mercoledì 16 novembre 2011

"COMUNIONISMO", CENTRI ECONOMICI E LO SPEZZATINO DELLA DEMOCRAZIA

Data di inserimento: martedì 15 novembre 2011

(www.enopress.). I "mercati se ne fregano di super Mario" si legge oggi sulla carta stampata, mentre imperversa lo "spread", i costi del debito italiano si impennano, grandi banche hanno difficoltà nell'adeguamento del loro capitale, e i partiti politici si barricano - Commenta Il Foglio "Subito al voto" - Tre 'bodygard" per il prof. Monti: Casini, Bersani e Alfano...- "Con la nomina di Mario Monti si aggiunge un altro "tassello" bancario al potere in uno stato Europeo" commenta Paolo Pellicciari e volentieri pubblichiamo il suo ampio intervento che, senza peccare di complottismo - sottolinea alcune significative appartenenze del presidente designato a club molto esclusivi - Altri ipotizzano scenari inquietanti e scrivono di "golpe post-moderno" e "democrazia sospesa"

La storia recente e la politica con la P maiuscola
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egli anni 70 - ricorda Pellicciari - l'Italia attraversò un grave periodo di crisi che riguardò tutti gli italiani, tanto, che la diplomazia dei leaders politici tentarono di placare gli animi del dissenso cercando una soluzione comune. La proposta fu del neo-segretario del PCI Enrico Berlinguer che la sottopose ai vertici della Democrazia Cristiana. La proposta quella di cercare una proficua collaborazione con il Partito Cominista Italiano per interrompere così, la cosiddetta convetio ad excludendum del secondo partito italiano dal governo. In tal modo, si voleva anche mettere al riparo la Democrazia Italiana da pericoli di involuzione autoritaria e dalla strategia della tensione che insanguinava il paese dal 1969. Berlinguer sempre più deciso a sottolineare l'indipendenza dei Comunisti Italiani dall'Unione Sovietica e di rendere quindi il suo partito una forza, anche di governo, della politica occidentale.

"Il compromesso, "storico" venne lanciato da Berlinguer, con quattro articoli su Rinascita a commento del golpe cileno, che aveva portato le forze reazionarie, in collaborazione con gli USA, a rovesciare il governo del socialista Salvator Allende (11 settembre 1973). La scelta di Berlinguer, fondamentalmente legata alla politica dell'eurocomunismo, era un esempio di politica reale, che non riscontrò i favori dell'area di sinistra del suo partito. Il "compromesso" trovò una sponda nell'area di sinistra della DC che aveva come riferimento il presidente del partito Aldo Moro e il segretario Benigno Zaccagnini, ma non ebbe mai l'avallo degli USA, né dell'ala destra della DC, rappresentata da Giulio Andreotti, Lo stesso Andreotti in un'intervista dichiarò: "secondo me, il "Compromesso Storico" è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all’atto pratico, risultato della somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista." Un compromesso minimo si raggiunse mediante l'appoggio esterno assicurato dal PCI al governo monocolore di Solidarietà Nazionale, presieduto da Giulio Andreotti.

Poltica senza ideali e progetti
"All'epoca, la Politica con la P maiuscola, non si fondava sulle persone ma sulle idee. Oggi la politica si fonda sulle persone. Quando leggiamo sui manifesti elettorali Berlusconi, Bersani, DI Pietro, Vendola, Fini, Casini e così via. Vuol dire, aver perso la base ideologica fondamentale di ogni ideologia, Politico – Filosofico. Ciò crea scontri non sull'ideologia ma sulle persone. Con un sistema globalizzato, si tende a fare perdere l'identità nazionale di appartenenza, questo genera confusione istituzionale non solo si perde anche potere democratico ed economico nazionale. Esempio: I cittadini italiani hanno votato un referendum sull'acqua e i servizi pubblici, esprimendosi contro ogni forma di "privatizzazione". I "Centri Economici" hanno detto "NO". I servizi pubblici vanno comunque privatizzati in "barba" alle scelte dei cittadini. Ecco la politica latitante , se non "connivente", davanti ad una "aggressione" alla democrazia e alla volontà popolare. C'è da domandarsi perché.

Un incarico e la perdita di democrazia
"Il conferimento dell'incarico a presidente del Consiglio di Mario Monti, equivale ad una perdita di Democrazia da parte dei cittadini Italiani. Quello che mi pare strano, è la fretta con cui si è proceduto al Conferimento dell'incarico. Una sorta di Incarico "Presidenziale". La fretta è sempre una cattiva consigliera, tanto da varare un Governo al "buio" formato sulla pelle dei cittadini. Cittadini ormai esclusi dalle scelte importanti. Il sistema economico "globale" tende a concentrare le ricchezze sotto il controllo di poche persone per giunta "anonime". Dopo le decisioni sul panfilo del Britannia nel 92, mi suona strano che il Presidente della Repubblica abbia dato l'incarico al Dott. Mario Monti. Perché proprio lui? E' sicuro che non ci sia incompatibilità tra incarico e professione?

Banchieri ed esperti finanziari commissariano la politica
"Che ci fosse un disegno "perverso" del "Centralismo Economico Mondiale" per concentrare le risorse dei cittadini? Anche In Grecia è stato eletto Luca Papademus, come Mario Monti, un "tecnocrate" espressione "indiretta" della Bce. Con la nomina di Mario Monti si aggiunge un altro "tassello" bancario al potere in uno stato Europeo.

Chi è Mario Monti in economia?
"Il Mario Monti che sostiene il mercato, le liberalizzazioni e il rigore dei conti pubblici. Uno dei risultati più importanti della sua attività di ricerca in campo economico, è il modello Klein-Monti che descrive il comportamento di una banca in regime di monopolio È stato il primo presidente del "Brughel", un think-tank fondato a Bruxelles nel 2005, composto e finanziato da 16 Stati membri dell'UE e 28 multinazionali.

"È inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg. Nel 2010, su incarico del Presidente della Commissione Europea, Barroso , ha redatto un libro bianco sul completamento del mercato unico europeo. Mario Monti è dal 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen È advisor della Coca Cola Company.

Chi è La Goldman Sachs
"Probabilmente la più grandi e affermata delle Banche D'affari del mondo. La sua sede legale è a Jersey City nella, Goldman Sachs Tower ed ha filiali, tra le altre, anche a Londra, Francoforte, Tokyo, e Hong Kong, La Banca è quotata al New York Exchange (NYSE) con la sigla GS. Negli anni si è resa protagonista ed è stata apprezzata per consulenze, gestione di ristrutturazioni, fusioni ed acquisizioni aziendali, investimenti su materie prime, derivati e azioni a rischio, amministrazioni di fondi d'investimento e previdenziali. Secondo la classifica stilata annualmente dalla Vault, Goldman Sachs risulta essere la banca più prestigiosa del mondo

Tutto questo sarebbe monco se no fotografiamo chi eventi che hanno caratterizzato le privatizzazioni
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Nel giro di pochi anni gli interessi della grande finanza sono riusciti a mettere tutte le cose in ordine, grazie ad una seri di circostanze accaduto in quel periodo. grazie a: di appresso vediamo ora il secondo step di questo processo e cioè le privatizzazioni vere e proprie. Nel corso del 1993 ritorna in auge un personaggio che abbiamo già incontrato nella nostra storia: Romano Prodi. Ritornato alla presidenza dell’IRI, dopo esser stato consulente per la Goldman Sachs, Prodi procedette alla svendita del gruppo Cirio-Bertolli-De Rica (comparto SME), alla società Fisvi, la quale non aveva i requisiti necessari per l’acquisto. Ed ecco perché questo giochetto: la Fisvi acquista a due soldi il gruppo, e a sua volta cederà il controllo della Bertolli all’UNILEVER (multinazionale alimentare anglo-olandese).

"Chi era"l’advisory director" (direttore per le consulenze) dell’UNILEVER?? Romano Prodi. Risale al 1993 anche la prima privatizzazione di una delle grandi banche pubbliche, il "Credito Italiano". La "Merril Lynch" (banca d’affari americana), incaricata come consulente dall’IRI, valuterà il prezzo di vendita del Credito Italiano in 8/9.000 miliardi, ma alla fine verrà svenduto per 2.700 miliardi, e cioè il prezzo stabilito dalla "Goldman Sachs". Sempre quell’anno verranno cedute anche le quote della COMIT, che assieme al CREDITO ITALIANO e alla BNL detenevano il 95% delle azioni della Banca d’Italia. Come consulenti per la cessione delle banche furono chiamati uomini come Mario Monti, Letta, Tononi e Draghi, tutti gravitanti nell’orbita "Goldman Sachs". Nel 1994, dopo le prime elezioni post Tangentopoli, al governo andrà il centrodestra guidato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sul quale peserà il sospetto di eccessiva accondiscendenza ad Alleanza Nazionale, che aveva in Antonio Parlato, sottosegretario al Bilancio, e nel vicepremier Giuseppe Tatarella due posizioni fortemente contrarie alle privatizzazioni. Il Governo Berlusconi ha una durata di pochi mesi. Successe Lamberto Dini, che nel 1995, cominciò la prima fase di privatizzazione dell’ENI, dove fu dismesso circa il 15% dell’intero pacchetto azionario. Nel 1996, a vincere le elezioni è il centrosinistra guidato da Romano Prodi, che cede un altro 16% delle quote ENI ed inoltre privatizzò la Dalmine e la Italimpianti appartenenti al gruppo IRI. E’ nel 1997 Romano Prodi riapre le trattative col suo vecchio "amico" l’Ingegner Carlo De Benedetti. Sugli "affari" fatti dai due, l’ex segretario del Partito Liberale ed ex ministro dell’Industria Renato Altissimo sentenziò: "Infostrada — cioè la rete telefonica delle Ferrovie dello Stato – fu ceduta all’Ingegnere per 750 miliardi di lire da pagare in comode rate. Subito dopo De Benedetti vendette tutto per 14mila - ripeto - 14mila miliardi di lire ai tedeschi di Mannesman". Un vero e proprio regalo si direbbe! Sempre quell’anno Prodi mise sul mercato "Telecom", con le azioni che furono vendute ad un prezzo irrisorio, infatti, appena un anno dopo le stesse azioni varranno sul mercato 5 volte di più (+ 514%).

"Dopo la caduta del governo Prodi nell’Ottobre 1998, a prendere il suo posto Massimo D’Alema, uno dei tanti post-comunisti convertitisi alla causa liberista. Nel Novembre dello stesso anno privatizzerà la BNL, con la consulenza della JP Morgan (altra banca d’affari americana). Nel 1999, dopo il "Decreto Bersani" che liberalizzava il settore dell’energia, venne privatizzata l’ENEL e sempre quell’anno venne ceduta la società Autostrade alla famiglia Benetton (quella delle magliette). L’ultima fase di privatizzazione riguarda quel poco che era rimasto all’ENI, infatti, l’onnipresente Goldman Sachs acquisterà l’appetibile patrimonio immobiliare dell’ente per il valore di 3000 miliardi di lire. La cara Goldman farà incetta anche di altri immobili, come quelli della Fondazione Cariplo, mentre la Morgan Stanley (ennesima banca d’affari americana) si catapulterà all’acquisto dei patrimoni di Unim, Ras e Toro. Secondo studi eseguiti dal "Sole 24 ore", i gruppi esteri oramai posseggono più patrimoni ex-pubblici di quanti ne posseggano gruppi italiani. Si chiude così la fase delle privatizzazioni nel 2002, con la dismissione e la liquidazione dell’IRI.

"Così, in meno di 10 anni, un intero sistema economico viene svenduto e tutto quello che ha reso l’Italia da uno dei più grandi paesi a livello internazionale, ridotto a poco più che uno spezzatino. Grazie allo "scempio" di queste svendite l’Italia si è giocata il 36% del suo PIL, cioè della sua ricchezza. I maggiori artefici di questo processo "predatorio" dello Stato italiano sono gli stessi uomini che ci hanno consegnato nelle mani dell’Europa e nella morsa della moneta unica. Sono gli stessi che oggi vengono pontificati come profeti della buona politica,"grandi statisti". Il problema? Che Bersani non è Berlinguer e Berlusconi non è Andreotti.

"Che farà Mario Monti? Speriamo - conclude Paolo Pellicciari - che non sia il risultato della somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo "comunionista"

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