ridotto a tutti i costi. In quel periodo, l'evoluzione dei "Progressisti" di allora, passa attraversa una fase revisionista, azzerando lo Statalismo e instaurando il Capitalismo. Comincia l'era dell'apertura alla "libertà" del mercato. La nuova stagione economica prese avvio in concomitanza con fatti di rilievo che avevano caratterizzato quel periodo storico con fatti a dir poco clamorosi. L'operazione giudiziaria "Mani pulite", che stravolse completamente il quadro politico italiano, travolgendo i partiti del cosiddetto penta partito. Caratterizzano quel periodo gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino; l’attacco alla lira ed alle altre valute europee da parte di alcuni insider guidati dallo speculatore George Soros, portando ad una forte svalutazione ed alla "distruzione" del Sistema Monetario Europeo (SME). ( secondo i complottisti )

Nel gennaio del 1993 l’Executive Intelligence Review pubblicò un documento intitolato "La strategia anglo-americana dietro le privatizzazioni italiane: il saccheggio di un’economia italiana". Si delineava un quadro preoccupante di attacco all’economia italiana, nel contesto della cosiddetta "globalizzazione dei mercati", cioè la realizzazione di un unico sistema economico mondiale in cui non vi sarebbe stato più alcun controllo sui movimenti e sulla creazione di capitali ovvero una sorta di "dittatura" economica.

Nella riunione si decise di "svendere" il patrimonio industriale – finanziario con il pretesto delle liberalizzazioni-privatizzazioni. Appunto. La privatizzazione del patrimonio pubblico avviene in due fasi. Nella prima fase vennero cedute l'IRI, TELECOM ITALIA, ENI, ENEL, COMIT, IMI, INA, CREDITO ITALIANO, AUTOSTRADE. L'INDUSTRIA SIDERURGICA ED ALIMENTARE PUBBLICA. La fase successiva punta invece al settore della previdenza, della sanità, dei trasporti (ferrovie, trasporto pubblico di linea, trasporto navale, taxi), a quello delle utilities (aziende municipalizzate nei settori acqua, elettricità, gas) e ad altre funzioni di rilievo pubblico. Se al livello dell’economia nazionale l’"Operazione Britannia" mette nelle mani di pochi gruppi finanziari "occulti per identità", ciò che prima era dei cittadini. In questo modo si sono state sottratte notevoli risorse dalle casse dello Stato.

In sintesi è stata ceduta e ancora cederemo, la sovranità industriale ed economica dell'Italia.

La mancanza di risorse ha provocato e provoca la riduzione del Welfare, dei posti di lavoro, del il monte salari, creando così le condizioni per "riformare" in senso peggiorativo e non costituzionale il sistema sociale, frutto di tante "battaglie sindacali". La "pistola" puntata alla tempia del "globalizzatore" ci costringerà a rivedere il nostro sistema dei diritti al cittadino.(sanità, pensioni, giustizia, istruzione, ecc.), ci costringerà ad accelerare la fine dello dello Stato Sociale moderno. Non capisco il silenzio del movimento sindacale su questi avvenimenti di si notevole portata. La finanziarizzazione dell’economia mondiale, con interi settori dell’economia reale, vengono "cooptati" sul grande tavolo da "gioco" della finanza globale. Una grande "catena di Sant’Antonio" a livello globale, dove il gioco finisce quando l’ultimo della catena resta col "cerino" in mano, svelando che si è trattato di un grande bluff, dove i valori finanziari espressi non esprimevano vera ricchezza reale. Mi pongo una domanda: che fine avranno fatto i soldi di dette "dismissioni".

Britannia 2 la "Scarpetta"
Dopo la prima mega alienazione dei beni dello Stato, non c'è stato un cambio di politica economica che mettesse al centro i diritti dei cittadini, è l'economia di stato. E sotto gli occhi di tutti lo sperpero di denaro pubblico a tutti i livelli amministrativi pubblici. Cosi, in circa venti anni, si è creata un'altra "voragine" economica con un debito pubblico insostenibile per i cittadini italiani. Dato l'enorme debito pubblico, si vocifera sempre più insistentemente di alienare il patrimonio immobiliare dello Stato valutato di pari valore e di privatizzare le aziende pubbliche di servizi alla collettività. Non solo ma anche la "cancellazione" degli ordini professionali. Una situazione economica "Ghiotta" per la speculazione in atto sui beni della collettività. Non è escluso anche la vendita degli Ospedali (come ha annunciato il Presidente della Regione Lazio) e chissà quale altra iniziativa lesiva gli interessi dei cittadini, questo stato di cose produrrà. Allo stato attuale sembrerebbe che Tremonti non voglia vendere ed altri si. Il discorso continua. Vedremo come va a finire. Rimane il fatto che i cittadini devono "pagare"

Liberalizzare serve solo a creare monopoli privati e centralisti
Allo stato attuale l'iperburocratizzazione dei rapporti economici, impedisce di fatto lo sviluppo dell’economia,
ma l’eliminazione di ogni regola, la deregulation, fa sì che solo gli operatori più forti possano restare sul mercato. Ecco che ciò di cui vi è bisogno, per far funzionare le cose in funzione del bene comune, è una migliore regolamentazione dei rapporti, di modo che ogni genere di operatore possa avere diritto a restare sul mercato in modo dignitoso. Questo creerebbe sviluppo e occupazione.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, eppure si fa fatica a prenderne coscienza, del sistema politico che stiamo vivendo dovuto alle liberalizzazioni-privatizzazioni. L’incapacità dell’uomo moderno a valutare i fenomeni per quello che sono, è dovuta ad uno snaturamento della persona umana, che da essere cognitivo e creativo è stato "addormentato" e limitato ad essere un soggetto meramente percettivo, senza una propria capacità critica, vittima della "droga televisiva". Esempio: il sistema dell'informazione del "sistema" dice che il mare è "marrone", per quasi la totalità dei cittadini dice che il mare è "marrone".

L’attività demagogica utilizzata per rendere meritoria agli occhi della popolazione la nuova normativa di liberalizzazione, per cui tutti dovevano avere il diritto di trovare sotto casa il negoziante di scarpe piuttosto che di giocattoli. La normativa parlava di "una più capillare distribuzione dei prodotti sul territorio". I prodotti invece hanno finito col concentrarsi in centri commerciali che hanno sostanzialmente preso il monopolio del mercato. Ovviamente la necessità di "una più capillare distribuzione dei prodotti sul territorio" ora non se ne parla più! E’ poi assolutamente falsa l’idea per cui le liberalizzazioni portino ad un abbassamento dei prezzi. Di fatto però, le tariffe sono cresciute più dei prezzi al consumo, i prezzi dei beni e dei servizi liberalizzati sono cresciuti costantemente notevolmente. Tanto che paghiamo quasi tutti i servizi più cari della media europea. ( Ci sarà un motivo)

La normativa di liberalizzazione in materia di commercio stilata durante gli anni ’90 – ha di fatto abrogato la legge 426 che regolamentava il settore. Con l'insediamento dei centri commerciali si sono trovati a dover pagare le licenze di commercio, ed ecco in soccorso le liberalizzazioni che ha consentito l'acceso alle licenze in forma gratuita. Con l’eliminazione dei vincoli di distanza per l’illusione di apertura di un’attività commerciale, ha di fatto rappresentato la porta d’ingresso a poche grandi catene commerciali, che si sono impossessate a oggi di circa l' 80% del mercato. Ciò ha comportato la moria delle piccole attività commerciali, e non solo ma anche di tante aziende produttrici di merci di vario genere non più competitive vista la concorrenza di prodotti esteri a basso costo e di dubbia qualità.

Secondo le previsione degli addetti al settore, Dal 2003 c'è stato un calo fisiologico di vendite per la piccola distribuzione a vantaggio di Supermercati, Centri Commerciali e Outlet. (Un sorta di triangolo selle "Bermude" che inghiotte economia diretta degli italiani) La cronaca ci fa sapere che ogni assunto da un supermercato provoca sette disoccupati, ma al nostro sistema politico la cosa non interessa. In quanto il sistema mette al centro i "denaro" e non il cittadino. Non c'è dubbio che la grande finanza gode di particolari protezioni con dinamiche trasversali di difficile connotazione. Il tutto a scapito della piccola distribuzione residente nei centri storici. Per giunta senza parcheggi e quei pochi a pagamento. Se poi pensiamo ai milioni di euro che si spendono lo stato per la realizzare raccordi stradali per convogliare il traffico. Sarà difficile non pensare al connubio politica affari. La grande distribuzione è l'esempio più macroscopico della globalizzazione. Anche le normative europee sono scarsamente protezionistiche nei confronti dell'industria alimentare e dell'agricoltura europea.

La selezione 'darwiniana' innescata dai processi di globalizzazione dei mercati, sta facendo "morire" le piccole imprese disperdendo un patrimonio di competenze pressoché unico, frutto di anni di esperienza e di dedizione. Di riflesso è la disoccupazione e l'impoverimento delle realtà economico – locali a scapito dell'economia diretta.

La liberalizzazione non poteva escludere le locazioni abitative.
Negli anni 90 viene cambiata cambia la normativa con particolare riferimento alla l. 431/98 – ha fatto sì che i canoni d’affitto schizzassero alle stelle. Qui l’istanza demagogica utilizzata fu quella per cui non era giusto che il piccolo risparmiatore che per una vita aveva messo del denaro da parte per comperarsi una seconda casa, non potesse utilizzarla per la figlia appena coniugatasi, per causa di un’esosa normativa a tutela degli affittuari a cui erano concessi troppi anni di godimento dell’immobile prima dell’esecutività dello sfratto, e per di più pagando canoni troppo bassi. A causa di ciò, si diceva, la gente preferiva tenere sfitto l’immobile. Si fece allora passare l’idea che liberalizzando la normativa, gli immobili da affittare presenti sul mercato sarebbero aumentati, ciò comportando la riduzione dei canoni. E’ ovviamente successo l’esatto contrario. L'assurdo gli sfratti di poveri cristi che affittuari di immobili di proprietà di enti pubblici alienati e acquistati da "privati" che si vedono sfrattati in modo "brutale" e costretti a trovare alloggi di fortuna a volte in macchina per chi la possiede. Ho ancor peggio nell'ultimo anno di mutuo non si paga qualche rata per un sopravvenuto licenziamento gli pignorano la casa e lo mettono per strada. Certo.......

Per qualche "Euro" in più. Attirati dai facili guadagni, molte industrie hanno trasferito le loro produzioni in paesi emersi, ex emergenti, con l'opportunità di avere mano d'opera a basso costo. In queste circostanze anche il prodotto finito è a basso costo. Il prodotto importato in Italia o in Europa monta un valore aggiunto di una notevole entità che si traduce in lauto guadagno per l'operatore economico. Il risvolto della medaglia che molti imprenditori producono utili mentre altri non reggono la concorrenza. La ricchezza di "Pirro".Tanto che la metà delle aziende chiude entro il sesto anno di attività. Il denaro è uguale a "valore", il mondo occidentale, con la scusa dei lauti guadagni, ha trasferito "valore" nei paesi orientali. Oggi i paesi orientali stanno riesportando "valore" nel mondo occidentale. Il "valore" riesportato nel mondo occidentale non è destinato a investimenti produttivi ma per "comprarci".

Prepariamoci a diventare poveri.

Paolo Pellicciari

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