mercoledì 8 febbraio 2012

MISERIA E NOBILTA'

Data di inserimento: martedì 31 gennaio 2012
"MISERIA E NUOVA NOBILTA'"
GLI ECONOMISTI NON SONO MAI STATI GRANDI STATISTI
(www.enopress.it). Di questi tempi, c’è un gran parlare dei problemi della finanza, della crisi economica, dell'Eurozona i più disparati giudizi sulla manovra finanziaria "lacrime e sangue" per tutti. Enaudi, sosteneva che, in tempi di crisi l'imposizione fiscale va ridotta, per consentire al volano dell'economia di riprendere il ritmo ottimaleBe! "Quasi tutti". "Esclusi", burocrati, banchieri politici, "costituenti" la nuova NOBILTA'. Non a caso si potrebbe identificare il titolo nobiliare con i gradi dei funzionari pubblici. Da Barone a Principe" da Dirigente Comunale a Dirigente Generale dello Stato, Il massimo titolo della neo NOBILTA' Presidente di Banca. E i politici? Loro sono una "Casta". Il rovescio della medaglia sono i dibattiti e gli spot televisivi, che ci martellano tutti i giorni con una cadenza ormai assillante, sulla presunta evasione fiscale identificata con "feroci" acari parassiti. Mi domando, i nuovi "Nobili" con quale "animale" si potrebbero identificare? Dibattiti e spot televisivi guarda caso, mirati ad addebitare la presunta evasione fiscale al "ceto medio" composto da piccoli imprenditori, destinati "all'estinzione" additati come "evasori fiscali" a prescindere. Non c'è dubbio, che si è instaurato un "regime di laica inquisizione fiscale" che ha gettato i piccoli imprenditori nel "terrore" del fisco che, come leggiamo dai giornali "espropriano" addirittura i beni di aziende creditrici dello stato. Il tutto camuffato dal "saio dell'equità". Si va bene ma quale equità? Diceva Maffeo Pantaleoni, Ministro delle finanze nel 1919, Chiunque può inventare e imporre tasse. L'abilità consiste ne ridurre le spese, fornendo servizi efficienti corrispondenti all'importo delle tasse pagate. Nel mio ultimo articolo, non a caso, ho citato Luigi Enaudi, certamente uno dei migliori economisti del 900. Enaudi, sosteneva che, in tempi di crisi l'imposizione fiscale va ridotta, per consentire al volano dell'economia di riprendere il ritmo ottimale. Carlo Magno insegna. All'epoca l'incidenza dei tributi era diventata insopportabile tanto che il popolo passò dalla protesta al "silenzio" Carlo Magno si allarmò e decise di "aprire i granai" per "sfamare" i sui sudditi.Nel 1971 viene fondata la CARITAS per volere di Paolo VI, per opera di Giovanni Nervo nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II, "una sorta di sussistenza" per aiutare i possibili nuovi poveri causati dal previsto cambio di politica economica, che da li a poco si sarebbe attuata. Così venne istituita l'IVA con Decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972 n. 633 lo Stato comincia in modo incisivo a tassare oltre al reddito, anche i consumo. L'I.V.A. È una tassa emanata in sostituzione dell'IGE ( Imposta Generale sull'Entrate ) una imposizione comunale identificata con una sorta di dazio per le "importazioni" di merci all'interno del territorio comunale. L'IVA segna il passaggio piuttosto traumatico alla tassazione sui consumi che causò una lievitazione dei prezzi a causa dell'aumento della tassazione dal 3% dell'IGE al 12% dell'IVA. Una tassa che sconvolse il sistema produttivo di allora, molte attività artigianali chiusero bottega. Si perdettero per sempre botteghe artigianali di grande pregio, con competenze irripetibili, accumulate nei secoli, sparite in un baleno. Doratori, ebanisti, intarsiatori, fabbri, decoratori, ecc. ridotti a "guidare" gli autobus della Stefer. I piccoli commercianti furono additati all'opinione pubblica come "affamatori" del popolo responsabili dell'aumento dei prezzi causati dall'introduzione dell'IVA. Si assistette ad un atto poco etico da parte della politica di allora, che non si assunse le responsabilità che gli competevano. Così otre al reddito si comincia a tassare in modo evidente anche il consumo. Non solo con l'istituzione dell'IVA comincia anche la cementificazione selvaggia a causa delle erogazione di trasferimenti statali ai Comuni basate sul numero dei cittadini residenti.Come la classe politica non si assunse le responsabilità nel cambio di moneta dalla Lira all'Euro che ha prodotto un'inflazione del 50% Come oggi gli evasori sono i piccoli distributori perseguiti dalla grande distribuzione per accaparrarsi il monopolio totale del mercato.La storia si ripeteAnche oggi continua la campagna mediatica contro i piccoli commercianti responsabili dell'evasione fiscale. Ma della chiusura dei centri storici? Delle isole pedonali? Dei parcheggi a pagamento? E tutti i soldi che si spendono per realizzare strade di collegamento per i centri commerciali? Nessuno ne parla.Con l'istituzione dell'IVA, si innescata la procedura di impoverimento del ceto medio che è destinato a scomparire visto il carico fiscale ormai insopportabile a cui è soggetto. Il ceto medio sempre più impoverito per favorire le concentrazioni economiche, se non monopolistiche, con la scusa di un debito pubblico senza fine, basato su sperperi e mal costume politico-amministrativo che hanno creato di fatto, burocrati i banchieri e i politici, sempre più ricchi a scapito di un popolo sempre più povero. Dall'epoca, ad oggi, l'IVA è pressoché raddoppiata questo sicuramente fermerà i consumi con un sensibile aumento del bacino dei disoccupati e dei poveri. L'autore "Anonimo" nel 1975 scrive "I Soldi in Paradiso" che preannunciava la nascita di un possibile clericalismo economico prevedendo tutti gli eventi che poi si sono succeduti. Ma mentre di finanza si discute e scrive molto poco e mal volentieri, si parla di economia reale e soprattutto del processo, la delocalizzazione che il trascorso ventennio l’ha caratterizzata . Quel poco che si dice, di solito è quanto viene raccontato da commentatori che si fanno una loro idea del fenomeno, e che non sempre corrisponde pienamente alla realtà. Economisti di ogni livello, commentatori dei mass media, che man mano diventano più consapevoli di quale disastro stiamo vivendo, ci propinano le loro dotte disquisizioni, ci raccontano notizie ormai quotidiane della finanza globalizzata, normalmente con il senno di poi. Argomenti in discussione in ogni luogo di aggregazione, i discorsi si susseguono a ritmo sempre più incalzante. Se ci pensiamo bene, mai è accaduta una simile situazione, in cui tutti percepiscono di essere coinvolti in un processo di grandi cambiamenti, che si può considerare certamente epocale di cui non si intravede la fine e che tipo vita aspetta i nostri figli. Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non quello che trova. Tornando alla manovra Monti non c'è dubbio che colpisce sia il "Consumo che il Reddito" creando una sorta di bilancia virtuale del sistema fiscale, senza oscillazioni. Nella fattispecie la Manovra Fiscale varata da Monti tende ad "opprimere" tutto il sistema fiscale il Reddito, il Consumo e l'Alloggio. Senza tener conto di tutte le miriadi di imposte che orbitano intorno al sistema fiscale "periferico".Sarebbe stato più logico istituire il "fiscometro" piuttosto che il "redditometro", ovvero, tassare i cittadini in base alle "tasse" che pagano e non al reddito. La manovra Monti eredita politiche economiche che vengono da passato Ma non ha additato all'opinione pubblica, quei politici che hanno causato questo sfacelo economico a partire dalla "gita" sul Britannia. Si continua però, con la politica delle "liberalizzazioni" si ha tutta la sensazione che sia il colpo di grazia al ceto medio ovvero eliminando dell'individualimo produttivo e intellettuale, Vedi tassisti, avvocati, farmacisti, (5000 farmacie in più per 5000 supermercati) notai e piccoli commercianti. Certo sicuramente si "risolverà il debito pubblico".Dice l'ex Ministro delle Finanze Vincenzo Visco: L'Italia non ha ridotto il debito pubblico? Colpa anche del centrosinistra «perché ha dovuto tenere conto dei sindacati, dei comuni, delle regioni». La patrimoniale? «Dà scarsi risultati». L’euro? «Merkel e Sarkozì mandano a picco l’economia».Non c'è dubbio che l'immobilismo politico Europeo potrebbe aprire nuovi scenari nel panorama economico mondiale.Già alcune banche a livello mondiale, stanno prendendo iniziative per ritornare ad effettuare transazioni in vecchie valute tra cui la Lira, Dracma, ed Escudo. Secondo il "Wall Street Journal" le banche hanno già contattato Swift, l'azienda belga che gestisce i sistemi per le transazioni finanziarie internazionali, per avere la tecnologia e i codici necessari. Quali scenari ci saranno se uscisse L'Italia dall'Euro? Che avessimo fatto tanti sacrifici per nulla? La globalizzazione dell’economia che stiamo vivendo, è certamente il fenomeno che ha alterato le vecchie regole in modo incisivo. Molti ne stanno traendo grandi vantaggi, mentre altri invece subiscono la situazione e gli effetti negativi senza sapere cosa fare o compiendo errori che poi si dimostrano fatali. In generale, a fronte di alcuni paesi che stanno ancora vivendo uno incredibilmente rapida ascesa economica, grazie alla loro competitività, ve ne sono altri che stanno subendo il proprio declino perché, si dice, hanno perso la loro competitività. Delocalizzazioni e multinazionaliLa delocalizzazione produttiva è diventata, non da molto, anch’esso un concetto abbastanza chiaro e ben acquisito nell’occidente sviluppato, area in cui l’economia reale si sta riducendo complessivamente sempre di più. Ormai quasi ogni nostro cittadino si rende conto di quali disastri abbia già provocato, e stia provocando, ogni giorno di più, tanto che se ne parla ovunque senza la cognizione del problema e pensare che in cinque anni sono stati persi 700.000 posti di lavoro e nessuno se ne preoccupa. Diverso, il caso delle multinazionali della produzione e della distribuzione, grandi e piccole. In queste realtà non c’è la figura dell’imprenditore identificato con la società, invece avviene attraverso organismi societari e manager, che hanno l’unico obiettivo di fare profitto, questi manager non sono legati al territorio, alla storia dell’azienda e quindi non hanno remore mentali e affettive che li possano frenare o deviare dall’obiettivo del guadagno. La grande distribuzione a livello mondiale fattura circa sei milioni di miliardi di dollari, con un incremento medio de 10% annuo riferito alle prime 100 catene distributive. (ndr)Le multinazionali della distribuzione si sono accaparrate la gran parte delle quote del mercato in tante parti del mondo. E' difficile pensare che non ci sia il "connubio" con la politica. Queste realizzano il massimo profitto con una buona organizzazione della distribuzione e dell’approvvigionamento dei prodotti ma, soprattutto, minimizzando i costi di acquisto e massimizzando quelli di vendita. La strategia è quella di produrre e comprare a basso prezzo e vendere nelle aree con elevata disponibilità di denaro e propensione al consumo. Per fare ciò, hanno ormai miriadi di agenti a loro collegati, che girano tutte le aree del globo, per cercare il luogo dove c’è chi potrebbe produrre o andare a produrre prodotti a costo sempre più basso. Poi ci domandiamo perché Veronesi ci dice che i tumori vengono per quel che mangiamo.La grande distribuzione è così potente che opera in modo sovranazionale questo è sancito dalle norme europee confermate dalla Corte di Giustizia Europea con una sentenza che da "torto" alla Spagna che aveva regolamentato l'insediamento dei supermercati in relazione al numero degli abitanti. Da qui la crisi irreversibile dell'agricoltura a causa dalle quantità di merci distribuite e alla multi nazionalità produttiva. La liberalizzazione dei commerci internazionali secondo le regole del WTO, è avvenuta senza stabilire per i paesi aderenti, analoghe regole e comportamenti da rispettare in materia di libera circolazione dei capitali e delle merci. I nostri statisti non hanno capito che la feroce concorrenza sta impoverendo sempre di più i cittadini del mondo in un appiattimento economico globale. Ritengo necessario ripristinare i diritti doganali, il controllo alle frontiere per il controllo dei flussi migratori. Questo per mantenere il livello decoroso del benessere dei cittadini. Quando si parla di globalizzazione, consiglio di prendere un mappamondo, e cercare l'Italia, ci accorgerà che è uno "scoglio" in mezzo al mediterraneo. Ma su questo scoglio c'è arte, storia, cultura, sole, mare, panorami, eccellenze alimentari, agricole e vinicole, ma nessuno si rende conto che stiamo distruggendo un patrimonio unico che ci potrebbe portare alla "catastrofe" economica.Paolo Pellicciari

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