sabato 18 febbraio 2012

LETTTERA APERTA A MONTI

Lettera aperta a Monti da collega bocconiano: Accanimento su incassi e non su uscite è deleterio.
Pubblicato da Imola Oggi NEWS, POLITICA feb 17, 2012

Caro professor Monti,
mi permetto di scriverle in nome della nostra vecchia colleganza universitaria, per essere stati entrambi assistenti alla Bocconi, lei del professor Innocenzo Gasparini e io del Rettore dell’università, professor Giordano Dell’Amore e avere vinto la cattedra nello stesso anno, il 1975. Lei considera l’Agenzia delle Entrate come un’istituzione amica, poiché impegnata a far pagare le tasse agli italiani e recuperare 10/15 miliardi di euro di evasione fiscale. La considera amica poiché lei è impegnato nello sforzo di ridurre o eliminare al più presto il deficit pubblico annuale e per questa via ridurre la consistenza del debito pubblico.
In realtà le cose vanno diversamente.
L’Agenzia delle Entrate, è vero, cerca di far pagare più tasse agli italiani anche se il rapporto fra le entrate tributarie (o pressione fiscale) e il Pil è il più alto del mondo, per cui i soldi ottenuti per questa via dovrebbero bastare. Ma invece di fare una campagna martellante sulla necessità che il denaro pubblico sia considerato sacro e le decine o centinaia di migliaia di sperperatori vengano perseguite, si fa una campagna ancora più martellante e invasiva solo sulle colpe degli evasori. Lungi dal giustificarli o dal sostenerne le ragioni.
Però l’Agenzia delle Entrate sta facendo qualcosa di diverso che aumentare il gettito tributario di quei 10/15 miliardi di euro. Sta terrorizzando gli italiani con il risultato di spingerli a ridurre in ogni modo i consumi. Il vecchio redditometro è uno strumento grezzo e impreciso: eppure l’evasione viene calcolata sulla differenza fra l’accertato presuntivamente e il dichiarato, con una protervia da Santa Inquisizione.
L’ Agenzia delle Entrate si muove sulla base di misure amministrative strampalate, che paiono più il frutto della fantasia malata di qualche burocrate paranoico che del senso comune. Io non posseggo nessuna automobile di lusso, ma il fatto di sapere che l’infrazione stradale commessa da un Suv sia sanzionata non solo con la multa prevista dal codice della strada, ma anche con l’automatica segnalazione all’Agenzia delle Entrate dello status fiscale dell’automobilista, mi mette i brividi. Ma non è questo il punto.
Il fatto è che con il vecchio redditometro e ancor più con il centinaio di voci del nuovo redditometro gli effetti sui consumi degli italiani sono e saranno sempre più disastrosi. Chi acquisterà più un’automobile, una lavatrice, un televisore, un computer, un frigorifero, dei mobili, o altro? Chi farà viaggi per turismo, si iscriverà ad un club sportivo o farà visitare il proprio cane dal veterinario sapendo che la somma spesa verrà moltiplicata per n volte per ottenere il reddito presunto?
Già si parla di un crollo delle vendite di automobili dalle 2.300.000 unità di due anni fa alle 700.000 previste per quest’anno, con effetti disastrosi sul settore e su tutto l’indotto, che è grandissimo.
I consumi in Italia rappresentano circa il 70% del Pil e si può fare una proiezione, che io ritengo certa, di un meno 5% del Pil medesimo per il 2012. A quel punto l’Agenzia delle Entrate, da sua amica, diventerà la sua peggior nemica.
Perché con un debito cresciuto di poco e un denominatore ridotto di molto, il rapporto debito/Pil dell’Italia alla fine di quest’anno salirà dal 120% al 130%. È noto che l’Italia è disallineata rispetto a paesi comparabili come la Germania, la Francia e la Spagna, che veleggiano intorno all’80-85% del rapporto in parola. La nostra difesa è che stiamo migliorando. Ma come prenderanno i mercati finanziari il fatto che invece di migliorare peggioriamo tale rapporto di 10 punti?
La risposta è ovvia: con un aumento impressionante dello spread e con il rischio che imbocchiamo la via della Grecia. Caro professor Monti, mentre lei si sta occupando di salvare l’Italia da una parte, l’apparato burocratico, dall’altra, le sta scavando la fossa sotto i piedi.
Ha creato le condizioni perché l’Italia sia ingessata e quando si è ingessati non solo non si cresce, ma si riduce il peso corporeo a causa dell’atrofia muscolare. di Francesco Arcucci – www.italiaoggi.it

mercoledì 15 febbraio 2012

LA GRANDE DISTRIBUZIONE SCIVOLA SULLA NEVE

Assieme alla cesta delle vettovaglie
(www.enopress.it). Le consegne degli alimentari freschi - informa la Confederazione italiana agricoltori - calano della metà - E' bastata una nevicata straordinaria, per mettere in crisi la macchina dei rifornimenti della grande distribuzione - L'importanza del km.0 - E' necessario ridistribuire la fenomenologia commerciale - Il ruolo dei negozi nei centri storici - I profondi cambiamenti sociologici e culturali degli ultimi anni sono assenti nei dispositivi legislativi dei comuni -

Con la graduale riduzione dei mercati rionali e con essi anche i piccoli negozi della porta accanto, appare sempre più evidente che, in caro di eventi eccezionali, i supermercati rischiano di rimanere a corto di merci. Nei centri storici aprono outlet della grande distribuzione mentre i negozi tradizionali hanno difficoltà ad ampliarsi e ad aggregare generi diversi. Pubblicato il Sondaggio IPSO dal Corriereconomia di lunedi 13 che titola Negozi a fine corsa e informa: "il 92 per cento degli intervistati fa la spesa al supermercato".

L'importanza del km.0
Si va verso la fine di un'epoca? si chiedono i più, oppure sono in attotrasformazioni che imporranno al commercio nuovi trend?
L'evento nevoso di questi giorni riporta alla ribalta l'importanza dei prodotti agroalimentari a km.0 non solo nella produzione ma anche nella piccola distribuzione per soddisfare le esigenze alimentari delle comunità nei casi eccezionali, così come ogni giorno riducendo tempi, costi ed emissioni di CO2.
Le multinazionali della distribuzione, smerciano quantità enormi di prodotti coltivati o fabbricati in paesi terzi, con costi di produzione bassi o irrisori confrontati con quelli praticati nel mondo occidentale. E evidente la necessità di ripensare il sistema distributivo che ha evidenziato tutti i sui limiti dell'attuale organizzazione per i rifornimenti soprattutto alimentari.

Ridistribuire l'economia dal centro alla periferia
E' ora che la politica comincia a pensare al problema ridistribuendo l'economia nella periferia economica. Certo, Monti con il Salva Italia a scapito degli italiani, di certo non da una mano al sistema, con gli aumenti degli estimi catastali e con la nuova tassa I.M.U (I Mort. Univ) sicuramente contribuirà alla chiusura di molti negozi adibiti ad attività commerciali. Non solo, anche i fabbricati rurali non sono immuni dal pagamento della nova IMU. Le cascine, le stalle e tutti gli altri fabbricati rurali che fino al 2011 erano esenti dall'ICI. Sicuramente l'Italia verrà iscritta al "Guinness de Primati" per avere l'imposizione fiscale più alta al mondo.

La cambiale delle liberalizzazioni
E' evidente che bisogna rivedere qualche trattato internazionale per ridare sovranità alle nazioni per riproporre piani del commercio ispirati alla vecchia Legge.426 di cui anche chi scrive ha contribuito alla stesura. Legge poi abrogata. Non c'è dubbio che i commercianti sono stai i primi a pagare la "cambiale" della liberalizzazione del commercio, una sorta di "esproprio" per consentire ai centri commerciali di aprire negozi, secondo i piani delle multinazionali della distribuzione, a scapito della categoria, unita alla pianificazione del futuro.

Certo sarà difficile regolamentare la materia conoscendo la massa di denaro contanti che muovono giornalmente, circa "Sei Milioni di Miliardi di Dollari" e con un organizzazione territoriale divisa in Megastore, Centri Commerciali, Supermercati, Discount e Outlet. Tutti centri collocati in posizione strategica, con possibile l'ausilio di denaro pubblico per realizzare la viabilità e facilitare l'affluenza dei clienti, costretti a muoversi in automobile, con tutti i costi nascosti che ne derivano. Gli Outlet. meritano sicuramente un discorso a parte spesso realizzati in estrema periferia camuffati da paesi posticci finti oserei dire di cartone apparentemente accoglienti ma disumani nell'aspetto sociologico. Inizia l'era della società degli eguali. Il sistema è favorito dalla politica a tutti i livelli dal Sindaco del paese fino ai massimi livelli.

Il salumaio, il fornaio, il fruttivendolo e cosi via hanno sempre garantito il rifornimento alimentare ai cittadini, distribuiti con quel calore umano creato dalla fiducia tra cliente e negoziante. Spopolare i centri storici con l'istituzione dei parcheggi a pagamento, le ZTL e ogni altro meccanismo per ostacolare o impedirne l'accesso, non solo mettei in crisi il sistema distributivo tradizionale ma disperde la socialità tipica dei paesi o dei piccoli centri caratterizzati dai tipici personaggi, da gli incontri, i pettegolezzi, la partita a carte, il mutuo soccorso nel dramma individuale o negli eventi calamitosi. Anche le liberalizzazioni di monti vanno in questa direzione, Le pompe di benzina "ibere" le farmacie, I taxi per favorire al costituzione gestioni centralizzate e così via. Se dovessimo ragionare in termini economici ci rendiamo conto di quante risorse pubbliche provenienti dalla tassazione destinati a fini privatistici unito al travaso di denaro dal piccolo imprenditore a strutture centralizzate.

Il consumo moderno verso l'isolamento dell'individuo
Si ha la sensazione che sociologicamente si stia creando un processo di isolamento individuale che tende a spersonalizzare l'individuo rendendolo "un'automa" nella città degli "eguali". Stiamo assistendo ad una rivoluzione sibillina e strisciante iniziata negli ultimi vent'anni, che sta coinvolgendo i cittadini del mondo. L'attinenza mi fa ricordare un film di fantascienza "L'uomo che visse nel futuro" del 1960. Uno scienziato, inventò la "macchina del tempo" con cui si è mise a girovagare negli anni passati e quelli futuri. Nel viaggio nel futuro, trovò degli abitanti sereni rilassati, in un eden assolato, contornato da prati e fiori e panorami. Ad un tratto suonò una sirena si aprì una porta e questi esseri umani si avviarono all'interno di un ambiente buio con umanoidi che lavoravano nell'oscurità, in una immaginaria fabbrica sotterranea. Umanoidi cannibali che avevano un "allevamento" di esseri umani ormai ridotti all'inettitudine per soddisfare le loro esigenze alimentari. Un racconto di fantascienza? Potrebbe! Il nostro presente, ci può stare il futuro rappresentato dal film? Non vi pare di avere a che fare con un "mostro" tentacolare, di cui non conosciamo ne la razza ne le fattezze, che sta "cannibalizzando" la "libertà" e il benessere dei cittadini?

"Salviamo l'Italia e "cannibalizziamo" gli Italiani" appare lo slogan di questo governo.

Paolo Pellicciari

mercoledì 8 febbraio 2012

MISERIA E NOBILTA'

Data di inserimento: martedì 31 gennaio 2012
"MISERIA E NUOVA NOBILTA'"
GLI ECONOMISTI NON SONO MAI STATI GRANDI STATISTI
(www.enopress.it). Di questi tempi, c’è un gran parlare dei problemi della finanza, della crisi economica, dell'Eurozona i più disparati giudizi sulla manovra finanziaria "lacrime e sangue" per tutti. Enaudi, sosteneva che, in tempi di crisi l'imposizione fiscale va ridotta, per consentire al volano dell'economia di riprendere il ritmo ottimaleBe! "Quasi tutti". "Esclusi", burocrati, banchieri politici, "costituenti" la nuova NOBILTA'. Non a caso si potrebbe identificare il titolo nobiliare con i gradi dei funzionari pubblici. Da Barone a Principe" da Dirigente Comunale a Dirigente Generale dello Stato, Il massimo titolo della neo NOBILTA' Presidente di Banca. E i politici? Loro sono una "Casta". Il rovescio della medaglia sono i dibattiti e gli spot televisivi, che ci martellano tutti i giorni con una cadenza ormai assillante, sulla presunta evasione fiscale identificata con "feroci" acari parassiti. Mi domando, i nuovi "Nobili" con quale "animale" si potrebbero identificare? Dibattiti e spot televisivi guarda caso, mirati ad addebitare la presunta evasione fiscale al "ceto medio" composto da piccoli imprenditori, destinati "all'estinzione" additati come "evasori fiscali" a prescindere. Non c'è dubbio, che si è instaurato un "regime di laica inquisizione fiscale" che ha gettato i piccoli imprenditori nel "terrore" del fisco che, come leggiamo dai giornali "espropriano" addirittura i beni di aziende creditrici dello stato. Il tutto camuffato dal "saio dell'equità". Si va bene ma quale equità? Diceva Maffeo Pantaleoni, Ministro delle finanze nel 1919, Chiunque può inventare e imporre tasse. L'abilità consiste ne ridurre le spese, fornendo servizi efficienti corrispondenti all'importo delle tasse pagate. Nel mio ultimo articolo, non a caso, ho citato Luigi Enaudi, certamente uno dei migliori economisti del 900. Enaudi, sosteneva che, in tempi di crisi l'imposizione fiscale va ridotta, per consentire al volano dell'economia di riprendere il ritmo ottimale. Carlo Magno insegna. All'epoca l'incidenza dei tributi era diventata insopportabile tanto che il popolo passò dalla protesta al "silenzio" Carlo Magno si allarmò e decise di "aprire i granai" per "sfamare" i sui sudditi.Nel 1971 viene fondata la CARITAS per volere di Paolo VI, per opera di Giovanni Nervo nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II, "una sorta di sussistenza" per aiutare i possibili nuovi poveri causati dal previsto cambio di politica economica, che da li a poco si sarebbe attuata. Così venne istituita l'IVA con Decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972 n. 633 lo Stato comincia in modo incisivo a tassare oltre al reddito, anche i consumo. L'I.V.A. È una tassa emanata in sostituzione dell'IGE ( Imposta Generale sull'Entrate ) una imposizione comunale identificata con una sorta di dazio per le "importazioni" di merci all'interno del territorio comunale. L'IVA segna il passaggio piuttosto traumatico alla tassazione sui consumi che causò una lievitazione dei prezzi a causa dell'aumento della tassazione dal 3% dell'IGE al 12% dell'IVA. Una tassa che sconvolse il sistema produttivo di allora, molte attività artigianali chiusero bottega. Si perdettero per sempre botteghe artigianali di grande pregio, con competenze irripetibili, accumulate nei secoli, sparite in un baleno. Doratori, ebanisti, intarsiatori, fabbri, decoratori, ecc. ridotti a "guidare" gli autobus della Stefer. I piccoli commercianti furono additati all'opinione pubblica come "affamatori" del popolo responsabili dell'aumento dei prezzi causati dall'introduzione dell'IVA. Si assistette ad un atto poco etico da parte della politica di allora, che non si assunse le responsabilità che gli competevano. Così otre al reddito si comincia a tassare in modo evidente anche il consumo. Non solo con l'istituzione dell'IVA comincia anche la cementificazione selvaggia a causa delle erogazione di trasferimenti statali ai Comuni basate sul numero dei cittadini residenti.Come la classe politica non si assunse le responsabilità nel cambio di moneta dalla Lira all'Euro che ha prodotto un'inflazione del 50% Come oggi gli evasori sono i piccoli distributori perseguiti dalla grande distribuzione per accaparrarsi il monopolio totale del mercato.La storia si ripeteAnche oggi continua la campagna mediatica contro i piccoli commercianti responsabili dell'evasione fiscale. Ma della chiusura dei centri storici? Delle isole pedonali? Dei parcheggi a pagamento? E tutti i soldi che si spendono per realizzare strade di collegamento per i centri commerciali? Nessuno ne parla.Con l'istituzione dell'IVA, si innescata la procedura di impoverimento del ceto medio che è destinato a scomparire visto il carico fiscale ormai insopportabile a cui è soggetto. Il ceto medio sempre più impoverito per favorire le concentrazioni economiche, se non monopolistiche, con la scusa di un debito pubblico senza fine, basato su sperperi e mal costume politico-amministrativo che hanno creato di fatto, burocrati i banchieri e i politici, sempre più ricchi a scapito di un popolo sempre più povero. Dall'epoca, ad oggi, l'IVA è pressoché raddoppiata questo sicuramente fermerà i consumi con un sensibile aumento del bacino dei disoccupati e dei poveri. L'autore "Anonimo" nel 1975 scrive "I Soldi in Paradiso" che preannunciava la nascita di un possibile clericalismo economico prevedendo tutti gli eventi che poi si sono succeduti. Ma mentre di finanza si discute e scrive molto poco e mal volentieri, si parla di economia reale e soprattutto del processo, la delocalizzazione che il trascorso ventennio l’ha caratterizzata . Quel poco che si dice, di solito è quanto viene raccontato da commentatori che si fanno una loro idea del fenomeno, e che non sempre corrisponde pienamente alla realtà. Economisti di ogni livello, commentatori dei mass media, che man mano diventano più consapevoli di quale disastro stiamo vivendo, ci propinano le loro dotte disquisizioni, ci raccontano notizie ormai quotidiane della finanza globalizzata, normalmente con il senno di poi. Argomenti in discussione in ogni luogo di aggregazione, i discorsi si susseguono a ritmo sempre più incalzante. Se ci pensiamo bene, mai è accaduta una simile situazione, in cui tutti percepiscono di essere coinvolti in un processo di grandi cambiamenti, che si può considerare certamente epocale di cui non si intravede la fine e che tipo vita aspetta i nostri figli. Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non quello che trova. Tornando alla manovra Monti non c'è dubbio che colpisce sia il "Consumo che il Reddito" creando una sorta di bilancia virtuale del sistema fiscale, senza oscillazioni. Nella fattispecie la Manovra Fiscale varata da Monti tende ad "opprimere" tutto il sistema fiscale il Reddito, il Consumo e l'Alloggio. Senza tener conto di tutte le miriadi di imposte che orbitano intorno al sistema fiscale "periferico".Sarebbe stato più logico istituire il "fiscometro" piuttosto che il "redditometro", ovvero, tassare i cittadini in base alle "tasse" che pagano e non al reddito. La manovra Monti eredita politiche economiche che vengono da passato Ma non ha additato all'opinione pubblica, quei politici che hanno causato questo sfacelo economico a partire dalla "gita" sul Britannia. Si continua però, con la politica delle "liberalizzazioni" si ha tutta la sensazione che sia il colpo di grazia al ceto medio ovvero eliminando dell'individualimo produttivo e intellettuale, Vedi tassisti, avvocati, farmacisti, (5000 farmacie in più per 5000 supermercati) notai e piccoli commercianti. Certo sicuramente si "risolverà il debito pubblico".Dice l'ex Ministro delle Finanze Vincenzo Visco: L'Italia non ha ridotto il debito pubblico? Colpa anche del centrosinistra «perché ha dovuto tenere conto dei sindacati, dei comuni, delle regioni». La patrimoniale? «Dà scarsi risultati». L’euro? «Merkel e Sarkozì mandano a picco l’economia».Non c'è dubbio che l'immobilismo politico Europeo potrebbe aprire nuovi scenari nel panorama economico mondiale.Già alcune banche a livello mondiale, stanno prendendo iniziative per ritornare ad effettuare transazioni in vecchie valute tra cui la Lira, Dracma, ed Escudo. Secondo il "Wall Street Journal" le banche hanno già contattato Swift, l'azienda belga che gestisce i sistemi per le transazioni finanziarie internazionali, per avere la tecnologia e i codici necessari. Quali scenari ci saranno se uscisse L'Italia dall'Euro? Che avessimo fatto tanti sacrifici per nulla? La globalizzazione dell’economia che stiamo vivendo, è certamente il fenomeno che ha alterato le vecchie regole in modo incisivo. Molti ne stanno traendo grandi vantaggi, mentre altri invece subiscono la situazione e gli effetti negativi senza sapere cosa fare o compiendo errori che poi si dimostrano fatali. In generale, a fronte di alcuni paesi che stanno ancora vivendo uno incredibilmente rapida ascesa economica, grazie alla loro competitività, ve ne sono altri che stanno subendo il proprio declino perché, si dice, hanno perso la loro competitività. Delocalizzazioni e multinazionaliLa delocalizzazione produttiva è diventata, non da molto, anch’esso un concetto abbastanza chiaro e ben acquisito nell’occidente sviluppato, area in cui l’economia reale si sta riducendo complessivamente sempre di più. Ormai quasi ogni nostro cittadino si rende conto di quali disastri abbia già provocato, e stia provocando, ogni giorno di più, tanto che se ne parla ovunque senza la cognizione del problema e pensare che in cinque anni sono stati persi 700.000 posti di lavoro e nessuno se ne preoccupa. Diverso, il caso delle multinazionali della produzione e della distribuzione, grandi e piccole. In queste realtà non c’è la figura dell’imprenditore identificato con la società, invece avviene attraverso organismi societari e manager, che hanno l’unico obiettivo di fare profitto, questi manager non sono legati al territorio, alla storia dell’azienda e quindi non hanno remore mentali e affettive che li possano frenare o deviare dall’obiettivo del guadagno. La grande distribuzione a livello mondiale fattura circa sei milioni di miliardi di dollari, con un incremento medio de 10% annuo riferito alle prime 100 catene distributive. (ndr)Le multinazionali della distribuzione si sono accaparrate la gran parte delle quote del mercato in tante parti del mondo. E' difficile pensare che non ci sia il "connubio" con la politica. Queste realizzano il massimo profitto con una buona organizzazione della distribuzione e dell’approvvigionamento dei prodotti ma, soprattutto, minimizzando i costi di acquisto e massimizzando quelli di vendita. La strategia è quella di produrre e comprare a basso prezzo e vendere nelle aree con elevata disponibilità di denaro e propensione al consumo. Per fare ciò, hanno ormai miriadi di agenti a loro collegati, che girano tutte le aree del globo, per cercare il luogo dove c’è chi potrebbe produrre o andare a produrre prodotti a costo sempre più basso. Poi ci domandiamo perché Veronesi ci dice che i tumori vengono per quel che mangiamo.La grande distribuzione è così potente che opera in modo sovranazionale questo è sancito dalle norme europee confermate dalla Corte di Giustizia Europea con una sentenza che da "torto" alla Spagna che aveva regolamentato l'insediamento dei supermercati in relazione al numero degli abitanti. Da qui la crisi irreversibile dell'agricoltura a causa dalle quantità di merci distribuite e alla multi nazionalità produttiva. La liberalizzazione dei commerci internazionali secondo le regole del WTO, è avvenuta senza stabilire per i paesi aderenti, analoghe regole e comportamenti da rispettare in materia di libera circolazione dei capitali e delle merci. I nostri statisti non hanno capito che la feroce concorrenza sta impoverendo sempre di più i cittadini del mondo in un appiattimento economico globale. Ritengo necessario ripristinare i diritti doganali, il controllo alle frontiere per il controllo dei flussi migratori. Questo per mantenere il livello decoroso del benessere dei cittadini. Quando si parla di globalizzazione, consiglio di prendere un mappamondo, e cercare l'Italia, ci accorgerà che è uno "scoglio" in mezzo al mediterraneo. Ma su questo scoglio c'è arte, storia, cultura, sole, mare, panorami, eccellenze alimentari, agricole e vinicole, ma nessuno si rende conto che stiamo distruggendo un patrimonio unico che ci potrebbe portare alla "catastrofe" economica.Paolo Pellicciari