mercoledì 13 giugno 2012

QUALE EUROPA NELLA GLOBALIZZAZIONE

Di Paolo Pellicciari

L'Europa una realtà geografica, ma certo non politica. Mi ricordo quando Robert Schuman e Pietro Micara padri dell'Europa, pensavano una federazione di stati, con la stessa estrazione culturale classica espressa in lingue diverse. La libertà conquistata dopo la sanguinosa seconda guerra mondiale, la necessità di ricostruire sul piano sociale, culturale, e industriale, avevano creato le basi per una “potenza” che metteva “paura” all'America e alla Russia. Ero più che ragazzino e questi discorsi mi sono rimasti nella mente. Tornando a oggi che cosa è l'Europa? L'Europa è uno Stato non Stato con un Parlamento che non è un Parlamento, con una Moneta non Moneta, una sorta di “parassita democratico” che sta succhiando fasce di democrazia sempre più consistenti, e risorse economiche sempre più cospicue, atte a finanziare potenti lobby. In Europa ci sono 17 Stati sovrani nell'Euro Zona e 28 stati nell'Unione. Dunque 17-28 governi, 17-28 Parlamenti; 17-28 Corti Costituzionali; e soprattutto 17 o 28 Opinioni Pubbliche. Una sorta di torre di Babele costruita dalle lobby industriali e finanziarie a tutela dei loro interessi. L'economia viaggia veloce, mentre la politica va a rallentatore. Questo crea squilibri, intercontinentali incontrollati, con nuove problematiche, che si identificano con la Globalizzazione. Cinque anni fa si poteva legiferare in materia di scambi commerciali iniziando la scrittura delle leggi dell'economia globale. I governi occidentali erano liberi di prendere qualunque iniziativa, anche al World Economic Forum del 2008 a Davos, occasione per cominciare a nazionalizzare le banche cosa che non è avvenuta. La nazionalizzazione delle banche avrebbe ridato sovranità decisionale alla politica, invece i governi occidentali hanno passivamente scelto di fare quello a cui auspicava il sistema di potere della finanza e delle banche, acquistare tempo, far finta di niente, nel frattempo caricare sui debiti pubblici le perdite accumulate negli anni della finanza “Chemin de Fer” e poi continuare a speculare più di prima. Le “banche sistemiche” furono l'alibi per il salvataggio delle maggiori banche fallite, in quanto banche del “sistema” dell'economia moderna. La nazionalizzazione delle banche le avrebbe ricondotte nella vocazione tipicamente bancaria raccogliere risparmio e capitali per finanziare imprese, famiglie investimenti reali. In sintesi la nazionalizzazione avrebbe separato tra economia produttiva ed economia speculativa, evitando garanzie pubbliche per procedere verso un fallimento lasciando agli speculatori i rischi e i costi prodotti negli anni. In sintesi si è persa l'occasione politico-economica di agire alla radice della crisi, consentendo la continuazione in proprio del vecchio sistema deviato. La centralità politica della finanza e delle banche rispetto ai popoli, così si è sostituito il welfare sociale con il bank welfare a spese della collettività. Da alcune stime la bolla speculativa si aggirerebbe di 1,5 quadrilioni di dollari, equivalenti di 1,500.000 miliardi di dollari cifra astronomica. Così la quantità dei derivati sono tornati a crescere esponenzialmente, anche perché, le scommesse si sono spostate sui tassi d'interesse e sui titoli degli Stati. Stati che prima hanno salvato la finanza, e ora per ringraziamento ne vengono “divorati”. La speculazione mirata, riguarda il cibo, le derrate alimentari, infatti, con il calcolo della morte, causa disperazione alla disperazione dei paesi poveri, così la speculazione è rimasta sistemica, nelle banche sistematiche. Senza tener conto della “finanza ombra” che opera fuori da ogni controllo, con un volume pari alla metà di quella regolare. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nei paesi del G 20 entro il 2020 i debiti pubblici sono destinati a salire fino al 120% bruciando nel presente il futuro delle prossime generazioni. Il mondo occidentale aveva una una connotazione politica ed economica strutturata a partire con la Carta Atlantica del 1941 e poi con gli accordi di Bretton Woods del 1944. La politica e l'economia a braccetto nel processo economico globalizzato. Con il Gramm-leach-Bliley del 1999 che dispose la sostanziale abrogazione della vecchia legge Glass-Steagall del 1933 che vietava la commissione tra Banche Ordinarie, Banche d'Affari, e Assicurazioni così autorizzando le banche a mescolare credito, assicurazione e commercio, riducendo così le riserve a garanzia. Poi con l'approvazione, nel 2000, della legge sull'over-the-counter che legalizzo i “derivati”. La scelta di eliminare molte di dette regole, c'è stato un intenso processo politico, sistematicamente ispirato dall'idea che il mercato è infallibile. Un processo politico e legislativo che non si è fermato agli USA, ma si è esteso in tutto l'occidente creando l'asimmetria tra mercato globale e diritto locale. Un'asimmetria che ha aperto agli operatori finanziari vasti spazi speculativi nell'anonimia, aprendo grandi spazi di attività regolati in patria, ma deregolati e perciò impuniti. Comi si fa a condannare l'illecito se non c'è legge? O ancor peggio, si è aperto per attività posizionate dentro finte, pur tuttavia, internazionalmente, acriticamente e ipocritamente riconosciute. E' questo in particolare l'habitat, in cui ha preso forma e consistenza il cosiddetto shadow banking, la finanza ombra, parallela alla finanza ufficiale e spesso in realtà della stessa emanazione irregolare. L'idea che trasmette è quella dell'alchimia come religione rituale del nuovo capitalismo. Come Faust e Mefistofele creano l'argent, così la bulimia di ricchezza tipica e propria della nuova tecnofinanza la fa uscire dal limitato dominio della realtà fisica, davvero troppo piccola rispetto all'avidità, alla voglia di profitto degli operatori, e perciò tende a elevarla, iperbolica e velleitaria verso l'infinito. Così non parleremo più della fame nel mondo, ma della fame del mondo 12/06/2012

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