Data di inserimento: martedì 15 novembre 2011 |
(www.enopress.). I "mercati se ne fregano di super Mario" si legge oggi sulla carta stampata, mentre imperversa lo "spread", i costi del debito italiano si impennano, grandi banche hanno difficoltà nell'adeguamento del loro capitale, e i partiti politici si barricano - Commenta Il Foglio "Subito al voto" - Tre 'bodygard" per il prof. Monti: Casini, Bersani e Alfano...- "Con la nomina di Mario Monti si aggiunge un altro "tassello" bancario al potere in uno stato Europeo" commenta Paolo Pellicciari e volentieri pubblichiamo il suo ampio intervento che, senza peccare di complottismo - sottolinea alcune significative appartenenze del presidente designato a club molto esclusivi - Altri ipotizzano scenari inquietanti e scrivono di "golpe post-moderno" e "democrazia sospesa" La storia recente e la politica con la P maiuscola "Il compromesso, "storico" venne lanciato da Berlinguer, con quattro articoli su Rinascita a commento del golpe cileno, che aveva portato le forze reazionarie, in collaborazione con gli USA, a rovesciare il governo del socialista Salvator Allende (11 settembre 1973). La scelta di Berlinguer, fondamentalmente legata alla politica dell'eurocomunismo, era un esempio di politica reale, che non riscontrò i favori dell'area di sinistra del suo partito. Il "compromesso" trovò una sponda nell'area di sinistra della DC che aveva come riferimento il presidente del partito Aldo Moro e il segretario Benigno Zaccagnini, ma non ebbe mai l'avallo degli USA, né dell'ala destra della DC, rappresentata da Giulio Andreotti, Lo stesso Andreotti in un'intervista dichiarò: "secondo me, il "Compromesso Storico" è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all’atto pratico, risultato della somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista." Un compromesso minimo si raggiunse mediante l'appoggio esterno assicurato dal PCI al governo monocolore di Solidarietà Nazionale, presieduto da Giulio Andreotti. Poltica senza ideali e progetti Un incarico e la perdita di democrazia "È inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg. Nel 2010, su incarico del Presidente della Commissione Europea, Barroso , ha redatto un libro bianco sul completamento del mercato unico europeo. Mario Monti è dal 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen È advisor della Coca Cola Company. Chi è La Goldman Sachs Tutto questo sarebbe monco se no fotografiamo chi eventi che hanno caratterizzato le privatizzazioni "Chi era"l’advisory director" (direttore per le consulenze) dell’UNILEVER?? Romano Prodi. Risale al 1993 anche la prima privatizzazione di una delle grandi banche pubbliche, il "Credito Italiano". La "Merril Lynch" (banca d’affari americana), incaricata come consulente dall’IRI, valuterà il prezzo di vendita del Credito Italiano in 8/9.000 miliardi, ma alla fine verrà svenduto per 2.700 miliardi, e cioè il prezzo stabilito dalla "Goldman Sachs". Sempre quell’anno verranno cedute anche le quote della COMIT, che assieme al CREDITO ITALIANO e alla BNL detenevano il 95% delle azioni della Banca d’Italia. Come consulenti per la cessione delle banche furono chiamati uomini come Mario Monti, Letta, Tononi e Draghi, tutti gravitanti nell’orbita "Goldman Sachs". Nel 1994, dopo le prime elezioni post Tangentopoli, al governo andrà il centrodestra guidato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sul quale peserà il sospetto di eccessiva accondiscendenza ad Alleanza Nazionale, che aveva in Antonio Parlato, sottosegretario al Bilancio, e nel vicepremier Giuseppe Tatarella due posizioni fortemente contrarie alle privatizzazioni. Il Governo Berlusconi ha una durata di pochi mesi. Successe Lamberto Dini, che nel 1995, cominciò la prima fase di privatizzazione dell’ENI, dove fu dismesso circa il 15% dell’intero pacchetto azionario. Nel 1996, a vincere le elezioni è il centrosinistra guidato da Romano Prodi, che cede un altro 16% delle quote ENI ed inoltre privatizzò la Dalmine e la Italimpianti appartenenti al gruppo IRI. E’ nel 1997 Romano Prodi riapre le trattative col suo vecchio "amico" l’Ingegner Carlo De Benedetti. Sugli "affari" fatti dai due, l’ex segretario del Partito Liberale ed ex ministro dell’Industria Renato Altissimo sentenziò: "Infostrada — cioè la rete telefonica delle Ferrovie dello Stato – fu ceduta all’Ingegnere per 750 miliardi di lire da pagare in comode rate. Subito dopo De Benedetti vendette tutto per 14mila - ripeto - 14mila miliardi di lire ai tedeschi di Mannesman". Un vero e proprio regalo si direbbe! Sempre quell’anno Prodi mise sul mercato "Telecom", con le azioni che furono vendute ad un prezzo irrisorio, infatti, appena un anno dopo le stesse azioni varranno sul mercato 5 volte di più (+ 514%). "Dopo la caduta del governo Prodi nell’Ottobre 1998, a prendere il suo posto Massimo D’Alema, uno dei tanti post-comunisti convertitisi alla causa liberista. Nel Novembre dello stesso anno privatizzerà la BNL, con la consulenza della JP Morgan (altra banca d’affari americana). Nel 1999, dopo il "Decreto Bersani" che liberalizzava il settore dell’energia, venne privatizzata l’ENEL e sempre quell’anno venne ceduta la società Autostrade alla famiglia Benetton (quella delle magliette). L’ultima fase di privatizzazione riguarda quel poco che era rimasto all’ENI, infatti, l’onnipresente Goldman Sachs acquisterà l’appetibile patrimonio immobiliare dell’ente per il valore di 3000 miliardi di lire. La cara Goldman farà incetta anche di altri immobili, come quelli della Fondazione Cariplo, mentre la Morgan Stanley (ennesima banca d’affari americana) si catapulterà all’acquisto dei patrimoni di Unim, Ras e Toro. Secondo studi eseguiti dal "Sole 24 ore", i gruppi esteri oramai posseggono più patrimoni ex-pubblici di quanti ne posseggano gruppi italiani. Si chiude così la fase delle privatizzazioni nel 2002, con la dismissione e la liquidazione dell’IRI. "Così, in meno di 10 anni, un intero sistema economico viene svenduto e tutto quello che ha reso l’Italia da uno dei più grandi paesi a livello internazionale, ridotto a poco più che uno spezzatino. Grazie allo "scempio" di queste svendite l’Italia si è giocata il 36% del suo PIL, cioè della sua ricchezza. I maggiori artefici di questo processo "predatorio" dello Stato italiano sono gli stessi uomini che ci hanno consegnato nelle mani dell’Europa e nella morsa della moneta unica. Sono gli stessi che oggi vengono pontificati come profeti della buona politica,"grandi statisti". Il problema? Che Bersani non è Berlinguer e Berlusconi non è Andreotti. "Che farà Mario Monti? Speriamo - conclude Paolo Pellicciari - che non sia il risultato della somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo "comunionista"
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mercoledì 16 novembre 2011
"COMUNIONISMO", CENTRI ECONOMICI E LO SPEZZATINO DELLA DEMOCRAZIA
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