di Giancarlo Panarella e Paolo Pellicciari
"Roma vetrina
d'eccellenza" per la promozione e la diffusione dei prodotti tipici del
Lazio - Inaugurato oggi nel Museo di Palazzo Braschi l'articolato
programma di eventi nel centro storico della Capitale, organizzato
dall'Arte dei Vinattieri e dalle Botteghe storiche dell'artigianato
romano
(www.enopress.it). Inaugurata oggi a Palazzo Braschi "Calici
Eccellenti", una vetrina d'eccellenza che è stata individuata dall' Arte
dei Vinattieri (enoteche aderenti al consorzio CO.VI.RO.) e dall'
Associazione Botteghe storiche Roma, in collaborazione con:le aziende
vitivinicole partecipanti, Le vigne del Lazio, l'Associazione esercenti
pubblici esercizi, l'Accademia della cultura enogastronomica,
Associazione uliveti del Lazio, Consorzio Vino Chianti, Enopress on-line
(comunicazione).
Ideatore e animatore della manifestazione è il presidente dell' Arte dei Vinattieri Claudio Arcioni,
la cui famiglia festeggia quest'anno l'80.mo anniversario del
Centrovini Arcioni che ha guidato lo sviluppo della più moderna e
qualificata offerta di vini e specialità nella Capitale. L'iniziativa di
Claudio Arcioni ha incontrato un complimento assai significativo dal
presidente della Commissione Attività Produttive della Regione Lazio, Francesco Saponaro,
il quale lo ha definito "imprenditore culturale" cui le autorità
pubbliche debbono riconoscere un'alta capacità nella pluriennale azione
promozionale svolta a favore del vino italiano.
Arcioni, appassionato cultore del vino, ha sempre dedicato una
forte attenzione culturale all'azione promozionale, svolta affiancando
la presentazione dei vini ad iniziative presso università, musei ed
accademie culturali. Importante anche l'attenzione dedicata agli
abbinamenti dei vini all'enogastronomia romana.
La manifestazione nel corso degli anni è andata a ritagliarsi una
posizione di assoluto rilievo, diventando una efficace vetrina per i
produttori vinicoli, nonché una passerella gradita al grande pubblico,
agli enoappassionati, ma anche ai molti turisti sempre più numerosi e
interessati alle bellezze della Città Eterna.
Quale migliore stage della Roma monumentale, della città che richiama
ogni anno milioni di visitatori da tutto, per un numero che supera
quello di alcuni Paesi europei messi assieme? Quale migliore
palcoscenico di quello offerto a pellegrini e credenti dai riti della
città papale? E' in questo spettacolare contesto che si colloca
l'appuntamento organizzato dall'Arte dei Vinattieri che si propone così
al centro del panorama degli eventi vitivinicoli italiani per l'estate.
Una vetrina d'eccellenza
Un'intera città quale palcoscenico ideale per efficaci manifestazioni
promozionali, non solo verso il pubblico capitolino, ma anche verso
quello dei numerosi visitatori stranieri interessati e spesso
affascinati dalle diverse declimazioni dell'enogastronomia di qualità.
Il programma di eventi e degustazioni nel Centro Storico
Non
solo enoteche: molte Degustazioni sono in programma anche presso
artigiani e botteghe storiche, nel centro storico di Roma, nei rioni
Parione, Ponte e Regola; al Museo di Roma Palazzo Braschi per l'odierno
'brindisi inaugurale' caratterizzato dalla partenza di 10 ragazze in
bicicletta che distribuiranno nei rioni le mappe dove si svolgeranno le
degustazioni e l'esposizione di strumenti e dei prodotti degli
artigiani.
E ancora: a Piazza San Simone Degustazione in banchi
d'assaggio, Salotto in piazza, esposizione di mobili d'antiquariato a
cura dei negozi di via dei Coronari Concerto a cura del Conservatorio di
Santa Cecilia; a Piazza Farnese Banco d'assaggio Consorzio Vino
Chianti, Selezione di vino Chianti "Un rosso fresco per l'estate"; a Via
dell'Orso e vie limitrofe, tra le botteghe artigiane con lavorazioni e
mostra di opere realizzate dai maestri artigiani delle botteghe
storiche; e, infine Salotto artistico letterario con consultazione di
volumi, testi e saggi a Piazza della Moretta.
Nei giorni scorsi Enopress ha invocato per Roma un ritorno agli anni
di grande attività culturale, di somma produzione artistica
caratterizzata anche da un cinema che aveva diffuso nel mondo immagini,
luoghi e personaggi indimenticabile. Roma stage della migliore
cinematografia, laboratorio delle arti e dell'artigianato, della
canzone, dei richiami attorno a una fontana, la Fontana di Trevi in cui
lanciare una moneta e sognare un ritorno.
Arrivederci Roma, dunque
con i suoi ritrovi tipici, con il suo vino, il 'Vino di Roma'. Ancora
una volta nel 'negozio accanto', nelle botteghe che le danno vita e
colore. Non solo sterili elenchi cartacei dedicati a burocratiche
denominazioni, ma il vino a Roma e il Vino di Roma quali partecipi delle
diverse espressioni dei valori del territorio e della Città che non
solo è Caput Mundi, ma anche Caput Vini. Interi territorio che si
rigenerano nell'innovazione, nel consumo consapevole, nel marketing, in
quella paziente ricerca che ha aperto intere provincie a sperimentazioni
e nuovi vitigni. Capace di investire fiduciosa nel futuro. Un modo di
pensare giovane che crei entusiasmo nelle giovani generazioni, mettendo
da parte le sterili frizioni tra quegli enti territoriali deputati alla
promozione e alla tutela dei nostri vini e dell'agroalimentare.
L'intento dell'evento è anche quello di salvaguarda un ricco tessuto
urbano, fatto di tradizioni centenarie e di storia che rischia
letteralmentedi scomparire nella sorda battaglia condotta dalle nuove
forme della grande distribuzione chje allontanano il commercio
tradizionale dai centri urbani, minacciando di silenziare quella
vitalità di cui, appunto, il centro di Roma è testimonianza giornaliera.
Un indirizzo che, in mancanza di una adeguata programmazione
istituzionale per le attività commerciali, rischia di condannare al
vuoto dell'essere la Città. Allora, alle migliaia e milioni di
cittadini, di giovani, di turisti non resterebbe che tentare una
spedizione notturna in uno sperduto outlet oltre il raccordo o ad un
iper pronti a riprodurre Colosseo e Terme in cartapesta, e un Campo de'
Fiori sponsorizzato da una multinazionale dell'agroalimentare
La
chiusura di molte attività sarebbe una gravissima perdita per il centro
della nostra, così come di tutte le città. Programmi culturali e di
intrattenimento concertati tra le istituzioni e le associazioni di
categoria, assieme a lungimiranti politiche del commercio, potrebbero
ovviare all'annunciata perdita di identità urbana. Una battaglia già
avviata all'insegna del "Negozio Accanto", prezioso servizio a km.0 per la cittadinanza.
Roma
una capitale certamente unica al mondo, per i suoi scenari
architettonici di grande pregio artistico paesaggistico. Ogni angolo è
un'opera d'arte, ogni piazza diversa intrisa di storia. La fusione tra
il passato remoto e quello prossimo da la sensazione di assistere ad un
cambio di scena continuo che fanno di Roma una città particolare, frutto
di una evoluzione culturale sviluppatasi nel tempo, quale città
cosmopolita per eccellenza. L'evoluzione etnica residenziale romana, ha
contribuito alla selezione degli alimenti che sono la radice della
cucina romana. Non c'è dubbio che la cucina romana, è la selezione di
varie ricette provenienti dalle diverse etnie che si sono succedute
dall'antica Roma ad oggi. Non ci scandalizziamo se oggi vediamo nella
ristorazione etnica anche il Kebab. I puristi arriccerebbero il naso, ma
sul piano turistico potrebbe rilevarsi una grande risorsa per la
completezza dell'offerta turistico culinario che offre la città.
Da quel che risulta, Roma ospita circa 25 milioni di turisti l'anno.
Un bel numero non c'è dubbio. Con un forte incremento del 6 per cento
anche per lo scorso mese di maggio, eppure assai poco viene fatto per
rinnovare verso questo turismo l'affascinante 'favola', il mito della
Città di Arrivederci Roma.
Non solo monumenti
Peraltro Roma non è solo monumenti o opere d'arte, Roma è famosa per
la sua cucina, per le sue stornellate interpretate da Claudio Villa che
rappresentava la colonna sonora della Roma di Trastevere. Gli faceva eco
Renato Rascel con le fettuccine e vino dei castelli nella storica
trattoria Squarciarelli, citata nella sua "Arrivederci Roma" che
invidiava i turisti che arrivavano per visitare la città eterna. Che
cosa rimarrà di tutto questo? Sarà difficile conservare la tradizione
romana, con il decentramento commerciale in atto ormai da tempo. Al
centro dell'azione politica ci deve essere la conservare della storia e
la cultura di Roma? Dobbiamo dare merito alle associazioni culturali che
con la loro vivacità intellettuale propongono manifestazioni di rilievo
per tenere vivo lo spirito culturale della città di Roma. Associazioni
che soffrono a promuovere i loro prodotti. Spesso, i conflitti
burocratici e l'intreccio delle competenze, impediscono lo sviluppo
propositivo delle varie iniziative finalizzate alla promozione dei
prodotti tipici del Lazio. "Chi non è capace a guadagnar soldi, non è
capace a spenderli". Questo adagio calza con i comportamenti della
classe politica. Più è scadente la classe politica e più è "decadente"
la Città, Come sta cambiando Roma? Sta cambiando di pari passo con la
classe politica, I "politici" non sono più organo rappresentativo dei
cittadini, ma spesso si possono paragonare a dipendenti di una virtuale
rappresentanza di un'azienda "invisibile" dove si potrebbero celare
"Lobby" potenti, che condizionano l'attività amministrativa dei Comuni,
anche a scapito degli interessi dei cittadini. In sintesi, nonostante
l'aumento turistico, non si riesce a vendere in modo significativo i
prodotti tipici del Lazio.
Anche il settore vinicolo soffre di questo stato di cose, nonostante
due Enoteche pubbliche, una Regionale e una Provinciale collocate in
punti strategici e di grande pregio commerciale. E' evidente la
necessità di riorganizzare i flussi turistici indirizzandoli al centro
del sistema tipico romano, formato dalla Piccola Distribuzione Storica,
composta da Enoteche, Botteghe Storiche, i Pubblici Esercizi, la
Ristorazione, La Gastronomia unito alla parte monumentale-museale della
città.
In sintesi manca un "Potente Assessorato al Turismo. C'è
necessità di nuova progettualità che, all'insegna di storia e cultura,
rilanci il tessuto produttivo e sociale dell'intera regione e la sua
immagine nel mondo.
Non a caso il presidente della Commissione Attività Produttive della
Regione Lazio, Francesco Saponaro ha riconosciuto nell'evento
"un'occasione valida per affermare il valore della qualità del Made in
Roma e nel Lazio in un singolare abbinamento tra gli storici artigiani
della capitale e in non meno storici locali dei 'vinattieri' i cui
lontani progenitori erano associati nella confraternmita che aveva sede a
Palazzo della Cancelleria, tra Campo de'Fiori e Piazza Navona, i centro
attorno al quale si irradiano a raggiera le storiche botteghe romane"..
Non a caso stage dell'evento è la Roma monumentale, la città che
richiama ogni anno milioni di visitatori da tutto, per un numero che
supera quello di alcuni Paesi europei. Quale migliore palcoscenico di
quello offerto a pellegrini e credenti dai riti della città papale? E'
in questo spettacolare contesto che si colloca l'appuntamento, che si
propone così al centro del panorama degli eventi per l'estate.
La
manifestazione nel corso degli anni ha confermato il suo indirizzo
promozionale e culturale in grado di esaltare le iniziative produttive e
commerciali, ma anche il suo carattere di efficace vetrina delle realtà
cittadine e regioanli, nonché passerella gradita alla cittadinanza e ai
turisti.
"Roma, tiene a sottolineare Francesco Saponaro, è anche uno dei
principali mercati italiani, tra i più importanti del continente, tanto
da essere considerato il palcoscenico ideale per efficaci manifestazioni
promozionali, non solo verso il pubblico capitolino, ma anche verso
quello dei numerosi visitatori stranieri interessati e spesso
affascinati dalle diverse declimazioni dell'enogastronomia di qualità,
che rappresenta il goloso corollario dell'evento".
giovedì 21 giugno 2012
mercoledì 13 giugno 2012
QUALE EUROPA NELLA GLOBALIZZAZIONE
Di Paolo Pellicciari
L'Europa una realtà geografica, ma certo non politica. Mi ricordo quando Robert Schuman e Pietro Micara padri dell'Europa, pensavano una federazione di stati, con la stessa estrazione culturale classica espressa in lingue diverse. La libertà conquistata dopo la sanguinosa seconda guerra mondiale, la necessità di ricostruire sul piano sociale, culturale, e industriale, avevano creato le basi per una “potenza” che metteva “paura” all'America e alla Russia. Ero più che ragazzino e questi discorsi mi sono rimasti nella mente. Tornando a oggi che cosa è l'Europa? L'Europa è uno Stato non Stato con un Parlamento che non è un Parlamento, con una Moneta non Moneta, una sorta di “parassita democratico” che sta succhiando fasce di democrazia sempre più consistenti, e risorse economiche sempre più cospicue, atte a finanziare potenti lobby. In Europa ci sono 17 Stati sovrani nell'Euro Zona e 28 stati nell'Unione. Dunque 17-28 governi, 17-28 Parlamenti; 17-28 Corti Costituzionali; e soprattutto 17 o 28 Opinioni Pubbliche. Una sorta di torre di Babele costruita dalle lobby industriali e finanziarie a tutela dei loro interessi. L'economia viaggia veloce, mentre la politica va a rallentatore. Questo crea squilibri, intercontinentali incontrollati, con nuove problematiche, che si identificano con la Globalizzazione. Cinque anni fa si poteva legiferare in materia di scambi commerciali iniziando la scrittura delle leggi dell'economia globale. I governi occidentali erano liberi di prendere qualunque iniziativa, anche al World Economic Forum del 2008 a Davos, occasione per cominciare a nazionalizzare le banche cosa che non è avvenuta. La nazionalizzazione delle banche avrebbe ridato sovranità decisionale alla politica, invece i governi occidentali hanno passivamente scelto di fare quello a cui auspicava il sistema di potere della finanza e delle banche, acquistare tempo, far finta di niente, nel frattempo caricare sui debiti pubblici le perdite accumulate negli anni della finanza “Chemin de Fer” e poi continuare a speculare più di prima. Le “banche sistemiche” furono l'alibi per il salvataggio delle maggiori banche fallite, in quanto banche del “sistema” dell'economia moderna. La nazionalizzazione delle banche le avrebbe ricondotte nella vocazione tipicamente bancaria raccogliere risparmio e capitali per finanziare imprese, famiglie investimenti reali. In sintesi la nazionalizzazione avrebbe separato tra economia produttiva ed economia speculativa, evitando garanzie pubbliche per procedere verso un fallimento lasciando agli speculatori i rischi e i costi prodotti negli anni. In sintesi si è persa l'occasione politico-economica di agire alla radice della crisi, consentendo la continuazione in proprio del vecchio sistema deviato. La centralità politica della finanza e delle banche rispetto ai popoli, così si è sostituito il welfare sociale con il bank welfare a spese della collettività. Da alcune stime la bolla speculativa si aggirerebbe di 1,5 quadrilioni di dollari, equivalenti di 1,500.000 miliardi di dollari cifra astronomica. Così la quantità dei derivati sono tornati a crescere esponenzialmente, anche perché, le scommesse si sono spostate sui tassi d'interesse e sui titoli degli Stati. Stati che prima hanno salvato la finanza, e ora per ringraziamento ne vengono “divorati”. La speculazione mirata, riguarda il cibo, le derrate alimentari, infatti, con il calcolo della morte, causa disperazione alla disperazione dei paesi poveri, così la speculazione è rimasta sistemica, nelle banche sistematiche. Senza tener conto della “finanza ombra” che opera fuori da ogni controllo, con un volume pari alla metà di quella regolare. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nei paesi del G 20 entro il 2020 i debiti pubblici sono destinati a salire fino al 120% bruciando nel presente il futuro delle prossime generazioni. Il mondo occidentale aveva una una connotazione politica ed economica strutturata a partire con la Carta Atlantica del 1941 e poi con gli accordi di Bretton Woods del 1944. La politica e l'economia a braccetto nel processo economico globalizzato. Con il Gramm-leach-Bliley del 1999 che dispose la sostanziale abrogazione della vecchia legge Glass-Steagall del 1933 che vietava la commissione tra Banche Ordinarie, Banche d'Affari, e Assicurazioni così autorizzando le banche a mescolare credito, assicurazione e commercio, riducendo così le riserve a garanzia. Poi con l'approvazione, nel 2000, della legge sull'over-the-counter che legalizzo i “derivati”. La scelta di eliminare molte di dette regole, c'è stato un intenso processo politico, sistematicamente ispirato dall'idea che il mercato è infallibile. Un processo politico e legislativo che non si è fermato agli USA, ma si è esteso in tutto l'occidente creando l'asimmetria tra mercato globale e diritto locale. Un'asimmetria che ha aperto agli operatori finanziari vasti spazi speculativi nell'anonimia, aprendo grandi spazi di attività regolati in patria, ma deregolati e perciò impuniti. Comi si fa a condannare l'illecito se non c'è legge? O ancor peggio, si è aperto per attività posizionate dentro finte, pur tuttavia, internazionalmente, acriticamente e ipocritamente riconosciute. E' questo in particolare l'habitat, in cui ha preso forma e consistenza il cosiddetto shadow banking, la finanza ombra, parallela alla finanza ufficiale e spesso in realtà della stessa emanazione irregolare. L'idea che trasmette è quella dell'alchimia come religione rituale del nuovo capitalismo. Come Faust e Mefistofele creano l'argent, così la bulimia di ricchezza tipica e propria della nuova tecnofinanza la fa uscire dal limitato dominio della realtà fisica, davvero troppo piccola rispetto all'avidità, alla voglia di profitto degli operatori, e perciò tende a elevarla, iperbolica e velleitaria verso l'infinito. Così non parleremo più della fame nel mondo, ma della fame del mondo
12/06/2012
L'Europa una realtà geografica, ma certo non politica. Mi ricordo quando Robert Schuman e Pietro Micara padri dell'Europa, pensavano una federazione di stati, con la stessa estrazione culturale classica espressa in lingue diverse. La libertà conquistata dopo la sanguinosa seconda guerra mondiale, la necessità di ricostruire sul piano sociale, culturale, e industriale, avevano creato le basi per una “potenza” che metteva “paura” all'America e alla Russia. Ero più che ragazzino e questi discorsi mi sono rimasti nella mente. Tornando a oggi che cosa è l'Europa? L'Europa è uno Stato non Stato con un Parlamento che non è un Parlamento, con una Moneta non Moneta, una sorta di “parassita democratico” che sta succhiando fasce di democrazia sempre più consistenti, e risorse economiche sempre più cospicue, atte a finanziare potenti lobby. In Europa ci sono 17 Stati sovrani nell'Euro Zona e 28 stati nell'Unione. Dunque 17-28 governi, 17-28 Parlamenti; 17-28 Corti Costituzionali; e soprattutto 17 o 28 Opinioni Pubbliche. Una sorta di torre di Babele costruita dalle lobby industriali e finanziarie a tutela dei loro interessi. L'economia viaggia veloce, mentre la politica va a rallentatore. Questo crea squilibri, intercontinentali incontrollati, con nuove problematiche, che si identificano con la Globalizzazione. Cinque anni fa si poteva legiferare in materia di scambi commerciali iniziando la scrittura delle leggi dell'economia globale. I governi occidentali erano liberi di prendere qualunque iniziativa, anche al World Economic Forum del 2008 a Davos, occasione per cominciare a nazionalizzare le banche cosa che non è avvenuta. La nazionalizzazione delle banche avrebbe ridato sovranità decisionale alla politica, invece i governi occidentali hanno passivamente scelto di fare quello a cui auspicava il sistema di potere della finanza e delle banche, acquistare tempo, far finta di niente, nel frattempo caricare sui debiti pubblici le perdite accumulate negli anni della finanza “Chemin de Fer” e poi continuare a speculare più di prima. Le “banche sistemiche” furono l'alibi per il salvataggio delle maggiori banche fallite, in quanto banche del “sistema” dell'economia moderna. La nazionalizzazione delle banche le avrebbe ricondotte nella vocazione tipicamente bancaria raccogliere risparmio e capitali per finanziare imprese, famiglie investimenti reali. In sintesi la nazionalizzazione avrebbe separato tra economia produttiva ed economia speculativa, evitando garanzie pubbliche per procedere verso un fallimento lasciando agli speculatori i rischi e i costi prodotti negli anni. In sintesi si è persa l'occasione politico-economica di agire alla radice della crisi, consentendo la continuazione in proprio del vecchio sistema deviato. La centralità politica della finanza e delle banche rispetto ai popoli, così si è sostituito il welfare sociale con il bank welfare a spese della collettività. Da alcune stime la bolla speculativa si aggirerebbe di 1,5 quadrilioni di dollari, equivalenti di 1,500.000 miliardi di dollari cifra astronomica. Così la quantità dei derivati sono tornati a crescere esponenzialmente, anche perché, le scommesse si sono spostate sui tassi d'interesse e sui titoli degli Stati. Stati che prima hanno salvato la finanza, e ora per ringraziamento ne vengono “divorati”. La speculazione mirata, riguarda il cibo, le derrate alimentari, infatti, con il calcolo della morte, causa disperazione alla disperazione dei paesi poveri, così la speculazione è rimasta sistemica, nelle banche sistematiche. Senza tener conto della “finanza ombra” che opera fuori da ogni controllo, con un volume pari alla metà di quella regolare. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nei paesi del G 20 entro il 2020 i debiti pubblici sono destinati a salire fino al 120% bruciando nel presente il futuro delle prossime generazioni. Il mondo occidentale aveva una una connotazione politica ed economica strutturata a partire con la Carta Atlantica del 1941 e poi con gli accordi di Bretton Woods del 1944. La politica e l'economia a braccetto nel processo economico globalizzato. Con il Gramm-leach-Bliley del 1999 che dispose la sostanziale abrogazione della vecchia legge Glass-Steagall del 1933 che vietava la commissione tra Banche Ordinarie, Banche d'Affari, e Assicurazioni così autorizzando le banche a mescolare credito, assicurazione e commercio, riducendo così le riserve a garanzia. Poi con l'approvazione, nel 2000, della legge sull'over-the-counter che legalizzo i “derivati”. La scelta di eliminare molte di dette regole, c'è stato un intenso processo politico, sistematicamente ispirato dall'idea che il mercato è infallibile. Un processo politico e legislativo che non si è fermato agli USA, ma si è esteso in tutto l'occidente creando l'asimmetria tra mercato globale e diritto locale. Un'asimmetria che ha aperto agli operatori finanziari vasti spazi speculativi nell'anonimia, aprendo grandi spazi di attività regolati in patria, ma deregolati e perciò impuniti. Comi si fa a condannare l'illecito se non c'è legge? O ancor peggio, si è aperto per attività posizionate dentro
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