martedì 23 giugno 2009

FRASCATI ULTIMO ATTO




(www.enopress.it). "Recupero e caratterizzazioni dei vecchi genotipi presenti in vigneti storici dell’area di produzione del Frascati DOC" è il titolo del recente simposio tenutosi a Frascati nella prestigiosa sede di Villa Aldobrandini - Ha seguito l'evento Paolo Pellicciari che dal web ha inviato a Enopress il commento che segue.

Sono intervenuti relatori di spicco quali la Dr.ssa Marina Montedoro, il Prof. Angelo Costacurta dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, la Dr.ssa Simonetta Moretti, il Dott. Pasquale Diana,che hanno approfondito i temi in discussione, in modo esaustivo e con tanto di diapositive illustrative. Temi di sicuro interesse indirizzati ad agronomi ed enologi, piuttosto che a viticoltori.
Sconcertante eppure corretta la riflessione della Dr.ssa Montedoro sul fatto che quando si acquista un Frascati una volta è buono e una volta è cattivo, rilevando una spiccata mancanza di uniformità qualitativa. Già di questo Enopress ha trattato ampiamente.

La notizia più rilevante è la scoperta di un vitigno "sconosciuto" nell’area storica del Frascati.
Una notizia di grande rilievo e una novità non da poco nel panorama viticolo anche frascatano.Conoscendo il territorio, mi domando dove è stato trovato il vitigno "sconosciuto" in quale vigneto è collocato mi piacerebbe vederlo. Un vitigno di rilevanza notevole, piantato per caso, quasi la stessa storia del panettone.

L’occasione è stata propizia per degustare i vini prodotti dai vitigni recuperati e microvinificati nella cantina sperimentale di Velletri. A mio parere non hanno riscontrato il gradimento di molti dei presenti, un vino "insipido" al limite della dealcolizzazione. Peccato però che la sala dove si è tenuto il convegno era insonorizzata, e il rumore delle betoniere e delle ruspe che cominciano a estirpare vigneti non ha disturbato la riunione.

La domanda: a che serve tutto questo?
Nell’area del Frascati hanno cominciato a presentare domande di estirpazione per circa 100 ha in un totale cira 650 ha di vigneto nella provincia di Roma ne dovranno estirpare circa 2500 ettari stiamo solo all’inizio.

Nonostante tutto non si riesce ad affrontare il problema OCM vino. E’ notizia che l’assemblea del Consorzio Tutela Denominazione del Frascati ha approvato il disciplinare per ottenere il riconoscimento Docg. Riconoscimento a quanto pare difficile da ottenere perché la proposta non ha avuto il consenso unanime dell’assemblea. Non poteva non essere così, dal momento che nessun piano finanziario e stato elaborato per migliorare le condizioni economiche dei viticoltori.

E se approvato il progetto Docg i viticoltori dovranno adeguare i vigneti cambiando gli impianti sarà dura convincerli che dovranno investire per continuare ad arricchire le cantine imbottigliatrici con precedenti poco edificanti di cui le cronache specializzate ne hanno parlato ampiamente. Ricordo una mia riflessione di qualche hanno fa, quando ebbi ascrivere: " I nostalgici guardano al passato, gli inetti al presente, gli statisti al futuro". E mai come in questo caso il concetto è attinente. Dal primo agosto va in vigore l’Organizzazione Comunitaria del Mercato: Vino (O.C.M.) ispirato alla globalizzazione per cui tende ad appiattire e a standardizzare la produzione vinicola mondiale. Per questo abolisce le Doc e le Docg a meno di un intervento risolutivo per stoppare la Commissione UE, come nel caso del "Rosato". Che senso ha parlare di Docg?

E mia convinzione che ci sia molta attenzione da parte delle cantine imbottigliatrici all’ OCM.vino per l’opportunità che offre sul piano degli utili aziendali. E questo è il motivo del silenzio sull’OCM e non è escluso che proporre la Docg. sia un fatto depistante nella vicenda da Far West sul vino di Frascati e su i suoi terreni.

Paolo Pellicciari
tertullodoc@gmail.com

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