Data di inserimento: giovedì 8 settembre 2011 |
IL COLPO BASSO DELL'IVA SUL VINO |
MASTROBERARDINO
(UNIONE ITALIANA VINI): IL GOVERNO DOVREBBE NON SOLO RIPENSARCI, MA
ABBASSARLA DEFINITIVAMENTE AL 10%, COME PER TUTTI I PRODOTTI AGRICOLI
(www.enopress.it).
Ancora un duro colpo dal governo italiano per il settore vinicolo:
l’ultima versione della nuova manovra finanziaria varata per
fronteggiare la crisi che sta colpendo l’Italia prevede l’innalzamento
di un punto dell’Iva dal 20% al 21% anche per il vino.
Lucio Mastroberardino, presidente di Unione Italiana Vini,
la più antica e rappresentativa organizzazione del settore vitivinicolo
con più di 500 imprese associate, in grado di rappresentare oltre il
50% del fatturato del comparto vino e il 90% del fatturato estero del
settore, lancia l’allarme:
"L’aumento
dell’Iva rappresenta un ulteriore colpo per il nostro settore già
duramente compromesso dalla crisi dei consumi interni e dagli aumenti
generalizzati delle materie prime, in particolar modo quelle legate
all’andamento dei corsi del petrolio ed energetici (vetro, carta,
trasporti)."
"Avere
un’Iva al 21%, come fosse un genere voluttuario, mortifica un prodotto
di consumo quotidiano, che da secoli è parte della nostra tradizione e
che oltretutto è inserito a pieno titolo nella Dieta mediterranea,
riconosciuta patrimonio mondiale dell’Umanità, i cui prodotti tra
l’altro scontano tutti un’Iva ridotta del 10% quando non del 4%, come
pasta e olio. Se il consumo moderato e ai pasti di vino è considerato
salutare dalla letteratura scientifica più autorevole, qual è il senso
di scoraggiarlo in questo modo? Siamo l’unico Paese produttore di vino
che fa di tutto per non supportare la sua eccellenza".
"Per
questo, - conclude Mastroberardino - Unione Italiana Vini chiede al
Governo non solo di far rientrare il provvedimento, ma di pensare
seriamente a ridurre definitivamente l’Iva sul vino quanto meno al 10%:
un’aliquota non di privilegio, ma assolutamente equa, e che si
rifletterebbe positivamente sul carrello della spesa degli italiani,
oltre a dare un tangibile segno di attenzione nei confronti di un
settore che con i suoi 4 miliardi di euro di fatturato export è uno di
pochi in attivo della bilancia agroalimentare, oltre a dare lavoro a
oltre 1,2 milioni di persone che ogni giorno, con il loro lavoro,
preservano e tutelano il paesaggio italiano dall’abbandono e dal
degrado". |
sabato 10 settembre 2011
giovedì 8 settembre 2011
CI MANCAVA LA DOC ROMA
Data di inserimento: giovedì 8 settembre 2011 |
VITICOLTORIIIIIIIIIIIIIIIIII PRRRRRRRRRRRR |
DOPO AVER OSPITATO IL COMUNICATO UFFICIALE DEL CONSORZIO DI TUTELA DEL FRASCATI ABBIAMO RICEVUTO UNA NOTA DI UNO DEI VITICOLTORI FRASCATANI PRESENTI ALL’ASSEMBLEA CHE PUBBLICHIAMO PER DARE VOCE ANCHE A CHI, CON IL PROPRIO LAVORO NEI VIGNETI RENDE POSSIBILE IL MANTENIMENTO DELLA TRADIZIONE DEL FRASCATI DOCG. IL VINO DI ROMA.
Ieri, nella sede comunale di Frascati si è svolta l'assemblea "aperta" dei viticoltori frascatani per discutere delle problematiche che attanagliano il settore vitivinicolo. Così mi credevo. L'assemblea "Aperta" convocata daL presidente dell'Associazione Produttori Uve tanto era "aperta" che come al solito, sono stati invitati tanti ospiti per fare da contorno ad una "scenografia" ormai monotona e inconcludente, coadiuvata da discorsive diapositive nutrite di dati statistici di difficile comprensione. Naturalmente le autorità presenti, hanno la cortesia d'intervento e cosi si sono alternati argomentando in modo improvvisato e di circostanza su tematiche Interventi tanto inconcludenti che alla fine interrogando quei pochi viticoltori presenti all'assemblea, hanno manifestato rabbia per non aver toccato uno, dico uno, dei problemi che attanagliano la categoria ormai da anni. Un Assemblea di viticoltori con pochi viticoltori e tanti ospiti. Si è parlato anche della "distillazione". "Abbiamo svuotato le cantine è vero! Dice il presidente dell'Associazione. Ma qualcuno ha riempito il "portafoglio" 11000 HL pari a circa 450.000 € scusate se è poco. E i viticoltori stanno a "vangare". E' già qualche tempo che il Consigliere Comunale Adotti, ha presentato un'interrogazione per sapere quali imbottigliatori avevano chiesto la distillazione. Purtroppo il Sindaco ancora non ha avuto il tempo per rispondere. Se rispondesse, non farebbe un soldo di danno. E proprio mentre mi apprestavo a fare la domanda al Sindaco il "democratico" presidente dell'Associazione mi ha "strappato" di mano il microfono per impedirmi di continuare (è andata bene che non mi ha cacciato via). La distillazione comporta anche la riduzione di produzione del 20% a carico dei viticoltori. Così come si dice "cornuti e mazziati". Rimane il fatto, che dei problemi dei viticoltori non se ne parla, oppure non si deve parlare. Tra i presenti è risultato che alcuni dovevano ancora incassare i soldi di due vendemmie, più di qualcuno ha deciso di estirpare i vigneti. In sintesi l'economia della viticoltura frascatana sfiora la tragedia economica ma non frega niente a nessuno. Naturalmente non si è parlato della DOC Roma come non si è parlato del progetto in fieri del Consorzio dei Castelli Romani. E' evidente che problematiche così complesse non possono essere discusse da un ristretto numero di persone magari anche senza le opportune competenze necessarie. Ho chiesto al "democratico" presidente di organizzare una riunione di soli viticoltori per discutere senza "inquinamenti" dei nostri problemi. Udite, udite, la riunione la possiamo organizzare senza coinvolgere l'Associazione. Mi domando a chi serve l'Associazione che non riunisce i suoi associati per discutere dei problemi del settore? E se dietro la crisi dei vigneti frascatani ci fosse un disegno legato alla collocazione dei servizi, all'enorme cementificazione prevista a ridosso della nostra città? Non si è accorto il Presidente che stiamo estirpando i vigneti? Che i viticoltori non sono pagati da troppo tempo? Non si è accorto che la viticoltura sta rischiando il fallimento? E sulla distillazione? E ancora si parla di mercato. Che considerazione può avere un Vino, come il Frascati, che è ridotto alla distillazione, alla vendemmia verde, equiparando il prodotto di scarsa qualità, tanto d'avere giacenze d'invenduto. E' evidente che i viticoltori si debbono costituire in Associazione Tecnica per cercare di affrontare i problemi esasperanti che affliggono il settore vitivinicolo frascatano.
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