giovedì 28 dicembre 2017



(www.enopress.it). "Non c'è dubbio - scrive  ad Enopress Paolo Pellicciari , attento coltivatore e censore in Frascati - che stiamo assistendo ad una rivoluzione alimentare imprevista di cui non si conoscono ancora i connotati, in particolare nel settore vinicolo" - Enopress volentieri  pubblica auspicando un costruttivo dibattito su quanto denunciato
"Un po di storia, scrive Pellicciari. Il 30 ottobre dell 1947 a Ginevra 23 paesi firmarono il trattato il Gatt "General Agreement on Tariffs and Trade" (Accordo generale sulle tariffe ed il Commercio) Il GATT, ha generaro il trattato WTO a seguire l'OCM oltre, ad una lunga serie di trattati di cui l'ultimo TTIP ( il più controverso ) dando così inizio, ad un progetto espanzionistico per il controllo del mercato alimentare su scala mondiale .
"Ad esempio, Amazon ha aperto da qualche giorno la sua enoteca online con "vini artigianali dalla Napa Valley e altro ancora". Ma sullo stesso sito sono in vendita anche i vini in polvere "italiani" contro i quali si sta battendo la Commissione europea.
Allarme per una serie di kit che usano impropriamente i nomi di denominazioni protette italiane
"Nella debuttante sezione Amazon wine si trovano ottime etichette, come quelle del regista Francis Ford Coppola e curiosità come i vini ispirati ai miti del rock, Pink Floyd e Rolling Stones. 900 rossi, 348 bianchi, e poi rosati, bollicine e vini da dessert. Per ora acquistabili solo dai consumatori di 12 Stati americani. Il vino italiano? E' acquistabile grazie ai tanti siti collegati, thewineconnection.com, ad esempio: dal Chianti classico del Barone Ricasoli al Lagrein dell'Abbazia di Novacella.
"Nella stessa sezione dell'enoteca che potrebbe diventare il sito di e-commerce del vino più frequentato al mondo, c'è invece una serie di kit che usano impropriamente i nomi di denominazioni protette italiane. Al prezzo di 44,58 dollari, si trova ad esempioun kit per il Barolo che promette in poche semplici mosse, con magiche polverine, di produrre 30 bottiglie di pregiato vinopiemontese. Il kit contiene 30 etichette e altrettanti tappi. Sulla confezione sventola il tricolore e c'è una grande immagine del Colosseo.
"Allo stesso prezzo si possono acquistare confezioni che si appropriano di nomi di altre zone doc italiane, Valpolicella style, Montepulciano, Verdicchio, Chianti style o fantasiose interpretazioni come il Tuscany Rosso Magnifico. Con 85,77 dollari si compra invece un presunto blend di Italian Nero d'Avola e Cabernet Sauvignon di Chateau Classico: in questo caso sul kit, per aumentare la confusione, compare un castello francese. Il kit della linea Cornucopia, a 48,14 dollari, offre 30 (incredibili) bottiglie di Frascati al cocco. Lo produce la canadese Paklab che sul suo sito propone un'altra chicca: una confezione per ricavare 60 bottiglie, 30 di Amarone e 30 di Barolo, di cui si raccomanda un invecchiamento di 8 mesi almeno. Il tutto a 79,99 dollari.
Il vino liofilizzato con nomi di doc Italiane - "Prima Internetgourmet, poi Striscia la Notizia avevano sollevato il caso del vino fatto con le "polverine". Pochi giorni fa, dopo l'intervento dell'europarlamentare Mara Bizzoto (Lega), la Commissione europea ha chiesto agli Stati membri di vietare e far ritirare dagli scaffali i kit che fanno un uso illecito delle denominazioni protette, ricordando che anche la semplice evocazione del nome tutelato, Chianti ad esempio, è vietata. La Coldiretti "stima che nei diversi Paesi dell'Unione Europea almeno 20 milioni di bottiglie di pseudo vino vengano ottenute attraverso wine kit prodotti in Canada ma anche in Svezia". E non ha calcolato quanti siano i milioni di bottiglie che sgorgano dai kit venduti anche nella Rete in America.
"Il gigante Amazon ora, con la sua enoteca, "il luogo ideale per acquistare vino online, con una vasta selezione di marchi-icona", può dare un grande impulso al mercato, permettendo a molte buone cantine (per ora americane) di raggiungere molti nuovi clienti. Potrebbe dare anche una mano al made in Italy (afflitto nel settore alimentare da contraffazioni e prodotti italian sounding come il Parmesan per un valore annuo di 60 miliardi di euro) rinunciando a vendere il "vino italiano" con le polverine.
"Appresa la notizia, Coldiretti ha chiesto, durante gli Stati generali della lotta alla contraffazione, di fermare le vendite online dei wine kit. «Il vino – ha detto il presidente della Coldiretti Sergio Marini – si fa con l'uva prodotta in vigna e trasformata nella cantina e va eventualmente invecchiato secondo precise regole e non certo con bustine in polvere, uno scempio intollerabile che va fermato». Come? Se prendiamo ad esempio la grande distribuzione quanti "miliardi" risparmia nei trasporti? E' più economico trasportare una scatola di "bustine" che una bottiglia di vino.
I 50 anni della Doc Frascati - "Certo, sarà difficile arginare i "truffatori" che "spacceranno" vino liofilizzato "mimetizzato" sotto falsa etichetta. Chi scrive è di Frascati, e sono estremamente deluso della gestione del Consorzio. Pochi giorni orsono si sono festeggiati i 50 anni dalla denominazione Doc voluta e ottenuta da Pietro Campilli frascatano riconosciuto come i più apprezzato economista del 900. Le uve valevano 140mila £ il quintale. Nell'occasione è stata organizzata una manifestazione dismessa nell'estetica che dei contenuti. Doveva essere organizzato una manifestazione dagli echi internazionali. Ciò avrebbe ridato prestigio ai vini e a Frascati. Onestamente non so se ridere o piangere. A distanza di pochi giorni si è organizzata un'altra manifestazione e per l'occasione è stato invitato un "GURU" alla presenza di "4 gatti". 
"In quegli stessi giorni in un negozio c'ereno della bottiglie di vino di Frascati a 3 Euro. Da un rapido esame con le dita sul naso ho fatto due conti. La Bottiglia, L'etichetta, la Capsula, il Tappo, il Vino, i Costi D'imbottigliamento, il Trasporto, e il guadagno del bottegnte qualche sospetto sulla qualità del vino mi è venuta. Nun c'è dubbio che bisognerà studiare atre forme di controllo sull'originalità dei prodotti vinicoli a garanzia dei consumatori e del prestigio del prodotto.
"A Frascati è necessario rivedere tutta l'organizzazione di controllo. Le aziende agricole che producono uve e imbottigliano il loro vino. Gli Imbottigliatori che imbottigliano vino prodotto da terzi. E i piccoli produttori che vendono il vino prodotto in proprio. Per il vino e per tutti gli alimenti si è aperta un'altra era."


venerdì 20 ottobre 2017

Inizia la “Deprivatizzazione” Il piano per toglierci la casa: la tassa per sistemare i conti

Un think tank vicino a Macron studia una tassa "dedicata" all'Italia: un canone per l'occupazione del suolo delle case
Luca Romano - Mer, 18/10/2017 
Pagare una tassa per l'occupazione del suolo da parte dell'immobile. Non è una follia, ma l'ultima idea per mettere le mani nelle nostre tasche.

L'ipotesi di una patrimoniale sui terreni immobiliari sarebbe nata da France stratégie, unathink tank vicino ad Emmanuel Macron che sarebbe pronto a suggerire all'Ue l'idea di un nuovo balzello tarato proprio sull'Italia per ridurre il deficit. Mario Seminerio su phastidio.netha di fatto smascherato il piano di Parigi. Una mossa studiata in silenzio per mettere le mani nel portafoglio degli italiani. E come sottolinea laVerità, il meccanismo che sta mettendo a punto la Francia andrebbe a colpire il patrimonio immobiliare italiano. Di fatto non verrebbe tassato l'immobile ma il terreno su cui viene edificata la casa. Il balzello dunque diventerebbe una sorta di canone d'affitto pagato allo Stato per l'occupazione del suolo da parte del proprietario dell'immobile. E chi non paga? Rischia direttamente l'esproprio sia in caso di vendita che in caso di eredità. Lo studio che gira nei salotti francesi quantifica in un 40 per cento la quota di rapporto tra Pil e debito pubblico che verrebbe abbattuta. In Italia 56 milioni di immobili sono di proprietà di persone fisiche, mentre la percentuale di famiglie italiane che vive in case di proprietà tocca quota 77,4 per cento. Un bacino immenso per chi spera di far cassa sulle spalle di chi ha lavorato una vita per poter acquistare un tetto...

sabato 23 settembre 2017

Ius Soli. La Patria non è un cavillo burocratico

Disfatta l’italia ora bisogna disfare gli italiani.

Progresso. Ma dopo, cosa c’è? Dopo la vita e dopo la fine di Beautiful? Parliamo di cosa c’è 

dopo per la paura di vivere cosa c’è ora? Ce lo chiediamo perché la nostra natura è l’umile 

curiosità. Al contrario, invece, è perversione del coatto, come quella che segna la 

presunzione di un’epoca. Un’epoca che ha tutto: la tecnologia, gli hamburger vegani, il 

maglione per cani, le file all’Apple Store e l’Unione Europea. Ma che soprattutto si è liberata 

dei più grandi fardelli: si è tolta dai piedi Dio e il senso di identità e confine; ha liquidato 

secoli di umanissime certezze (e quei valori non negoziabili che sono il piedistallo 

dell’essere semplicemente umani, citando Torriero, sono stati gioiosamente messi sul 

mercato), ha travolto le aggregazioni e gli atti essenziali, come la famiglia, la dignità, la 

partecipazione, la sovranità, la legalità, lo Stato padre, l’identità come amore, e la spontaneità 

– se entra un ladro in casa, tanto vale preparagli un bel panino quaglie e broccoletti -. E poi, 

maestra di nichilismo, ha passato la spugna sulle cose semplici che sostengono il mondo, 

poiché ci risulta eroticamente indispensabile credere che sia necessario coltivare gli uomini, 

per poter coltivare le idee e non crepare di futuro (repetita…). Ha murato il cantuccio, 

l’angulus oraziano, quello da cui cogliere la visuale senza essere ancora corrotti 

dal mainstream. Luogo noto e sicuro, per ritrovare sempre se stessi nell’epoca della grande 

siccità dello Spirito.

Tutto questo, perché, dicono, dobbiamo andare oltre. Ma oltre de che? Oltre il sangue, 

persino. E tutto si riduce ad una questione di marketing (elettorale. Francia docet). Prendete lo 
Ius Soli. Approvato alla Camera nel 2015, rischia di diventare certezza il prossimo giugno al 

Senato. Il divieto di sosta per gli italiani. Ah la grande modernità! Ma lo sapevate che Kaled è 
nato in ospedale e quindi è un medico? Eh già, gli spetta di diritto. In tutti i sensi; anche se 

avrebbe voluto fare altro nella vita, il terrorista, ad esempio. Insomma non conoscevate la 

storia di Kaled. Curioso. In questo mondo iperconnesso. Storia, per altro, molto simile a 

quella di Omar, che è nato in Italia da padre libico e madre spagnola ed è italiano. 

Italianissimo, pugliese di Tripoli.

Nel giro di due anni, il gioco è fatto. Un Paese giovane, ancora alla ricerca di se stesso, che 

ancora deve sanare il divario tra Nord e Sud, tra secessionisti di confine ed il riconoscimento 

di un inno e di una bandiera nazionale, in cui ancora dobbiamo integrarci tra noi, 

figuriamoci. 

Un popolo che si sente unito davanti all’Italia che gioca per la qualificazione agli europei. Un 

Paese che ancora deve fare i conti con i vecchi italiani e che ora, già ne fabbrica di nuovi.

Le conquiste della civiltà: cento anni dopo, esatti, dalla Grande Guerra, la Camera dei 

Deputati approva lo Ius Soli. Ora tocca al SenatoamicodiRenzi. Cento anni prima il dovere 

degli italiani di sentirsi italiani, cento anni dopo il dovere di far sentire italiano chiunque 

passi di qui. A saperlo prima, avremmo detto a quei poveri ragazzi in trincea, soprattutto a 

quelli del ’99, così piccoli, di tornare a casa dalle mamme o dalle giovani mogli in Calabria, 

di lasciar perdere o al limite, di farla con i propri connazionali deliranti, la guerra, non con i 

dirimpettai o con qualche straniero. Connazionali…o sarebbe meglio definirci coinquilini 

d’ora in avanti? Disfatta l’italia ora bisogna disfare gli italiani, perché la nazionalità s’indossa  
come un vestito, si sceglie su un catalogo.

Se la coesione sociale è un problema serio, la governabilità è sempre a rischio, i poveri ci 

sono sempre stati, l’Italia inizia a diventare un lontano ricordo ed in questo paese, 

indiscutibilmente, oltre alle belle giornate di sole, alla pasta col pomodoro, al mare azzurro e 

alla pizza con i frutti di mare, si sta decisamente male, 

Conviene aprire all’internazionalizzazione. L’ultima italianità rimarrà chiusa in unostereotipo 

e nell’eco lontano, rimbombante delle note di Domenico Modugno, delle parole di Dante: 

“Sempre la confusion de le persone principio fu del mal de la cittade”.

Dopo la palese interruzione democratica riparte il “treno dei diritti civili”: la cittadinanza 

italiana è un affare da appioppare. Torna lo Ius Soli, per il secondo round, tra ridicolezze, 

poco sense of humour ed il dramma del fatto che non si stia scherzando, anzi, si faccia 

decisamente sul serio.  Dal diritto di sangue a quello di transito. “Acquista la cittadinanza per 

nascita chi è nato nel territorio della repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in 

possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. Per ottenere la 

cittadinanza c’è bisogno di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore o da chi 

esercita la responsabilità genitoriale all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza 

del minore, entro il compimento della maggiore età. Se il genitore non ha reso tale 

dichiarazione, l’interessato può fare richiesta di acquisto della cittadinanza entro due anni dal 

raggiungimento della maggiore età“, come riporta Repubblica e così come andò alla Camera. 

Nessun cenno ad un giuramento, allo studio dell’identità di questo Paesaccio. Nessun 

sentimento. Nessun inno, nessun esame. Al limite lo ius culturae (tanto il latino sta bene con 

tutto, anche col beige), che consentirà ai minori stranieri arrivati nel nostro Paese prima dei 

dodici anni di diventare italiani esibendo una semplice licenza di scuola elementare, come 

risulta Gian Micalessin, sottolineando il pericolo futuro e palpabile di ritrovarci in casa il 

terrorismo con inaudita facilità.

Il gioco è fatto in barba a D’Annunzio e al Capitano Giovanni De Medici.

Cittadinanza, quindi, non è un mero fatto giuridico. A farcelo presente è anche Giuliano 

Guzzo: “L’assegnazione della cittadinanza per il solo fatto di nascere in Italia pare dunque, 

ad essere buoni, un azzardo. A maggior ragione se si rammenta che la cittadinanza non è un 

mero dato giuridico e che prevede la «condivisione di valori comuni che sono alla base del 

sentimento di appartenenza e dell’integrazione del soggetto all’interno di un comunità» [2], 

condivisione che fa sì che una data comunità possa, grazie ai propri componenti di diritto, 

continuare ad esistere preservando i propri tratti identitari. Facile, qui, l’obiezione: ma 

neppure tanti italiani onorano la loro cultura e la loro patria osservandone principi e regole. 

Certo, ma questo nulla toglie al valore della cittadinanza; in altre parole il problema, se molti 

cittadini non onorano i valori del loro Paese, non è dei valori, bensì di questa parte di 

cittadini, e sarebbe sbagliato utilizzare il pretesto della scarsa disciplina di taluni per svuotare 

di rilevanza un diritto – quello della cittadinanza – che riguarda tutti nonché, insistiamo, la 

sopravvivenza della comunità”

L’Occidente cadrà da dentro. Come ogni impero che si rispetti.

Ma è progresso. E quindi Dobbiamo andare oltre. Ma oltre de che?

Millantiamo un mondo libero, che ha capito i propri recenti errori, e poi se non metti il velo 

tuo padre ti gonfia come una zampogna, ci sono tir che travolgono e missili in cielo; si 

evocano fascisti ogni minuto, si lasciano crepare i giovani di futuro. I ricchi si arricchiscono, 

e i medi muoiono, i poveri aumentano. Le domande etiche esplodono: io che ho un pène, ma 

vorrei una vagina, e mi rendo conto che, in realtà, il sesso è solo un ingombro, posso 

partorire 

pur non avendo l’utero?

Tutto questo perché, dicono, dobbiamo andare oltre. Abbracciare il Progresso.
Se la maestra Eugenia ogni volta che inizia a spiegare una parte di storia non la termina e va 

avanti con nuovi argomenti, improvvisamente, proiettando gli scolaretti nella confusione e 

costringendoli a tempestare l’ingenua Eugenia di domande, non è andare avanti, è creare 

confusione. Non è trasmettere conoscenza e consapevolezza. Per metter ordine al caos, serve 

ordine: non altro caos. I giovani virgulti, a fine anno c’arrivano lo stesso; i promossi, saranno 

promossi, i bocciati verranno frustati a casa dai genitori e Padoan continuerà a non sapere 

quanto costa un litro di latte; eppure i ragazzi, di storia, non c’avranno capito un cavolo, 

saranno confusi, si saranno dovuti adeguare in fretta e si accontenteranno così. L’importante è andare avanti.

Non sempre ciò che vien dopo è progresso. Ecco appunto. Ciò che vien dopo. Ma oltre de 

che? 

Oltre la funzione e l’essenza stessa degli uomini? Eppure a giudicare dalla lingua che 

parliamo, e quindi il luogo che viviamo, per essere fedeli ad Emil Cioran, la vita è un tutto un 

post. Faccio un post-it per ricordarmi di scrivere un post che esprima sdegno sulla post verità 

che avanza mentre percepisco, dalla fondamentale battaglia per la democrazia di Emanuele 

Fiano, contro la vendita di gadget del Ventennio nel nostro Paese, che la post ideologia 

avanza e ci rende nuovi. Post, ma in che tempo? Posto cosa? Quale premessa? Dopo di che? 

Dopo il pudore, dopo il rispetto, dopo la famiglia, dopo il sesso biologico, e dopo Dio? 

Diritti, ora, quando, proprio per tutti

Nel dubbio tiè pij’te la cittadinanza.

domenica 26 febbraio 2017

Il “GATS” NON STA DALLA PARTE DEI TASSINARI


I miei amici tassinari non vinceranno la “battaglia” saranno le 

prime “vittime” dei nuovi trattati internazionali.
Dobbiamo prendere atto che i Trattati internazionale in essere 

condizioneranno il nostro stile di vita e le attività tipiche della l

ibera iniziativa.
IL GATT, è il “Sigla (dall'inglese General Agreement on Tarifs and 

Trade) con la quale è noto l'accordo generale sulle tariffe e sul 

commercio, concluso a Ginevra nell'ottobre del 1947.
Con il GATT, si da inizio ad una serie di accordi internazionali 

come di seguito WTO, GATS, ITO, ICE, UMCIAD, DSU, BW, 

AMF, OCM, TISA, TTIP, (Transatlantic Trade and Investment 

Partnership) tradotto “Partenariato Transatlantico per il 

Commercio e gli Investimenti”

Quest'ultimo trattato molto controverso, se avrà successo successo, 

sarà la più grande area di libero scambio esistente, perché l'UE e 

USA rappresentano circa la metà del PIL mondiale e un terzo del 

commercio mondiale.
L'accordo potrebbe essere esteso ad altri paesi con cui le due 

controparti hanno già in vigore accordi di libero scambio, in 

particolare i paesi membri della Nort American Free Trade 

Agreemente (NAFTA) e dell'Associazione Europea di Libero 

Scambio (EFTA). Organizzazioni para bancarie create per 

l'acquisizione dei beni e servizi delle nazioni aderenti al sistema 

globalizzato.
L'OMC è stata istituita il 1º gennaio 1995, alla conclusione 

dell'Uruguay Round, i negoziati che tra il 1986 e il 1994 hanno 

impegnato i paesi aderenti al GATT ed i cui risultati sono stati 

sanciti nell'Accordo di Marrakech del 15 aprile 1994. Membri 

dell'Organizzazione mondiale del commercio sono gli Stati e i 

"territori doganali separati": non è chiaro quale sia il profilo 

dell'Unione Europea.
L'OMC ha così assunto, nell'ambito della regolamentazione del 

commercio mondiale, il ruolo precedentemente detenuto dal GATT: 

di quest'ultimo ha infatti recepito gli accordi e le convenzioni 

adottati (tra i più importanti il GATT, il GATS ed il TRIPS) con 


l'incarico di amministrarli ed estenderli; a differenza del GATT, che 

non aveva una vera e propria struttura organizzativa 

istituzionalizzata, l'OMC prevede invece una struttura comparabile 

a quella di analoghi organismi internazionali.
Obiettivo generale dell'OMC è quello dell'abolizione o della 

riduzione delle barriere tariffarie al commercio internazionale; a 

differenza di quanto avveniva in ambito GATT, oggetto della 

normativa dell'OMC sono, però, non solo i beni commerciali, ma anche i servizi e le proprietà intellettuali.
Tutti i membri dell'OMC sono tenuti a garantire verso gli altri 

membri dell'organizzazione lo "status" di "nazione più favorita" 

(most favourite nation): le condizioni applicate al paese più 

favorito 

(vale a dire quello cui vengono applicate il minor numero di 

restrizioni) sono applicate (salvo alcune eccezioni minori) a tutti 

gli altri stati.
Il Tisa (Trade in Services Agreement) è un trattato internazionale in f
ase di negoziazione teso a liberalizzare totalmente i servizi 

essenziali come banche, sanità, trasporti, istruzione e sarebbe stato 

redatto su pressioni di grandi lobby e multinazionali. Sembra 

essere 

a tutti gli effetti il trattato complementare al TTIP, ovvero i settori 

che potrebbero sfuggire alla contrattazione all’interno del TTIP 

(che tratta di agroalimentare, ma anche di altri servizi essenziali e 

in particolare del sistema di arbitrato internazionale, denominato 

ISDS, sistema che sarebbe di fatto fuori da ogni giurisdizione 

nazionale o comunitaria), potremmo ritrovarli negoziati nel TISA.
Di come privatizzare l'acqua e cose simili si è discusso ai negoziati 

GATS (General Agreement on Trades in Services) dove si cercano 

di uniformare quelli che sono stati finora servizi pubblici alle 

regole del WTO (vedi A4 newsbot #1) eliminando le barriere che 

ostacolano il "libero" mercato anche nel settore dei servizi (scuola, 

sanità, trasporti etc.). Una valutazione sintetica ma efficace la 

possiamo leggere nelle parole dell'economista Susan George "Se il 

GATS otterra il semaforo verde l'Europa si può anche dire addio al 

sistema sanitario pubblico".
Come gli Orazi e Curiazi, ente per ente, saranno centralizzati in 

termini capitalistici tutti i servizi in essere.
Economicamente rappresentano il 70% del pil mondiale.
Paolo Pellicciari
26/02/2017