domenica 19 ottobre 2008

IL "FRASCATI" DOPO TREMILA ANNI, QUALE FUTURO?

(www.enopress.it). Riceviamo dal 'frascatano' per antonomasia, Paolo Pellicciari un accorato quanto veemente pamphlet sulle vicende passate e recenti del Frascati. Alcune delle argomentazione sono state gridate da Paolo Pellicciari in occasione delle recenti celebrazioni dei Vinalia.

Il "Frascati", quale futuro? di Paolo Pellicciari
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La stessa domanda che si potrebbe fare ad un novantenne. Ho scritto molto sulla stampa locale sull’argomento, ma nessuno, ripeto nessuno, ha dato seguito ai miei appelli. Ne l’Amministrazione Comunale e tanto meno il Consorzio a Tutela dei Vini Tipici unito alla Coltivatori Diretti. Solo i viticultori hanno solidarizzato con me, per questo ho chiesto in via informale solidarietà a qualche rappresentante politico ma aldilà del colore, ma si sono tutti defilati.
Che sono censurato dalla stampa locale e mi impediscono di argomentare sulle tematiche che riguardano Frascati nel suo complesso.
Peccato, un vino di storia millenaria, insignito della prima D.O.C d’Italia, dalle grandi "tavole"declassato agli scaffali degli autogrill.

Quando tratto l’argomento vinicolo, non posso non pensare al povero On. Pietro Campilli fondatore della cantina Valle Vermiglia, più volte Ministro nei Governi De Gasperi a cui si deve l’ottenimento della D.O.C. per il "Frascati" la prima in Italia. Come non posso dimenticare il Dott. Renato Sacerdoti, fondatore della cantina Fontana Candida, quale presidente della Roma Calcio non fu difficile inserire il "Frascati" nella qualificata ristorazione romana. All’epoca il "Frascati" lo si poteva trovare all’Hotel De Paris di Monte Carlo, allo Zematterof di Zermatt, o al Teatrò di Parigi. Anche l’Alitalia serviva ai suoi passeggeri il "Frascati" con un effetto pubblicitario divulgativo senza eguali.
L’intelligente azione commerciale impostata da Campilli, Sacerdoti, dal il conte Zandotti e altri, hanno di fatto uscire il Frascati da un’orbita romana proiettandola in quella internazionale, dando così valore e prestigio al nostro vino. Prestigio e fama che richiamano l’attenzione del Credito Svizzero ( allora cassaforte della Nestlè ) che con la sua "Wine Food" acquista, unito ad un lotto di diverse cantine in Italia, le aziende frascatane "Valle Vermiglia e Fontana Candida. Sottolineo che a Frascati addirittura due cantine furono oggetto d’interesse. Questo a conferma del prestigio riconosciuto al "Frascati.

Qualche anno fa la Wine Food venne acquistata da G. I. V. Gruppo Italiano Vini che ne continua l’attività.
La fama conclamata del Frascati richiama l’attenzione di più di qualche speculatore più o meno spregiudicato elevando il "Frascati" a vino del miracolo in quanto riescono a moltiplicarlo come il "pane e i pesci". Speculatori sconsiderati che sono preoccupati di rimpinguarsi solo al portafoglio.
Questo tipo di "speculazione" ha compromesso irrimediabilmente l’immagine e la qualità del prodotto riversando sui viticultori la "catastrofe" commerciale conseguente e annullare al contempo l’attività qualitativa delle aziende agricole.
Mi ricordo la "sceneggiata" sull’imbottigliamento in zona, un’attività giuridica che ha sicuramente suscitato l’ilarità del settore, bastava che i produttori concordassero di far uscire il"Frascati" imbottigliato e il gioco era fatto. Certo il Frascati avrebbe perso l’appellativo di "miracolato"
Pochi mesi or sono un’altra "sceneggiata" ha l’onore della scena, la ricorrenza dei quaranta anni della D.O.C Frascati. Una rappresentazione che aveva più l’aria di una ricorrenza di una "morte" che di un "compleanno".

Qualche settimana fa un’altra "sceneggiata" è stata rappresentata a Frascati, una manifestazione con oggetto il vino di Frascati , tante "Autorità" si sono avvicendate con argomentazioni più o meno attinenti in una scenografia faraonica unita ad una passerella di "degustazioni" protagonista di una farsa teatrale che si è conclusa con la calata del "sipario" senza applausi. A che cosa è servita? .
A Frascati il tempo " vinicolo" si è fermato a quaranta anni fa, tutto come all’ora, stesso disciplinare, stessi vitigni, stesse confezioni, l’immobilismo più assoluto. I responsabili del Consorzio, non hanno provveduto a seguire l’evoluzione verso la D.O.C. G. adeguando il processo produttivo alle esigenze dei degustatori. In sintesi il Frascati avrebbe avuto tutte le caratteristiche per diventare un Vino di chi se lo può permettere e non un vino da sosta autostradale. La declassificazione del prodotto è stata "pagata" soprattutto dai viticultori da £ 130.000 a 40 € al quintale. Una perdita economica per i viticultori di circa 50 miliardi delle vecchie lire.
Qualche hanno fa andai a parlare con il responsabile vinicolo del Commercio Estero per rendermi edotto delle quote di mercato del Frascati nell’esportazione. Una delusione: il povero funzionario si mise le mano ai capelli. Che: Il Frascati? Lasci perdere un vino "sputtanato", meglio classificarlo "I. G. T. che Frascati. Sul mercato estero un "disastro"
Per rendere edotto il popolo "vinicolo" e politico, ho scritto sulla stampa locale diversi articoli dettagliando i vari aspetti della vicenda e accusando i responsabili di questo stato di cose con incisività fuori dall’ordinario. Non è successo niente, tutta i gruppi politici di Frascati hanno ignorato i miei appelli, unito ai responsabili del Consorzio dei Vini Tipici con il silenzio rumoroso della Coltivatori Diretti, che, guarda caso, in pieno conflitto d’interessi, risiede all’interno dello stabile di proprietà di un imbottigliatore.

UDITE! UDITE! UNIDE!
Di recente L’U.N.E.S.C.O voleva elevare i vigneti del Frascati Patrimonio dell’Umanità per la storia millenaria, per aver dato origine alla divulgazione dei vigneti unitamente con l’espansione dell’Impero Romano, per aver selezionato i vitigni che hanno dato origine allo "Champagne (presente anche nelle canzoni in dialetto) e allo Spumante" in sintesi il Frascati quale espressione dell’archeologia vinicola ancora pulsante.
Il Frascati avrebbe avuto una risonanza commerciale a livello mondiale, una nuova strategia per la riqualificazione del prodotto, unito ad una rivalutazione economica di notevole proporzione.
Una "combriccola" di (non riesco a trovare un aggettivo idoneo) facendo passare sotto silenzio la questione ha creato un danno enorme all’economia locale causando il "coma" irreversibile del Frascati.
Quando si gusta il Frascati degli imbottigliatori vediamo il Giallo Paglierino che rappresenta "l’Oro", simbolo della ricchezza degli imbottigliatori, dal sapore "Amaro" viene in mente la speculazione selvaggia, mentre il retrogusto fa pensare al "sudore" del viticultore. Questo è il Frascati.

Non ci vuole la palla di cristallo per capire che sotto, sotto ci siano degli interessi edilizi occulti che intendono speculare sulla esasperazione dei viticultori che potrebbero cedere i terreni per disperazione a due lire. A Frascati è voce comune "il compare costruisce quanto gli pare, e il frascatano con la vanga in mano. "Grotte Portella" 230.000 m.c. Grotte Maria 30.000 m.c. Euro Spin cubatura illimitata. Sai come è, terreni esposti in zone areata, assolati e panoramici, ci vuole poco.
Se poi aggiungiamo l’intollerabile degrado di Frascati. Stanno tagliando gli alberi, deavastando le bellezze architettoniche, non c’è più informazione turistica, ne i Vigili Urbani, ne l’Ufficio Turistico sono in grado di indirizzare i turisti.

Vorrei ricordare Ettore Petrolini che così descrisse Frascati:
"Guarda Frascati e tutto un sorriso un paradiso na bellezza da ‘ncanta.
Frascati oggi:
Guarda Frascati è tutto ‘nmpianto, un inferno, decadimente che nun se po’ più guardà.

Concludo dando merito alle Aziende Agricole quali: Casale Marchese, Agricola Porzia, Conte Zandotti , Santarelli, Carlo Micara, Santa Benedetta e ( qualche altro che mi sfugge e a cui chiedo scusa ) che producono un Frascati di grande qualità. Curano le uve, controllano tutto il processo di produzione fino all’imbottigliamento con amorevole attenzione tanto da essere premiati, perché sono loro che tengono alto il prestigio del Vino di Frascati."

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