L'EUROPA
UNITA “POTREBBE” SOSTITUIRE IL SUO LOGO CON,
“U.S.C.E.”
(UNIONE STATI COMUNIONISTI EUROPEI)
DI
PAOLO PELLICCIARI
CON
I TRATTATI DI MAASTRCHT, LISBONA E BASILEA, STANNO LENTAMENTE
CAMBIANDO L'ORDINAMENTO GIURIDICO EUROPEO. IN PUNTA DI PIEDI E SENZA
CLAMORE STANNO CAMBIANDO LA POLITICA ECONOMICA DELL'EUROPEA.
Con
i trattati di Maastricht, Lisbona e Basilea, hanno
“cambiato le carte in tavola”. Il 13 dicembre de 2007 i leaders
dell'Unione Europa, firmano il Trattato di Lisbona, mettendo fine a
una lunga contrattazione sulla riforma costituzionale. All'insaputa
di tutti, il trattato sarà sicuramente la nuova Costituzione Europea
con l'obbiettivo di annullare le Costituzioni dei singoli paesi
europei. Tutto è passato sotto silenzio come se fosse routine. I
politici hanno taciuto, i giornali hanno taciuto, c'è da domandarsi
perché?
Che
a Bruxelles, i burocrati avessero paura che i popoli siano informati?
O ancor peggio chiedano a una consultazione referendaria? Meglio che
gli europei non sappiano, meglio tenerli allo scuro. Il popolo
europeo “chiuso” nella cortina del silenzio per paura che si
pronuncino per il proprio futuro.
Il Trattato di Lisbona,
impone una dittatura oligarchica annullando le Costituzioni nazionali
e il potere legislativo dei Parlamenti, soprattutto in politica
economica. Il Trattato è stato redatto ad hoc per renderlo efficace
a pochi ed incomprensibile ai politici dei vari Stati Europei
che ignorandone la vera scrittura hanno dato vita a questa macchina
“antidemocratica ed incostituzionale” che , col suo
linguaggio volutamente incomprensibile e centinaia di clausole
scritte in piccolo, vanifica le Costituzioni nazionali, mettendo fine
alle sovranità in politica economica dei vari stati.
Anche la Germania sta ora
capendone la gravità e sta verificando l'iniziativa di porvi rimedio
ispirandosi all'Art. 20 della Grundgesetz, la Costituzione tedesca,
che afferma che deve essere il popolo tedesco, e non il Consiglio
Europeo, a decidere di cambiare la Costituzione. In Austria fa
appello alla clausola di neutralità dell'Austria e denuncia il
cavillo sulla pena di morte in tempo di guerra. L'impostazione del
trattato riecheggia inoltre le proposte europeiste avanzate nel 1962
a Venezia da Sir Oswald Mosley, il leader del British Union of
Fascists incarcerato durante la II Guerra Mondiale per il suo
sostegno ad Hitler, che già nel 62 chiese che la politica economica
venisse decisa da un governo europeo, e che salari e pensioni
venissero unificati al minimo comune denominatore.
E' quanto accadrà se la politica economica, fiscale, monetaria e commerciale sarà decisa dall'UE invece che dai governi e dai Parlamenti, affossando non solo le Costituzioni ma anche il potere legislativo dei Parlamenti. (Vedi Italia/Grecia)
E' quanto accadrà se la politica economica, fiscale, monetaria e commerciale sarà decisa dall'UE invece che dai governi e dai Parlamenti, affossando non solo le Costituzioni ma anche il potere legislativo dei Parlamenti. (Vedi Italia/Grecia)
A
pagare il conto, così, alla fine saranno sempre i piccoli
risparmiatori italiani.
PremessaNel
corso di questi anni ho scritto diversi articoli sottolineando alcune
sentenze o leggi che, a mio parere, presentavano diverse anomalie:
violazioni costituzionali nell'esercizio della politica monetaria e
fiscale. Con la modifica del titolo V° si è costituzionalizzato il
principio “autoritario” delle amministrazioni periferiche
abolendo gli organi di controllo nei confronti di Comuni, Province e
Regioni.
Il
lodo Alfano? Un falso bersaglio, gli Italiani hanno perso la tutela
costituzionale dei loro diritti.
Non
riuscivo a spiegarmi, allora, perché questi fatti non venissero
segnalati, commentati e, soprattutto, perché i media tacessero la
“pericolosità” di quanto stava e sta accadendo.
Oggi,
probabilmente, ho capito il perché di quell’assordante silenzio.
Quella
che vi sto per raccontare è la storia di un grande inganno, un
inganno che parte da lontano, sin dalla fine della seconda guerra
mondiale.
E’
la storia di un progetto (eversivo???) che vuole l’Europa governata
da una oligarchia.
Poiché il progetto subisce, nel 1992, un’importante accelerazione, è da tale anno che inizio a raccontare questa storia.
Poiché il progetto subisce, nel 1992, un’importante accelerazione, è da tale anno che inizio a raccontare questa storia.
Maastricht
Il 29 gennaio 1992 viene emanata la legge numero 35/1992 (Legge Carli - Amato) per la privatizzazione di istituti di credito ed enti pubblici.
Il 29 gennaio 1992 viene emanata la legge numero 35/1992 (Legge Carli - Amato) per la privatizzazione di istituti di credito ed enti pubblici.
Passano
pochi giorni ed ecco un’altra data cruciale, il 7 febbraio 1992. In
questa data avvengono due fatti estremamente importanti per la
realizzazione del progetto: viene varata la legge 82 con cui il
ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca
d’Italia), attribuisce alla Banca d’Italia la “facoltà di
variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più
concordare con il Tesoro”. Ovvero dal 1992 la Banca d’Italia
decide autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro;
Giulio Andreotti come presidente del Consiglio assieme al ministro
degli Esteri Gianni de Michelis e al ministro del Tesoro Guido Carli,
firmano il Trattato di Maastrich, con il quale vengono istituiti il
Sistema europeo di Banche Centrali (SEBC) e la Banca Centrale Europea
(BCE). Il SEBC è un’organizzazione, formata dalla BCE e dalle
Banche Centrali nazionali dei Paesi dell’Unione Europea, che ha il
compito di emettere la moneta unica (euro) e di gestire la politica
monetaria comune con l’obiettivo fondamentale di mantenere la
stabilità dei prezzi.
I
cittadini italiani non si rendono conto della gravità delle
conseguenze che questi atti hanno, ed avranno, sulle loro vite. Ne
subiscono le conseguenze e quando si domandano “perchè”, ogni
volta viene loro proposto un capro espiatorio diverso. L’importante
è che i cittadini non riescano a capire quanto sta avvenendo.
I
potenti, nel frattempo, continuano a lavorare al loro progetto e, il
13 ottobre 1995, il governo italiano, con il Decreto Ministeriale
numero 561, pone il segreto su: “articolo 2) atti,
studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la
posizione italiana nell’ambito di accordi
internazionali sulla politica monetaria…; d) atti
preparatori del Consiglio della Comunità europea; e) atti
preparatori dei negoziati della Comunità europea… Articolo
3. a ) atti relativi a studi, indagini, analisi,
relazioni, proposte, programmi, elaborazioni
e comunicazioni… sulla struttura e sull’andamento
dei mercati finanziari e valutari…; ecc. …)”.
Insomma,
quanto il Governo sta facendo per realizzare il progetto europeo non
si deve sapere, men che meno in ambito di politica
monetaria.
Il
1 gennaio 2002 l’Italia ed altri Paesi europei (non tutti) adottano
come moneta l’uro. I prezzi raddoppiano, gli stipendi no. La crisi
economica si acuisce. Anche in questo caso viene offerto ai cittadini
qualche capro espiatorio per giustificare una crisi che, invece,
secondo alcuni analisti, è stata pianificata da tempo.
Il
4 gennaio 2004 Famiglia Cristiana rende note le quote di
partecipazione alla Banca d’Italia. Si scopre così, per la prima
volta (le quote di partecipazione di Banca d’Italia erano
riservate) che l’istituto di emissione e di vigilanza, in
palese violazione dell’articolo 3 del suo statuto (“In
ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione
maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di
società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia
posseduta da enti pubblici) è, per il 95% in mano a
banche private e società di assicurazione (Intesa, San Paolo,
Unicredito, Generali, ecc..). Solo il 5% è dell’INPS.
Da
quando la Banca d’Italia è in mano ai privati? Come è potuto
succedere tutto ciò? La risposta è semplice: con la privatizzazione
degli istituti di credito voluta con la legge numero 35/1992 Amato-
Carli, cui, l’ex governatore della Banca d’Italia, ha fatto
subito seguire la legge 82/1992, che dava facoltà alla Banca
d’Italia di decidere autonomamente il costo del denaro.
eIn
altri termini con queste due leggi la Banca d’Italia è divenuta
proprietà di banche private che si decidevano da sole il costo del
denaro sancendo così, definitivamente, il dominio della finanza
privata sullo Stato. A questo stato di cose seguono i noti scandali
bancari (Bond argentini, Cirio, Parmalat, scalata Unipol con il
rinvio a giudizio del governatore di Banca d’Italia Fazio, ecc..)
con grande danno per migliaia di risparmiatori.
Non
è possibile che il ministro Carli, ex governatore della Banca
d’Italia, non si sia accorto di tutto ciò. Ed ancora: è possibile
che i politici, ministri del Tesoro, governatori non si siano
accorti, per ben 12 anni, di questa anomalia? Comunque se ne
accorgono alcuni cittadini, che citano immediatamente in giudizio la
Banca d’Italia.
Il
26 settembre 2005 un giudice di Lecce, con la sentenza 2978/05,
condanna la Banca d’Italia a restituire ad un cittadino (l’attore)
la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante
dalla sottrazione del reddito monetario.
Nella
sentenza viene sottolineato, inoltre, come la Banca d’Italia, solo
nel periodo 1996-2003, si sia appropriata indebitamente di una somma
pari a 5 miliardi di euro a danno dei cittadini. Ma ancora non basta,
perché la perizia del CTU nominato dal giudice mette in evidenza:
Per quanto concerne la Banca d’Italia: come questa sia, in realtà,
un ente privato, strutturato come società per azioni, a cui è
affidata, in regime di monopolio, la funzione statale di emissione di
carta moneta, senza controlli da parte dello Stato; come, pur avendo
il compito di vigilare sulle altre banche, Banca d’Italia sia in
realtà di proprietà e controllata dagli stessi istituti che
dovrebbe controllare; come, dal 1992, un gruppo di banche private
decida autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro. Per
quanto concerne la BCE: come questa sia un soggetto privato
con sede a Francoforte; come, ex articolo 107 del Trattato di
Maastricht, sia esplicitamente sottratta ad ogni controllo e
governo democratico da parte degli organi dell’Unione
Europea.
Come
la succitata previsione faccia si che la BCE sia un soggetto
sovranazionale ed extraterritoriale, come, tra
i sottoscrittori della BCE, vi siano tre Stati (Svezia,
Danimarca ed Inghilterra) che non hanno adottato come
moneta l’euro, ma che, in virtù delle loro
quote, possono influire sulla politica monetaria dei Paesi
dell’euro.
In
altri termini la sentenza mette in evidenza come lo Stato, delegato
dal popolo ad esercitare la funzione sovrana di politica
monetaria, dal 1992 l’abbia ceduta a soggetto diverso dallo Stato:
prima alla Banca d’Italia (di proprietà al 95% di privati), quindi
alla BCE (soggetto privato, soprannazionale ed extraterritoriale).
Così
facendo lo Stato ha violato due articoli fondamentali della
Costituzione:L’articolo 1 che recita: “... La sovranità
appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti
della Costituzione”. Infatti il popolo aveva delegato i suoi
rappresentanti ad esercitare la funzione sovrana di politica
monetaria, non a cederla a soggetti privati;
L’articolo
11 della Costituzione che recita: “L’Italia …
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che
assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e
favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
L’articolo
11 della Costituzione consente limitazioni (non cessioni)
della sovranità nazionale.
Inoltre, la sovranità monetaria non è stata ceduta a condizioni di parità (le quote di partecipazione alla BCE non sono paritarie), vi fa parte anche la Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’euro e partecipa alle decisioni di politica monetaria del nostro Stato, senza che lo Stato italiano possa in alcun modo interferire nella politica monetaria interna.
Inoltre, la sovranità monetaria non è stata ceduta a condizioni di parità (le quote di partecipazione alla BCE non sono paritarie), vi fa parte anche la Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’euro e partecipa alle decisioni di politica monetaria del nostro Stato, senza che lo Stato italiano possa in alcun modo interferire nella politica monetaria interna.
Ed
ancora. Tale limitazione (non cessione) può essere fatta ai soli
fini di assicurare “la pace e la giustizia tra le
Nazioni”. I fini della BCE non sono quelli di assicurare pace e
giustizia fra le nazioni, ma quello di stabilire una politica
monetaria. La sentenza è, quindi, estremamente importante e, per
taluni, anche estremamente pericolosa, visto che ai politici che
illegittimamente hanno concesso la sovranità monetaria prima alla
Banca d’Italia e poi alla BCE potrebbero essere contestati i reati
di cui agli articoli:
241
codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre
il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno
Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza
dello Stato, è punito con l’ergastolo”.
283
codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a mutare la
costituzione dello Stato, o la forma del Governo con mezzi non
consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato,
è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni”.
I
politici, infatti, hanno ceduto un potere indipendente e sovrano ad
un organismo privato e, per quanto riguarda la BCE , anche esterno
allo Stato. Il pericolo c’è, ma la paura di un possibile rinvio a
giudizio per questi gravi reati dura poco. Per una strana
coincidenza, a soli 5 mesi dalla sentenza che condanna la Banca
d’Italia, nell’ultima riunione utile prima dello scioglimento
delle camere in vista delle elezioni, con la legge 24 febbraio 2006
numero 85 dal titolo “Modifiche al codice penale in materia di
reati di opinione” vengono modificati proprio gli articoli 241
(attentati contro l’indipendenza, l’integrità
e l’unità dello Stato); 283 (attentato contro la
Costituzione dello Stato); 289 (attentato contro organi
costituzionali e contro le assemblee regionali), ovvero le figure
di attentato alle istituzioni democratiche del Paese, che, diciamolo,
con i reati di opinione hanno ben poco a che vedere.
Cosa
cambia con questa modifica? Nella sostanza le figure di attentato
diventano punibili solo se si compiono atti violenti.
Se invece si attenta alla Costituzione semplicemente abusando di un
potere pubblico non si commette più reato. I politici, dunque, non
solo sono salvi per quanto concerne il passato, ma, da ora in poi,
potranno abusare del loro potere pubblico violando la Costituzione
senza più rischiare assolutamente nulla. Certo, questa modifica
priva la nostra repubblica di qualsiasi difesa, ma di questo pare
nessuno se ne accorga.
Pochi
mesi dopo questa modifica arriva la sentenza 16.751/2006 della
Cassazione a Sezioni Unite, che accoglie il ricorso di Banca
d’Italia (soggetto privato) avverso la succitata sentenza del
giudice di Lecce. Nelle motivazioni si legge: “... al giudice
non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie
funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese
quelle di politica monetaria, di adesione a trattati
internazionali e di partecipazione ad organismi sovranazionali:
funzioni in rapporto alle quali non è dato configurare una
situazione di interesse protetto a che gli atti in cui esse si
manifestano assumano o non assumano un determinato contenuto”.
In
altri termini il giudice non può sindacare come lo Stato esercita le
sue funzioni sovrane, neanche quando queste arrechino un danno al
cittadino.
Ma,
come abbiamo appena visto, il cittadino è rimasto privo di difese
anche nel caso in cui, abusando di poteri pubblici, la sua sovranità
venga svenduta a soggetti privati. E allora che fare? Al cittadino
resta un’ultima flebile speranza? Può aggrapparsi alla violazione
dell’articolo 3 dello Statuto della Banca d’Italia? Assolutamente
no, anche l’articolo 3 dello Statuto, ovviamente, è stato
modificato a dicembre del 2006. Ora non è più necessaria nessuna
partecipazione pubblica in Banca d’Italia. Tutto in mano ai
privati per Statuto.
La
sovranità monetaria è persa. Ma l’inganno è solo all’inizio,
anche se è stato portato a termine un tassello importante del
progetto, in fondo si sa, è il denaro che governa il mondo.
Lisbona
I potenti, sicuri della loro totale impunità, proseguono nel grande inganno e, visto che nel 2005 la Costituzione Europea (che presentava palesi violazioni con le maggiori costituzioni europee e pareva scritta per favorire le grandi lobby affaristiche in danno dei cittadini) era stata bocciata da francesi ed olandesi al referendum, decidono che, per far passare il testo, si deve agire in due modi: evitare di far votare la popolazione; rendere il testo illeggibile.
I potenti, sicuri della loro totale impunità, proseguono nel grande inganno e, visto che nel 2005 la Costituzione Europea (che presentava palesi violazioni con le maggiori costituzioni europee e pareva scritta per favorire le grandi lobby affaristiche in danno dei cittadini) era stata bocciata da francesi ed olandesi al referendum, decidono che, per far passare il testo, si deve agire in due modi: evitare di far votare la popolazione; rendere il testo illeggibile.
Il
loro progetto prevede di lasciare la Costituzione Europea immutata e,
per evitare il referendum, di chiamarla Trattato. Poi, per non far
capire al cittadino che nulla è cambiato, rendono il testo
illeggibile inserendo migliaia di rinvii ad altre leggi e note a piè
pagina, come hanno confessato: l’ex presidente francese Valéry
Giscard D’Estaing: “Il Trattato è uguale alla Costituzione
bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i
referendum”; il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i
primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non
sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e
sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare
senza sporcarsi le mani con i loro elettori”; il nostro
Giuliano Amato:(ndr) “Fu deciso che il documento fosse
illeggibile... Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero
state ragioni per sottoporlo a referendum”.
Nel
2007 tutto è pronto e il 13 dicembre i capi di governo si riuniscono
a Lisbona per firmare il Trattato, ovvero la Costituzione Europea
bocciata nel 2005 e resa illeggibile. Ora manca solo la ratifica dei
vari Stati.
Il
parlamento italiano ratifica il trattato di Lisbona l’8 agosto del
2008, approfittando della distrazione dei cittadini dovuta al periodo
feriale. Nessuno spiega ai cittadini cosa comporti la ratifica del
Trattato, ed i media, ancora una volta, tacciono.
In
realtà con quella ratifica abbiamo ceduto la nostra sovranità in
materia legislativa, economica, monetaria, salute e difesa ad organi
( Commissione e Consiglio dei Ministri) che non verranno eletti dai
cittadini. Il solo organo eletto dai cittadini, il Parlamento
Europeo, non avrà, nei fatti, alcun potere.
Ancora
una volta i nostri politici, abusando del loro potere pubblico, hanno
violato l’articolo 1 e 11 della nostra Costituzione.
L’articolo
1 perchè, come detto, lo Stato ha la delega ad esercitare la
funzione sovrana in nome e per conto dei cittadini, non a cederla. E’
come se una persona avesse il compito di amministrare un immobile e
lo vendesse all’insaputa del proprietario, abusando del potere che
gli è stato conferito.
Inoltre
ha violato l’articolo 11 perché, come abbiano visto:
“L’Italia… consente, in condizioni di
parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità”.
Lo
Stato, invece, ancora una volta ha ceduto la sovranità e l’ha
ceduta non in condizioni di parità. Infatti l’Inghilterra, che già
non ha aderito all’euro, in sede di negoziato ha ottenuto diverse e
importanti esenzioni per aderire al Trattato di Lisbona, eppure pare
che il primo presidente europeo sarà proprio l’ex primo ministro
inglese Tony Blair. La nomina a presidente europeo di Blair deve far
riflettere, sopratutto in ordine alla cosiddetta Clausola di
Solidarietà presente nel Trattato di Lisbona. Detta Clausola prevede
che ogni nazione europea sia tenuta a partecipare ad azioni militari
quando si tratti di lottare contro “azioni terroristiche”
in qualunque altra nazione. Il problema e che nessuno ha definito
cosa si intenda per “azioni terroristiche”. Chi deciderà
chi è un terrorista e perché? Persone come Tony Blair, in passato
coinvolto nello scandalo sulle inesistenti armi di distruzione di
massa in mano a Saddam con cui è stata giustificata la guerra
all’Iraq? A quante guerre ci sarà chiesto di partecipare solo
perché qualche politico non democraticamente eletto avrà deciso di
usare la parola “terrorista” o “azione terroristica”?
Si
consideri che già, oggi, basta definire un cittadino “presunto
terrorista” per poterlo privare dei diritti umani e permettere che
i servizi segreti possano sequestrarlo a fini di tortura, attività
criminale che potrà poi essere coperta con il segreto di Stato, come
ha recentemente confermato con la sentenza 106/2009 anche la nostra
Corte Costituzionale.
Ma
il dato più allarmante è che con il Trattato di Lisbona viene
reintrodotta la pena di morte. Ovviamente tale dicitura non è
chiaramente presente nel testo, ma in una noticina a piè pagina (si
continua nell’inganno).
Leggendo
attentamente questa noticina, e seguendo tutti i rimandi, si arriva
alla conclusione che con il Trattato di Lisbona accettiamo anche la
Carta dell’Unione Europea, la quale dice “La morte non si
considera cagionata in violazione del presente articolo se è il
risultato di un ricorso alla forza resosi assolutamente necessario:
Per eseguire un arresto regolare o per impedire l’evasione
di una persona regolarmente detenuta; per reprimere, in
modo conforme alla legge, una sommossa o un’insurrezione”
(articolo 2, paragrafo 2 della CEDU).
La
cosa è di estrema gravità. Infatti, anche in questo caso, chi
deciderà che una protesta è sfociata in disordini tali da rendere
lecito un omicidio? (l’Italia, poi, ha un triste primato in fatto
di “agenti provocatori” pagati per trasformare una manifestazione
in guerriglia). In quali casi si potrà sparare sulla folla
disarmata? Chi deciderà quando potranno essere sospesi i diritti
umani? Perché di questo si tratta.
Ecco
la storia di un grande inganno, un inganno che inizia con
il cedere illecitamente, proteggendosi con il segreto, la funzione
sovrana dell’esercizio della politica monetaria a privati:
- nello sfuggire alle responsabilità del proprio operato depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione;
- nell’approfittare delle ferie estive per ratificare un Trattato con cui vengono cedute le nostre restanti sovranità (legislativa, economica, monetaria, salute, difesa, ecc.) ad una oligarchia non eletta e che nessuno conosce; ed, in ultimo, nel dare il potere a qualche politico di poter privare i cittadini dei loro diritti umani semplicemente con una parola.
- nello sfuggire alle responsabilità del proprio operato depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione;
- nell’approfittare delle ferie estive per ratificare un Trattato con cui vengono cedute le nostre restanti sovranità (legislativa, economica, monetaria, salute, difesa, ecc.) ad una oligarchia non eletta e che nessuno conosce; ed, in ultimo, nel dare il potere a qualche politico di poter privare i cittadini dei loro diritti umani semplicemente con una parola.
Così,
quando i cittadini si renderanno conto che hanno perso tutto, che la
loro vita viene decisa da una oligarchia di potenti non eletti
democraticamente, quando si renderanno conto del grande inganno in
cui sono caduti non sarà loro concesso neanche reagire o protestare,
perché basterà una sola parola per trasformare la reazione in
“azione terroristica” o la protesta in “insurrezione”,
legittimando così la sospensione dei diritti umani e l’applicazione
della pena di morte. Il tutto, poi, verrà coperto con il segreto di
Stato.
Basilea
3
Con
l'inizio dell’anno è entrata in funzione una normativa per il
sistema bancario, denominata “Basilea3”. Trattasi di un insieme
di provvedimenti articolati che il Comitato di Basilea per la
vigilanza bancaria ha predisposto al fine di rafforzare la
regolamentazione, la vigilanza e la gestione del rischio del settore
bancario.
Al di là di frasi
burocratiche che riguardano gli addetti ai lavori, cerchiamo di
definire quali saranno le conseguenze di queste riforme non solo per
le banche quanto anche per le aziende, con particolare riguardo alle
Piccole e Medie Imprese che, in Italia, costituiscono la base
produttiva. Sullo eccesso di regolamentazione bancaria e sulle
procedure adottate per concedere prestiti alle PMI sono più volte
criticamente intervenuto.
Valutare attraverso
punteggi (ratings) la impresa caratteristica del mondo italiano, si
fa solo danno. La scomparsa della autonomia del direttore di
territorio, ha annullato ogni relazione personale rendendo
tutto anonimo. Da più parti è stata sottolineata la scarsa
capitalizzazione delle PMI e l'invito a queste ultime ad incrementare
il patrimonio. Tornando a Basilea3 la normativa ha come obiettivo di
evitare le crisi sistemiche devastanti per il sistema internazionale
(es. sub-prime e fallimento Lehmann), oltre alla maggiore attenzione
alla vigilanza prudenziale interna.
Le banche italiane, si
stima, dovrebbero capitalizzarsi per una cifra globale che va dai 9
ai 36 miliardi di euro, al momento alla portata del mercato. Ma le
regole di Basilea3 potrebbero provocare effetti di restringimento del
credito, considerando anche che nei due anni precedenti i prestiti si
sono ridotti di circa 75 miliardi di euro. Se arriva la ripresa
aumenterà la domanda di accesso al credito e se questo fosse
insufficiente le conseguenze sono intuibili. Si dovranno studiare
strumenti che sostengano le aziende dinamiche che sono molto di più
di quanto si creda. Ci pensino autorità e politici se non si vuole
che persista una depressione economica che non si guarisce con le
chiacchiere ma con la riduzione di spese faraonicamente improduttive,
a favore di flussi finanziari che, se liberati, confluirebbero verso
le attività produttive.
Dopo lunghi mesi di
trattative è stato finalmente raggiunto l’accordo tra i Ministri
delle Finanze dell’Unione Europea sulla vigilanza unica, prima fase
del più ampio progetto di Unione bancaria europea.
L’attività di
supervisione della Banca Centrale Europea inizierà nel Marzo 2014.
Riguarderà' oltre cento banche dell’eurozona e di Paesi fuori
dall’area della moneta unica in possesso di asset superiori a 30
miliardi di euro o che rappresentino il 20% del Pil dell’economia
nazionale. Con il potere centralizzato della BCE si mira ad una
maggiore uniformità di gestione del sistema bancario europeo:
stabilire requisiti patrimoniali e di solidità delle banche, regole
sulla loro organizzazione e sulle modalità di erogazione del
credito ma anche concedere e ritirare licenze bancarie, indagare
su istituzioni e imporre sanzioni finanziarie.
L'accordo ha inoltre
definito il complesso sistema di voto all'interno dell'EBA, European
Bancking Authority. l'Autorità bancaria europea con funzioni di
regolamentazione del sistema bancario. Al fine di evitare che i dieci
Paesi non appartenenti all’area della moneta unica siano messi
sistematicamente in minoranza dai diciassette Stati membri della zona
euro, si è decisa una doppia maggioranza per approvare i
regolamenti.
E' stata prevista la
creazione di un organo di mediazione composto da un membro di ogni
autorità nazionale con rilevanti poteri decisionali qualora il
Consiglio dei governatori della Bce dovesse opporsi alle scelte del
Consiglio dei supervisori, il nuovo organismo della Bce incaricato
della sorveglianza.
Secondo il Commissario
Europeo al Mercato Interno e ai Servizi, Michel Barnier, l'accordo
sulla supervisione bancaria unica rappresenta il primo fondamentale
passo verso l'unione bancaria. Obiettivo primario e' restaurare la
fiducia nel sistema e interrompere il circolo vizioso tra banche e
crisi dei debiti. “Eliminando” così la concorrenza bancaria.